5. I tropi

5. I TROPI

Quando facciamo slittare il significato proprio di una parola o di un’espressione in un altro campo semantico ricorriamo ai tropi (dal greco trópos, “volgere”, “trasferire”). Questi comprendono tutte quelle figure retoriche che modificano in profondità i contenuti di un testo, producendo significati nuovi, anche molto lontani da quelli letterali. Forniamo di seguito un elenco dei tropi principali.

Nome

Descrizione

Esempi

Metonimia

Sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo un rapporto di vicinanza logica.

Questa si può realizzare secondo varie modalità: la causa per l’effetto, il contenente per il contenuto, l’astratto per il concreto e viceversa, la materia per l’oggetto.

• la causa per l’effetto

Nudo tornava chi rigò di pianto

le vesti eterne che la dea gli dava

(Giovanni Pascoli)


Invece di “rigò di lacrime”, l’autore scrive rigò di pianto: il pianto, infatti, è la causa delle lacrime.

• il contenente per il contenuto

a ’l cuor sentìa l’ebrïetà salire

quasi io bevessi un calice di vino.

(Gabriele d’Annunzio)


A essere bevuto è il vino all’interno del calice, non il calice stesso.

• l’astratto per il concreto

quando de l’Alpi schermo

pose tra noi et la tedesca rabbia

(Francesco Petrarca)


Il sentimento astratto della tedesca rabbia sostituisce i tedeschi rabbiosi.

• la materia per l’oggetto

Mentre Rinaldo così parla, fende

con tanta fretta il suttil legno l’onde

(Ludovico Ariosto)


Suttil legno indica la nave snella e veloce fatta di legno.

Sineddoche

Espressione di un concetto me­diante un altro, che intrattiene con il primo una relazione di quantità (per esempio, la parte per il tutto o il singolare per il plurale).

• la parte per il tutto

E sol da lunge i miei tetti saluto

(Ugo Foscolo)


I tetti che il poeta saluta da lontano (da lunge) stanno per le “case”, e, più in generale, per la patria.

• il singolare per il plurale

Fattezze mai sì signorili e belle

non vide l’occhio mio lucido e chiaro.

(Giovan Battista Marino)


Occhio sta per “occhi”.

Metafora

Sostituzione di un’espressione di senso proprio con un’altra di senso figurato, associata alla prima da un rapporto (più o meno evidente) di somiglianza. Al contrario di quanto avviene nella similitudine, non sono espressi nessi comparativi (“come”, “simile a”…).

Non so come stremata tu resisti

in questo lago

di indifferenza ch’è il tuo cuore.

(Eugenio Montale)

Analogia

Accostamento di due o più immagini compiuto su base intuitiva o non immediatamente logica o razionale, crean­do un effetto di sorpresa e straniamento nel lettore, che spesso si trova davanti un testo a prima vista oscuro e di difficile comprensione.

Tornano in alto ad ardere le favole

(Giuseppe Ungaretti)


Le stelle splendono nel cielo, luminose come le illusioni e i sogni (le favole) che allietano l’esistenza umana.

Sinestesia

Accostamento di espressioni o concetti facenti capo a domini sensoriali diversi.

le trombe d’oro della solarità

(Eugenio Montale)


La luce del sole (vista) è paragonata al suono squillante delle trombe (udito).

Perifrasi

Giro di parole usato per indicare qualcosa a cui ci si potrebbe riferire con un unico termine.

ché l’alma ignuda et sola

conven ch’arrive a quel dubbioso calle.

(Francesco Petrarca)


Con dubbioso calle il poeta intende la morte: la perifrasi sottolinea il fatto che essa, per gli esseri umani, è un’esperienza misteriosa e imprevedibile.

Iperbole

Esagerazione di concetti e descrizioni, per eccesso ma anche per difetto: sottolinea con maggior intensità la portata di un fenomeno.

• per eccesso

“O frati”, dissi, “che per cento milia

perigli siete giunti a l’occidente”

(Dante Alighieri)


Centomila è un numero esagerato, ma serve per rendere l’elevato numero di pericoli (perigli) che Ulisse (che parla) e i suoi compagni (frati) hanno affrontato.

• per difetto

Eh sì, il Naviglio

è a due passi

(Giovanni Raboni)


Benché molto vicino, il Naviglio disterà qualche minuto, ma non proprio due passi.

Litote

Forma di attenuazione basata sulla negazione del contrario di ciò che si vuol affermare. Il risultato è, spesso, un aumento dell’enfasi del concetto espresso.

I cavallier […]

si dieron colpi non troppo soavi.

(Ludovico Ariosto)


Con non troppo soavi si intende che i cavalieri si colpirono con grande forza.

Metafore quotidiane

Il nostro linguaggio è pieno di metafore, che usiamo quotidianamente senza pensarci. Hai mai sentito l’espressione “una tempesta in un bicchier d’acqua” (in inglese “tempesta in una tazza di tè”)? Visualizzarla, come avviene in questa elaborazione fotografica, fa un effetto davvero surreale.

E se la tua amica ha “un diavolo per capello”, e i tuoi genitori ti dicono che hai “troppi grilli per la testa”?

Una mela al giorno…

René Magritte (1898-1967) dilata le proporzioni di una mela verde fino a renderle iperboliche, tanto da riempire con essa un’intera stanza. Ne risulta un senso di soffocamento, di claustrofobia. Il critico David Sylvester, commentando l’opera, ha scritto: «La mela […] non solo occupa lo spazio del quadro ma si spinge anche nel nostro spazio, come se minacciasse un assalto».

La dolce fiamma - volume B plus
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Poesia e teatro - Letteratura delle origini