L’autore
▶ Unità 3, T7, p. 191
▶ Unità 3, T7, p. 191
Attraverso una serie di immagini concrete Montale rappresenta la condizione di dolore che non risparmia né le cose né gli esseri viventi: solo un imperturbabile distacco può consentire di fronteggiarla.
Audiolettura
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
5 Bene non seppi, fuori del ▶ prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Eugenio Montale, Ossi di seppia, a cura di P. Cataldi e F. d’Amely, Mondadori, Milano 2003
Lungo i secoli, i poeti hanno lottato duramente contro un temibile mostro, che ha ricevuto molti nomi: inerzia, accidia, nausea, noia, apatia… È un’esperienza non riservata solo ai grandi geni della letteratura, ma comune a tutti e che ogni individuo può provare, spesso senza averne chiari i motivi e le origini. Che cosa fare quando si vive con uno stato d’animo simile? Antidoti e soluzioni miracolose non ce ne sono: qualcuno preferisce arrampicarsi, risalendo a forza di braccia dal crepaccio in cui è caduto. Altri attendono pazienti che il malessere tolga il disturbo. Altri ancora resistono combattendo a viso aperto, confidando nelle proprie energie e nelle infinite e meravigliose risorse della vita. Montale, da parte sua, coglie nell’apatia una possibilità di salvezza: se, in definitiva, non c’è niente da perdere – perché tutto rimane estraneo e indifferente – è inutile agitarsi tanto, battere i piedi, impaurirsi. Il bene è un’esperienza rara, che ci scalda il cuore all’improvviso, quasi per miracolo.
La seconda quartina si apre con un’altra perentoria affermazione (vv. 5-6): l’io lirico non ha conosciuto alcun tipo di esperienza positiva, se si esclude il prodigio offerto dalla divina Indifferenza. Che cosa intende Montale con questa enigmatica espressione, che contiene, oltretutto, una personificazione e un ossimoro? La divina Indifferenza indica un distacco imperturbabile dalle emozioni: tale condizione psicologica è detta “prodigiosa” perché permette all’essere umano di placare la sua angoscia. Per non soccombere al patimento è necessario guardare il mondo con una certa distanza emotiva, evitando, cioè, di farsi coinvolgere a fondo dai casi della vita.
1. Spesso il male di vivere ho incontrato (v. 1) significa che l’io lirico ha sperimentato spesso
2. Il rivo strozzato, la foglia incartocciata, il cavallo stramazzato sono immagini di (sono possibili più risposte)
3. Nella frase fuori del prodigio / che schiude la divina Indifferenza (vv. 5-6), la divina Indifferenza è soggetto o complemento oggetto del verbo “schiudere”?
4. La sonnolenza / del meriggio (vv. 7-8) indica una condizione di
5. Il male di vivere di cui parla Montale è una condizione individuale o universale? Perché?
6. Il prodigio di cui parla il poeta rimanda a una dimensione religiosa? Motiva la tua risposta.
7. Indifferenza scritto con la maiuscola è una
Quale tipo di considerazione ti permette di fare l’uso di questa figura retorica e dell’aggettivo divina?
8. Rifletti sulle immagini usate da Montale: sono vitali e dinamiche oppure immobili e inanimate? Quali osservazioni puoi fare sul loro ordine? Quale valore ha, dunque, l’immagine del falco alto levato?
9. La struttura delle rime è piuttosto semplice, ma nel componimento puoi individuare anche delle rime interne e degli enjambement: quali? Che effetto ritmico producono?
10. Il linguaggio figurato. Le onomatopee. Il verbo “gorgogliare” (v. 2) è un verbo onomatopeico, poiché riproduce il suono dell’acqua a cui si riferisce. Elenchiamo di seguito una serie di altri verbi onomatopeici: dopo aver controllato il significato sul dizionario, scrivi una frase per ciascuno.
a) Frullare
b) Tintinnare
c) Scalpicciare
d) Cigolare
e) Scrosciare
f) Trillare
g) Rimbombare
h) Scampanare
i) Stridere
11. Scrivere per confrontare Confronta il concetto di “male di vivere” montaliano, come emerge da questa lirica, con quella di «reo tempo» che hai trovato nel sonetto foscoliano (▶ T1, p. 205): quali sono le somiglianze e le differenze, anche considerando la diversità tra i due poeti?
12. Scrivere per esprimere L’uso delle immagini come correlativo oggettivo della condizione esistenziale del poeta è molto efficace. Prova a inventarne tu almeno un paio per esprimere:
a) il “male di vivere”;
b) la gioia di vivere;
c) la serenità d’animo;
d) il desiderio di compiere grandi cose.
Scegli tre delle immagini usate da Montale nel suo componimento e corredale di altrettante fotografie per un post su Instagram.
La dolce fiamma - volume B plus
Poesia e teatro - Letteratura delle origini