T1 - Una forza sovrumana: Sansone (da Giudici 16,4-31)

T1

Una forza sovrumana: Sansone

  • Tratto da Giudici 16,4-31

La tradizione presenta Sansone come un uomo dotato di forza straordinaria, ma con un debole per le donne. Nell’epoca in cui visse, il periodo dei Giudici (XII-XI secolo a.C.), gli ebrei erano divisi da gelosie tribali e costretti a fronteggiare la sempre più insidiosa presenza dei Filistei, popoli stranieri residenti in Palestina. La rovina venne per Sansone proprio dall’amore per una donna, forse filistea: Dalila.

4 In seguito si innamorò di una donna della valle di Sorek, che si chiamava Dalila. 5 Allora i prìncipi dei Filistei andarono da lei e le dissero: «Seducilo e vedi da dove proviene la sua forza così grande e come potremmo prevalere su di lui per legarlo e domarlo; ti daremo ciascuno millecento sicli d’argento».1 6 Dalila dunque disse a Sansone: «Spiegami: da dove proviene la tua forza così grande e in che modo ti si potrebbe legare per domarti». 7 Sansone le rispose: «Se mi si legasse con sette corde d’arco fresche, non ancora secche, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque». 8 Allora i capi dei Filistei le portarono sette corde d’arco fresche, non ancora secche, con le quali lo legò. 9 L’agguato era teso in una camera interna. Essa gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Ma egli spezzò le corde come si spezza un fil di stoppa,2 quando sente il fuoco. Così il segreto della sua forza non fu conosciuto. 10 Poi Dalila disse a Sansone: «Ecco tu ti sei burlato di me e mi hai detto menzogne; ora spiegami come ti si potrebbe legare». 11 Le rispose: «Se mi si legasse con funi nuove non ancora adoperate, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque». 12 Dalila prese dunque funi nuove, lo legò e gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». L’agguato era teso nella camera interna. Egli ruppe come un filo le funi che aveva alle braccia. 13 Poi Dalila disse a Sansone: «Ancora ti sei burlato di me e mi hai detto menzogne; spiegami come ti si potrebbe legare». Le rispose: «Se tu tessessi le sette trecce della mia testa nell’ordito3 e le fissassi con il pettine del telaio4, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque». 14 Ella dunque lo fece addormentare, tessé le sette trecce della sua testa nell’ordito e le fissò con il pettine, poi gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!».

Ma egli si svegliò dal sonno e strappò il pettine del telaio e l’ordito. 15 Allora ella gli disse: «Come puoi dirmi: Ti amo, mentre il tuo cuore non è con me? Già tre volte ti sei burlato di me e non mi hai spiegato da dove proviene la tua forza così grande». 16 Ora poiché lei lo importunava ogni giorno con le sue parole e lo tormentava, egli ne fu annoiato fino alla morte 17 e le aprì tutto il cuore e le disse: «Non è mai passato rasoio sulla mia testa, perché sono un nazireo di Dio5 dal seno di mia madre; se fossi rasato, la mia forza si ritirerebbe da me, diventerei debole e sarei come un uomo qualunque». 18 Allora Dalila vide che egli le aveva aperto tutto il cuore, mandò a chiamare i prìncipi dei Filistei e fece dir loro: «Venite, questa volta, perché egli mi ha aperto tutto il cuore». Allora i prìncipi dei Filistei vennero da lei e portarono con sé il denaro. 19 Ella lo addormentò sulle sue ginocchia, chiamò un uomo e gli fece radere le sette trecce del capo; cominciò così a indebolirlo e la sua forza si ritirò da lui. 20 Allora lei gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Egli, svegliatosi dal sonno, pensò: «Ne uscirò come ogni altra volta e mi svincolerò». Ma non sapeva che il Signore si era ritirato da lui. 21 I Filistei lo presero e gli cavarono gli occhi; lo fecero scendere a Gaza6 e lo legarono con una doppia catena di bronzo. Egli dovette girare la macina nella prigione.

22 Intanto la capigliatura che gli avevano rasata cominciava a ricrescergli. 23 Ora i prìncipi dei Filistei si radunarono per offrire un gran sacrificio a Dagon,7 loro dio, e per far festa. Dicevano:

«Il nostro dio ci ha messo nelle mani

Sansone nostro nemico».

24 Quando la gente lo vide, cominciarono a lodare il loro dio e a dire:

«Il nostro dio ci ha messo nelle mani

il nostro nemico,

che devastava la nostra terra

e moltiplicava i nostri caduti».

25 Nella gioia del loro cuore dissero: «Chiamate Sansone perché ci faccia divertire!». Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione ed egli si mise a far giochi alla loro presenza. Poi lo fecero stare fra le colonne. 26 Sansone disse al servo che lo teneva per la mano: «Lasciami toccare le colonne sulle quali posa il tempio, perché possa appoggiarmi ad esse». 27 Ora il tempio era pieno di uomini e di donne; vi erano tutti i prìncipi dei Filistei e sul terrazzo circa tremila persone fra uomini e donne, che stavano a guardare, mentre Sansone faceva i giochi. 28 Allora Sansone invocò il Signore dicendo «Signore, ricòrdati di me! Dammi forza ancora per questa volta soltanto, o Dio, e in un colpo solo mi vendicherò dei Filistei per i miei due occhi!». 29 Sansone palpò8 le due colonne di mezzo, sulle quali posava il tempio; si appoggiò ad esse, all’una con la destra, all’altra con la sinistra. 30 Sansone disse: «Che io muoia insieme con i Filistei!». Si curvò con tutta la forza e il tempio rovinò addosso ai prìncipi e a tutta la gente che vi era dentro. Furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti aveva uccisi in vita. 31 Poi i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre scesero e lo portarono via; risalirono e lo seppellirono fra Zorea ed Estaòl9 nel sepolcro di Manòach suo padre. Egli era stato giudice d’Israele per venti anni.


Giudici 16,4-31, in La Sacra Bibbia, CEI 2008

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A tu per tu con il testo

Il personaggio di Sansone ricorda per molti aspetti quello greco di Ercole. I capitoli precedenti del libro restituiscono alcune sue imprese esemplari: attaccato da un leone, riesce a squarciare a mani nude l’animale; per vendicarsi di un torto subìto cattura trecento volpi e ne lega le code a due a due mettendo tra di esse una fiaccola in modo che, liberate per i campi, brucino il raccolto; in un’altra occasione, porta persino via le porte della città di Gaza sulle spalle… La sua è una forza che non conosce limiti, ma si arrende davanti a un solo pericolo, il fascino femminile. Proprio una donna, Dalila, è la sola in grado di portare allo scoperto il mistero dell’energia inesauribile di Sansone: i lunghi capelli. Quanti segreti si nascondono dietro i nostri talenti? Dove si cela la nostra forza? Anche ciascuno di noi, senza rivelarlo a nessuno, ripone la propria fiducia in qualche amuleto o in qualche arcana risorsa. Nei capelli, come Sansone? O, più realisticamente, in una dote, più o meno nascosta, pazientemente allenata tutti i giorni?

Analisi

Nel periodo successivo alla fuga dall’Egitto e all’insediamento nella Terra Promessa, gli ebrei dovettero affrontare le minacce provenienti dagli altri popoli già stanziati nella regione, i cosiddetti Filistei. Giunti in Palestina probabilmente via mare, essi raggiunsero l’apice della loro potenza alla fine dell’XI secolo, allorché estesero il dominio dalla costa all’interno sottoponendo a dura prova gli ebrei, che rivendicavano allo stesso modo il possesso di quei territori.

Tra i capi militari e civili del popolo giudaico, detti giudici, figura anche Sansone, personaggio che si colloca a metà tra sacro e profano. È riconducibile alla sfera del sacro e del religioso la sua dedizione alla causa del popolo di Israele, documentata dalle tante imprese eroiche. Sono caratteristiche tipiche del profano, invece, la sua poderosa forza fisica e l’attrazione per la bellezza femminile. La sua è una virilità a tratti ingenua, incapace di controllarsi nelle sue varie manifestazioni, non solo contro i nemici, ma anche nei confronti delle molte donne di cui si invaghisce.

Innamoratosi di Dalila, sulla quale il testo biblico non fornisce molte informazioni, Sansone è messo a dura prova. La donna, al soldo dei Filistei che vogliono neutralizzare il loro portentoso nemico (5), cerca di farsi svelare dall’eroe il motivo della sua forza eccezionale, ma i primi tre tentativi vanno a vuoto. Sansone, infatti, unisce alla potenza fisica anche una certa arguzia beffarda, che ha dimostrato in altri episodi (per esempio, è amante degli indovinelli). Così, alla prima richiesta di Dalila che gli chiede come si possa legarlo per domarlo, egli risponde di provare con sette corde d’arco fresche, non ancora secche, ma l’esito è infelice (7-9). Al secondo tentativo le consiglia di utilizzare delle funi nuove, non ancora adoperate, ma anche questa volta Sansone riesce prontamente a spezzarle (11-12). La volta successiva suggerisce alla donna di ricorrere a un telaio e a un ordito per fissare le trecce in cui tiene raccolti i capelli, ma il risultato non è diverso: fatto addormentare Sansone, Dalila tesse le sue trecce nell’ordito e le fissa con il pettine, ma quando gli grida: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!» l’uomo si sveglia e strappa sia il pettine sia l’ordito (13-14).

La quarta volta è quella decisiva e Sansone, ormai messo alle strette, rivela finalmente il suo segreto: egli è un nazireo, cioè è stato consacrato a Dio sin dalla nascita, il che significa per lui l’osservanza di alcune regole, tra cui il divieto di tagliare i capelli. Chiamati i Filistei, che ricompensano generosamente la donna per il servizio reso, Sansone viene rasato durante il sonno e quando Dalila gli grida che i Filistei gli sono addosso l’uomo è ancora convinto di poter uscire dal pericolo sano e salvo come in passato (18-20). Invece, Dio e la sua forza proverbiale lo hanno abbandonato e i nemici gli cavano gli occhi (21).

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Costretto a girare la macina nella prigione, Sansone comincia a recuperare progressivamente la sua forza grazie alla ricrescita dei capelli (22). Un giorno, durante una festa dei Filistei, riuniti per un sacrificio al loro dio Dagon, viene fatto chiamare perché faccia divertire i presenti (25). Per quale motivo? Emerge così un aspetto che in molte culture è associato al personaggio nerboruto: la comicità, derivante probabilmente dalla goffaggine propria di chi non sa gestire opportunamente una forza smisurata. Per esempio, nel mondo greco è spesso rappresentato in pose goffe e buffe l’eroe Eracle (il latino Ercole). Nel caso di Sansone, a questo fattore si aggiunge il piacere sadico che i Filistei provano a ridere dell’infelicità dell’antico eroe, costretto a esibirsi e umiliarsi come un pagliaccio.

Sansone chiede allora al servo che lo tiene per mano il permesso di toccare le colonne dell’edificio per appoggiarvisi (26). Invoca quindi il Signore, cui chiede la forza per vendicare i propri occhi, si mette tra le colonne portanti e pronuncia l’esclamazione Che io muoia insieme con i Filistei! (30). Curvatosi con tutta la forza di un tempo, in questo modo stacca le colonne e fa crollare l’edificio dove si svolgeva il ritrovo determinando la morte propria e di più Filistei di quanti abbia ucciso in vita. La sua morte acquista così tratti di reale grandezza, che lo riscattano dalle molte debolezze e lo fanno risplendere come esempio eroico di sacrificio estremo per il proprio popolo.

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Chi è Sansone?

  • a Un famoso atleta.
  • b Un re giudeo.
  • c Un giudice d’Israele.
  • d Un eroe filisteo.

2. Che informazioni si possono trarre dal testo su Dalila?


3. Dove è ambientata la storia?

  • a Egitto.
  • b Palestina.
  • c Cipro.
  • d Babilonia.

4. Che cosa chiede insistentemente Dalila a Sansone?


5. Come finisce la vicenda?

ANALIZZARE E INTERPRETARE

6. Dopo i primi tre tentativi falliti, con quali parole di rimprovero Dalila cerca di estorcere il segreto al suo uomo?


7. Con quali parole Sansone spiega la ragione della sua forza eccezionale?


8. Perché viene chiamato Sansone alla festa dei Filistei?

  • a Per farli divertire.
  • b Per dare prova della sua forza.
  • c Per proporre un indovinello.
  • d Per sfidare l’avversario più forte.

9. A chi si rivolge Sansone prima della vendetta?

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COMPETENZE LINGUISTICHE

10. Fraseologia. L’espressione Muoia Sansone con tutti i filistei è una delle citazioni della Bibbia divenute proverbiali. Sono molti i detti, i personaggi e i motivi biblici entrati nell’immaginario e trasformatisi in espressioni comuni in italiano. Eccone alcuni: spiegane il significato.


a) Un giudizio salomonico

b) Vecchio come un matusalemme

c) Essere una manna dal cielo

d) Essere il beniamino

PRODURRE

11. Scrivere per raccontare Immagina di assistere all’impresa condotta da Sansone durante la festa dei Filistei. Oggi meriterebbe le prime pagine di un quotidiano. Scrivi un breve testo che contenga all’incirca le stesse informazioni del brano biblico, ma attenendoti ai criteri di oggettività della cronaca giornalistica (massimo 10 righe).

SPUNTI PER discutere IN CLASSE

Secondo te, perché l’uomo ha bisogno di figure mitiche che incarnano una forza eccezionale? Quali personaggi conosci con questa caratteristica? Quali sono le loro peculiarità? Discutine in classe con l’insegnante e i compagni.

PASSATO E PRESENTE

Da Sansone a Maciste e non solo

La figura di Sansone ha conosciuto una fortuna eccezionale nel mondo del cinema, soprattutto nell’ambito del genere peplum, che comprende pellicole d’azione prive di verosimiglianza storica, ambientate in contesti biblici o nel periodo della civiltà greca e romana. Un titolo significativo è Ercole, Sansone, Maciste e Ursus gli invincibili: in questo film del 1964, diretto dal regista Giorgio Capitani, quattro eroi del genere, tutti contraddistinti da una forza straordinaria, si scontrano e collaborano tra di loro.

Vediamo allora chi sono gli altri personaggi muscolosi per eccellenza.

Ercole, figlio di Zeus e Alcmena, è il maggiore eroe greco, trasformato in divinità olimpica dopo la morte. Simbolo di forza e di coraggio, unite a doti non comuni di generosità e umanità, era considerato il protettore delle attività sportive e il fondatore dei giochi olimpici antichi.

Maciste, invece, nasce come personaggio cinematografico in occasione della produzione del film storico Cabiria del 1914 diretto da Giovanni Pastrone e ambientato nel III secolo a.C. L’invenzione del nome, che non risulta attestato nella mitologia classica, è stata attribuita a Gabriele d’Annunzio. Secondo alcuni, invece, deriverebbe da un facchino genovese di inizio Novecento, famoso per la sua resistenza fisica. Quale che sia la sua origine, Maciste è un uomo dalla forza eccezionale, destinato a entrare nell’immaginario collettivo e a fare da protagonista di molti film del genere peplum negli anni Cinquanta.

Quanto a Ursus, infine, si tratta di uno dei protagonisti del romanzo storico Quo vadis?, opera dell’autore polacco Henryk Sienkiewicz, premio Nobel per la Letteratura nel 1905. Il romanzo narra la storia d’amore struggente e contrastata fra Licia, una cristiana, e Marco Vinicio, patrizio romano. Fedele servitore e difensore di Licia, Ursus è un gigante dal cuore tenero, convertitosi al cristianesimo, protagonista di molte avventure nella Roma oppressa dalle persecuzioni volute dall’imperatore Nerone.

La dolce fiamma - volume C
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Epica