Il notturno con cui si chiude il libro VIII dell’Iliade ha costituito un modello per la rappresentazione del fascino del cielo stellato nella letteratura italiana.
Giacomo Leopardi (1798-1837), che da bambino lesse per intero i poemi omerici, fu letteralmente folgorato da questo passo. Nel Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica (1816) il poeta scrive: «Una notte serena e chiara e silenziosa, illuminata dalla luna, non è uno spettacolo sentimentale?». E subito dopo riporta i versi di Omero che hai appena letto.
Le liriche di Leopardi consacreranno questo motivo con una serie di memorabili quadretti notturni: uno dei più celebri è l’incipit della poesia La sera del dì di festa. Diversamente dal notturno omerico, dove il pastore gioisce per lo spettacolo del cielo stellato, i versi di Leopardi sono pervasi dall’angoscia del poeta, turbato a causa dell’amore per una donna che non ricambia i suoi sentimenti.