T2 - Bertolt Brecht, L’abiura di Galileo (da Vita di Galileo)

T2

Bertolt Brecht

L’abiura di Galileo

  • Tratto da Vita di Galileo
  • Titolo originale Leben des Galilei, 1938-1956
  • Lingua originale tedesco
Bertolt Brecht nasce nel 1898 ad Augusta, in Germania, da un’agiata famiglia borghese. Frequenta l’Università di Monaco, città in cui scrive i suoi primi drammi (tra cui Tamburi nella notte, 1922) che gli assicurano un notevole successo. Nel 1924 è a Berlino, dove inizia a elaborare i tratti del suo personale stile drammatico (detto “teatro epico”) e si avvicina al marxismo. Dal 1933, per sfuggire al regime nazista, è costretto all’esilio in vari paesi europei, e successivamente negli Stati Uniti. Tornato in Europa, dal 1949 si stabilisce a Berlino Est, dove passa il resto della vita sorvegliato dal regime comunista, che mal tollera le sue denunce dell’imperialismo stalinista. L’arte drammatica di Brecht mira a coinvolgere la razionalità dello spettatore, mettendolo di fronte a spietate analisi della società borghese e dei suoi meccanismi. Lucido indagatore dei comportamenti umani, Brecht fu scrittore estremamente prolifico, capace di muoversi tra generi diversi, tra cui la lirica e la saggistica. Fra le sue opere teatrali più celebri, ricordiamo L’opera da tre soldi (1928) e Madre Coraggio e i suoi figli (1939), dramma ambientato nel Seicento, dedicato agli orrori disumani della guerra. Dopo una vita spesa per il teatro e il lavoro intellettuale, Brecht muore nel 1956.

Il dramma prende spunto dal sostegno offerto dallo scienziato Galileo Galilei (1564-1642) alle teorie eliocentriche di Niccolò Copernico, che dimostrò come la Terra giri intorno al Sole, e non viceversa. Sulla base di alcuni passi della Bibbia, la Chiesa di Roma rigettò duramente questa visione del sistema solare e si oppose a Galileo già nel 1616 attraverso il tribunale dell’Inquisizione, un’istituzione nata per combattere i sostenitori di teorie considerate contrarie a quelle divulgate dalla dottrina ufficiale. Nel 1633 Galileo venne processato e, di fronte agli strumenti di tortura, decise di abiurare le sue tesi. La scena tredicesima dell’opera di Brecht mostra lo sconcerto dei discepoli – l’assistente Federzoni e l’allievo Andrea Sarti – per la clamorosa ritrattazione del maestro.

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Audiolettura

Dalla via si ode un banditore1 leggere l’ abiura di Galileo.


voce del banditore «Io, Galileo Galilei, docente di 

matematica e fisica nell’Università di Firenze,

abiuro la mia dottrina che il sole è il centro del

5      mondo e sta immobile nel suo luogo, e che la 

terra non è il centro e non sta immobile. Con

cuor sincero e fede non finta abiuro, maledico 

e detesto i suddetti errori ed eresie,2 e qualunque

altro errore e opinione contraria alla Santa

10    Chiesa».


La scena si oscura.

Quando torna la luce, si odono ancora i rintocchi della campana, che però cessano

subito. Virginia3 è uscita. I discepoli di Galileo sono sempre in scena.


federzoni Non ti ha mai pagato decentemente per il tuo lavoro! Non sei mai

15    riuscito né a comprarti un paio di calzoni, né a pubblicare un libro tuo. Hai

sopportato tutto questo perché «si lavorava per la scienza»!

andrea (forte) Sventurata la terra che non ha eroi!


Galileo è entrato. Il processo lo ha trasformato radicalmente, fin quasi a renderlo

irriconoscibile. Ha udito le parole di Andrea. Per alcuni istanti si ferma sulla soglia,

20    aspettando un saluto. Ma poiché nessuno lo saluta, anzi i discepoli si

allontanano da lui, egli avanza lentamente, col passo incerto di chi ci vede male; trova

poi uno sgabello e si siede.


andrea Non posso guardarlo. Deve andarsene.

federzoni Sta’ calmo.

25    andrea (grida a Galileo) Otre da vino! Mangialumache! Ti sei salvata quella 

pellaccia, che ti sta tanto a cuore, eh? (si siede) Mi sento male.

galileo (calmo) Dategli un bicchier d’acqua.


Il monacello4 esce e rientra portando un bicchier d’acqua ad Andrea. Nessuno

mostra di accorgersi della presenza di Galileo, che siede in silenzio, nell’atto di

30    ascoltare. Giunge di nuovo, da lontano, il grido del banditore.


andrea Adesso riesco a camminare, se mi aiutate un po’.


Gli altri due lo sorreggono fino all’uscita. In questo momento Galileo incomincia 

a parlare.


galileo No. Sventurata la terra che ha bisogno di eroi.


Bertolt Brecht, Vita di Galileo, trad. di E. Castellani, Einaudi, Torino 1994

 >> pagina 519 

Come continua

Passano diversi anni, e Galileo si ritira nella campagna toscana, controllato a vista dall’Inquisizione. Accudito dalla figlia Virginia e ormai quasi cieco, si dedica a redigere documenti in linea con l’ortodossia della Chiesa. Un giorno Andrea Sarti decide di far visita al vecchio maestro, che svela di aver terminato un’importante opera scientifica: l’allievo, entusiasta, crede che Galileo abbia contraddetto la propria abiura per continuare, segretamente, le ricerche. Ma Galileo lo smentisce: avendo rinunciato alle sue idee per timore della tortura, non si sente più nemmeno degno di essere considerato uno scienziato. La sua è una spietata autoanalisi, al termine della quale però affida all’allievo il manoscritto della sua ultima opera, affinché lo porti con sé in Olanda. Nell’ultima scena Andrea, in procinto di attraversare il confine, viene fermato dalle guardie, che perquisiscono i suoi bagagli e trovano diversi libri. Rinunciano però a controllarli uno per uno: il manoscritto di Galileo è salvo…

 >> pagina 520

A tu per tu con il testo

La vicenda di Galileo si colloca nel Seicento, il secolo buio in cui l’Europa fu brutalmente insanguinata dalle guerre di religione. Abiura, inquisitori, opposizione alla scienza in nome di una cultura oscurantista e repressiva… Brecht inizia a scrivere il suo dramma negli anni dell’ascesa del nazismo, quando in Germania ogni aspetto della vita sociale e culturale, e quindi anche la scienza, doveva essere asservito alla volontà del regime hitleriano. E oggi che rapporto c’è tra la tecnica e il potere? La scienza ha davvero come «unico scopo […] alleviare la fatica dell’esistenza umana», come sostiene Galileo nel confronto finale con Andrea? Oppure serve ai potenti per sostituire vecchie forme di schiavitù con altri, nuovi sistemi di controllo? Evitiamo di unirci alle opposte tifoserie: a quelli che esaltano a prescindere la scienza senza interrogarsi sui rischi che un suo uso distorto può comportare e, d’altro canto, a quelli che si trincerano dietro una fumosa morale per condannare i progressi che l’umanità fa sulla strada della conoscenza. Di sicuro, come ci mostra l’abiura di Galileo, il potere ha spesso paura del cambiamento: chi non è pago, chi non si accontenta, chi vuole capire più del dovuto ha ancora molto da temere. Certo, non i processi e le condanne a morte del Seicento né le oppressioni delle dittature del Novecento, ma altri condizionamenti, altre forzature, molto più sottili di un tempo, che – senza che ce ne accorgiamo – possono indurci a desistere, ad abbassare il capo, a ritrattare.

 >> pagina 521

Analisi

Quando si apre la scena, Galileo è assente: le parole della sua abiura non vengono scandite dalla sua viva voce ma da quella del banditore (rr. 2-10). Dov’è lo scienziato? Al posto suo, al centro dell’attenzione del pubblico ci sono i suoi discepoli, sconfortati: Federzoni rinfaccia ad Andrea di aver sempre accettato condizioni di lavoro meschine, dal punto di vista economico e professionale. Ne è valsa la pena? «si lavorava per la scienza» (r. 16), dice: anzi, riferisce, dato che le parole che leggiamo nel testo sono tra virgolette. È una citazione, dunque: di chi? Quasi sicuramente dello stesso Galileo, di colui, cioè, che ha blaterato di ideali ora traditi, rinnegati…

Per gli allievi l’abiura costituisce una sconfitta dolorosa e amara, una rinuncia a coltivare la conoscenza, che talvolta, come in questa circostanza, richiede coraggio, perfino eroismo da additare come esempio alla comunità degli uomini: quell’eroismo che il maestro non è stato capace di offrire.

Quella di Galileo non è la semplice ritrattazione di uno scienziato, che sceglie di rinnegare le proprie idee per evitare le dure persecuzioni della Chiesa. Le teorie di Galileo, infatti, rappresentano uno snodo chiave nel passaggio dalla conoscenza antica – basata sul principio di autorità – a quella moderna, che comporta l’osservazione diretta e l’elaborazione razionale dei dati.

Il dibattito relativo alla conformazione del cosmo non era una questione specialistica per soli astronomi: al contrario, stabilire quale fosse il centro dell’universo aveva fortissime implicazioni culturali. Per la cosmologia del tempo, che adottava le cosiddette teorie tolemaico-aristoteliche, la Terra era al centro del cosmo (geocentrismo), e il Sole vi girava attorno, insieme agli altri pianeti. Oltre a riprodurre l’esperienza dell’individuo comune (tutti i giorni vediamo il sole sorgere e tramontare), questo modello era giustificato da alcuni passaggi della Bibbia e connesso a una visione fortemente religiosa del cosmo e dell’uomo, immaginato al centro dell’universo, collocato da Dio su un pianeta immobile.

Si capisce dunque perché le teorie eliocentriche dell’astronomo polacco Niccolò Copernico (1473-1543) fatte proprie da Galileo, secondo le quali la Terra non era che uno dei corpi celesti ruotanti attorno al Sole, fossero così temute e avversate. Il ribaltamento di prospettiva minava in profondità le vecchie, rassicuranti certezze: l’universo non poteva essere più considerato un meccanismo chiuso, ordinato e perfetto, ma diventava uno spazio misterioso e infinito.

Schiacciato dalla forza dell’ideologia e del potere, Galileo capitola. Quando lo scienziato finalmente entra in scena, irriconoscibile, sconfitto nella mente e nel corpo, si colloca ai margini. La scelta di Brecht non è casuale: il suo isolamento permette agli spettatori di non immedesimarsi in lui, ma di ragionare sul significato del suo comportamento.

Il suo dramma è sintetizzato dalla battuta che pronuncia alla fine della scena, opposta a quella di Andrea. Se, infatti, l’allievo esclama: Sventurata la terra che non ha eroi! (r. 17), Galileo corregge e rovescia il senso delle sue parole: No. Sventurata la terra che ha bisogno di eroi (r. 34). Attenzione, però: l’antitesi non contrappone semplicemente l’idealismo del giovane entusiasta al disincanto dello scienziato che per paura ha ceduto sconfessando le proprie convinzioni. Galileo non intende tanto assolvere se stesso; piuttosto gli sta a cuore censurare una società rigida e stolta, che preferisce l’ignoranza e l’obbedienza cieca al cambiamento e alla sete di conoscenza autentica. Il fatto che il mondo abbia bisogno, per essere salvato, di figure eccezionali, è il sintomo della sua intrinseca debolezza e, dunque, della sua sventura. L’accesso alla libera conoscenza e al progresso dovrebbe essere un patrimonio comune: non l’esclusiva di pochi eroi in lotta, destinati alla solitudine, all’infelicità e, infine, alla morte.

 >> pagina 522

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Da chi sono pronunciate le parole di abiura?


2. Di che cosa si lamenta Federzoni?

  • a Della vigliaccheria di Galileo.
  • b Della vittoria del tribunale dell’Inquisizione.
  • c Degli scarsi guadagni di chi si occupa di scienza.
  • d Dell’atteggiamento di Andrea Sarti.

3. Quando Galileo rientra, come si comporta Andrea Sarti? (sono possibili più risposte)

  • a Se ne va.
  • b Non vuole vederlo.
  • c Non vuole parlargli.
  • d Lo picchia.
  • e Lo insulta.
  • f Lo consola.

4. Le parole finali di Galileo significano che egli si ritiene un eroe?

ANALIZZARE E INTERPRETARE

5. Quale funzione hanno le didascalie in corsivo tra parentesi?


6. Quale funzione hanno le lunghe didascalie che interrompono le battute?


7. Perché Andrea Sarti reagisce così male all’abiura di Galileo?


8. Qual è l’atteggiamento di Galileo dopo l’abiura?


9. L’espressione fede non finta è

  • a un chiasmo.
  • b una litote.
  • c una sinestesia.
  • d una metafora.

10. L’espressione abiuro, maledico e detesto è

  • a un chiasmo.
  • b una sinestesia.
  • c un climax.
  • d un poliptoto.

COMPETENZE LINGUISTICHE

11. Discorso diretto e indiretto. Trasforma le prime due battute del testo (rr. 3-10 e 14-16) in discorso indiretto, facendo attenzione alla concordanza dei tempi verbali.

PRODURRE

12. Scrivere per argomentare Sintetizza in un breve testo (15 righe) le ragioni che hanno portato Galileo all’abiura.


13. Scrivere per persuadere Immagina di essere Andrea Sarti e di dover convincere Galileo a non abiurare. Che cosa gli diresti? (massimo 15 righe)


14. Scrivere per argomentare Con quale delle due affermazioni concordi: Sventurata la terra che non ha eroi oppure Sventurata la terra che ha bisogno di eroi? Perché? Argomenta la tua opinione in massimo 20 righe.

spunti di ricerca interdisciplinare

Scienze

Oggi, grazie alle osservazioni di Galileo e ai successivi progressi della scienza, siamo certi del fatto che sia la Terra a girare intorno al Sole, ma quali teorie sulla forma e sulla reciproca posizione dei pianeti erano diffuse nell’antichità? Svolgi una ricerca su questo argomento.

SPUNTI PER discutere IN CLASSE

Uno dei discepoli di Galileo si lamenta perché il “lavoro di scienza” è scarsamente retribuito: è ancora così?

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Poesia e teatro - Letteratura delle origini