PASSATO E PRESENTE - Il viaggio di Odisseo dall’antichità a oggi

PASSATO E PRESENTE

Il viaggio di Odisseo dall’antichità a oggi

Il tentativo di individuare con precisione i luoghi reali del viaggio di ritorno di Odisseo verso Itaca risale all’antichità. Già il dotto Eratostene di Cirene (III-II secolo a.C.) ammoniva: «Troverai la rotta di Odisseo quando avrai trovato il ciabattino che ha cucito l’otre di Eolo». Il significato sotteso era che ogni studio della geografia dell’Odissea si scontra con un’irriducibile componente mitica, che non ha senso ricercare nella realtà. Muovendosi da Troia  1 , in realtà sin dall’inizio Odisseo non è padrone della rotta: è il vento a spingere la sua nave verso una terra inospitale, il paese dei Ciconi  2 , localizzato in Tracia.

La tappa successiva è la terra dei Lotofagi  3 , i mangiatori di loto, nella quale Odisseo approda dopo nove giorni di tempesta, che ha colto lui e i suoi uomini presso il famoso capo Malea nel Peloponneso. Una tradizione antica individuava nelle coste della Libia una possibile localizzazione per l’isola dei Lotofagi. Altra identificazione ricorrente è quella con l’isola di Djerba, nel sud della Tunisia. Qui cresce, infatti, un dattero – il giuggiolo di Barberia – da cui si ottiene una bevanda inebriante, che ha fatto pensare al frutto omerico del loto, capace di far perdere la memoria.

La meta successiva è la terra dei Ciclopi  4 , che i Greci stessi situavano in Sicilia, ai piedi dell’Etna. Una diversa localizzazione è stata proposta dallo studioso francese Victor Bérard (1864-1931), noto per essersi occupato di ricostruire fedelmente le tappe del mitico viaggio di Odisseo. Bérard, che per le ricognizioni utilizzava la sua stessa barca, situava la terra dei Ciclopi vicino a Napoli, presso l’isola di Nisida. Lo studioso francese adduceva a favore della sua tesi, molto discussa tra gli studiosi, il fatto che alcune grotte di Capo Posillipo fossero state abitate fino agli inizi del secolo scorso.

L’isola di Eolo consigliere degli dèi e domatore dei venti  5 , invece, deve collocarsi nelle Eolie o Lipari, arcipelago del Tirreno a nord della Sicilia. Ripartiti dalla reggia di Eolo con l’otre dei venti avversi, Odisseo e i suoi sono poi sballottati sulla costa dei Lestrigoni  6  , giganti antropofagi, identificata in genere con la Sardegna.

L’isola Eea  7 , invece, dimora di Circe, è stata identificata sin dall’antichità con il promontorio del Circeo, che però non è un’isola. Si è ipotizzato, quindi, che in epoca antica dovesse essere separato dalla terra e circondato dal mare o collegato alla terra da una spiaggia. A ricordo di questa tradizione esiste ancora una grotta detta “della maga Circe”, nonché le rovine del cosiddetto tempio di Circe (o di Venere). Si è conservato fino a oggi anche il nome del lago d’Averno  8 , bacino di origine vulcanica non distante da Pozzuoli, considerato dagli antichi l’ingresso dell’Ade.

Superate le Sirene, Scilla e Cariddi  9 , che ancora sono ricordate nella toponomastica nell’area dello stretto di Messina, la tappa seguente è l’isola in cui pascolano gli armenti del Sole, la Trinacria 10, che in greco potrebbe significare treis, “tre” e akra, “promontori”, cioè i tre vertici del triangolo al quale assomiglia la Sicilia.

La localizzazione di Ogigia 11, invece, è un problema aperto. Secondo alcuni, si tratterebbe di un’isola situata oltre lo stretto di Gibilterra, oppure della penisola di Ceuta in Marocco; secondo altri autori, invece, è l’isola di Gozo nell’arcipelago maltese, dove è possibile visitare la grotta di Calipso.

L’ultima tappa nel viaggio di ritorno di Odisseo è Scheria 12, isola dei Feaci. Secondo la studiosa Margherita Guarducci (1902-1999), «in realtà i Feaci sono antiche divinità dell’oltretomba, e la Scheria non è se non la misteriosa terra dei morti, abbellita dai rosei colori della poesia. Ciò non di meno i Greci tentarono d’identificare la Scheria, riconoscendola di preferenza nel­l’isola occidentale di Corcira, dove anche fiorì un culto di Alcinoo». Se davvero Scheria è da identificare con Corcira (in greco moderno Kérkyra, l’isola nota in italiano con il nome di Corfù), da lì il tragitto verso casa per Odisseo è decisamente breve. Il problema, piuttosto, è che sin dall’antichità non c’è accordo sull’identificazione dell’Itaca 13 odierna con quella omerica. A porre problemi sono le indicazioni di Omero stesso, che descrive l’isola come la più occidentale dell’arcipelago: in tale posizione oggi è Cefalonia. Secondo l’archeologo Wilhelm Dörpfeld (1853-1940), invece, l’Itaca omerica sarebbe da individuare nella vicina isola di Leucade. Quest’ultimo paradosso contribuisce così ad accrescere il mistero che da sempre aleggia attorno alla geografia dell’Odissea.

La dolce fiamma - volume C
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