T5 - Antonia Pozzi, Convegno (da Parole)

T5

Antonia Pozzi

Convegno

  • Tratto da Parole, 1939
  • Metro strofa unica di versi liberi
Antonia Pozzi nasce a Milano nel 1912. Figlia di un avvocato e di un’aristocratica, frequenta le scuole migliori, studia le lingue straniere, si appassiona allo sport, alla musica e all’arte. La sua spiccata intelligenza si accompagna fin da subito a un’estrema sensibilità: durante il liceo classico, vive una tormentata storia d’amore con il suo professore di Greco e Latino, che segnerà profondamente la sua formazione umana e culturale. Nel 1930 si iscrive a Lettere presso l’Università Statale di Milano; durante questo periodo alcune delusioni amorose accentuano la sua fragilità psicologica. Dopo la laurea si dedica ad attività sportive – tra cui l’alpinismo – e compie vari viaggi all’estero. Nel 1938 ottiene una cattedra di Lettere in un istituto tecnico di Milano, ma nel dicembre dello stesso anno, tormentata da un profondo dramma interiore, la Pozzi muore suicida. Nel 1939 esce Parole, raccolta postuma dei suoi versi, che combinano musicalità, chiarezza e profondità intellettuale: nel corso degli anni le varie edizioni successive hanno ripristinato i testi originali, in principio pesantemente censurati dalla mano paterna.

Durante un incontro amoroso (il convegno che dà il titolo al componimento), la donna è rapita da un’improvvisa visione del futuro, in cui l’amante, che ora è lì di fronte a lei, in carne e ossa, sarà vivo soltanto nella memoria.

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Audiolettura

Nell’aria della stanza

non te

guardo

ma già il ricordo del tuo viso

5      come mi nascerà

nel vuoto

ed i tuoi occhi

come si fermarono

ora – in lontani  istanti

10    sul mio volto.

29 maggio 1935


Antonia Pozzi, Convegno, in Parole, a cura di A. Cenni e O. Dino, Garzanti, Milano 1989

A tu per tu con il testo

Il tempo, quando si tratta di amore, diventa più che mai confuso e labirintico. Passato, presente e futuro si accavallano, sfumano gli uni negli altri, perdono i loro contorni: può accadere, così, che un episodio di molti anni fa ci sembri concluso soltanto da pochi minuti. Altre volte, invece, voliamo con la mente nel futuro, immaginando che cosa accadrà con il passare degli anni alla nostra storia d’amore. Il problema più intricato, però, riguarda la natura del singolo istante. La gioia, il trasporto di certi attimi vissuti al culmine dell’amore contrastano con la loro natura effimera e transitoria. Non importa quanto perfetto sia il godimento amoroso: esso è destinato a svanire, sopravvivendo, nel migliore dei casi, soltanto nei ricordi. È questo timore, talvolta, ad avvelenare la gioia di chi ama: perché provare un’emozione tanto forte che poi ci viene crudelmente sottratta? Vale la pena di amare, se poi dovremo abbandonare l’oggetto del nostro amore? Oppure, vedere il nostro sentimento appassire, mutare, eroso dallo scorrere del tempo? Forse sì. Forse, senza data di scadenza, l’amore non sarebbe così intenso. Come un sole senza orizzonte, come un fiore noioso ed eterno: fiorito per sempre, e quindi mai pronto a trasformarsi, a diventare altro.

 >> pagina 179 

Analisi

Convegno di Antonia Pozzi è il racconto di una fulminante apparizione interiore, vissuta dall’io lirico nel mezzo di un incontro amoroso. La brevità della poesia e dei versi che la compongono rende l’intera scena particolarmente intensa e toccante. Come indica il v. 1, l’episodio è ambientato in una stanza, di cui però è messa in evidenza l’aria: un modo per evocare l’impalpabile atmosfera in cui si muovono i due protagonisti e, con essa, la distanza che li separa. Ma il verso fondamentale del componimento è il 3, che coincide – e si esaurisce – con il verbo guardo: tutta la poesia, infatti, è giocata su ciò che la protagonista vede, attraverso gli occhi del corpo e soprattutto quelli della mente. Ma guardo che cosa? Con un’inversione sintattica, troviamo il complemento oggetto non dopo il verbo reggente, ma prima, al v. 2: si tratta di una significativa strategia stilistica, con la quale la poetessa vuole dare enfasi al “tu” a cui si riferisce la lirica. E tuttavia, spiazzandoci, afferma di non concentrare lo sguardo sulla persona amata che partecipa al convegno amoroso e che le sta di fronte: la sua mente è come distratta, vaga altrove, rapita da pensieri inquieti.

Al v. 4, la congiunzione avversativa introduce il vero oggetto della visione dell’io poetico: non l’amato, ma il ricordo del suo viso. Come a dire: “Non sei più tu che sto guardando perché sono già al di là del momento in cui ti guardo; sono già nel gorgo dei ricordi”.

La memoria cercherà così di riempire il vuoto (v. 6) della sua futura assenza. Tale vuoto nel contesto rarefatto e misterioso della poesia diventa simbolo di un concetto più generale: l’inevitabile caducità di ogni amore, che prima o poi, non importa per quale ragione, è destinato a svanire. Anche se ora, nella stanza, la poetessa sta probabilmente vivendo un momento felice, la sua psiche tormentata si proietta nel futuro, quando l’amato sarà lontano e non ci sarà più. È come se la sua immaginazione provocasse una repentina accelerazione del flusso temporale e sdoppiasse la visione: ciò che ha di fronte si trasforma improvvisamente in un ricordo e viene considerato dalla prospettiva del futuro.

Convegno è costruita montando insieme indicatori linguistici che rimandano a diversi piani temporali. È fondamentale concentrarsi sui tempi verbali, che individuano i salti cronologici su cui si basa la poesia. L’indicativo presente guardo, al v. 3, si riferisce agli attimi in cui la poetessa partecipa a un “convegno” amoroso con il suo amato. Soltanto due versi più avanti, l’indicativo futuro nascerà ci trasporta avanti nel tempo: la donna immagina un momento a venire, quando la memoria dell’incontro giungerà a visitarla, suscitando – possiamo presumere – un’acuta nostalgia. Al v. 8, infine, il passato remoto (si fermarono) descrive un’altra scena del ricordo, relativa allo sguardo dell’amante sull’amata, visto sempre dalla prospettiva del futuro.

Anche gli avverbi esprimono la sfasatura temporale: già, (v. 4), collegato a ricordo, introduce il paradosso per cui la scena della stanza diventa, repentinamente, oggetto della memoria. Il nesso fermarono / ora (vv. 8-9), separato dall’a capo, provoca invece un fortissimo contrasto, che a prima vista sembra addirittura un errore grammaticale. Anche se ora, infatti, riporta il punto di vista dal futuro al presente, l’oggetto della visione rimane sempre lo stesso: gli occhi (v. 7) dell’amato che indugiano sul volto (v. 10) della protagonista.

Sebbene la poesia si concluda, con circolarità, nel presente da cui era partita, l’espressione lontani istanti (v. 9) reca traccia del vortice interiore che ha catturato l’io lirico. Il presagio della separazione futura, infatti, genera una specie di distanza: i momenti di intimità vissuti dalla coppia contengono già in sé il disagio della separazione.

 >> pagina 180 

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Indica quale tra le seguenti è l’esposizione più corretta del contenuto informativo della poesia.

  • a In una stanza vuota, la poetessa e l’uomo amato ricordano il loro ultimo incontro e gli sguardi che si sono scambiati.
  • b Mentre è in una stanza con l’amato, la poetessa è colta dal ricordo improvviso di un altro uomo e dei suoi occhi.
  • c Mentre è in una stanza con l’amato, la poetessa non contempla l’uomo, ma immagina il momento in cui potrà ricordare solo il suo volto e il modo in cui lui la sta guardando.
  • d Mentre è in una stanza, la poetessa ricorda quando poteva contemplare l’amato, di cui ora può ricordare solo il volto e lo sguardo.

2. Quali parole ed espressioni indicano la futura assenza dell’amato?

ANALIZZARE E INTERPRETARE

3. Nell’espressione mi nascerà (v. 5), che valore ha il pronome personale? È un complemento di termine o no? Che significato assume nella lirica?


4. Nell’espressione i tuoi occhi / come si fermarono / ora (vv. 7-9) il contrasto tra il passato remoto del verbo e l’avverbio di tempo è molto forte: come puoi interpretare questo accostamento?


5. Come è immaginato il futuro della relazione amorosa? Quali termini lo evidenziano?


6. Nella lirica, assume particolare importanza il senso della vista: quali considerazioni puoi fare a questo proposito?

COMPETENZE LINGUISTICHE

7. Analisi logica. La lirica è formata da un unico periodo con frequenti inversioni e a capo. Riscrivi anche tu il testo in un unico periodo, ma collocando i complementi secondo la costruzione diretta.


8. Lessico. Nel componimento che hai letto, l’atto del “guardare” ha una grandissima importanza. Elenchiamo alcuni verbi che indicano, con sfumature diverse, proprio questa azione: dopo averne verificato il significato con l’aiuto del dizionario, scrivi una frase per ciascuno di essi.


spiare osservare contemplare intravedere sbirciare fissare

PRODURRE

9. Scrivere per confrontare In questa lirica, così come in Ho sceso, dandoti il braccio di Eugenio Montale ( T7, p. 185), è tematizzato lo scontro fra passato e presente, fra la presenza dell’oggetto dell’amore e il suo ricordo. Quali sono le similitudini e le differenze tra i due componimenti? La forza del ricordo e il rapporto fra passato e presente sono gli stessi? Esponi le tue considerazioni facendo precisi riferimenti ai testi (massimo 25 righe).

SPUNTI PER discutere IN CLASSE

Capita di non gustare ciò che viviamo perché, improvvisamente, ci assale la consapevolezza che un giorno finirà. Tu riesci a godere a fondo il presente o tendi sempre a pensare a ciò che potrebbe accadere in futuro?

La dolce fiamma - volume B
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Poesia e teatro