1. Un sentimento universale

1. Un sentimento universale

Fra tutte le forze che si agitano nell’animo degli esseri umani, la più intensa è l’amore. Come si può definire questo impulso naturale e universale? In che modo descrivere questa potenza misteriosa che ci provoca emozioni incontrollabili? Il mondo interiore degli individui è insondabile e, al tempo stesso, personale: i moti del cuore seguono percorsi diversi. Il desiderio può svilupparsi in molti modi, dando vita a un’infinita varietà di esperienze: dal rapporto gioioso e spensierato alla cocente delusione, dall’infatuazione di qualche giorno fino alla storia di una vita. Viviamo la felicità o il tormento, l’appagamento o la disperazione a seconda che i nostri sentimenti siano corrisposti o meno, perseguitati dalla gelosia o timorosi per un improvviso distacco. A volte il pensiero dell’amato o dell’amata può consumarci senza tregua: se il destino ci porta lontano dalla sua presenza, la vita appare fredda, inutile e priva di significato.

Quel che è certo è che la passione d’amore costituisce un’esperienza cruciale dell’esistenza umana e, come tale, è uno degli oggetti principali della poesia lirica, che tratta da sempre delle inquietudini soggettive, degli effetti dell’amore, delle qualità e delle virtù della persona amata. I poeti di ogni secolo hanno dato voce a questo sentimento complesso e intenso, che finisce spesso per prendere il sopravvento su ogni altro, diventando, come recita il titolo di una poesia di Giacomo Leopardi (1798-1837), un vero e proprio «pensiero dominante». Vivere l’emozione, incandescente e contraddittoria, dell’amore è veramente come sbarcare su una terra sconosciuta e piena di misteri, che va esplorata però con coraggio e spirito di avventura. Non sappiamo quello che ci capiterà: i poeti ci raccontano di inganni e frustrazioni, ma anche di gioia dei sensi e di felicità. Un altro letterato italiano, Ippolito Nievo (1831-1861), ha scritto: «L’amore è una legge universale che ha tanti diversi corollari, quante sono le anime che soggiacciono a lui». Ha ragione: e forse la poesia, meglio di ogni altra espressione umana, sa cogliere fino in fondo tanto questa forza invincibile dell’amore quanto le sue infinite sfaccettature.

2. AMORE COME EROS

Nella classicità, l’amore viene concepito soprattutto come eros, una passione che infiamma i sensi e l’intelletto e mira al possesso della persona amata. Del resto, il termine “passione” viene dal participio passato passus del verbo patior, che significa “soffrire”: chi è innamorato prova un sentimento di attrazione così forte da sconfinare nel patimento. Questo aspetto è presente nelle liriche degli autori antichi che danno grande risalto alla componente emotiva del desiderio. La poetessa greca Saffo (VII-VI secolo a.C.), per esempio, ha indagato con dovizia di particolari le conseguenze dell’amore, paragonando i suoi effetti a quelli di una malattia che provoca vampate di calore, balbuzie, pallore, batticuore… ( T2, p. 166).

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Anche per il poeta latino Gaio Valerio Catullo (84-54 a.C.) l’amore ha le fattezze di un «orribile morbo» che provoca conseguenze laceranti e opposte (“Odio e amo” si intitola la sua lirica più celebre). Tuttavia, proprio perché sa riconoscere la forza irrazionale del sentimento, egli non può esimersi dal dedicare memorabili componimenti alla bellezza fisica o alle gioie derivanti dalla passione per la sua musa ( T3, p. 170), una donna incostante ma irresistibile, che chiama Lesbia in onore dell’isola di Lesbo, in cui è nata Saffo.

3. AMORE COME ESPERIENZA SPIRITUALE

Con l’avvento della religione cristiana, nella cultura occidentale si consolida il divario tra corpo e anima, già presente nella filosofia greca. La concezione dell’amore va incontro a radicali mutamenti, che si riflettono nei modi e negli argomenti della poesia. Nel periodo medievale, per esempio, il corpo viene spesso considerato come il “contenitore” dell’anima, un involucro ingombrante e peccaminoso. Ma ciò non cancella affatto il fascino e la necessità dell’amore, anzi. A partire dall’XI secolo alcuni poeti della Provenza, nella Francia meridionale, i trovatori (dal verbo trobar, cioè “comporre versi”), si fanno interpreti del cosiddetto “amor cortese”, basato su una totale adorazione della donna lontana e irraggiungibile, spesso perché sposata con signori di alto rango. Questa concezione amorosa oscilla così tra la speranza della gioia carnale e la sua inevitabile frustrazione.

L’esaltazione della bellezza dell’amata e i sintomi dell’amore sono costanti che ritroviamo anche in un movimento letterario fiorito in Italia tra Duecento e Trecento, noto, a partire da un verso di Dante Alighieri, con il nome di «dolce stil novo». Per poeti come Guido Cavalcanti (1258 ca-1300) e lo stesso Dante (1265-1321), la devozione per la donna, possibile solo ai “cuori gentili”, dotati cioè di nobiltà interiore, diventa il tramite per raggiungere la salvezza dell’anima: la figura femminile è equiparata a una “donna-angelo”, capace di mediare tra il cuore del poeta e Dio e di trasmettere la grazia attraverso lo sguardo o il saluto.

Elementi tipici della tradizione cortese e dello Stilnovo si ritrovano nel Canzoniere di Francesco Petrarca (1304-1374), che accentua nelle sue liriche la profondità dell’introspezione psicologica. Laura, donna bellissima e irraggiungibile, suscita nel suo animo una fortissima lacerazione tra desiderio amoroso e impossibilità di appagarlo ( T1, p. 160): a combattersi, senza conciliazione, sono le seduzioni dell’amore terreno e la morale cristiana, che porta il poeta a condannare le proprie debolezze e la propria incapacità di dedicarsi completamente alla vita spirituale.

La forza travolgente dell’amore

Qualunque siano i tuoi interessi in questo mondo, qualunque sia la tua indole, un giorno l’amore arriverà e metterà tutto a soqquadro! Questo sembra dirci Caravaggio con il quadro che porta il titolo Amor vincit omnia (L’amore vince tutto), derivato da un’espressione del poeta latino Virgilio. Questo beffardo Eros dalle ali di falco ha travolto oggetti che simboleggiano varie attività: un’armatura, una coroncina, strumenti per la musica, la scrittura e il disegno. Come a dire: chi e che cosa può resistere alla forza della passione?

4. AMORE COME SOFFERENZA

Lungo i secoli, i poeti approfondiscono il lato emotivo dell’amore, i cui effetti si ripercuotono sull’animo confuso. L’amore può essere causa di follia, come capita al protagonista dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto (1474-1533), o di traviamento spirituale, come si vede in alcuni episodi del poema Gerusalemme liberata di Torquato Tasso (1544-1595). Per Tasso la passione non può essere vissuta in modo appagante: spesso nei suoi madrigali il soggetto lirico proietta le proprie emozioni sul paesaggio, che sembra commuoversi e addirittura piangere per l’assenza della donna amata. L’autore anticipa così la tendenza, tipica del Seicento barocco, a celebrare in modo esasperato la bellezza femminile e a cantare l’amore in forme dolenti e cariche di pathos.

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Mentre il Settecento illuminista preferisce l’impegno civile all’esaltazione del sentimento, nell’Ottocento il Romanticismo valorizza la forza travolgente della passione come esperienza inquieta e spesso tragica. Tipico dell’immaginario romantico è l’uomo che si aggira solitario per paesaggi naturali in tumulto: scogliere, montagne, lande ventose e inospitali… La tempesta che muove gli elementi è la stessa che ruggisce nell’animo, scatenando un indomabile struggimento, che spesso conduce alla pazzia o alla morte.

Alle fine del secolo i poeti decadenti rappresentano l’amore come un’esperienza morbosa e sensuale: l’erotismo è spesso vissuto in modo nevrotico e totalizzante e l’immagine della donna è ambigua, creatura fatale e perversa che indebolisce le energie vitali dell’uomo. Emerge al contempo una vena malinconica e sentimentale: nella poesia Noi saremo ( T4, p. 174), Paul Verlaine (1844-1896) canta l’unione ingenua e candida, ma non priva di turbamento, che lega due innamorati.

Amarsi alla follia

Camille Claudel (1864-1943) è stata una scultrice francese, alla cui storia si sono ispirati film e libri: era una personalità fuori dal comune. Nella sua epoca, infatti, erano rare le donne che si dedicavano alla scultura, arte ritenuta prettamente maschile; Camille dovette lottare anche contro la famiglia, affrontando in particolare l’opposizione della madre. La sua vicenda umana ha avuto un esito tragico (è stata internata in un manicomio dove ha passato gli ultimi trent’anni di vita). Camille conosceva la forza travolgente dell’amore e la disperazione dovuta all’abbandono: nella scultura che vedi, ispirata alla sua frequentazione con il musicista Debussy, rappresenta la forza dell’amore come quella di un vorticoso valzer.

5. GLI AMORI NEL NOVECENTO

Nel Novecento, la tematica amorosa rimane centrale nel discorso poetico dando vita a interpretazioni, letture ed esperienze molto diverse tra loro. Il gusto per una poesia che aderisca al vissuto e rappresenti in modo fedele l’esperienza autobiografica privilegia la riscoperta degli affetti privati e della dimensione coniugale: ciò è visibile in poeti, pur molto diversi tra loro, come Umberto Saba (1883-1957), Eugenio Montale (1896-1981, T7, p. 185) e Giorgio Caproni (1912-1990; Gli autori, Unità 2, p. 400). In altri casi affiora invece la difficoltà di godere appieno del sentimento e prevalgono dunque temi e suggestioni quali la solitudine, l’incomunicabilità tra gli amanti, il senso di perdita inguaribile dovuto allo scorrere del tempo, come avviene nelle poesie di Antonia Pozzi (1912-1938, T5, p. 178).

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Non mancano però esperienze in cui all’inquietudine subentra il desiderio di un amore vissuto in modo totalizzante e appagante: un amore in grado di illuminare l’esistenza, ogni pensiero, ogni sguardo, ogni singolo atto quotidiano, come un sole che vorremmo vedere splendere in eterno su di noi. Nei versi di Pablo Neruda (1904-1973) l’amore è una passione sconfinata che dà un senso nuovo all’esistenza ( T6, p. 181); in quelli di Alda Merini (1931-2009) l’innamorato vive l’avventura amorosa in uno stato di euforia e di esaltazione: uno slancio “furente” e “divino” allo stesso tempo ( T8, p. 189).

Verifica delle conoscenze

1. La lirica amorosa
  • a parla sempre della stessa esperienza emotiva, nonostante le variazioni di stile dovute al contesto storico e alla personalità dell’autore. 
  • b è incentrata sul motivo della sofferenza, perché il poeta non riesce quasi mai a coronare nella realtà il suo sogno d’amore. 
  • c usa la passione come un pretesto per parlare di filosofia, politica, cultura e religione. 
  • d rende conto di esperienze molto diverse, collegate all’intrinseca varietà delle manifestazioni amorose, oltre che al contesto storico e alla personalità dell’autore. 

2. Quali autori dell’antichità classica ritengono che l’amore sia una specie di malattia? Spiega il significato di tale concezione.

3. Che cosa si intende per “amor cortese”?

4. Quale idea della donna caratterizza i poeti dello Stilnovo?

5. Quale aspetto caratterizza la concezione dell’amore in Petrarca?

6. Nell’immaginario poetico del Romanticismo

  • a la crisi dell’identità soggettiva provoca un nuovo modo di concepire l’amore. 
  • b la passione amorosa è associata all’impulso che spinge gli individui a provare esperienze sublimi ed estreme. 
  • c alcuni elementi dell’eros si mescolano ad altri, tipici dello Stilnovo. 
  • d l’amante comunica con la persona amata in modo molto più tenero e dolce. 

7. Che tipo di amore prevale nella poesia di Montale?

8. Che tipo di visione dell’amore emerge nei versi di Pablo Neruda e di Alda Merini?

La dolce fiamma - volume B
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Poesia e teatro