Per liberare Ginevra, la moglie di re Artù fatta prigioniera da un cavaliere straniero di nome Meleagant, si muovono diversi cavalieri della Tavola Rotonda. Tra questi c’è Lancillotto, che, spinto dall’amore, riesce a restituirle la libertà. Ma la regina non vuole saperne di lui, perché l’ha visto esitare per un istante a salire sulla carretta dei condannati a morte, gesto che significa la perdita dell’onore: l’amore del cavaliere per la sua dama deve essere privo di remore. Ma quando Lancillotto, disperato per il rifiuto, tenta il suicidio, Ginevra non gli nasconde più il sentimento che anch’essa prova per lui: ora è finalmente disposta a ricambiare l’amore.
T2 - Chrétien de Troyes, La notte d’amore di Lancillotto e Ginevra (da Lancillotto o il cavaliere della carretta)
T2
Chrétien de Troyes
La notte d’amore di Lancillotto e Ginevra
- Tratto da Lancillotto o il cavaliere della carretta
- Lingua originale d’oïl
Audiolettura
Ed ecco infine che Lancillotto arriva al castello. Saluta il re, che lo accoglie con
grandissima gioia e lo accompagna dalla regina. Questa volta lei non distoglie
lo sguardo.1 Riceve il cavaliere senza nascondere tutta la sua felicità. Discorrono
a lungo di tutto ciò che dà loro piacere. La materia non manca: Amore ne
5 dà loro in abbondanza.
Quando Lancillotto vede che anche la regina è felice in sua compagnia,
abbassa la voce e dice: «Signora, mi chiedo perché l’altro giorno mi guardaste
in quel modo, quando mi vedeste e non mi diceste una sola parola. Mi avete
dato quasi la morte. Non fui abbastanza ardito da chiedervene il motivo, come
10 faccio adesso. Signora, sono pronto a espiare, mi basta che mi indichiate per
quale colpa sono stato così punito».
La regina gli rispose: «Ma come? Non avete avuto forse vergogna della carretta?
Non avete forse esitato? Assai di malavoglia vi saliste dopo un’incertezza di
qualche istante. In verità è per questo che non ho voluto parlarvi né guardarvi».
15 «Un’altra volta, Dio mi guardi dal ripetere un simile ▶ misfatto, e che non mi
faccia grazia se non avete tutte le ragioni. Signora, in nome di Dio, accettate
da me l’ammenda d’onore2 e ditemi, ve ne prego, se pensate di perdonarmi
presto».
«Amico mio, siete mondato dalla colpa»,3 dice la regina, «completamente.
20 Vi perdono di tutto cuore».
«Signora», riprende lui, «ve ne
rendo grazia, ma qui non posso
dirvi tutto quel che vorrei. Vi
parlerei più liberamente, se fosse
25 possibile».
Allora la regina gli indica una
finestra – gliela mostra con lo
sguardo, non la segna a dito – e
dice: «Venite a parlarmi a quella
30 finestra stanotte, quando tutti
saranno addormentati. Verrete attraverso un frutteto. Lì non potrete entrare né
fermarvi. Io sarò dentro, voi fuori. Quanto a me, non mi sarà possibile essere
con voi che con la parola o toccandovi la mano. Ma, se vi fa piacere, per amor
vostro sarò lì finché non sarà giorno. Stare davvero insieme non ci sarà possibile
35 perché nella mia camera, di fronte a me, dorme Keu, il siniscalco,4 che
langue a causa delle ferite di cui è tutto piagato. E l’uscio non si apre mai, è
anzi solidamente sprangato e ben custodito. Quando verrete, fate attenzione
che non vi siano spie a scoprirvi».
«Signora», risponde lui, «farò di tutto perché nessuno mi veda o mi senta:
40 nessuno potrà fare cattivi pensieri5 né trovare nulla da ridire».
Così, ora che hanno fissato il loro incontro, si separano contenti. Lancillotto
esce dalla stanza, e tale è la felicità che non ricorda più nulla delle numerose
sofferenze che ha dovuto subire. Ma la notte si fa attendere troppo e il giorno,
per quello che deve sopportare, gli sembra che duri più di cento giorni normali,
45 anzi più di un anno intero. Da tempo, e tanto volentieri, si sarebbe già presentato
all’appuntamento, se solo fosse caduta la notte! Questa ha talmente
lottato per averla vinta sul giorno che, nera e tenebrosa, è finalmente riuscita
ad avvolgerlo nel suo mantello e a nasconderlo sotto la sua cappa.
Quando vede che il giorno ha perduto la sua luminosità, Lancillotto assume
50 l’aria di chi è stanco e affaticato, e dice che è sveglio da troppo tempo, che
ha bisogno di riposare. Facilmente potrete comprendere – quelli di voi a cui è
avvenuto di fare qualcosa del genere – come mai davanti alla gente che gli sta
intorno dà mostra6 di aver sonno e di voler andare a letto: ma non è al suo letto
che pensa, e per niente al mondo riposerebbe. Appena possibile, infatti, e senza
55 far rumore, si alza dal suo giaciglio, senza rimpiangere un solo istante l’assenza
della luna e delle stelle e, nella casa, di ogni luce di candela o di lampada o di
lanterna accesa. Ciò a cui sta bene attento è di far sì che nessuno si accorga dei
suoi movimenti, che si creda che dorme tranquillamente, per tutta la notte, nel
suo letto. Senza indugio si dirige al frutteto e non incontra anima viva.
60 La sorte continua a favorirlo: un tratto del muro del verziere7 è di recente
crollato; attraverso quella breccia vi si introduce e raggiunge la finestra dove
resta silenzioso e immobile, impedendosi anche di tossire, di starnutire, finché
arriva la regina, vestita di una camicia bianchissima; non ha indossato né cotta
né tunica, ma porta un corto mantello di scarlatto foderato di pelliccia.
65 Quando Lancillotto vede la regina che si appoggia alla finestra sbarrata da
solidi ferri, dà inizio all’incontro con il dolce saluto che le rivolge. E lei subito
ricambia, ché forte è il desiderio che provano entrambi, lui per lei e lei per lui.
Niente di basso o di volgare tocca il proposito che albergano. Fanno di tutto
per avvicinarsi l’uno all’altra, si tengono la mano. Il fatto che non sia possibile
70 unirsi di più è per loro un grandissimo dispiacere, e maledicono le sbarre di
ferro.
Ora Lancillotto si vanta – se alla regina non dispiace – di poter entrare là
dove si trova lei; non sarà una semplice inferriata a trattenerlo fuori.
E la regina gli risponde: «Ma non vedete che questi ferri sono troppo rigidi
75 per poterli forzare e troppo robusti per spezzarli? Non riuscirete mai ad afferrarli
con tanto vigore o a tirarli a voi, o a scuoterli per strapparli via».
«Signora», dice lui, «non c’è da preoccuparsi! Non credo che il ferro valga
gran che; a parte voi, niente saprà vietarmi di trovarmi ben presto vicino alla
vostra persona. Se il vostro consenso me lo permette, è come se il passaggio
80 fosse già aperto; ma se al contrario non vorrete concedermi il permesso, resterò
fermo qui, per nulla al mondo lo varcherò».
«Sì, certo», risponde lei, «lo voglio senz’altro, non sarà il mio volere a fermarvi;
ma dovete attendere che torni a coricarmi nel mio letto, perché non ci capiti
nulla di male a causa di qualche rumore: non ci sarebbe alcun piacere per noi
85 se il siniscalco, che dorme qui, fosse svegliato da un rumore provocato da noi. È
giusto dunque che me ne vada: non ne verrebbe niente di buono se notasse la
mia presenza qui».
«Signora», dice lui, «andate pure, ma non abbiate alcuna paura: non farò il
minimo rumore. Riuscirò a sfilare così dolcemente queste sbarre che nessuno
90 si sveglierà».
Allora la regina si allontana e lui si prepara e si dispone a vincere la finestra.
Si attacca ai ferri, li tira, li scuote, così bene che finisce per smuoverli e infine
a strapparli via. Ma le sbarre sono di un ferro assai tagliente: resta ferito il
mignolo fino al muscolo, e dal dito vicino salta via troncata la prima falange;
95 ma lui del sangue che ne stilla goccia a goccia non si accorge neppure: su ben
altro è appuntato8 il suo pensiero.
La finestra non è molto bassa, ma Lancillotto la scavalca rapidamente e in
tutta libertà. Scorge Keu che dorme nel suo letto, quindi si avvicina al letto
della regina, davanti al quale si inchina adorante, poiché non crede in nessuna
100 santa reliquia quanto crede in lei.
E la regina gli tende le braccia, e poi lo stringe e lo tiene stretto al cuore attirandolo
accanto a sé nel suo letto, dove gli fa la più dolce accoglienza che sia
possibile, a ciò invitata da Amore e dal suo cuore. Amore la induce a riceverlo
così. Ma se lei prova per lui un grande amore, lui la ricambia centomila volte
105 di più. Adesso sì che Lancillotto possiede tutto ciò che desidera, adesso che la
regina accetta con gioia la sua compagnia e il suo piacere, poi la tiene tra le
braccia e lei tiene lui tra le sue. Il piacere che lui prova – piacere dei baci, dei
sensi – è tanto dolce e buono che porta loro una gioia e una sincera meraviglia
tali che mai simili furono raccontate o conosciute; ma serberò per sempre il
110 silenzio più assoluto su ciò di cui in un racconto è bene tacere. Di tutte le gioie
fu la più squisita e la più deliziosa quella che la storia passa sotto silenzio e
mantiene segreta.
Per tutta la notte Lancillotto è colmato di gioia e di piacere.
Ma il giorno finisce per arrivare, con sua grande tristezza, perché dovrà
115 separarsi dalla sua amata. Alzarsi è doloroso, partire un supplizio. Il suo cuore
non cessa di trascinarlo di nuovo là dov’è rimasta la regina: se il corpo si allontana,
il cuore resta lì. Ma qualcosa del suo corpo anche è rimasto: le lenzuola
sono macchiate e tinte del sangue che è piovuto9 dalle sue dita. Con profonda
amarezza Lancillotto parte, gonfio di sospiri e di lacrime. Non è stato possibile
120 fissare un nuovo incontro: questo lo affligge ma una simile cosa non può darsi.
A malincuore attraversa la finestra da cui era entrato con tanto ardore; le
sue dita non sono più molto salde, per le ferite che ha ricevuto; eppure raddrizza
le sbarre di ferro e le rimette al suo posto, in modo tale che né dal
davanti né da dietro, e neppure dai due lati, si capisce che sia stato tolto,
125 rimosso o piegato un solo ferro.
Prima di andar via, si volge verso la camera e si inchina come davanti a un
altare. Poi parte, con la morte nel cuore; non incontra nessuno che lo riconosca
lungo la strada verso il suo alloggio. Si corica senza far rumore, senza svegliare
nessuno. Soltanto adesso scopre con sorpresa di avere le dita piagate, ma non se
130 ne preoccupa, perché capisce immediatamente che quelle ferite se le è procurate
nello svellere10 l’inferriata dalla finestra; non se ne dà pena, poiché avrebbe
preferito che gli venissero strappate le braccia dal corpo piuttosto che non riuscire a
passare dall’altra parte del muro. Ma se in un’altra circostanza si fosse procurato
una simile ferita, il suo dolore e la sua collera sarebbero stati ben grandi.
135 Al mattino la regina, chiusa nella sua camera circondata di cortine,11 s’è
assopita dolcemente; non s’è accorta che le lenzuola sono macchiate di sangue,
persuasa al contrario che siano perfettamente bianche e immacolate.
A tu per tu con il testo
Che cosa si è disposti a patire per amore? Quali prove siamo pronti ad affrontare? Lancillotto ci invita a credere che la passione non è autentica se è disgiunta dal sacrificio e che l’appagamento e la gioia sono possibili soltanto quando abbiamo tollerato il dolore, le ferite (metaforiche o, perfino, reali), le avversità. Nei racconti del ciclo arturiano, l’amore è come una religione, la donna come un dio. Certo, i comandamenti della cortesia non rientrano più nel rituale del corteggiamento degli adolescenti di oggi, ma perché l’amore inteso come nobiltà di sentimenti deve essere considerato per forza una fisima sdolcinata di un tempo che fu?
Analisi
In un racconto caratterizzato da uno stile semplice e da una sintassi elementare, il narratore compare indirettamente come voce che interviene a commentare, seppure sobriamente e quasi sempre per via allusiva, quanto si svolge sulla scena. Lo fa attraverso alcune notazioni di sapore ironico riferite all’urgenza passionale di Lancillotto: ma non è al suo letto che pensa (rr. 48-49); su ben altro è appuntato il suo pensiero (rr. 89-90); e quando, ammiccando al lettore attraverso la figura retorica della reticenza, afferma che non descriverà nei dettagli la notte di passione tra i due amanti: ma serberò per sempre il silenzio più assoluto su ciò di cui in un racconto è bene tacere (rr. 103-104).
Raccontando la partenza di Lancillotto, all’alba, dal letto di Ginevra (se il corpo si allontana, il cuore resta lì, rr. 110-111), introduce un’osservazione: Ma qualcosa del suo corpo anche è rimasto: le lenzuola sono macchiate e tinte del sangue che è piovuto dalle sue dita (rr. 111-112). È quasi un’anticipazione (prolessi), poiché la scoperta di tale dettaglio sarà all’origine di un’accusa di adulterio da parte di Meleagant nei confronti di Ginevra.
Laboratorio sul testo
COMPRENDERE
1. Riassumi il contenuto del brano in 10-12 righe.
2. Quali accorgimenti usano i due amanti per non farsi scoprire?
ANALIZZARE
3. Come viene descritta la notte? Perché?
4. Quali termini ricorrono nella descrizione dell’incontro amoroso tra Lancillotto e Ginevra?
5. Rintraccia nel testo alcuni esempi di linguaggio figurato.
6. Quale reazione ha Lancillotto di fronte alla ferita che si è procurato svellendo le sbarre? Perché?
INTERPRETARE
7. Ti sembra che la narrazione sia più realistica o fiabesca? Da quali elementi lo deduci?
competenze linguistiche
COMPETENZE LINGUISTICHE
8. Sintassi. Nel brano che hai letto, molte subordinate sono introdotte dal "che": esso può avere una funzione relativa (R), soggettiva (S), oggettiva (O), consecutiva (C) o dichiarativa (D). Stabilisci quale funzione ha nelle frasi seguenti.
a) Saluta il re, che ( ) lo accoglie con grandissima gioia
b) Mi basta che ( ) mi indichiate per quale colpa sono stato così punito
c) Tale è la felicità che ( ) non ricorda più nulla delle numerose sofferenze
d) Gli sembra che ( ) duri più di cento giorni normali
e) Questa ha talmente lottato per averla vinta su giorno che ( ), nera e tenebrosa, è finalmente riuscita ad avvolgerlo nel suo mantello
f) Quando vede che ( ) il giorno ha perduto la sua luminosità, Lancillotto...
g) Il fatto che ( ) non sia possibile unirsi di più è per loro un grandissimo dispiacere
h) Ma non vedete che ( ) questi ferri sono troppo rigidi per poterli forzare?
Produrre
9. Scrivere per argomentare Quale immagine della donna emerge dal testo? Ginevra è descritta come debole e bisognosa di aiuto? Argomenta la tua opinione facendo riferimento a passi del testo (massimo 15 righe).
10. Scrivere per argomentare La devozione di Lancillotto verso l’amata è rappresentata come una “servitù d’amore”. Un simile modo di concepire il rapporto amoroso ti sembra applicabile anche alle moderne relazioni di coppia? Argomenta la tua opinione (massimo 30 righe).
SPUNTI DI RICERCA interdisciplinare
Cinema
Le vicende dei cavalieri di re Artù sono state rielaborate in racconti, romanzi e film: ne conosci qualcuno? Ti sembra che i temi e i personaggi siano simili o differenti rispetto a quanto hai letto qui?
La dolce fiamma - volume B plus
Poesia e teatro - Letteratura delle origini