Poeta, saggista e premio Nobel per la letteratura (1963), Giorgos Seferis è una delle voci più note della poesia neo-greca. Nato nel 1900 a Smirne, in Asia Minore, fu protagonista di molte delle vicende che hanno segnato la storia greca del XX secolo, prima tra tutte, nel 1922, la cosiddetta «catastrofe dell’Asia Minore», che determinò, a seguito della guerra fra Grecia e Turchia, la fuga dalle coste occidentali dell’Anatolia di più di un milione di Greci che abitavano quelle terre da millenni (da prima di Omero stesso…).
Lo smarrimento derivante dall’esperienza dell’esilio ha trovato espressione nei suoi versi, profondamente permeati dalla lezione della classicità, ma al tempo stesso sensibili alle novità artistiche del Novecento.
Seferis ha anche testimoniato l’importanza e l’autonomia della poesia negli anni della dittatura dei colonnelli in Grecia (1967-1974): i suoi funerali nel 1971 ad Atene si trasformarono, infatti, in una massiccia dimostrazione contro la giunta militare.
La poesia Astianatte, tratta da Leggenda (in greco moderno Mythistòrima), poemetto di ventiquattro frammenti, vagheggia un esito diverso della storia di Astianatte: secondo il mito il bambino venne scaraventato dalle mura di Troia dai Greci perché Ettore non avesse discendenza. Seferis, invece, immagina che la madre fugga con il piccolo Astianatte prima della caduta della città e che il marito morto le rivolga un ultimo messaggio.
L’appello finale a insegnare al piccolo ad avere cura degli alberi, a «meditarli», suona come un accorato invito del poeta alla pace e all’amore, contro ogni logica di guerra e ogni violenza. La poesia è stata messa in musica, tra gli altri, dal noto cantante greco Míkis Theodorákis.