5. I temi

5. I TEMI

L’Odissea deve la sua ricchezza narrativa al fatto che fonde temi della tradizione letteraria, quali il mito della guerra di Troia e del ritorno in patria degli eroi greci, con alcuni motivi della novellistica popolare, come quello dell’agnizione o riconoscimento, che è tipico del folclore. A ben vedere, infatti, la trama disegna uno sviluppo piuttosto convenzionale. Un uomo ritorna a casa dopo un lungo periodo di assenza e deve affrontare una serie di prove per ristabilire l’ordine, sconfiggere i pretendenti della moglie, che aspirano anche al suo patrimonio e al suo ruolo in società, e farsi riconoscere nonostante i mutamenti nell’aspetto fisico.

Un elemento fondamentale dell’Odissea, connaturato al poema per via della sua ambientazione nel mar Mediterraneo e del coraggio del suo protagonista, è la componente avventurosa: storie tradizionali di marinai, ricche di elementi fantastici e mostruosi, circolanti nei porti dell’epoca, sono il sostrato narrativo del poema, poi rielaborato e raffinato dall’attività di generazioni di aedi. A questo proposito bisogna precisare che, sebbene sia popolata di personaggi appartenenti al mondo del meraviglioso (come Polifemo, le Sirene, Scilla e Cariddi), dall’Odissea traspare generalmente un atteggiamento razionalistico, caratteristico della civiltà greca sin dalle sue origini. La ricchezza delle descrizioni con cui sono rappresentate anche le creature mostruose e fantastiche permette al lettore di immaginare con precisione tutto ciò che viene raccontato. La stessa Circe, per esempio, è anzitutto una dea, esperta delle proprietà delle droghe naturali, piuttosto che una maga, termine di origine persiana entrato nella lingua greca solo nel V secolo a.C., che comunemente le si attribuisce.
È da considerare, inoltre, l’aspetto didascalico ed enciclopedico che aveva per l’intera comunità un’opera fondata sul valore straordinario di un uomo eccezionale. Per quanto possegga doti fuori dal comune, Odisseo rimane pur sempre un essere umano, non un dio: la sua esperienza può essere proposta a tutti come modello di comportamento in una varietà infinita di circostanze. Non a caso l’Odissea contiene molte informazioni utili per il suo pubblico, relative ai campi più disparati, dalla navigazione alla falegnameria. Il libro V, per esempio, ospita una sezione cospicua dedicata alla costruzione della zattera con cui Odisseo da Ogigia sarebbe arrivato all’isola dei Feaci: in un’epoca in cui la poesia epica è depositaria dell’intero patrimonio di conoscenze di una comunità, un brano di questo tipo condensa un sapere tecnico estremamente prezioso.
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La società che emerge da questi quadri di vita quotidiana è quella di un mondo aristocratico, nella quale la dimensione del lavoro affiora con maggiore incisività rispetto all’Iliade: Laerte, padre di Odisseo, ormai vecchio, si dedica alla cura del suo frutteto, le donne tessono e filano, la giovane Nausicaa va al fiume a lavare i panni con le ancelle. Rispetto all’Iliade, infatti, l’assetto politico e sociale è sensibilmente mutato: la regalità, molto indebolita, deve ora misurarsi con un’aristocrazia più agguerrita, che interviene spesso nelle decisioni, limitando di fatto i poteri del sovrano. Ne è una prova la condizione subalterna in cui viene a trovarsi Telemaco, erede di Odisseo, messo in seria difficoltà dagli altri aristocratici dell’isola.

Coerente con la rivalutazione del lavoro, inoltre, è l’apertura al mondo degli umili, verso i quali l’autore dimostra una notevole sensibilità umana e morale, impensabile nell’Iliade. Prova di questo è la figura di Eumeo, un semplice allevatore di maiali, che ospita con generosità Odisseo nelle vesti di mendicante, prima ancora di riconoscerne l’identità.

Al maggiore realismo dell’Odissea contribuisce, infine, il ruolo più autonomo delle figure femminili, emancipate dalla quasi esclusiva condizione di mogli o ancelle che avevano nell’Iliade: la regina dei Feaci Arete, Penelope, Calipso, Nausicaa, Circe, Euriclea incarnano diversi aspetti della femminilità in varie fasi della vita e in ambiti sociali differenziati.

Una stanza affollata

Il pittore Pinturicchio (1452 ca.-1513) rappresenta Penelope mentre è intenta a tessere la sua famosa tela e attende il rientro di Odisseo. Ma il marito è già arrivato: è l’uomo sulla soglia di casa, sotto mentite spoglie, e non quello in primo piano che le si avvicina (Telemaco). Dietro di lui sopraggiungono i Proci, i pretendenti alla mano della sovrana e al trono. Come andrà a finire? Osserva: appeso al muro puoi vedere l’arco di Ulisse, che Penelope ha conservato in attesa del marito e con il quale si consumerà la sfida finale.

La dolce fiamma - volume C
La dolce fiamma - volume C
Epica