LA VOCE DEI MODERNI - Le donne dell’Odissea secondo Claudio Magris

LA VOCE DEI MODERNI

Le donne dell’Odissea secondo Claudio Magris

Claudio Magris, nato a Trieste nel 1939, è uno dei più grandi scrittori italiani contemporanei. Studioso di letteratura in lingua tedesca, soprattutto austriaca, ha acquisito notorietà internazionale con Danubio (1986), il resoconto di un viaggio dalle sorgenti del fiume in Germania fino alla foce nel mar Nero. Non si tratta solo di un quaderno di viaggio, ma anche di un itinerario di conoscenza dell’anima dei luoghi visitati, il cuore dell’Europa centrale, e degli autori del passato che vi hanno vissuto. In queste pagine, tratte da Itaca e oltre (1982), invece, l’autore restituisce ricordi vividi della sua adolescenza, nutrita di molte letture, tra cui quella dell’Odissea.

L’adolescenza è la stagione della teoria, inesorabile e rigida perché in essa confluisce, con una tirannica necessità di ordine, tutta l’indicibile e tesa nostalgia della vita. Verso la fine del liceo uno dei problemi che impegnavano i nostri dialoghi platonici1 e, nelle vacanze, i nostri epistolari2 sistematici era la classificazione dei sentimenti amorosi, dei modi in cui si presenta e viene vissuta la fascinazione dell’amore. Le categorie di Eros3 sono due o sono tre? Le diverse scuole filosofiche coinvolte nella disputa concordavano nel distinguere la categoria dell’appetitio4, dell’attrazione meramente sensuale ancorché5 assai forte, dalla categoria denominata perditio6, il perduto abbandono alla figura amata e l’oblio oceanico di tutto il resto, simile a quello che prende Tristano e Isolda7. Qualche dottor sottile8 ne instaurava una terza, l’affectio9, l’amore-amicizia fondato sull’unione di attrazione fisica e affinità intellettuale priva tuttavia di incanto tristanico10; altri ammettevano l’esistenza empirica11 dell’affectio e riconoscevano perfino che essa costituiva la maggior parte dei legami concreti, ma le negavano la dignità di categoria autonoma e la consideravano una zona intermedia, un compromesso accidentale12 fra le altre due.

L’Odissea forniva i prototipi13 di queste classi: Circe era l’appetitio, Calipso la perditio, Penelope l’affectio. Nausicaa resta un problema tuttora insoluto; secondo alcuni era la pura potenzialità indeterminata, un fiorire che può ancora diventare tutto, Circe, Calipso o Penelope. Altri – ma appena parecchi anni dopo – inclinavano a istituire sul suo modello una quarta classe, quella del vagheggiamento, ma la formulavano già in un’età meridiana della vita14, nella quale si indulge15 a scoprire altre e nuove categorie dell’amore, ma si è troppo lontani dal liceo per trovare loro quei bei nomi latini, che allora le universalizzavano16 con totalitaria innocenza.


C. Magris, Itaca e oltre, Garzanti, Milano 1982

La dolce fiamma - volume C
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Epica