T4 - C’era una volta (da L’allegria)

T4

C’era una volta

  • Tratto da L’allegria, 1931
  • Metro versi liberi di misura breve

Il paesaggio del Carso, sotto la luna, richiama alla memoria del poe­ta un luogo dove egli vagheggia di potersi rifugiare, allontanandosi dall’infuriare della guerra.

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Audiolettura

Quota centoquarantuno* l’1 agosto 1916


Bosco Cappuccio

ha un declivio

di velluto verde

come una dolce

5      poltrona


 Appisolarmi

solo

in un caffè remoto

con una luce fievole

10    come questa

di questa luna


Giuseppe Ungaretti, Vita d’un uomo, ed. cit.

A tu per tu con il testo

Ognuno di noi frequenta luoghi diversi: la biblioteca della scuola, un bar del centro, un cinema o una palestra nel quartiere. Lì vediamo gli amici o conosciamo persone nuove; facciamo esperienze diverse; ora parliamo, ora ascoltiamo. A volte non accade niente di speciale: in un angolo, pensiamo alle nostre cose, più o meno svagati mentre gli altri vanno e vengono. Con il tempo, però, nella memoria certi posti acquistano valore: li leghiamo a ricordi che, man mano che cresciamo e diventiamo più consapevoli di noi stessi, assumono rilievo. Può allora capitare che, quando la vita ci sottopone a dure prove, ci venga in mente un luogo del passato, dove ci sentivamo protetti, felici, o dove ci è capitato qualcosa di importante: la mente ci ricorda in questo modo che non tutto nella vita è doloroso, e che la serenità è possibile. Così è per il poeta: immerso in una guerra atroce, per un attimo, la realtà che lo circonda si trasforma come in sogno e il ricordo lo trasporta, con struggente abbandono, in un’atmosfera remota e quieta.

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Analisi

Come sempre succede in Ungaretti, il titolo è parte integrante del testo della poesia. C’era una volta è la formula d’apertura delle fiabe, che come per incantesimo ci trasporta in un passato senza tempo e in una dimensione senza storia. In tal modo si ha l’impressione che Bosco Cappuccio (v. 1), il toponimo che apre la poesia, sia un luogo di invenzione, inesistente nella realtà: il suo nome, che occupa l’intero primo verso, compare magicamente dal nulla e risveglia suggestive memorie d’infanzia.

Invece Bosco Cappuccio, nonostante il nome fiabesco, non solo esiste veramente, ma fu anche teatro di sanguinosi scontri tra gli eserciti, per la sua posizione strategica. Di questa località reale, però, il poeta non richiama il carico di violenza e di tragedia ma ne coglie, sull’onda di una profonda fatica esistenziale, la riposante dolcezza. Nella limpida rappresentazione di Ungaretti, la guerra viene, per un attimo, sospesa: il “c’era una volta” riporta in vita, rimossa la ferocia del contesto, l’ospitalità della natura, la sua amicizia originaria verso l’uomo che può, rassicurato e tranquillo, affidarsi, anche se solo nel desiderio, al suo accogliente abbraccio.

L’intera poesia si sostiene su una sorprendente catena di associazioni mentali. In brevi, sintetici versi, il poeta traduce in immagini il sussulto emotivo che coinvolge, come in un domino, la percezione e l’immaginazione. Si comincia dalla morbidezza del crinale boschivo, che pare tramato di velluto (v. 3), il particolare tessuto, piacevole al tatto, con cui si cuciono abiti avvolgenti e si foderano sedute pregiate. Come una dolce / poltrona (vv. 4-5) è quindi una similitudine che sorge quasi spontanea: l’immaginazione del poeta riconduce a un oggetto familiare e confortevole la realtà naturale, percepita con gli occhi e ricreata dall’immaginazione con tanta intensità che sembra di toccarla.

Nella seconda parte della poesia agiscono il desiderio e la memoria: l’apparizione della poltrona spinge l’io lirico a desiderare un calmo sonno. Appisolarmi (v. 6), infatti, è il sogno del poeta, che vorrebbe assopirsi (v. 6), nel lontano bosco-poltrona, visibile dalle trincee. E con un cortocircuito folgorante ecco che la poltrona rievoca, tutt’intorno a sé, un ambiente che il poeta ben ricorda: egli si vede, solo (v. 7), in un caffè remoto (v. 8). Ungaretti stesso chiarì questa allusione autobiografica, spiegando che si trattava di un caffè reale frequentato da poeti ad Alessandria d’Egitto, sua città natale. Là egli era solito recarsi con un caro amico di giovinezza, poi morto suicida. Il cerchio così si chiude: la luce fioca al chiuso del caffè, vagheggiata nel ricordo, viene paragonata alla luce reale della luna (v. 11) che, nel momento in cui il poeta scrive, illumina il paesaggio. Con un gioco di prestigio, dal remoto ricordo della giovinezza il poeta è quindi ritornato, come sottolinea la ripetizione del dimostrativo questa (v. 10), al presente del qui e ora.

Come sappiamo, la poesia fa parte di una raccolta che parla della guerra. Ma niente, all’interno del testo, sembra riferirsi alle battaglie che, nei paraggi di Bosco Cappuccio, furono combattute in quegli anni: si ha la sensazione di leggere il resoconto di un trasognato volo pindarico. Ma è solo un abile esercizio della fantasia dell’autore? Una lettura simile sarebbe decisamente riduttiva: le coordinate spazio-temporali, che precedono la poesia, ci dicono quando e dove il testo è stato scritto, e non possiamo eludere il riferimento.

Orientati da tali coordinate, allora, riusciamo a cogliere la speciale intonazione che vibra nei versi, e il dolore che si cela in essi. La nostra sensibilità di lettori, acuita dall’intensa espressività delle immagini, ci fa sentire tutto il peso, tutta la stanchezza del povero soldato, sfinito nello spirito e nel corpo, che come sospirando confessa il proprio desiderio di riposo. Il momentaneo assentarsi dalla tragedia, attraverso la fuga nel ricordo, è un momento di respiro, una boccata dell’aria del passato, quando il poeta era ancora pieno di vitale entusiasmo, prima che il grande conflitto mondiale seminasse morte e distruzione nel mondo.

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Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Riassumi il contenuto dei versi in massimo 5 righe.


2. Che cos’è Bosco Cappuccio (v. 1)?

  • a Un luogo reale. 
  • b Un luogo d’invenzione. 
  • c Un luogo reale, con un nome d’invenzione. 
  • d Un luogo d’invenzione, con il nome di un luogo reale. 


3. Dove e quando l’io lirico scrive la poesia? (sono possibili più risposte)

  • a In un caffè di Alessandria d’Egitto. 
  • b Sul Carso. 
  • c In un caffè di Parigi. 
  • d Durante la Prima guerra mondiale. 
  • e Negli anni che precedono la Prima guerra mondiale. 
  • f Al mattino, appena alzato. 
  • g La notte. 
  • h Dopo pranzo. 
  • i In pieno inverno. 
  • j In estate. 
  • k In primavera, quando l’erba è più verde. 


4. Rispetto a dove si trova il poeta, Bosco Cappuccio è vicino o lontano? Da quale parola nel testo lo capisci?


5. Il caffè è remoto (v. 8) perché è

  • a lontano dal qui e ora del poeta, poiché sta nella sua memoria. 
  • b a Bosco Cappuccio, che è un luogo lontano da raggiungere. 
  • c un luogo completamente immaginario, e quindi è lontano dalla realtà. 

ANALIZZARE E INTERPRETARE

6. Associa ciascuna figura retorica al frammento di testo che la esemplifica.

  • a) metafora
  • b) analogia
  • c) allitterazione
  • d) anadiplosi
  • e) similitudine


1) un declivio / di velluto verde

2) velluto verde

3) come una dolce / poltrona

4) Appisolarmi là […] in un caffè remoto

5) come questa / di questa luna


7. In assenza di punteggiatura e di metrica regolare, la divisione in strofe sembra arbitraria. Rileggendo l’analisi, secondo te la divisione in due strofe ha qualche ragione?


8. Quale effetto semantico ottiene il poeta isolando la parola solo del v. 7?

COMPETENZE LINGUISTICHE

9. La seconda parte inizia con un verbo all’infinito: Appisolarmi. Si tratta di un infinito

  • a dubitativo. 
  • b esclamativo. 
  • c iussivo. 
  • d desiderativo. 
  • e narrativo. 
  • f sostantivato. 

PRODURRE

10. Scrivere per descrivere Immagina di frequentare il caffè cui allude il poeta. Descrivi il luogo, fingendo di essere seduto in una poltrona verde sotto una lampada dalla luce fievole. Che cosa vedi? Con chi sei? Che tipo di persone incontri? Che musica si ascolta? Di che cosa si parla? Scrivi almeno 20 righe.


11. Scrivere per raccontare Ti è mai capitato di ricordare improvvisamente un episodio del tuo passato sulla base di una percezione del momento presente? Le parole di un amico, per esempio, che ti fanno venire in mente una situazione che hai vissuto; oppure un luogo, come nella poesia, che ti ricorda qualcos’altro. Racconta l’episodio in massimo 10 righe, usando i seguenti termini: ricordare, evocare, richiamare alla mente.

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