T1 - Alba (da Il passaggio d’Enea)

T1

Alba

  • Tratto da Il passaggio d’Enea, 1956
  • Metro sonetto di endecasillabi, senza divisione in strofe e con irregolarità nelle rime

In una mattina d’inverno, un uomo aspetta la donna amata tra i fumi e i rumori di un gelido bar. L’attesa si protrae, carica di tensione. Vedremo finalmente la coppia riunirsi?

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Audiolettura

Amore mio, nei vapori d’un bar

all’alba, amore mio che inverno

lungo e che brivido attenderti! Qua

dove il marmo nel sangue è gelo, e sa

5      di rifresco anche l’occhio, ora nell’ermo

rumore oltre la brina io quale tram

odo, che apre e richiude in eterno

le deserte sue porte?… Amore, io ho fermo

il polso: e se il bicchiere entro il fragore

10    sottile ha un tremitìo tra i denti, è forse

di tali ruote  un’eco. Ma tu, amore,

non dirmi, ora che in vece tua già il sole

sgorga, non dirmi che da quelle porte

qui, col tuo passo, già attendo la morte.


Giorgio Caproni, Poesie 1932-1986, Garzanti, Milano 1995

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A tu per tu con il testo

L’azione di aspettare ha, in sé, qualcosa di paradossale. Non ci sono, infatti, gesti materiali che ci permettano di identificarla con certezza: chi aspetta non fa mai nulla di specifico, e a volte legge distrattamente, o sorseggia un caffè, o consulta uno smartphone per avere l’impressione di essere occupato; di tanto in tanto getta lo sguardo verso la porta, o all’angolo della strada da cui arriverà la persona attesa: secondo l’etimologia latina, in effetti, il significato di “aspettare” è proprio quello di “guardare verso un punto”. Eppure tutti riconosciamo la specificità dell’attendere, che è di natura sentimentale: la percezione del tempo si dilata anormalmente, alterata da emozioni, magari contraddittorie, spesso intense, a volte sconvolgenti. A seconda di chi stiamo aspettando, e di ciò che questa persona significa per noi, oscilliamo tra sentimenti di eccitazione o di ansia; di timore o di speranza; di delusione o di appagamento. Il poeta, con eccezionale acutezza percettiva, coglie, nella tensione crescente dell’attesa, anche un significato simbolico: un’esperienza quotidiana e banale, così, va trasfigurandosi in un potente emblema dell’angoscia.

Analisi

Per comprendere il testo, è utile leggere le parole con cui l’autore stesso ne raccontò l’ispirazione: «A Roma, verso la fine del 1945. Ero in una latteria, solo, vicino alla stazione, e aspettavo mia moglie Rina che doveva arrivare da Genova. Una latteria di quelle con i tavoli di marmo, con le stoviglie mal rigovernate che sanno appunto di “rifresco”. Mia moglie non poteva stare con me a Roma perché non trovavo casa e dovevo stare in pensione. Erano tempi tremendi». La spiegazione del poeta illustra la situazione reale cui alludono i suoi versi: siamo nei primi mesi del secondo dopoguerra, in un locale popolare dove egli ha appuntamento con la moglie. La coppia si ama teneramente ma, per ragioni economiche, è costretta a stare separata: la frustrazione della protratta lontananza quindi spiega l’appassionata invocazione iniziale, Amore mio (v. 1), che ripetutamente punteggia con affetto il testo.

Ma, nonostante il realismo dei dettagli, che delineano un quadro assai concreto, la poesia ci trasporta in un’atmosfera visionaria: la donna, infatti, perde ogni connotato personale; anzi, nemmeno compare. Intorno tutti gli oggetti materiali sono, per così dire, trasfigurati: i tavolini, il tram (v. 6), il bicchiere (v. 9), immersi in un clima onirico e spettrale.

Dai tempi dei trovatori medievali, poeti e drammaturghi hanno presentato l’alba come una sciagura per gli innamorati i quali debbono, loro malgrado, separarsi al mattino. L’alba di Caproni sembra però lontana da questa tradizione, ed esprime un significato assai diverso: la mattinata invernale vede infatti il poeta in attesa del suo Amore (v. 1) che – si suppone – comparirà da un momento all’altro. Non una separazione dunque, ma un incontro.

Tuttavia, invece di assistere alla riunione della coppia, cogliamo segni che ci trasmettono un’oscura inquietudine: soprattutto le ricorrenti immagini del gelo (v. 4), che s’insinua un po’ ovunque, comunicano un’intensa sensazione di disagio. Come mai il freddo non accenna a svanire? L’inverno / lungo (vv. 2-3) dell’attesa, dunque, non è destinato a terminare? Il freddo penetrante, che si propaga dal marmo (v. 4) del bancone fin dentro il sangue (v. 4) del poeta, va assumendo così un significato metaforico evidente: l’assenza dell’amata e la lontananza del suo caldo affetto hanno raggelato il cuore del poeta in un simbolico inverno.

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Al freddo si aggiunge, da lontano, un altro elemento sensoriale: oltre la brina (v. 6), il poeta ode il rumore delle porte (v. 8) di un tram (v. 6) che, come spesso succede al capolinea, si aprono e si richiudono di continuo. Forse, finalmente, la donna è giunta e, scesa dal mezzo pubblico, varcherà la soglia del bar. Perché allora non la vediamo comparire? Perché le porte automatiche restano deserte (v. 8)? Anche in questo caso, uno stimolo percettivo, cioè il suono secco e meccanico delle porte che sbattono, insinua una sottile angoscia: come nei precedenti versi il freddo, ora questo sgradevole suono si propaga dappertutto fino al punto da trasmettersi, con un’immagine che fa rabbrividire, al tremitìo (v. 10) del bicchiere di vetro contro i denti (v. 10) del poeta.

Insomma, sembra proprio che il piacere dell’incontro venga di nuovo rimandato: un dubbio, a questo punto, si è impossessato completamente del poeta. Rivolgendosi direttamente all’amata che, mentre il sole (v. 12) sta già sorgendo, ancora non è arrivata, egli esprime il suo tremendo quesito: ma che cosa sto attendendo qui? Te, amore (v. 11), o la morte (v. 14)? In questa domanda Caproni esprime la drammatica angoscia dell’aspettare e ne fa il simbolo dell’intera esistenza umana, trascorsa proprio in attesa della morte.

Laboratorio sul testo

Comprendere

1. Dove si trova il poeta?

  • a A una fermata del tram in una mattina di pioggia. 
  • b In un bar di notte. 
  • c In un bar di prima mattina. 
  • d Su un tram in una mattinata di sole. 


2. Per quanto tempo l’io lirico resta nel bar?

  • a Per qualche minuto. 
  • b Per circa un’ora. 
  • c Non possiamo dirlo con precisione. 
  • d Finché la donna non arriva. 


3. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.


a) Il poeta si rivolge direttamente alla donna amata.

  • V   F

b) L’inverno di cui si parla non è reale, ma solo metaforico.

  • V   F

c) L’aria nel bar è densa e opprimente.

  • V   F

d) La presenza dei vapori indica l’alta temperatura del locale.

  • V   F

e) Il poeta beve da una tazza.

  • V   F

f) Il tempo atmosferico della giornata è cupo e uggioso.

  • V   F

g) Fuori dal bar la temperatura è molto bassa.

  • V   F

h) Nei pressi del bar c’è una fermata del tram.

  • V   F

i) Non sappiamo se ci sono altre persone nel bar accanto al poeta.

  • V   F

j) Il poeta si aspetta che la donna scenda dal tram.

  • V   F

k) La donna è giovane e bellissima.

  • V   F

Analizzare e interpretare

4. Associa ciascun passo dalla poesia alla figura retorica corrispondente.

  • a) fragore / sottile
  • b) tremitìo tra i denti
  • c) Amore mio, nei vapori d’un bar / all’alba, amore mio che inverno
  • d) sa / di rifresco anche l’occhio
  • e) Amore mio
  • f) il sole / sgorga


1) allitterazione

2) ossimoro

3) sinestesia

4) apostrofe

5) anadiplosi

6) metafora


5. La lingua della poesia è fitta di figure di suono e notiamo un denso fonosimbolismo. Sottolinea le numerose parole dove la r viene preceduta o seguita da una consonante. Alla luce della situazione descritta nella poesia, perché secondo te l’autore sfrutta così intensamente questo suono?


6. La forma metrica della poesia si richiama a quella del sonetto. Quali elementi vengono conservati e quali, invece, vengono rimossi?


7. La poesia è ricca di enjambement. Quali sono quelli che separano nome e aggettivo?

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Competenze linguistiche

8. Il gelo e il ghiaccio compaiono in molte espressioni e modi di dire della lingua italiana. Associa ciascuna espressione al suo significato e scrivi una frase con ciascuno dei tre modi di dire che ti colpiscono maggiormente.

  • a) Sentirsi gelare il sangue
  • b) Mantenere il sangue freddo
  • c) Agire a sangue freddo
  • d) Rompere il ghiaccio
  • e) Restare di ghiaccio
  • f) Sguardo di ghiaccio


1) Mantenere la calma e la lucidità in una situazione di confusione o di pericolo.

2) Fare qualcosa, solitamente di malvagio e dannoso per altri, con piena consapevolezza e premeditazione.

3) Prendere un’iniziativa che gli altri non hanno il coraggio di prendere, come parlare per primi a una persona sconosciuta, o affrontare per primi un tema di cui nessuno osa parlare.

4) Provare un grande spavento o un moto d’orrore.

5) Rimanere senza parole e ritrovarsi incapaci di reagire per un eccesso di sorpresa o di turbamento di fronte a una situazione inattesa.

6) Guardare qualcuno senza calore né simpatia, per farlo tacere o per esprimere disprezzo o fastidio nei suoi confronti.


9. […] che inverno / lungo e che brivido attenderti! (vv. 2-3). Qual è la funzione di “che”?

  • a Pronome relativo. 
  • b Pronome esclamativo. 
  • c Aggettivo esclamativo. 
  • d Congiunzione dichiarativa. 
  • e Pronome interrogativo. 
  • f “Che” polivalente. 

Scrivere correttamente

10. Trasforma i seguenti versi da discorso diretto a discorso indiretto. Inizia con “Il poeta, rivolgendosi alla donna amata, le dice che/le chiede di…” ecc. Se ti serve, puoi modificare l’ordine poetico delle parole.


Ma tu, amore, / non dirmi, ora che in vece tua già il sole / sgorga, non dirmi che da quelle porte / qui, col tuo passo, già attendo la morte.

Produrre

11. Scrivere per descrivere Descrivi, in circa 20 righe, un ambiente particolarmente freddo, interno o esterno. Non puoi usare parole come freddo, gelo, ghiaccio, neve, inverno.


12. Scrivere per raccontare Immagina di essere un avventore del bar dove il poeta ambienta la sua poesia. Sei seduto a poca distanza da lui: racconta, in terza persona, l’arrivo del poeta, la sua attesa, e immagina come finisce la storia. Lei arriva oppure no? Che cosa succede dopo?

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