CARTA CANTA - Il libro del cuore di Petrarca

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Il libro del cuore di Petrarca

Il Petrarca scrittore, maestro inarrivabile della cultura umanistica occidentale, non sarebbe neppure immaginabile senza il Petrarca lettore e studioso, che seppe sottrarre al buio del Medioevo tanti capolavori della cultura classica. Dei libri che passarono fra le sue mani, il più affascinante è senz’altro il “Virgilio ambrosiano”, così detto in quanto oggi conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano grazie al cardinal Federico Borromeo, che lo fece acquisire nel XVII secolo. Si tratta di un codice preparato ad Avignone da un copista finanziato dal padre del poeta, ser Petracco. Contiene le tre opere maggiori di Virgilio (Bucoliche, Georgiche ed Eneide) accompagnate dal commento del grammatico romano Servio, e da testi di altri autori latini come Stazio, Orazio e Donato.

Il codice, rubato nel 1326, venne recuperato da Petrarca solo nel 1338. Quando ne rientrò in possesso decise di impreziosirlo affidando all’amico Simone Martini, grande artista senese, il compito di realizzare la raffinata miniatura del frontespizio. L’immagine rappresenta Servio nell’atto di scostare una tenda, oltre la quale Virgilio con una penna in mano sembra cercare l’ispirazione, osservato da un soldato, un pastore e un contadino, che alludono ai temi delle sue opere.

Ai margini Petrarca vergò un numero impressionante di postille in latino, circa duemilacinquecento, sintomo di una consuetudine mai cessata fino alla morte. Il volume lo seguì infatti nelle peregrinazioni che lo portarono in mezza Europa, sino alla casetta padovana di Arquà, sui Colli Euganei, dove si spense nel 1374, reclinando il capo sulle sue pagine. Questo almeno secondo la leggenda, scaturita dal fatto che siamo di fronte all’autentico libro del cuore di Petrarca. Lo lasciano capire le stesse annotazioni, dovute non soltanto a motivi di studio. Il poeta utilizzò il codice come un diario intimo, segnando nelle prime pagine date per lui cruciali, come quella della morte del figlio Giovanni, ucciso dalla peste a Milano nel 1361.

L’appunto più emozionante riguarda la donna amata. Tradotto in italiano suona così: «Laura, illustre per proprie virtù e per lungo tempo celebrata nei miei canti, apparve per la prima volta agli occhi miei in sul principio della mia giovinezza, l’anno 1327, il 6 d’aprile, nella chiesa di Santa Chiara d’Avignone, di buon mattino, e nella stessa città, nello stesso mese d’aprile, nello stesso giorno 6, nell’ora prima, l’anno 1348, quella luce fu tolta a questa luce». Il libro del cuore serve anche a questo, a ricordare come nella vita umana nulla sfugge allo scorrere inesorabile del tempo: «Ho ritenuto di scrivere con una certa amara dolcezza questa nota, ad acerbo ricordo di tale perdita, su questa pagina che spesso mi torna sotto gli occhi, perché mi venga l’ammonimento dalla frequente vista di queste parole».

La dolce fiamma - volume B plus
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Poesia e teatro - Letteratura delle origini