T1 - Sofocle, Un conflitto tragico: Antigone e Creonte (da Antigone)

T1

Sofocle

Un conflitto tragico: Antigone e Creonte

  • Tratto da Antigone, 442 a.C.
  • Lingua originale greco antico
Sofocle nasce intorno al 497 a.C. a Colono, un borgo della periferia di Atene. Le buone condizioni economiche della famiglia – il padre è un facoltoso armaiolo – gli garantiscono un’ottima formazione sportiva, musicale e letteraria. Secondo la leggenda, a quindici anni guida il coro nelle celebrazioni ufficiali per la vittoria nella battaglia di Salamina, con cui i Greci posero fine alla seconda guerra persiana. Nel 486 partecipa alla sua prima gara di poesia drammatica, in cui batte il più anziano tragediografo Eschilo (ca 525-456 a.C.). Mentre si dedica alla scrittura letteraria, intraprende anche la carriera politica, ricoprendo importanti cariche pubbliche ad Atene. Nella produzione teatrale di Sofocle, l’azione tende a costruirsi intorno a un unico, grande personaggio, un eroe che affronta la sorte avversa con inflessibile e sovrumana coerenza. Tutti gli elementi dell’opera – tra cui spiccano i dialoghi – concorrono in modo funzionale e armonico alla costruzione dell’ordito drammatico. Fra le tragedie pervenuteci (7 su circa 130, secondo la tradizione) ricordiamo Aiace (450-440 a.C.), Antigone (442 a.C.) – con cui vinse una delle Grandi Dionisie, le più importanti competizioni cittadine – ed Edipo re (429 a.C.), dedicata al leggendario sovrano di Tebe e considerata il suo capolavoro. Dopo la morte, avvenuta nel 406 a.C., Sofocle divenne oggetto di culto, al modo dei grandi eroi greci.

Antigone appartiene a un ciclo di opere tragiche legate al mito del re Edipo. Sullo sciagurato Edipo – figlio di Laio e Giocasta, re e regina di Tebe – grava una terribile profezia: un oracolo prevede che ucciderà il padre e sposerà la madre. Per questo, appena nato, viene abbandonato da un servo su una montagna. Ritrovato da alcuni pastori, il neonato finisce per essere adottato da Polibo, re di Corinto. Diventato adulto e venuto a conoscenza dell’oracolo, Edipo scappa da Corinto, per evitare che il suo tremendo destino si realizzi. Mentre viaggia, incontra per caso il vero padre, Laio, e lo uccide per un litigio da nulla. Giunto a Tebe, sposa la vedova Giocasta, divenendo il nuovo sovrano della città. La profezia è compiuta: benché ne sia ignaro, Edipo ha ucciso il padre e sposato la madre. Edipo e Giocasta hanno quattro figli: Eteocle, Polinice, Antigone e Ismene.

Ma la sconvolgente verità viene a galla: Giocasta si uccide e Edipo si acceca, maledice i suoi figli e inizia a vagare come un mendicante. Dopo la sua morte, i due figli maschi si contendono il trono, fino a uccidersi a vicenda: nuovo re di Tebe diventa Creonte, cognato di Edipo. Il sovrano proibisce ufficialmente di seppellire il cadavere di Polinice, considerato traditore della patria perché si era alleato con il re di Argo per conquistare Tebe. È a questo punto che si apre l’Antigone di Sofocle: la figlia di Edipo si rifiuta di rispettare il divieto imposto da Creonte, e celebra personalmente i riti funebri in onore del fratello. Scoperta, viene trascinata di fronte al re, intenzionato a condannarla a morte: ha così inizio un battagliero dialogo, basato sullo scontro fra due punti di vista inconciliabili.

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Audiolettura

creonte (ad Antigone) A te dico, a te che inclini il volto a terra: ammetti o neghi 

di averlo fatto?

antigone Confermo di averlo fatto e non lo nego.

creonte (alla guardia) Tu vattene pure dove ti piace, fuori da ogni grave accusa,

5      libero. (la guardia esce; ad Antigone) E tu rispondi, senza molte parole, ma in 

breve: sapevi che era stato proclamato di non fare questo?

antigone Sapevo: e come non avrei potuto? Era chiaro.

creonte E dunque hai osato trasgredire questa legge?

antigone Ma per me non fu Zeus1 a proclamare quel divieto, né Dike,2 che dimora 

10    con gli dèi inferi,3 tali leggi fissò per gli uomini. E non pensavo che i tuoi editti4 

avessero tanta forza, che un mortale potesse trasgredire le leggi non scritte 

e incrollabili5 degli dèi. Infatti queste non sono di oggi o di ieri, ma sempre 

vivono e nessuno sa da quando apparvero. E di esse io non volevo scontare 

la pena al cospetto degli dèi, per paura della volontà di alcun uomo: sapevo 

15    di dover morire, e come no?, anche se tu non l’avessi proclamato. E se morrò 

prima del tempo, questo io lo chiamo un guadagno: chiunque, come me, vive 

fra tante sventure, come non riporta guadagno, se muore? Così, per me, avere 

questa sorte non è dolore, per nulla; ma se il figlio di mia madre, dopo la sua 

morte, avessi lasciato insepolto cadavere, di tale fatto avrei sofferto: di questo

20    invece non soffro. E se a te sembra che io ora agisca da folle, questa follia la 

devo, forse, ad un folle.

corifeo La fiera indole6 della fanciulla mostra che è nata da fiero padre: e non ha

appreso a cedere alle sventure.

creonte Ma sappi che una volontà troppo dura cade più facilmente; e anche il ferro 

25    più indurito, cotto dal fuoco e temperato, spesso lo puoi vedere spezzato e 

infranto. Destrieri imbizzarriti, io lo so, vengono regolati da un piccolo morso:7 

e non può fare il superbo chi è soggetto ad altri. Costei sapeva bene, allora, di 

commettere una colpa, violando le leggi stabilite; e, dopo averlo fatto, la 

seconda colpa è di vantarsi e deridere tali leggi. Davvero io non sono un uomo, 

30    ma l’uomo è costei, se quest’audacia le rimarrà impunita. Ma sia pur figlia di 

mia sorella, o a me ancora più consanguinea fra quanti della famiglia hanno 

Zeus protettore, essa e sua sorella8 non sfuggiranno a miserrima morte: 

poiché anche quella accuso del pari9 di avere deciso tale sepoltura. (ai servi

Chiamate anche lei: poco fa l’ho vista in casa, furente e fuori di senno. Di 

35    solito, l’animo furtivo10 di chi trama male azioni11 nell’ombra si fa sorprendere 

prima. Ma detesto pure quando uno, sorpreso a commettere il male, poi vuole 

gloriarsene.

antigone Mi hai preso: che vuoi di più che uccidermi?

creonte Io null’altro: ora che ho questo, ho tutto.

40    antigone Che aspetti, allora? Delle tue parole nulla mi piace, e possa non piacermi 

mai; e così anche a te tutto di me riesce sgradito. Ma come avrei conseguito 

gloria più gloriosa, che componendo nel sepolcro12 il fratello mio? Tutti 

costoro direbbero di approvare 

il mio atto, se la paura non 

45    chiudesse loro la lingua. Ma la 

tirannide, fra molti altri

vantaggi, ha anche questo, che 

le è lecito fare e dire quel che 

vuole.

50    creonte Tu sola la vedi così, fra i 

Cadmei13 qui presenti.

antigone Anche costoro la vedono:

ma per te tengono chiusa la bocca.

creonte E tu non ti vergogni di pensare diversamente da loro?

55    antigone Non è per niente vergognoso onorare chi è nato dalle stesse viscere.

creonte Ma non era fratello anche quello che è morto contro di lui?

antigone Fratello, da una sola madre e dallo stesso padre.

creonte Perché, allora, tu rendi un onore, che per lui è  empio?14

antigone Il morto non sarà di quest’opinione.

60    creonte Sì, poiché tu lo onori allo stesso modo che l’empio!

antigone Non uno schiavo è morto, ma un fratello.

creonte Ma devastando questa terra; e l’altro si batteva in sua difesa.

antigone Tuttavia l’Ade15 questi riti brama.

creonte Ma il buono non è pari al cattivo nell’ottenerli.

65    antigone Chi sa se sotterra16 è questa la pietà?

creonte Ma il nemico non è mai caro, neppure quando sia morto.

antigone Non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore.

creonte E allora, se devi amare, va’ sotterra e ama quelli di là; a me, finché vivo 

non comanderà una donna.


Sofocle, Le tragedie, trad. di R. Cantarella, Mondadori, Milano 2007

 >> pagina 464 

Come continua

Creonte rimane irremovibile nel suo proposito di punire la giovane con la morte. A nulla vale l’intervento del figlio Emone – promesso sposo di Antigone – che prova a convincere il padre a rivedere le sue posizioni e a liberare la donna. Creonte sente le parole di Emone come un affronto personale, e rifiuta di farsi consigliare da un «ragazzino». Decide dunque di giustiziare Antigone e la rinchiude – ancora viva – in una caverna sotterranea. Poco dopo, Creonte riceve la visita dell’indovino cieco Tiresia, venuto per esortarlo a tornare sui suoi passi. Il re lo caccia malamente e l’indovino, in risposta, gli predice un’imminente sciagura: Creonte avrebbe presto pagato i suoi delitti con il sangue di un suo familiare. Scosso dalla funesta profezia, Creonte cambia idea, e si precipita a seppellire il cadavere di Polinice. Tuttavia, quando giunge alla grotta in cui è reclusa Antigone, è ormai troppo tardi: la giovane si è impiccata, ed Emone, disperato, tenta invano di colpire il padre e poi si trafigge con la spada. A breve distanza, anche la moglie di Creonte si suicida, incapace di sopportare la morte del figlio. Lo sventurato re si ritrova così completamente solo, distrutto dal dolore e dal senso di colpa.

 >> pagina 465

A tu per tu con il testo

Per dare una giusta sepoltura al fratello, Antigone sfida apertamente il potere, infrangendo la legge con indomita fierezza. Il re, a sua volta, si presenta inflessibile, ostinato a ribadire fino in fondo la sua autorità. In questo vero e proprio “scontro fra titani”, è quasi automatico prendere le parti di Antigone, la giovane donna pronta a dare la vita per onorare i legami di sangue e le leggi degli dèi. Tuttavia, il terribile conflitto tra Creonte e sua nipote nasconde ragioni più oscure e recondite. L’incesto di Edipo – che senza saperlo ha ucciso il padre e sposato la madre – grava sull’esistenza della giovane, e la lega irrimediabilmente a un tragico destino di morte. L’opera di Sofocle, accanto al dilemma tra la legge del sangue e quella dello Stato, scoperchia un abisso pieno di domande scomode, spinose: fin dove può stendersi la mano del potere? Da chi o che cosa trae la sua legittimazione? È possibile sfuggire ai fatali errori degli avi, alle loro mortifere eredità? Quale rapporto lega le questioni di principio, la politica e i meccanismi che agiscono al fondo della psiche umana?

Analisi

L’aspro dialogo fra Creonte e Antigone si apre con una secca e temeraria ammissione di colpa (Confermo di averlo fatto e non lo nego, r. 3): Antigone, interrogata dal re, confessa apertamente di aver celebrato i riti funebri per il fratello Polinice, e di averlo fatto consapevolmente, in opposizione a quanto stabilito dall’autorità e in nome delle leggi non scritte e incrollabili degli dèi (rr. 11-12). Per la cultura degli antichi Greci, l’usanza di non lasciare i cadaveri insepolti deriva da un precetto divino: secondo Antigone, tale disposizione è più importante delle norme scritte che fondano il potere delle singole città. Rivendica in tal modo di aver anteposto all’autorità particolare di Creonte la legge universale degli dèi, più antica e valida non soltanto a Tebe, ma in ogni altro luogo.

Creonte si oppone duramente al punto di vista della nipote, che paragona a un ferro temperato dal fuoco e a un cavallo imbizzarrito (rr. 23-25). Convinto che il potere non possa essere messo in discussione, il re percepisce come un affronto la fierezza della donna la quale, decisa a difendere la giustizia e disposta per questo anche ad andare verso la morte, non si discolpa, non implora pietà, non nega le sue responsabilità.

Ostinato nel difendere le proprie prerogative di sovrano, Creonte evita di fornire spiegazioni razionali alla sua condotta. A lui basta respingere l’attacco portato ai princìpi gerarchici dell’onore e dell’autorità: per di più da una donna che ambisce – secondo la prospettiva maschilista e patriarcale della società greca – a un’inaccettabile inversione di ruoli (Davvero io non sono un uomo, ma l’uomo è costei, se quest’audacia le rimarrà impunita, rr. 29-30).

Nella seconda parte il dialogo diventa più serrato, con un continuo botta e risposta che mostra efficacemente l’insanabilità del conflitto: non a caso, nell’originale greco, ciascuna battuta dei due personaggi occupa un solo verso, creando un effetto di rapidità incalzante. Creonte sostiene che i due fratelli non debbano ricevere lo stesso trattamento: Eteocle era un difensore della patria, mentre Polinice voleva distruggerla con le armi. Antigone risponde che i morti meritano – in qualunque caso – l’onore della sepoltura e rivendica l’importanza del legame di sangue (Non è per niente vergognoso onorare chi è nato dalle stesse viscere, r. 55), contro il quale la ragion di Stato nulla può. In tal modo, il contrasto dei caratteri supera la semplice contrapposizione personale, risolvendosi piuttosto in due visioni antitetiche della vita e del mondo: da una parte Antigone acquista il ruolo della paladina della libertà e della pietà umana; dall’altra Creonte finisce per incarnare, con la sua ottusa inflessibilità, un potere tirannico e insensibile.

 >> pagina 466 

Tuttavia non bisogna dimenticare che Antigone e Creonte – al di là dell’inconciliabile diversità delle loro posizioni – appartengono alla stessa famiglia di regnanti, segnata in origine dal terribile dramma di Edipo. La vicenda dell’incesto, infatti, preme come una maledizione su Tebe e sulla sua casa reale, come attesta lo scontro mortale fra Eteocle e Polinice. Creonte, cognato di Edipo e quindi zio dei suoi figli, si insedia come nuovo re, ma non riesce a liberarsi dalla nefasta eredità. Scegliendo di trattare i due fratelli in modo diverso, inevitabilmente alimenta un’interminabile catena di sventure. Dal canto suo, anche Antigone non riesce a liberarsi dalla maledizione del passato, preferendo morire piuttosto che vedere violato l’onore di Polinice e, con esso, quello della stirpe di Edipo.

Creonte e Antigone, dunque, sono come due facce opposte della stessa medaglia. Appartengono entrambi alla famiglia di Edipo: uno stigma maledetto destinato a non cancellarsi. Il sovrano sprezzante e l’eroina sventurata si somigliano più di quanto sembri a prima vista, come dimostra l’irriducibile e inflessibile durezza con la quale sostengono entrambi le proprie posizioni. Sarà proprio tale intransigenza, incapace di compromessi, a condurre la tragedia verso il suo inevitabile, sanguinoso epilogo.

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false, poi correggi quelle che ritieni false.


a) Antigone nega di aver celebrato i riti funebri per il fratello Polinice.

  • V   F

b) Antigone sapeva che, celebrando i riti funebri per il fratello, avrebbe infranto la legge.

  • V   F

c) Antigone ritiene che la legge degli dèi imponga di celebrare i riti funebri.

  • V   F

d) Antigone teme l’ira del re e quella degli dèi.

  • V   F

e) Antigone afferma di essere folle.

  • V   F

f) Creonte afferma di essere in grado di spezzare la ferrea volontà di Antigone.

  • V   F

g) Creonte accusa Antigone solo di aver violato la legge.

  • V   F

h) Creonte chiede che sia condotta davanti a lui anche la sorella di Antigone, sua complice.

  • V   F

i) Creonte si lascia impietosire dal fatto che Antigone è una sua parente.

  • V   F

j) Dalle parole di Antigone emerge comunque affetto nei confronti dello zio.

  • V   F

k) Antigone afferma che molti tra i presenti sono della sua stessa opinione.

  • V   F

l) Creonte ha impedito i riti funebri per entrambi i fratelli di Antigone.

  • V   F

m) Creonte afferma che non è giusto che anche gli empi abbiano onori funebri.

  • V   F

ANALIZZARE E INTERPRETARE

2. Quale contrasto esiste tra legge umana e legge divina, secondo Antigone?


3. Il primo discorso di Antigone (rr. 10-21) è retoricamente elaborato e fa uso di numerose figure di ripetizione: che scopo hanno? Individuane almeno due.


4. Alla fine del suo primo discorso, Antigone afferma: se a te sembra che io ora agisca da folle, questa follia la devo, forse, ad un folle (rr. 20-21). Chi è il folle di cui parla Antigone e perché lo definisce così?


5. Individua nel discorso di Creonte (rr. 24-37) il riferimento al principio gerarchico del rispetto di un ordine dato da un superiore.


6. Nel discorso di Antigone è contenuto anche un attacco alla tirannia esercitata dallo zio: da quale passaggio del testo lo si evince?


7. Ma la tirannide, fra molti altri vantaggi, ha anche questo, che le è lecito fare e dire quel che vuole (rr. 45-49): con quale tono Antigone pronuncia queste parole?

  • a Deluso.
  • b Rammaricato.
  • c Accusatorio.
  • d Sarcastico.

8. Perché Creonte afferma che secondo Eteocle i riti funebri che Antigone ha celebrato per Polinice sono empi? E che cosa risponde Antigone?


9. Antigone afferma: Chi sa se sotterra è questa la pietà? (r. 65). Quale concezione della pietà e della morale emerge? Quali considerazioni puoi fare a proposito?

COMPETENZE LINGUISTICHE

10. Coordinazione e subordinazione. Stabilisci di che tipo sono le subordinate evidenziate in grassetto.


a) A te dico, a te che inclini il volto a terra 

 


b) Confermo di averlo fatto 

 


c) era stato proclamato di non fare questo 

 


d) non fu Zeus a proclamare quel divieto 

 


e) a te sembra che io ora agisca da folle 

 


f) Costei sapeva bene, allora, di commettere una colpa, violando le leggi stabilite 

 


g) la seconda colpa è di vantarsi e deridere tali leggi 

 


h) Ma sia pur figlia di mia sorella                                                                                          […] essa e sua sorella non sfuggiranno […] poiché anche quella accuso del pari                                                                                   


i) Tutti costoro direbbero di approvare il mio atto, se la paura non chiudesse loro la lingua 

 


j) E tu non ti vergogni di pensare diversamente da loro? 

 

PRODURRE

11. Scrivere per argomentare Sintetizza le ragioni di Creonte e quelle di Antigone in due testi argomentativi di massimo 15 righe ciascuno.


12. Scrivere per argomentare Uno dei motivi che alimentano la rabbia di Creonte è che sia una donna, Antigone, a opporsi ai comandi di un uomo: questo tipo di argomentazione ha ancora un fondamento, oggi? Perché? Esponi le tue considerazioni in massimo 20 righe.

SPUNTI DI RICERCA interdisciplinare

EDUCAZIONE CIVICA

Talvolta può accadere che il rispetto di una legge confligga con le credenze del singolo, il quale può, in alcune situazioni, esercitare la cosiddetta “obiezione di coscienza” o mettere in atto forme di “disobbedienza civile” verso leggi che ritiene ingiuste: che differenza c’è fra le due pratiche? In quali campi si attuano? Fai una ricerca sull’argomento e discutine in classe.

SPUNTI PER discutere IN CLASSE

Chi dei due ha ragione: Creonte o Antigone? Dividetevi in due gruppi di opinione opposta e organizzate un dibattito.

La dolce fiamma - volume B plus
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Poesia e teatro - Letteratura delle origini