T1 - Apollonio Rodio, Le donne di Lemno (da Argonautiche, libro I, vv. 607-667)

T1

Apollonio Rodio

Le donne di Lemno

  • Tratto da Argonautiche, libro I, vv. 607-667
  • Lingua originale greco antico

Dopo il consueto proemio con l’invocazione ad Apollo, un riferimento alle Muse e la rassegna degli eroi partecipanti alla spedizione, Apollonio descrive il congedo di Giasone e i sacrifici ad Apollo necessari prima della partenza. Finalmente salpati alla volta della Colchide, gli Argonauti giungono sull’isola di Lemno per fare rifornimento, ma vi trovano una situazione molto particolare.

Cadde il vento con gli ultimi raggi del sole, e giunsero a forza di remi

all’isola impervia di Lemno, la terra dei Sinti.

Qui, nell’anno passato, tutti insieme gli uomini

610 senza pietà erano stati uccisi dalla violenza

delle donne, perché, per fastidio delle legittime mogli,

le ripudiarono, e nutrivano amore impetuoso

per delle schiave predate in Tracia, portate di là dal mare.

Era l’ira tremenda di Cipride: da lungo tempo

615 non le rendevano più gli onori dovuti.

Sciagurate, non ebbe confine la gelosia rovinosa:

non solo i mariti e le amanti uccisero nei loro letti,

ma ognuno che fosse maschio; così nel futuro, pensavano,

non avrebbero mai scontato la pena dell’atroce delitto.

620 Sola fra tutte, Issipile risparmiò il vecchio padre Toante,

che regnava sul popolo, e gli offrì una speranza di scampo:

abbandonato sul mare dentro una cassa,

dei pescatori lo trassero a riva nell’isola Enoe –

Enoe si chiamava prima, ma poi fu chiamata

625 Sicino, perché Sicino era il nome del figlio

che partorì al vecchio Enoe, la ninfa dell’acque.

Da allora in poi, alle donne di Lemno, allevare

i buoi, indossare le armi di bronzo e lavorare

i campi di grano, tutto divenne più facile

630 dei lavori di Atena, che sempre svolgevano un tempo.

E tuttavia guardavano spesso la vasta distesa del mare,

chiedendosi con angoscia quando verrebbero i Traci.

Così, quando videro Argo avvicinarsi all’isola a remi,

vestirono le armi e si riversarono in massa

635 dalle porte di Mirina alla spiaggia: parevano le Baccanti,

mangiatrici di carne cruda; dicevano ch’erano i Traci.

In mezzo a loro, Issipile portava le armi del padre.

Non sapendo che fare, correvano senza parola,

tale era il terrore sospeso sopra di loro.

640 Intanto dalla nave gli eroi mandarono Etalide,

il rapido araldo; a lui affidavano ogni ambasciata

e lo scettro di Ermes, suo padre, che gli concesse

una memoria incorrotta di tutte le cose,

e anche quando se ne andò alle acque ineffabili dell’Acheronte,

645 neanche allora è calato sulla sua mente l’oblio,

ma il suo destino è una salda alternanza,

quando sotto la terra, quando ai raggi del sole,

in mezzo agli uomini. Ma perché dovrei raccontare

in esteso la storia di Etalide? Egli convinse

650 la regina Issipile a ricevere i viaggiatori

al morire del giorno, nel buio; ma quando sorse l’aurora,

non sciolsero ancora le gomene, per il soffio di Borea.

Le donne di Lemno accorsero per la città

all’assemblea (così Issipile aveva ordinato).

655 E quando furono tutte insieme raccolte,

in mezzo a loro, le esortava con queste parole:

«Orsù, mie care, diamo a questi uomini doni graditi,

da portar via sulla nave, cibi e vino soave,

in modo che restino fuori dalla città

660 e, venuti da noi per bisogno, non sappiano

tutto, e una fama malvagia si sparga su noi.

Enorme è quello che abbiamo fatto, e non potrebbero

accettarlo, se ne venissero a conoscenza.

Questa è l’idea venuta alla mia mente,

665 ma se qualcuna di voi ha un pensiero migliore,

si alzi: proprio per questo vi ho convocate in adunanza».

Disse, e sedette sul trono di pietra del padre.


Apollonio Rodio, Argonautiche, libro I, vv. 607-667, trad. di G. Paduano, Rizzoli, Milano 1999

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A tu per tu con il testo

Come potrebbe essere una società di soli maschi o sole femmine? La mitologia greca la immagina nella storia delle donne di Lemno, che uccisero i loro mariti e tutti gli uomini dell’isola. Una storia simile di donne orgogliose è quella delle Amazzoni, guerriere che si mutilavano la mammella destra allo scopo di tendere meglio l’arco (amazzone significa per l’appunto “senza mammella”).

Dietro questi racconti è la paura ancestrale di un mondo in cui il potere sia in mano alle donne: un vero incubo per società tradizionalmente maschiliste, ma anche per molte culture del mondo di oggi. «Sebben che siamo donne / paura non abbiamo» recitavano alcune strofe molto popolari all’inizio del Novecento tra le mondine, le lavoratrici delle risaie: in fin dei conti, anche in Italia e in Europa il processo di emancipazione femminile è stato lungo e laborioso e, per certi versi, non ancora del tutto compiuto. La soluzione, tuttavia, non è nella vendetta e nella creazione di un mondo costituito da un solo genere, come nell’antica isola di Lemno, ma nella cooperazione paritetica tra i sessi: i successi raggiunti dalle donne nella scienza, nella politica, nello sport e in tanti altri ambiti ne sono la prova.

Analisi

Arrivando a Lemno gli Argonauti scoprono un’isola che vive le conseguenze di un evento drammatico: l’anno precedente le donne hanno vendicato l’offesa ricevuta dai loro uomini, rei di averle ripudiate a favore di schiave predate dalle coste della vicina Tracia, uccidendoli tutti nei rispettivi letti (vv. 607-619).

Nella mitologia greca, tuttavia, non c’è caso crudele che non contempli un’eccezione: in questo si tratta di Issipile, che non ha avuto il coraggio di uccidere il padre Toante e lo ha messo in una cassa affidandolo alle acque marine. Recuperato da alcuni pescatori presso l’isola di Enoe, l’uomo viene salvato da una ninfa che, unitasi a lui, genera Sicino (vv. 620-626).

La folle strage compiuta dalle donne di Lemno è presentata come frutto di una gelosia rovinosa (v. 616) e spinta all’eccesso, tanto da coinvolgere nel massacro anche i figli. Costrette da allora a fare tutto da sole, le femmine traggono insegnamento dalla situazione paradossale, divenendo abili nello svolgimento di attività che in genere sono svolte dagli uomini: il lavoro dei campi, l’allevamento dei buoi, il mestiere delle armi (vv. 627-630)

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Pur capaci di autogovernarsi, le donne dell’isola tuttavia avvertono il costante pericolo di incursioni nemiche dalla vicina Tracia: l’arrivo degli Argonauti, perciò, è sufficiente a metterle in allarme. Issipile indossa le armi del padre e si riversa sulla spiaggia con le altre donne (vv. 631-639), paragonate a Baccanti, figure femminili che incutevano una certa paura per via degli eccessi cui si abbandonavano nei riti dionisiaci. La situazione di panico è interrotta dall’arrivo dell’araldo Etalide, mandato dagli Argonauti a colloquio.

Con un procedimento tipico della poesia di età ellenistica, amante degli excursus (o digressioni) eruditi, Apollonio Rodio prima indugia nel presentare il personaggio incastonando il suo mito nella vicenda, poi si interrompe per riprendere le fila del discorso precedente (vv. 640-649). Etalide ha ricevuto dal padre memoria incorrotta di tutte le cose (v. 643), ma al poeta basta alludere incidentalmente alla sua storia: Ma perché dovrei raccontare / in esteso la storia di Etalide? (vv. 648-649).

Dopo aver accordato all’araldo ospitalità per la notte, la mattina successiva Issipile convoca un’assemblea delle donne per discutere il problema e propone di offrire cibo e ristoro agli Argonauti sulla nave, in modo da occultare il misfatto da loro compiuto (vv. 657-666). Ma un’intera città senza uomini non potrebbe certo passare inosservata. Apollonio sta così preparando il graduale disgelo della situazione insostenibile di Lemno, in cui non è più garantita neanche la procreazione e le donne cominciano a voler riacquistare la condizione di mogli e di madri. Nel séguito della storia, infatti, gli Argonauti si uniranno alle Lemnie in un contesto ospitale e festivo.

Il mito riferito da Apollonio non è un caso isolato nella cultura greca: anche le Danaidi, figlie di Danao, rifiutano le nozze con i propri cugini. Fuggite con il padre ad Argo, tuttavia, sono inseguite dai pretendenti e costrette al matrimonio. Il padre allora dà loro l’ordine di uccidere i rispettivi mariti la prima notte di nozze: tutte obbediscono eccetto Ipermnestra, moglie di Linceo. Quest’ultimo vendicherà poi i suoi fratelli uccidendo tutte le figlie di Danao con l’eccezione della sola Ipermnestra. La colpa delle Danaidi sta nel rifiuto della legge di natura (che nel mondo greco imponeva alla donna il matrimonio), non diversamente dalle abitanti di Lemno, che uccidono i propri mariti ed esprimono la negazione della femminilità anche attraverso la rivendicazione dell’abilità in guerra, tradizionale prerogativa maschile.

Questi miti, non privi di tratti paradossali e tipici di una società maschilista come quella greca, avevano la funzione di esorcizzare la paura di un mondo in cui le donne potessero rivalersi sugli uomini e ribaltare i rapporti di forza fino all’eliminazione fisica dell’altro sesso.

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Chi è Issipile?

  • a Una Baccante.
  • b La figlia di Toante.
  • c La regina di Iolco.
  • d Una dea di Lemno.


2. Perché le donne di Lemno hanno ucciso i loro uomini?


3. Come si era salvato Toante?

ANALIZZARE E INTERPRETARE

4. Quali sono le attività maschili in cui le donne di Lemno acquistano dimestichezza?


5. A chi sono paragonate le donne di Lemno accorse sulla spiaggia in armi?


6. Perché Issipile insiste che siano dati cibo e vino agli Argonauti sulle navi e non dentro la città?


7. Secondo te, in che modo è organizzata la città retta da sole donne?

  • a Monarchico.
  • b Democratico.
  • c Tirannico.
  • d Aristocratico.


Da quali indizi lo deduci?

COMPETENZE LINGUISTICHE

8. Sintassi. Il congiuntivo. Nel v. 666 il congiuntivo si alzi ha valore

  • a concessivo.
  • b desiderativo.
  • c esortativo.
  • d ipotetico.

9. Lessico. Al v. 652 si legge che all’alba gli Argonauti non avevano ancora sciolto le gomene, il che vuol dire che non avevano ancora sganciato l’ormeggio. La parola ha un’etimologia incerta, per alcuni riconducibile all’arabo, per altri al greco. Il lessico marinaresco italiano, peraltro, è caratterizzato da un’origine perlopiù non toscana, a causa dell’arretramento del mare di Pisa e del rapido declino del suo porto verso la fine del Medioevo. La gran parte dei termini di questa area semantica risulta invece provenire da Venezia, Genova, Napoli e da paesi stranieri. Cerca il significato delle seguenti parole sul vocabolario e scrivi per ciascuna una frase.


a) Venezia: arsenale, palombaro, pontile

b) Genova: boa, ciurma, molo

c) Napoli: ammainare, faraglione, sommozzatore

d) Pisa: darsena

PRODURRE

10. Scrivere per descrivere Come immagineresti un mondo senza uomini? Sulla scorta del mito riferito da Apollonio Rodio, prova a dare una tua rivisitazione di questo topos letterario, scrivendo un testo che metta in risalto le strutture sociali, le tradizioni, le mentalità e i riti di una comunità composta da sole donne (massimo 15 righe).


11. Scrivere per ARGOMENTARE Le donne di Lemno, ormai senza uomini, hanno imparato a svolgere anche i compiti tradizionalmente affidati agli uomini. Oggi esistono ancora, a tuo parere, occupazioni tipicamente femminili o maschili? Che opinione hai a riguardo? Argomentala con opportuni esempi in massimo 25 righe.

SPUNTI DI RICERCA interdisciplinare

EDUCAZIONE CIVICA

Ancora oggi esistono differenze nel trattamento riservato, specie in ambito lavorativo e occupazionale, a uomini e donne: la percentuale di donne regolarmente occupate è inferiore a quella degli uomini, esse spesso svolgono professioni di minor prestigio e hanno retribuzioni più basse. Per contrastare queste diseguaglianze, esistono associazioni e organi istituzionali (fino a qualche tempo fa anche un ministero) che si occupano di pari opportunità: che cosa si intende con questa espressione? Fai una ricerca sull’argomento

SPUNTI PER discutere IN CLASSE

A tuo parere uomini e donne collaborano allo stesso modo alla costruzione della società oppure con ruoli diversi? Rifletti su questi temi con l’insegnante e con i compagni.

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