T1 - ANALISI ATTIVA - Tito Maccio Plauto, Un servo astuto (da Mostellaria)
analisi attiva
T1
Tito Maccio Plauto
Un servo astuto
- Tratto da Mostellaria, 188 a.C. ca.
- Lingua originale latino
Ambientata ad Atene, come molte altre commedie di Plauto, la Mostellaria mette in scena un comico conflitto generazionale. Mentre Teopropide è lontano da casa per un lungo viaggio di lavoro, suo figlio si dà ai bagordi: sperpera il patrimonio di famiglia e si indebita con un usuraio per poter comprare la schiava di cui è innamorato. Un giorno, però, il padre torna improvvisamente, proprio mentre il giovane sta gozzovigliando in casa, in compagnia dell’amata e di una coppia di amici. Come salvare la faccia e difendersi dall’inevitabile ira paterna? L’astuto servo Tranione prende l’iniziativa e, ordendo un fantasioso ed efficace inganno, convince Teopropide a non entrare in casa.
Audiolettura
ATTO II
Scena II
Teopropide, Tranione
teopropide Dopo tre anni di lontananza arrivo a casa dall’Egitto: penso proprio
che in famiglia aspettino a gloria1 il mio ritorno.
tranione (a parte) Sai quanto sarebbe giunto più atteso, per Polluce,2 quello che
5 venisse ad annunziare la tua morte!
teopropide Ma che significa? Il portone è chiuso in pieno giorno. Busserò. Ehi, c’è
qualcuno? Mi aprite la porta?
tranione (si avvicina fingendo di non aver riconosciuto il vecchio) Chi è costui che si
è avvicinato alla nostra casa?
10 teopropide Ma questo è il mio schiavo Tranione.
tranione Oh, Teopropide, padrone mio, salve! Son contento che tu sia di ritorno
sano e salvo. Sei sempre stato in buona salute?
teopropide Sì, come vedi.
tranione Benissimo.
15 teopropide Ma dico, siete impazziti?
tranione E perché?
teopropide Come «perché»? Siete tutti in giro, e in casa non c’è anima viva a
dare un’occhiata, né qualcuno che apra o che risponda. A forza di bussare
per poco non ho fracassato tutti e due i battenti.
20 tranione Ehi (terrorizzato), come dici? Hai toccato questa casa?
teopropide E perché non avrei dovuto toccare? Che anzi, te l’ho detto, a suon di
bussare ho quasi fracassato i battenti.
tranione Allora hai toccato?
teopropide Sì, ho toccato, te l’ho detto, e ho bussato.
25 tranione (retrocedendo rapidamente) Aah!
teopropide Che c’è?
tranione Male hai fatto, per Ercole!3
teopropide Mi vuoi spiegare che faccenda è questa?
tranione Hai commesso un’azione mostruosa, terribile, da non dire!
30 teopropide Ma perché?
tranione Fuggi, ti prego, allontanati da questa casa. Fuggi di qua, fuggi più
vicino a me. Dunque, hai toccato i battenti?
teopropide Ma insomma, come avrei potuto bussare senza toccarli?
tranione Per Ercole, tu hai ▶ assassinato…
35 teopropide Chi?
tranione Tutti i tuoi.
teopropide (facendo gesti di
scongiuro)4 Che gli dei e le dee
tutti insieme ti possano, te e
40 il tuo malaugurio…
tranione Ho paura che non
potrai mai espiare questa colpa,
né per te né per questi qui
(indica gli schiavi).5
45 teopropide Ma perché? Che strane
storie mi vai raccontando, così di botto?
tranione E ascolta, di’ loro che si allontanino di là tutti e due (indica gli schiavi).
teopropide Allontanatevi!
tranione Non vi azzardate a toccar la casa. (chinandosi verso la terra) Toccate
50 la terra anche voi!6
teopropide Ma ti prego, perché non mi spieghi?…
tranione Perché sono sette mesi che nessuno ha più messo piede in questa
casa, dopo che l’abbiamo abbandonata.
teopropide Parla, perché l’avete fatto?
55 tranione Guardati bene in giro: non c’è nessuno che possa captare i nostri
discorsi?
teopropide Tutto è tranquillo.
tranione Guarda ancora!
teopropide Non c’è nessuno: parla, insomma!
60 tranione È stato commesso un assassinio.
teopropide Che cosa? Non capisco.
tranione Ti dico che è stato commesso un assassinio, tanto tempo fa: si tratta
di un crimine antico, vecchio.
teopropide Un crimine antico?
65 tranione Noi ce ne siamo accorti solo adesso.
teopropide Che razza di assassinio sarebbe, chi l’ha commesso? dimmelo.
tranione Un ospite ha osato metter le mani sul suo ospite, e l’ha ucciso! Io
credo che sia stato quello che ti ha venduto la casa.
teopropide L’ha ucciso?
70 tranione E gli ha portato via il suo oro, all’ospite, e l’ha sotterrato, l’ospite, qui
stesso, in casa.
teopropide Ma cos’è che vi fa sospettare una cosa simile?
tranione Te lo dirò, sta’ a sentire. Una volta che tuo figlio aveva cenato fuori,
dopo che fu rientrato a casa da cena ce ne andammo tutti a letto: ci addormentammo.
75 Per caso, mi ero dimenticato di spengere la lucerna.7 Ecco che
lui, d’improvviso, caccia un urlo terribile.
teopropide Ma chi? Mio figlio?
tranione Sst, stai zitto: pensa ad ascoltare. Dice che il morto era venuto da lui
in sogno.
80 teopropide In sogno, allora era venuto in sogno?
tranione Sì, così. Ma stai a sentire. Dice che il morto gli parlò in questo modo…
teopropide In sogno?
tranione E che vuoi che glielo dicesse da sveglio, uno che era stato ucciso
sessant’anni fa? Ma lo sai che certe volte sei proprio stupido? (Perché non te
85 ne stai un po’ zitto?)
teopropide Va bene, sto zitto.
tranione Ed ecco ciò che a tuo figlio (in sogno ha rivelato il morto) «Io sono
Diaponzio,8 l’ospite d’oltremare. Abito qui, questa è la sede che mi è stata
assegnata. L’Orco9 non ha voluto accogliermi sulle rive dell’Acheronte,10
90 perché sono morto anzitempo. Caddi tradito nella mia buona fede: il mio
ospite mi ha ucciso qui, e mi ha sotterrato di nascosto, senza le giuste
esequie,11 in questa casa. Scellerato, fu l’oro la causa del delitto! Ma tu ora
vattene da qui: la casa è maledetta, abitarla è sacrilegio». Per raccontarti i
prodigi che accadono in questo luogo, non mi sarebbe sufficiente un anno.
95 (in preda al terrore) Sst, sst!
teopropide Che è stato, per Ercole?
tranione La porta ha fatto rumore. (si odono dei colpi dal di dentro) Che sia lui
che ha battuto?
teopropide: Non ho più una goccia di sangue nelle vene. Sono i morti che
100 vogliono trascinarmi vivo all’Acheronte! (si odono altri rumori di dentro)
tranione (a parte) Sono morto! Questi oggi mi vogliono mandare all’aria la
commedia. Ho una paura terribile che il vecchio finisca per cogliermi in fallo.
teopropide Che hai da parlare da solo?
tranione Va’ via dalla porta! Scappa, per Ercole, ti scongiuro!
105 teopropide Scappare dove? Scappa anche tu, allora.
tranione Io non ho nulla da aver paura. Sono in pace con i morti.
voce dal di dentro Ehi, Tranione!
tranione (verso la casa) Non mi chiamerai, se hai senno! Io non ho fatto nulla,
non sono stato io a bussare a questa porta. Per favore… perché dovresti
110 rinchiudere…
teopropide Che ti piglia, Tranione? Con chi stai parlando?
tranione (con aria sollevata) Ah, scusa, eri tu che mi chiamavi? Gli dei mi
proteggano, ho creduto che fosse il morto che mi chiedeva ragione del tuo
bussare alla porta. Ma che fai, te ne stai ancora lì e non obbedisci a quello
115 che ti dico?
teopropide Che dovrei fare?
tranione Non voltarti a guardare, scappa, copriti il capo.12
teopropide E tu, perché non scappi?
tranione Ma io sono in pace con i morti.
120 teopropide Ah, lo so. Ma allora com’è che un minuto fa… perché avevi tanta
paura?
tranione Non pensare a me, ti dico: di me stesso mi occuperò io. Tu continua
come avevi cominciato, scappa più lontano che puoi e raccomandati ad
Ercole.
125 teopropide O Ercole, ti invoco (esce di scena correndo)
tranione E anch’io… perché oggi ti mandi un bell’accidente, vecchio! O dei
immortali, vi scongiuro, proteggetemi: che razza di imbroglio son riuscito
a metter su oggi!
ATTO III
Scena I
L’usuraio,13 Tranione, Teopropide
130 usuraio Non ho mai visto un anno più sciagurato di questo per il prestito del
denaro. Passo le mie giornate al foro, dalla mattina alla sera, e non trovo
nessuno a cui piazzare neanche una moneta.
tranione (a parte) Ora sì, per Polluce, che son proprio morto per sempre! C’è
qui l’usuraio che ci ha dato (il denaro) con cui abbiamo riscattato la ragazza
135 e… Si scopre tutto, se non corro per tempo ai ripari e impedisco al vecchio di
venire a sapere come stanno le cose. Gli andrò incontro. (entra Teopropide) E
questo, perché se ne ritorna a casa così di fretta? Non vorrei che fosse venuto
a sapere qualcosa. Mi avvicinerò e gli parlerò. Ahimè, che paura che ho, povero
me! Non c’è niente di peggio della coscienza sporca, per un uomo… come
140 nel caso mio. Ma insomma, la cosa sta come sta: continuerò a imbrogliare la
matassa, non si può fare altrimenti. (a Teopropide) Da dove vieni?
Tito Maccio Plauto, Mostellaria, trad. e cura di M. Bettini, Mondadori, Milano 1991
Come continua
Nella scena successiva a quella della beffa del fantasma, da cui la commedia deriva il suo titolo (mostellum, in latino, è il diminutivo di monstrum, “spettro”), sopraggiunge l’usuraio, intenzionato a riscuotere il suo credito dal figlio di Teopropide. Per Tranione è sempre più difficile barcamenarsi e fare in modo che il suo inganno non venga scoperto, ma da vero virtuoso della truffa riesce a salvarsi anche in questo caso, convincendo Teopropide che i soldi presi in prestito sono serviti a comprare la casa del vicino. Segue una comica visita in quella casa, in cui Tranione continua a sostenere i suoi inganni. Infine, parlando con un servo di Callidamate, l’amico del figlio, il padre scopre l’amara verità: oltre il danno, la beffa… Dopo essere andato su tutte le furie, Teopropide concede il perdono al figlio e a Tranione, anche grazie all’intervento di Callidamate, che lo esorta a essere comprensivo.
A tu per tu con il testo
Sebbene sia legato alla cultura e alle credenze religiose degli antichi Romani, il dialogo tra il servo astuto e il padre credulone è più attuale che mai. Perché? Innanzitutto, il tema dello spettro: pensiamo agli innumerevoli film horror ambientati in case occupate da spiriti più o meno maligni, e alle parodie che sorgono in risposta (per esempio, la saga di Scary Movie). Esiste però un motivo molto più fine e interessante, che riguarda le infinite possibilità della lingua. Al di là della situazione comica, Plauto ci mostra infatti dove possono arrivare l’astuzia umana, quando sfrutta con maestria le aspettative e l’ingenuità degli individui, e la sua più fidata e funambolica alleata: la parola. Nessuno strumento è più efficace nell’imbastire trame e studiare tranelli. La parola sa sciogliere le realtà più ingarbugliate, rendendole chiare e comprensibili. Oppure sa confondere, ingannare, smarrire.
Analisi ATTIVA
- a Perché Tranione non l’ha immediatamente riconosciuto.
- b Perché la casa è chiusa e nessuno risponde.
- c Perché Tranione l’ha accolto con eccessivo calore.
- d Perché dalla casa provengono strani rumori.
- a Gioia.
- b Indifferenza.
- c Fastidio.
- d Terrore.
- a Saltellare.
- b Arretrare.
- c Chinarsi verso terra.
- d Toccarsi le orecchie.
- e Fare gesti di scongiuro.
- f Correre via.
Dopo aver confuso quanto basta le idee del padrone, Tranione può perfino permettersi di dargli ordini (di’ loro che si allontanino, r. 48; Guardati bene in giro, r. 55): il malcapitato finisce addirittura per supplicarlo di ricevere spiegazioni (Ma ti prego, perché non mi spieghi?, r. 51). A questo punto, Teopropide è pronto a credere alla bufala del fantasma, su cui si basa l’intera Mostellaria. La versione di Tranione è un capolavoro di fantasia e di mistificazione, nel quale affiora anche un certo gusto dell’assurdo: non si può entrare in casa perché essa è infestata dallo spettro di un uomo assassinato anni prima. L’uomo ucciso sarebbe stato un ospite (l’ospitalità era sacra agli dèi) e per di più non avrebbe ricevuto i giusti riti funebri, anch’essi considerati sacri. Respinto dal regno degli Inferi, il suo spirito sarebbe ora condannato a infestare il luogo dell’efferato delitto.
Poco dopo la conclusione del racconto, che impressiona non poco lo smarrito padrone, si odono dei rumori provenire dalla casa, e uno degli inquilini chiama il servo (r. 107). L’inganno è sul punto di essere scoperto, ma Tranione, con la consueta prontezza d’animo, riesce a gestire la situazione: prima risponde alla voce facendo finta di parlare direttamente con il fantasma (Io non ho fatto nulla, r. 108); poi, all’interrogazione di Teopropide, cambia versione (Ah, scusa, eri tu che mi chiamavi?, r. 112). Questo ammasso di bugie aumenta la confusione dell’interlocutore: l’imbroglio (r. 127) è perfettamente compiuto, e il servo può ordinare con successo al padrone di fuggire via, tra molteplici scongiuri.
- a in sogno al figlio di Teopropide.
- b in sogno a Tranione stesso.
- c con gemiti e ululati durante la notte.
- d con spostamenti e sparizioni di oggetti.
- a del fantasma.
- b di un complice di Tranione.
- c del figlio di Teopropide.
- d di un altro servo.
La Mostellaria fa parte di un gruppo di commedie di Plauto accomunate dalla presenza della figura del cosiddetto “servo astuto”: uno dei tanti “tipi” che ricorrono nella sua produzione teatrale, al pari del lenone, del parassita, del soldato vanesio e fanfarone e così via. In queste opere, il giovane scapestrato (l’adulescens), dedito agli amori e ai divertimenti, è ostacolato da vari antagonisti, tra cui quasi sempre figura il vecchio padre (senex) bacchettone, all’antica e inguaribilmente credulone. Il canovaccio si ripete di norma senza sorprese: anzi possiamo dire che Plauto ricerchi proprio la prevedibilità dell’intreccio e la fissità dei caratteri. Non gli interessa indagare la psicologia dei suoi personaggi né porsi interrogativi sulle loro azioni: il suo pubblico richiede una comicità semplice e una facile comprensione degli eventi scenici.
Anche questa commedia non si sottrae allo schema richiesto dagli spettatori: l’eroe della vicenda, il vero inventore dell’azione comica, è proprio il servo, abile tessitore di inganni, che svolge l’imprescindibile funzione di alleato del giovane scapestrato e dissoluto, che aiuta a raggiungere i suoi scopi. Non esita a insultare il padrone (Ma lo sai che certe volte sei proprio stupido?, r. 84), a dargli ordini, a lanciarsi in narcisistiche lodi di se stesso (che razza di imbroglio son riuscito a metter su oggi!, rr. 127-128). È insomma il perno di un vero e proprio mondo alla rovescia, in cui gli ultimi comandano sui primi e i rapporti sociali sono ribaltati. Solo per la messa in scena però: nessun messaggio morale, culturale e politico gli viene affidato. Anzi, Plauto ne fa, volutamente, il personaggio più assurdo del suo cast: nessun realismo, si gioca soltanto e ci si diverte. La realtà è un’altra cosa.
- a Simulatore.
- b Ingenuo.
- c Cinico.
- d Intraprendente.
- e Scorbutico.
- f Pronto.
Laboratorio sul testo
COMPETENZE LINGUISTICHE
10. I registri linguistici. Le esclamazioni, le invocazioni e gli improperi (come per Ercole, r. 27) sono tipici di un registro linguistico molto colloquiale, spesso volgare. Con l’aiuto del dizionario, individuane almeno cinque che possano essere utilizzati in un contesto meno volgare (per esempio, davanti a dei bambini) e scrivi una frase per ciascuno di essi.
PRODURRE
11. Scrivere per raccontare Immagina che Teopropide avesse insistito per entrare in casa: come avrebbe reagito Tranione e che cosa avrebbe detto per evitarlo? Scrivi, in massimo 20 righe, il loro dialogo.
spunti di ricerca interdisciplinare
Storia
Come poteva essere la casa di un ricco mercante ateniese come Teopropide? Svolgi una ricerca in merito.
Storia
Il crimine che, secondo Tranione, è stato commesso nella casa ha a che fare con la violazione del patto di ospitalità: perché questo vincolo era sacro per gli antichi e che cosa comportava? Svolgi una ricerca sull’argomento.
SPUNTI PER discutere IN CLASSE
La comicità può esprimersi in modi molto diversi: attraverso situazioni surreali, mimica e gestualità, giochi di parole… Tu quale forma di comicità preferisci? Hai un attore o un’attrice che ti diverte particolarmente?
La dolce fiamma - volume B plus
Poesia e teatro - Letteratura delle origini