T2 - ANALISI ATTIVA - Guido Gozzano, Invernale (da I colloqui)

analisi attiva

T2

Guido Gozzano

Invernale

  • Tratto da I colloqui, 1911
  • Metro sestine di endecasillabi rimate ABBAAB, con l’eccezione della quinta strofa, rimata ABABBA
Guido Gustavo Gozzano nasce nel 1883 a Torino, da famiglia borghese benestante. Trascorre la gioventù fra il capoluogo piemontese e Agliè, nel Canavese, dove i suoi genitori possiedono una villa di campagna. Iscritto alla facoltà di Giurisprudenza, non giunge a laurearsi: ai codici legali preferisce i romanzi, i libri di poesia, le serate a teatro o nei caffè, gli sport come il pattinaggio e il nuoto, che pratica nonostante la salute cagionevole. Scrive su varie riviste, anche fiabe per l’infanzia, e dà alle stampe i primi versi, riuniti nella Via del rifugio (1907). Poco dopo gli viene diagnosticata la tisi, una grave malattia polmonare, che lo induce a trascorrere lunghi periodi in Liguria e sulle Alpi, nella speranza che il clima più salubre possa giovargli. Dopo aver pubblicato la raccolta poetica più importante, I colloqui (1911), parte in nave per un viaggio in India, dal quale nasce una serie di articoli usciti sul quotidiano “La Stampa” (1912) e poi raccolti postumi in Verso la cuna del mondo nel 1917. L’anno precedente, infatti, Gozzano muore a Torino, a soli trentatré anni, vinto dalla malattia.

Torino, un inverno nei primi anni del Novecento. Un gruppo di amici pattina allegramente su un laghetto ghiacciato, quando all’improvviso con un rumore sinistro la superficie si incrina. Tutti fuggono, salvo una ragazza temeraria che invita il poeta a volteggiare con lei. Ma il ghiaccio scricchiola ancora…

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Audiolettura

«… cri… i… i… i… i… icch…»

                                                   l’incrinatura

il ghiaccio rabescò, stridula e viva.

«A riva!». Ognuno guadagnò la riva

disertando la crosta malsicura.

5      «A riva! A riva!…». Un soffio di paura

disperse la brigata fuggitiva.


«Resta!». Ella chiuse il mio braccio conserto,

le sue dita intrecciò, vivi legami,

alle mie dita. «Resta, se tu m’ami!».

10    E sullo specchio  subdolo e deserto

soli restammo, in largo volo aperto,

ebbri d’immensità, sordi ai richiami.

Fatto lieve così come uno spetro,

senza passato più, senza ricordo,

15    m’abbandonai con lei, nel folle accordo,

di larghe rote disegnando il vetro.

Dall’orlo il ghiaccio fece cricch, più tetro…

dall’orlo il ghiaccio fece cricch, più sordo…


Rabbrividii così, come chi ascolti

20    lo stridulo sogghigno della Morte,

e mi chinai, con le pupille assorte,

e trasparire vidi i nostri volti

già risupini lividi sepolti…

Dall’orlo il ghiaccio fece cricch, più forte…


25    Oh! Come, come, a quelle dita avvinto,

rimpiansi il mondo e la mia dolce vita!

O voce imperïosa dell’istinto!

O voluttà di vivere infinita!

Le dita liberai da quelle dita,

30    e guadagnai la ripa, ansante, vinto…


Ella sola restò, sorda al suo nome,

rotando a lungo nel suo regno solo.

Le piacque, alfine, ritoccare il suolo;

e ridendo approdò, sfatta le chiome,

35    e bella ardita palpitante come

la procellaria che raccoglie il volo.


Non curante l’affanno e le riprese

dello stuolo gaietto femminile,

mi cercò, mi raggiunse tra le file

40    degli amici con ridere cortese:

«Signor mio caro, grazie!». E mi protese

la mano breve, sibilando: «Vile!».


Guido Gozzano, Opere, a cura di G. Baldissone, Utet, Torino 2013

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A tu per tu con il testo

“Mi ami davvero? Non so se crederti”. “Te lo giuro. Mettimi alla prova”. “Va bene”. Dialoghi come questo riecheggiano da millenni sul pianeta Terra. Riflettono un meccanismo psicologico naturale, dal quale però possono nascere giochi pericolosi: e questo breve racconto in versi di Gozzano ce lo mostra bene. Perché rischiare la pelle, continuando a pattinare sul ghiaccio che forse sta per cedere? Passato il momento di ebbrezza romantica il poeta recupera il controllo e si mette in salvo, dando ascolto all’istinto di conservazione. Nella vita invece capita a volte di perdere la lucidità e lasciarsi trascinare in un gorgo. Eppure chi ti vuole bene mai si sognerebbe di indurti a rischiare la reputazione, o addirittura la vita. Quelli sono capricci, tesi a manipolare la gente per ricavarne una soddisfazione meschina. Negli ultimi anni, con i social media, il problema si è allargato a macchia d’olio. Non accettare caramelle dagli sconosciuti, diceva un tempo la nonna: non accettare sfide dagli sconosciuti, verrebbe da dire oggi. Si moltiplicano infatti i malintenzionati che giocano sulle fragilità degli adolescenti e sulla loro voglia di collaudare i limiti, inducendoli ad atti di violenza e autolesionismo. Ma se a proporre un’assurda prova di coraggio fosse pure il migliore amico, o la persona che ami alla follia, ne varrebbe perciò la pena? Chi si arrampica in cima a un grattacielo per scattarsi un selfie è un eroe da ammirare o un idiota esibizionista? Non sempre c’è il lieto fine come in Invernale.

 >> pagina 306

Analisi ATTIVA

Gozzano apre il componimento con una scelta inusuale: propone un verso che riproduce con un’insistita onomatopea (… cri… i… i… i… i… icch…, v. 1) il rumore prodotto dal ghiaccio incrinato, che si propaga in tutta la prima sestina, tramite l’insistenza sulla consonante r (rabescò, stridula, riva, crosta ecc.). L’impressione sonora si accompagna a una nitida impressione visiva, data dall’arabesco che all’improvviso solca la crosta malsicura (v. 4). Così al lettore sembra quasi di percepire i primi scricchiolii e assistere alla rapida fuga dei giovani pattinatori, che spaventati raggiungono la riva.

1. Il soffio di paura (v. 5) che disperde la brigata degli amici è

  • a una metonimia.
  • b una metafora.
  • c una personificazione.
  • d una sinestesia.

2. In quali versi si ripete l’onomatopea? Come cambia, però, il suono? Perché?

Con la seconda sestina entra in scena la figura del poeta, che narra in prima persona un’avventura durata qualche minuto: abbastanza per provare emozioni fortissime. Mentre sembra che la superficie del lago ghiacciato stia per cedere, una ragazza temeraria lo invita a rimanere con lei, intrecciando le mani alle sue e chiedendogli una sorta di estrema prova d’amore: «Resta, se tu m’ami!» (v. 9). Il poeta si lascia coinvolgere, e i due prendono a pattinare tenendosi sottobraccio, dimentichi del pericolo e insensibili ai richiami degli amici.

Dante Alighieri nella Divina Commedia (Inferno, XXVI) aveva raccontato il «folle volo» di Ulisse, che oltrepassò i limiti imposti all’uomo, spingendo i compagni oltre le colonne d’Ercole (lo stretto di Gibilterra), nell’oceano, dove la loro nave si era inabissata. Gozzano allude all’episodio, parlando di largo volo (v. 11) e folle accordo (v. 15) dei due incoscienti, che sfidano la sorte per futili motivi. Intanto lo specchio ghiacciato produce rumori sempre più inquietanti, come sottolinea il crescendo dato dai vv. 17-18 e 24, che si ripetono quasi identici, con la sola variante dell’aggettivo finale (tetro, sordo, forte).


3. Rileggi la prima metà della seconda strofa: con quali accorgimenti retorici è sottolineata l’insistenza della ragazza? (sono possibili più risposte)
  • a Polisindeto.
  • b Poliptoto.
  • c Ripetizione.
  • d Climax.
  • e Enumerazione.

4. Quali espressioni indicano l’abbandono totale dei due pattinatori ai loro volteggi sul ghiaccio?

Il poeta, che un attimo prima si era sentito leggerissimo (lieve così come uno spetro, v. 13), rabbrividisce e ha una visione sinistra, anch’essa di dantesca memoria (Dante infatti aveva immaginato sul fondo dell’Inferno un enorme lago ghiacciato, il Cocito): sotto la lastra gli appare il suo viso e quello della donna, risupini lividi sepolti (v. 23), come se fossero quelli di cadaveri. Il cricch (v. 24) più forte agisce come una campana che risveglia in lui i ricordi (rimpiansi il mondo e la mia dolce vita, v. 26): dunque si libera dalla stretta e riguadagna ansimante, sconfitto, la salvezza sulla riva. La paura gli ha tolto l’abito da eroe romantico, che davvero non fa al caso suo. Gozzano si rappresenta in poesia come un inetto, sognatore e velleitario, ma non si compiange: è solito, qui come altrove, spargere nei suoi versi abbondanti dosi di autoironia.

5. Come viene definito il riso della morte? Dove è già stato usato questo aggettivo? Perché, secondo te, c’è questa ripetizione?

6. A quale impulso risponde il poeta, quando si allontana dalla compagna e torna verso la riva?
  • a All’istinto di fuga. 
  • b All’istinto di autoconservazione. 
  • c All’istinto di protezione. 
  • d All’istinto materno. 

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La donna vince l’uomo per coraggio, continuando con disinvolta incoscienza a pattinare a lungo, per poi tornare infine tra gli amici ridendo, bella ardita palpitante (v. 35). Il poeta, ammirato dalla sua energia vitale e dalla noncuranza con cui ha sfidato il destino, la paragona alla procellaria, un uccello che vola anche quando il mare è in burrasca. L’amata incarna un tipo femminile moderno, ben lontano dalle timide, modeste e riservate dame che troviamo spesso nell’immaginario letterario tradizionale. Non fa neppure caso ai rimproveri delle amiche, che sotto sotto la invidiano, e celebra il proprio trionfo cercando nel gruppo il poeta colpevole di averla lasciata sola. Sorridente, gli sussurra la sua vendetta, umiliandolo con una sola parola: Vile! (v. 42).

7. Di che cosa non si cura la giovane pattinatrice rimasta sola? (sono possibili più risposte)
  • a Della paura del poeta. 
  • b Dei richiami degli amici. 
  • c Dei continui scricchiolii del ghiaccio. 
  • d Della fatica fisica. 
  • e Del buio che sta arrivando. 
  • f Dei rimproveri delle amiche. 

8. Il ringraziamento della ragazza al poeta è
  • a sincero. 
  • b allegro. 
  • c triste. 
  • d ironico. 

Laboratorio sul testo

COMPETENZE LINGUISTICHE

9. Lessico. La solidarietà semantica. A quali nomi possono essere associati i seguenti aggettivi, usati nel testo? Dopo averne indicati almeno due per ciascuno, usa una delle coppie aggettivo + nome in una frase.


• stridulo • subdolo • lieve • tetro • sordo • assorto • livido • imperioso • ardito • cortese

PRODURRE

10. Scrivere per descrivere Come immagini la bella ardita che continua a pattinare nonostante lo scricchiolio sul ghiaccio? Descrivila in massimo 15 righe, ricordandoti che si tratta di una ragazza abbigliata e acconciata come si usava negli anni Dieci del Novecento (puoi cercare qualche immagine in rete).


11. Scrivere per persuadere Immagina un dialogo tra il poeta e la ragazza, in cui lei cerca di convincerlo a restare sul ghiaccio e lui ad andare via (massimo 15 righe).

SPUNTI DI RICERCA interdisciplinare

SCIENZE MOTORIE

Il pattinaggio è uno degli sport più antichi e ricchi di tradizione. Oggi, quali e quante sono le sue specialità, e quali sono le regole che le distinguono? Dividetevi in gruppi e fate una ricerca su questo argomento.

SPUNTI PER discutere IN CLASSE

Ma chi l’ha detto che i maschi sono sempre forti e coraggiosi e le ragazze paurose e indifese? Che cosa pensi di questo stereotipo?

La dolce fiamma - volume B plus
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Poesia e teatro - Letteratura delle origini