T1 - TESTO GUIDA - Pier Paolo Pasolini, Il pianto della scavatrice (da Le ceneri di Gramsci)
testo guida
T1
Pier Paolo Pasolini
Il pianto della scavatrice
- Tratto da Le ceneri di Gramsci, 1957
Nel poemetto Il pianto della scavatrice Pier Paolo Pasolini descrive i cambiamenti economico-sociali che, nel secondo dopoguerra, trasformarono l’Italia in un paese moderno. Nella VI sezione, qui riportata, il poeta sente il rumore di una scavatrice al lavoro in un cantiere. Il frastuono gli pare un grido pieno di angoscia: il lamento di un passato perso per sempre, travolto dallo sviluppo della civiltà industriale. Nei versi emerge la vicinanza sentimentale dell’autore agli operai e agli oppressi, che in silenzio lottano per la giustizia sociale.
Audiolettura
Nella vampa abbandonata
del sole mattutino – che riarde,
ormai, radendo i cantieri, sugli infissi
riscaldati – disperate
5 vibrazioni raschiano il silenzio
che perdutamente sa di vecchio latte,
di piazzette vuote, d’innocenza.
Già almeno dalle sette, quel vibrare
cresce col sole. Povera presenza
10 d’una dozzina d’anziani operai,
con gli stracci e le canottiere arsi
dal sudore, le cui voci rare,
le cui lotte contro gli sparsi
blocchi di fango, le colate di terra,
15 sembrano in quel tremito disfarsi.
Ma tra gli scoppi testardi della
benna, che cieca sembra, cieca
sgretola, cieca afferra,
quasi non avesse meta,
20 un urlo improvviso, umano,
nasce, e a tratti si ripete,
così pazzo di dolore, che, umano,
subito non sembra più, e ridiventa
morto stridore. Poi, piano,
25 rinasce, nella luce violenta,
tra i palazzi accecati, nuovo, uguale,
urlo che solo chi è morente,
nell’ultimo istante, può gettare
in questo sole che crudele ancora splende
30 già addolcito da un po’ d’aria di mare…
A gridare è, straziata
da mesi e anni di mattutini
sudori – accompagnata
dal muto stuolo dei suoi scalpellini,
35 la vecchia scavatrice: ma, insieme, il fresco
sterro sconvolto, o, nel breve confine
dell’orizzonte novecentesco,
tutto il quartiere… È la città,
sprofondata in un chiarore di festa,
40 – è il mondo. Piange ciò che ha
fine e ricomincia. Ciò che era
area erbosa, aperto spiazzo, e si fa
cortile, bianco come cera,
chiuso in un decoro ch’è rancore;
45 ciò che era quasi una vecchia fiera
di freschi intonachi sghembi al sole,
e si fa nuovo isolato, brulicante
in un ordine ch’è spento dolore.
Piange ciò che muta, anche
50 per farsi migliore. La luce
del futuro non cessa un solo istante
di ferirci: è qui, che brucia
in ogni nostro atto quotidiano,
angoscia anche nella fiducia
55 che ci dà vita, nell’impeto gobettiano
verso questi operai, che muti innalzano,
nel rione dell’altro fronte umano,
il loro rosso straccio di speranza.
Pier Paolo Pasolini, Le ceneri di Gramsci, Einaudi, Torino 1981
A tu per tu con il testo
La città è il luogo migliore per osservare l’avanzata del progresso, ma anche per comprendere i costi, spesso altissimi, che comporta. Ogni cambiamento del resto implica una perdita, e solo in futuro sapremo se ne sia valsa davvero la pena. Gli anni in cui Pasolini scrive Il pianto della scavatrice sono gli anni del cosiddetto “boom economico”, ma anche della dissennata speculazione edilizia che sfigurò la nostra penisola, causando danni gravissimi, che solo oggi vediamo con chiarezza. Tanti italiani allora non ci badavano, troppo impegnati a conquistarsi un’esistenza dignitosa, a scuotersi di dosso una povertà secolare. Proviamo allora a chiederci che cosa penseranno di noi i nostri nipoti, quando si guarderanno indietro, per considerare il modo in cui avremo affrontato le drammatiche emergenze ambientali del nostro tempo.
Laboratorio sul testo
comprendere
1. In quale momento del giorno il poeta sente vibrazioni che squassano il silenzio?
- a Nel primo pomeriggio.
- b Nel cuore della notte.
- c Verso il tramonto.
- d Di mattina.
2. Come vengono descritti gli operai presenti nel cantiere?
3. Che cosa fa la scavatrice, umanizzata?
4. Quale azione compiono gli operai, nella parte finale del componimento? Qual è il significato di tale gesto?
Analizzare e Interpretare
5. Tra i vv. 41 e 48, l’autore pone in antitesi il vecchio mondo contadino e quello, nuovo, della città. Indica sul quaderno le immagini usate per descrivere l’uno e l’altro.
6. La rima tra i vv. 25 e 27 (violenta : morente) è
- a difficile.
- b ricca.
- c identica.
- d quasi-rima.
7. Il componimento presenta una continua alternanza di tipologie di versi, ma in chiusura la loro misura si regolarizza. Gli ultimi tre versi sono infatti tutti
- a ottonari.
- b novenari.
- c endecasillabi.
- d dodecasillabi.
Competenze linguistiche
8. Nella poesia sono presenti sostantivi e aggettivi oggi poco usati nel linguaggio quotidiano. Oltre a quelli indicati in nota, aggiungi almeno un sinonimo alle seguenti voci:
stridore |
rancore |
||
stuolo |
sghembo |
||
sterro |
Produrre
9. Scrivere per descrivere Indossa i panni del cronista e descrivi con piglio realistico la scena che il poeta ha rappresentato nel componimento. La tua cronaca dovrà essere priva dei connotati simbolici presenti nella poesia e non supererà le 30 righe.
SPUNTI DI RICERCA interdisciplinare
Storia
Pasolini scrive questi versi agli albori del cosiddetto “boom economico”, quando l’Italia conobbe una vorticosa crescita industriale. Svolgi una ricerca su questo periodo storico, chiedendo, se possibile, anche una testimonianza diretta a chi l’ha vissuta. Quindi prepara una relazione orale di circa cinque minuti.
SPUNTI PER discutere IN CLASSE
L’autore ritiene che lo sviluppo industriale e l’abbandono delle campagne siano stati fenomeni negativi. Discutete questo suo punto di vista dividendovi tra chi è d’accordo con lui e chi invece non rimpiange il mondo contadino, con i suoi costumi e le sue tradizioni.
La dolce fiamma - volume B plus
Poesia e teatro - Letteratura delle origini