La sintesi

LA SINTESI

LA LETTERATURA CORTESE-CAVALLERESCA

DALL’OMOGENEITÀ LINGUISTICA ALLE LINGUE ROMANZE

Con il crollo dell’Impero romano d’Occidente e le invasioni barbariche, in Europa viene meno l’unità linguistica: nelle realtà locali poco romanizzate il latino scompare, in altre è soppiantato dalle lingue romanze, dialetti sorti dal latino che poi sviluppano caratteri propri, sempre più lontani dalla radice classica, e che si affermano in seguito come idiomi comuni regionali o nazionali. La lingua scritta e quella parlata si diversificano, e quest’ultima conosce una continua evoluzione. Il latino medievale resta una lingua “internazionale” solo per gli uomini colti e gli ecclesiastici.

Nella scrittura il volgare s’impone gradualmente nell’ambito politico-burocratico e nelle elaborazioni artistiche: nascono così le letterature nazionali. Nell’VIII secolo vedono la luce due poemi epici, l’inglese Beowulf e il tedesco Hildebrandslied. Più tardi, in Francia i generi letterari si ampliano, e oltre all’epica fioriscono – grazie a trovieri (al Nord) e trovatori (al Sud) – il romanzo e la lirica.

OPERE IN LINGUA D’OÏL

Dalla fine dell’XI secolo nella Francia settentrionale si registra un’ampia produzione in volgare, la lingua d’oïl. Si distinguono una materia di Francia e una materia di Bretagna: la prima dà origine al ciclo carolingio con le chansons de geste, dedicate alle gesta di Carlo Magno e dei suoi paladini contro i saraceni; la seconda dà vita al ciclo bretone, con le opere sulle leggendarie imprese di re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda.

I componimenti del ciclo carolingio sono in origine cantati e successivamente rielaborati dalla cultura orale; il testo più importante è la Chanson de Roland, poema in lasse che trasfigura un episodio storico – la battaglia di Roncisvalle – collocandolo in una dimensione fantastica, per celebrare il sacrificio dei cavalieri valorosi e la fede cristiana. I testi del ciclo bretone hanno una matrice celtica e sono concepiti per un pubblico aristocratico: narrano storie d’amore e d’avventura, magnificando i valori della cavalleria e della cortesia con vicende fiabesche e magiche; l’esponente principale è Chrétien de Troyes, l’autore dei romanzi in versi Lancillotto e Perceval.

OPERE IN LINGUA D’OC

Contemporaneamente, nella Francia meridionale si sviluppa una letteratura in lingua d’oc e nelle corti signorili nasce la lirica trobadorica. Con i loro componimenti poetici accompagnati da melodie, i trovatori – nobili o poeti di professione – si rivolgono a un pubblico d’élite e cantano le virtù cortesi (lealtà, misura, liberalità); sostengono una cultura laica, affrancata dai vincoli religiosi ed esaltano la sensualità e la bellezza. Il poeta considera l’amore cortese una forma di elevazione spirituale: offre alla donna una devota sottomissione e un’adorazione tanto discreta quanto smisurata, stabilendo un’autentica “servitù d’amore” nei suoi confronti.

Stilisticamente, nella produzione trobadorica si distinguono due soluzioni espressive divergenti: il trobar clus (uno stile deliberatamente complesso, virtuosistico, ricercato, come quello di Arnaut Daniel) e il trobar leu (semplice, leggero e accessibile, come nel caso di Bernart de Ventadorn). I generi più praticati dai trovatori sono la canzone, il sirventese, il planh, il tenso, il plazer e l’enueg.

La dolce fiamma - volume B plus
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Poesia e teatro - Letteratura delle origini