Sulle rive del Tevere si svolgono i combattimenti più sanguinosi: particolarmente commovente è la morte dei giovani Pallante e Lauso: il primo, figlio del troiano Evandro, viene ucciso per mano di Turno, il secondo invece da Enea (libro X). Struggente è la scena in cui Evandro apprende la morte del figlio, mentre anche sul fronte latino sono rivolte le prime critiche a Turno, che annuncia l’aiuto di un nuovo alleato, il popolo dei Volsci, guidati dalla valorosa Camilla. La donna guerriera, tuttavia, trova la morte mentre insegue un troiano per impossessarsi delle sue armi. Tale evento determina il ritiro dei Volsci e l’avanzata dei Troiani (libro XI).
Nell’ultimo libro, Turno, incoraggiato dalla sorella, la ninfa Giuturna, si dichiara finalmente disposto ad affrontare Enea in duello. Questi accetta a una condizione: in caso di sconfitta i Troiani si ritireranno nella città di Evandro, mentre in caso di vittoria Troiani e Latini dovranno fondersi in un solo popolo.
L’intervento iniziale delle divinità, tuttavia, complica l’esito dello scontro: Turno è aiutato dalla sorella Giuturna, Enea dalla madre Venere, finché Giove – a colloquio con la moglie Giunone – decide che è giunto il momento che si compia il destino. La dea acconsente purché il nome di Troia sparisca e il popolo nascente abbia lingua e costumi latini. Pertanto, Giove invia a Giuturna una delle Diri, divinità annunciatrici di morte, affinché si allontani dal fratello. Sotto forma di un gufo, la Dira vola attorno a Turno, che ormai sente venire meno le forze.