In Italia come all’estero, i toni usati dai politici nei confronti degli avversari sono sempre più accesi, le contrapposizioni sempre più radicali. Giovanni Ziccardi (n. 1969), professore di Informatica giuridica all’Università Statale di Milano, mette a fuoco i motivi che presiedono a questo fenomeno, le diverse modalità con cui si esplica, e i devastanti effetti che produce sull’opinione pubblica. L’odio esibito dalle élite legittima i pregiudizi del popolo e si moltiplica grazie alla Rete, che gli garantisce una diffusione virale.
T2 - Giovanni Ziccardi, L’odio crea consenso
T2
Giovanni Ziccardi
L’odio crea consenso
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Che le discussioni politiche possano originare violenza verbale, e toni particolarmente
accesi, non è certo una novità portata da Internet. In un mondo
ormai connesso, però, un’analisi di toni, argomenti, azioni e attacchi online
che ruotano attorno a temi politici, con l’avvicinarsi di tornate (e contese)
5 elettorali, assume sfumature assai interessanti.
L’odio online, in senso molto ampio, può essere visto come un tema cruciale
per la politica in generale (con conseguenti ipotesi d’intervento legislativo
per cercare di mitigarlo o soffocarlo), per il personaggio politico o istituzionale
inteso come vittima (quale possibile bersaglio di messaggi d’odio) e per il
10 personaggio politico quale, al contrario, autore e generatore di odio, o d’istigazione
all’odio, in prima persona.
Al contempo, è sotto gli occhi di tutti la stretta correlazione esistente tra
odio politico online e attualità (per cui si generano discussioni accese in corrispondenza,
o come conseguenza, di un evento che abbia ampia risonanza nella
15 cronaca) e tra odio politico e propaganda elettorale quale metodo subdolo,1 e
apparentemente neutro, per fomentare odio nella società, per diffondere insicurezza
generalizzata tra i cittadini e per raccogliere, così, maggiori consensi.
In tal caso, negli ultimi anni, l’odio politico si è accompagnato all’odio razziale,
e tutti i politici, anche i meno estremisti, hanno compreso come i discorsi
20 d’odio su temi etnici, religiosi, razzisti e sessuali possano avere una forte
capacità di alterare l'equilibrio centrale e locale, d'influenzare direttamente i
comportamenti dei cittadini e, in estrema sintesi, di muovere voti.
Sono, così, le stesse forze politiche che, nei loro discorsi, documenti, volantini,
programmi, comizi e interviste veicolano messaggi che prendono indubbiamente
25 di mira minoranze etniche, religiose, sessuali, immigranti e altri
gruppi, con un’azione che non proviene solo da partiti per tradizione estremisti
ma che si può individuare, in tutta Europa, anche nella retorica dei cosiddetti
“grandi partiti di massa”.
Eppure il politico che parla, per la sua posizione, dovrebbe avere una maggiore
30 responsabilità: il suo potere diffusivo di pregiudizi nei confronti, ad esempio,
di un gruppo preso di mira è assai ampio grazie alla camera di risonanza
fornita dai mass media di cui può, in ogni momento, usufruire. Si tratta di una
sorta di “posizione di autorità” che pone il politico in una condizione di forza,
alterando l’equilibrio delle parti proprio come avviene in alcuni casi di bullismo:
35 l’odio politico può avere così un impatto su altri, potenziali agenti che si sentono
supportati dai politici e pensano di poter parlare e agire nello stesso modo.
In un mondo perfetto, i politici sarebbero i primi a utilizzare toni e discorsi
che non veicolino espressioni d’odio, ma non solo: provvederebbero a criminalizzare
apertamente un tale modo di esprimersi, opponendosi al fatto che
40 un simile modo di parlare possa entrare a far parte del processo democratico
congiuntamente2 a una tolleranza diffusa per simili toni.
Purtroppo l’attualità è ben diversa, e questo ruolo importante dei partiti e
dei singoli politici è oggi, sia online sia offline, scomparso.
L’innalzamento dei toni nelle presidenziali USA
In un editoriale di Arthur C. Brooks3 su The New York Times dell’8 giugno 2015,
45 dal significativo titolo The thrill of political hating,4 si è fatto cenno all’odio politico
in vista delle elezioni presidenziali del 2016 negli Stati Uniti d’America e si è
denunciata la diffusione di una retorica distruttiva che sta accompagnando tutto
il periodo elettorale.
L’odio politico in periodo elettorale (ma non solo) di solito, ricorda Brooks,
50 si manifesta in tre forme. La prima è definita, nei paesi anglosassoni
come hot hate.5 Si basa su espressioni di rabbia, volte a dipingere
l’altra parte come inferiore, criminale, stupida o addirittura
come l’essenza stessa del male. Vi è, poi, il cosiddetto
cool hate,6 meno crudo ma basato sul disgusto nei
55 confronti dell’altra persona veicolato attraverso il sarcasmo,
il dileggio7 o la diminuzione dell’importanza
della stessa. […]
L'ultimo tipo, infine, è l'odio anonimo, che ha assunto
una forma molto interessante nel mondo online non
60 tanto perché si sia in presenza di un anonimato reale (nella
maggior parte delle situazioni gran parte dei comportamenti
sono attribuibili senza particolari difficoltà investigative a una
persona ben individuata) quanto di un anonimato, al contrario,
“percepito”, ossia una sensazione di “filtro”
65 o “scudo” che la tecnologia offre e
che spinge, in alcuni casi, a un inasprimento
dei toni (dovuto anche alla mancanza
di un contatto fisico in Rete). […]
Le forme di odio “nascosto” o camuffato
70 sono sicuramente quelle più pericolose,
perché meno evidenti e capaci
di confondere soggetti con una preparazione
culturale, e una capacità di discernere,8
più deboli. Se a ciò si aggiunge
75 l’effetto “▶ virale” che consentono i social
network nella circolazione delle espressioni
d’odio, e una diffusa mancanza di
responsabilità nella gestione dei toni da
parte di chi dovrebbe, istituzionalmente,
80 preoccuparsene, il quadro che si disegna
per il prossimo futuro non può che
apparire abbastanza fosco.
Giovanni Ziccardi, L’odio crea consenso, in www.doppiozero.it, 16 maggio 2016 (con tagli)
Il Manifesto della Comunicazione non ostile, nato nel 2017, si propone di mettere in discussione l’aggressività del linguaggio dilagante in Rete. A questo scopo è stata elaborata una carta che elenca dieci regole utili a diffondere comportamenti rispettosi e civili nel mondo virtuale. Chi la firma si impegna a condividerne e diffonderne i princìpi.
Laboratorio sul testo
Hot hate |
Cool hate |
|
Discriminazione |
||
Svalutazione |
||
Ridicolizzazione |
||
Razzismo |
||
Delegittimazione |
||
Rabbia verbale |
||
Sarcasmo |
Primi passi verso l’Esame di Stato: il testo argomentativo
Individuazione di paragrafi dotati di senso
Utilizzo della terza persona singolare per dare autorevolezza alla dimostrazione
Come abbiamo detto, la struttura argomentativa di un testo è abbastanza elastica e può assumere sequenze diverse. Non sempre, per esempio, un capoverso (o un paragrafo) si concentra su un unico dato, ma anzi si arricchisce di più informazioni strettamente legate tra loro e afferenti allo stesso tema.
Partendo dalla descrizione di un’abitudine purtroppo sempre più diffusa nel mondo politico di oggi, quella dell’hate speech, l’odio verbale che sta invadendo i social media e non solo, il professor Ziccardi ne sottolinea la pericolosità soprattutto per l’influenza che esso può avere nello sviluppo della società del futuro. Eppure, afferma lo studioso, In un mondo perfetto, i politici […] provvederebbero a criminalizzare apertamente un tale modo di esprimersi (rr. 37-39).
- • Prendendo spunto dai ricchi contenuti dell’articolo letto (ti consigliamo di annotarti preventivamente il significato di ogni singolo paragrafo), elabora un testo argomentativo che abbia come tema da una parte le responsabilità dei politici nella diffusione dell’incitamento all’odio, dall’altra invece ciò che essi potrebbero fare per arginare il fenomeno. Utilizza, come il professor Ziccardi, la terza persona singolare per dare autorevolezza a ciò che affermi.
La dolce fiamma - volume B plus
Poesia e teatro - Letteratura delle origini