T4 - Eugenio Montale, Spesso il male di vivere ho incontrato (da Ossi di seppia)

T4

Eugenio Montale

Spesso il male di vivere ho incontrato

  • Tratto da Ossi di seppia, 1925
  • Metro due quartine di endecasillabi, tranne il doppio settenario al v. 8. Lo schema delle rime è ABBA CDDA
L’autore 

▶ Unità 3, T7, p. 191

Attraverso una serie di immagini concrete Montale rappresenta la condizione di dolore che non risparmia né le cose né gli esseri viventi: solo un imperturbabile distacco può consentire di fronteggiarla.

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Audiolettura

Spesso il male di vivere ho incontrato:

era il rivo strozzato che gorgoglia,

era l’incartocciarsi della foglia

riarsa, era il cavallo stramazzato.


5      Bene non seppi, fuori del  prodigio

che schiude la divina Indifferenza:

era la statua nella sonnolenza

del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.


Eugenio Montale, Ossi di seppia, a cura di P. Cataldi e F. d’Amely, Mondadori, Milano 2003

A tu per tu con il testo

Lungo i secoli, i poeti hanno lottato duramente contro un temibile mostro, che ha ricevuto molti nomi: inerzia, accidia, nausea, noia, apatia… È un’esperienza non riservata solo ai grandi geni della letteratura, ma comune a tutti e che ogni individuo può provare, spesso senza averne chiari i motivi e le origini. Che cosa fare quando si vive con uno stato d’animo simile? Antidoti e soluzioni miracolose non ce ne sono: qualcuno preferisce arrampicarsi, risalendo a forza di braccia dal crepaccio in cui è caduto. Altri attendono pazienti che il malessere tolga il disturbo. Altri ancora resistono combattendo a viso aperto, confidando nelle proprie energie e nelle infinite e meravigliose risorse della vita. Montale, da parte sua, coglie nell’apatia una possibilità di salvezza: se, in definitiva, non c’è niente da perdere – perché tutto rimane estraneo e indifferente – è inutile agitarsi tanto, battere i piedi, impaurirsi. Il bene è un’esperienza rara, che ci scalda il cuore all’improvviso, quasi per miracolo.

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Analisi

Otto versi bastano a Montale per esporre il suo pensiero attraverso un’architettura simmetrica e concisa. Le due quartine, infatti, presentano una struttura simile: a un’affermazione iniziale, secca e perentoria, segue un elenco di tre immagini simboliche esemplari. Al v. 1 il poeta ci informa di essersi imbattuto nel male di vivere: un sentimento di dolore che caratterizza l’intera vita, assumendo proporzioni cosmiche. L’esperienza del disagio interiore è maturata nel tempo. Spesso: l’avverbio di tempo, collocato in posizione di apertura, sottolinea la lunga consuetudine dell’io lirico con tale condizione negativa, che è pervasiva e coinvolge tutti i livelli dell’esistenza.
L’elenco dei vv. 2-4 propone infatti tre manifestazioni concrete del male di vivere, ordinate secondo un climax ascendente. Le immagini si fanno via via più intense, secondo una progressione che conduce dal mondo inanimato a quello vegetale fino a quello animale: il ruscello che, per un ostacolo o una strozzatura, fatica a scorrere (v. 2); la foglia secca che si ripiega su se stessa per via dell’arsura (v. 3); il cavallo che piomba a terra per la stanchezza (v. 4). La scelta delle immagini sostituisce l’argomentazione affidata alle parole e al discorso logico: secondo la tecnica del “correlativo oggettivo”, il poeta rappresenta il proprio stato d’animo e la propria condizione esistenziale attraverso oggetti concreti che assumono un valore universale, evidente senza che siano necessarie ulteriori esplicitazioni. Anche il lessico e il tessuto fonico sembrano trasmettere l’idea del malessere connaturato al fatto stesso di vivere: l’uso di parole lunghe, aspre e poco poetiche (strozzato, gorgoglia, v. 2; incartocciarsi, v. 3; stramazzato, v. 4) crea infatti un senso di fatica e di agonia, come se anche i suoni fossero ostruiti o minacciati dalla sofferenza.

La seconda quartina si apre con un’altra perentoria affermazione (vv. 5-6): l’io lirico non ha conosciuto alcun tipo di esperienza positiva, se si esclude il prodigio offerto dalla divina Indifferenza. Che cosa intende Montale con questa enigmatica espressione, che contiene, oltretutto, una personificazione e un ossimoro? La divina Indifferenza indica un distacco imperturbabile dalle emozioni: tale condizione psicologica è detta “prodigiosa” perché permette all’essere umano di placare la sua angoscia. Per non soccombere al patimento è necessario guardare il mondo con una certa distanza emotiva, evitando, cioè, di farsi coinvolgere a fondo dai casi della vita.

La poesia si chiude con un’altra enumerazione di tre elementi, che stavolta propongono esempi concreti di impassibilità: a una statua immobile e insensibile nella sonnolenza del meriggio (vv. 7-8), seguono una nuvola e un falco (v. 8), entrambi alti nel cielo, lontani dalle passioni che brulicano sulla Terra. I tre membri della sequenza (che è composta da due elementi inanimati e uno animale e realizza una simmetria imperfetta con quella dei vv. 2-4) rimangono completamente indifferenti e slegati tra loro: potrebbero esistere l’uno senza l’altro, distanti, imperturbabili dinanzi alle sofferenze del mondo. Non a caso, se le immagini del male costringono ad abbassare lo sguardo verso la terra, e suggeriscono un senso di oppressione e di soffocamento, la statua, la nuvola e il falco comportano un progressivo innalzamento dello sguardo, che si schiude (v. 6) su orizzonti più ampi, in direzione del cielo sconfinato, lontano dal mondo-regno del dolore. L’allitterazione in a, presente nell’ultima espressione falco alto levato, connota proprio questa sensazione di necessaria e salvifica apertura.

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Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Spesso il male di vivere ho incontrato (v. 1) significa che l’io lirico ha sperimentato spesso

  • a la vicinanza con la morte. 
  • b una forma di angoscia esistenziale. 
  • c la paura della vita. 
  • d la difficoltà di vivere dignitosamente. 

2. Il rivo strozzato, la foglia incartocciata, il cavallo stramazzato sono immagini di (sono possibili più risposte)

  • a paura. 
  • b angoscia. 
  • c freddezza. 
  • d sofferenza. 
  • e lutto. 
  • f ansia. 
  • g agonia. 

3. Nella frase fuori del prodigio / che schiude la divina Indifferenza (vv. 5-6), la divina Indifferenza è soggetto o complemento oggetto del verbo “schiudere”?


4. La sonnolenza / del meriggio (vv. 7-8) indica una condizione di

  • a immobilità. 
  • b apatia. 
  • c inconsapevolezza. 
  • d affaticamento. 

ANALIZZARE E INTERPRETARE

5. Il male di vivere di cui parla Montale è una condizione individuale o universale? Perché?


6. Il prodigio di cui parla il poeta rimanda a una dimensione religiosa? Motiva la tua risposta.


7. Indifferenza scritto con la maiuscola è una

  • a metafora. 
  • b paronomasia. 
  • c antonomasia. 
  • d personificazione. 


Quale tipo di considerazione ti permette di fare l’uso di questa figura retorica e dell’aggettivo divina?


8. Rifletti sulle immagini usate da Montale: sono vitali e dinamiche oppure immobili e inanimate? Quali osservazioni puoi fare sul loro ordine? Quale valore ha, dunque, l’immagine del falco alto levato?


9. La struttura delle rime è piuttosto semplice, ma nel componimento puoi individuare anche delle rime interne e degli enjambement: quali? Che effetto ritmico producono?

COMPETENZE LINGUISTICHE

10. Il linguaggio figurato. Le onomatopee. Il verbo “gorgogliare” (v. 2) è un verbo onomatopeico, poiché riproduce il suono dell’acqua a cui si riferisce. Elenchiamo di seguito una serie di altri verbi onomatopeici: dopo aver controllato il significato sul dizionario, scrivi una frase per ciascuno.


a) Frullare

b) Tintinnare

c) Scalpicciare

d) Cigolare

e) Scrosciare

f) Trillare

g) Rimbombare

h) Scampanare

i) Stridere

PRODURRE

11. Scrivere per confrontare Confronta il concetto di “male di vivere” montaliano, come emerge da questa lirica, con quella di «reo tempo» che hai trovato nel sonetto foscoliano ( T1, p. 205): quali sono le somiglianze e le differenze, anche considerando la diversità tra i due poeti?


12. Scrivere per esprimere L’uso delle immagini come correlativo oggettivo della condizione esistenziale del poe­ta è molto efficace. Prova a inventarne tu almeno un paio per esprimere:


a) il “male di vivere”;

b) la gioia di vivere;

c) la serenità d’animo;

d) il desiderio di compiere grandi cose.

p@role in rete

Scegli tre delle immagini usate da Montale nel suo componimento e corredale di altrettante fotografie per un post su Instagram.

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