T4 - ANALISI ATTIVA - Vladimir Majakovskij, Il poeta è un operaio (da L’arte della Comune)

analisi attiva

T4

Vladimir Majakovskij

Il poeta è un operaio

  • Tratto da L’arte della Comune, 1918
  • Lingua originale russo
  • Metro versi liberi
Vladimir Majakovskij nasce nel 1893 da famiglia umile in Georgia, ai confini meridionali dell’impero zarista. Dopo la morte del padre, a tredici anni si trasferisce a Mosca insieme alla madre e alle sorelle. Ancora adolescente, si accosta alle idee socialiste e viene più volte arrestato. Rivoluzionario anche in poesia, è sedotto dalle idee di rinnovamento dei Futuristi italiani ed esordisce nel 1913 con la raccolta Io! Quando i bolscevichi nel 1917 prendono il potere, mette la sua arte al servizio della causa proletaria, organizzando riviste e letture di versi nelle fabbriche. Nel 1925 compie un lungo viaggio in giro per il mondo: Francia, Spagna, Stati Uniti, Messico, Cuba. Negli anni successivi continua il lavoro letterario, teatrale e giornalistico, incontrando tuttavia i sospetti della polizia staliniana. Amareggiato dalla politica sovietica e vittima di una forte depressione, dovuta anche a una difficile situazione sentimentale, nel 1930 muore suicida a Mosca.

Che senso ha spendere ore, intere giornate per scrivere una manciata di versi? Non sarebbe meglio andare in fabbrica e costruire qualcosa di più concreto? No. Majakovskij pensa che in realtà il poeta sia del tutto simile all’operaio. Entrambi rendono un servizio prezioso alla società.

 Asset ID: 115888 (let-audlet-il-poeta--un-operaio-v290.mp3

Audiolettura

Gridano al poeta:

«Davanti a un tornio ti vorremmo vedere!

Cosa sono i versi?

Parole inutili!

5      Certo che per lavorare fai il sordo».

A noi,

forse,

il lavoro

più d’ogni altra occupazione sta a cuore.

10    Sono anch’io una fabbrica.

E se mi mancano le ciminiere,

forse,

senza di esse,

ci vuole ancor più coraggio.

15    Lo so:

voi non amate le frasi oziose.

Quando tagliate del legno, è per farne dei ciocchi.

E noi,

non siamo forse degli ebanisti?

20    Il legno delle teste dure noi intagliamo.

Certo,

la pesca è cosa rispettabile.

Tirare le reti,

e nelle reti storioni, forse!

25    Ma il lavoro del poeta non è da meno:

è pesca d’uomini, non di pesci.

Fatica enorme è bruciare agli altiforni,

temprare i metalli sibilanti.

Ma chi

30    oserà chiamarci pigri?

Noi limiamo i cervelli con la nostra lingua affilata.

Chi è superiore: il poeta

o il tecnico

che porta

35    gli uomini a vantaggi pratici?

Sono uguali.

I cuori sono anche motori.

L’anima è un’abile forza motrice.

Siamo uguali.

40    Compagni d’una massa operaia.

 Proletari di corpo e di spirito.

Soltanto uniti

abbelliremo l’universo,

l’avvieremo a tempo di marcia.

45    Contro la marea di parole innalziamo una diga.

All’opera!

Al lavoro nuovo e vivo!

E gli oziosi oratori,

al mulino!

50    Ai mugnai!

Che l’acqua dei loro discorsi faccia girare le macine.


Vladimir Majakovskij, Poesie, trad. di M. Roncali Doria, Newton Compton, Roma 1994

 >> pagina 111 

A tu per tu con il testo

A che cosa serve la poesia? Prima delle risposte, nel testo di Majakovskij conta la domanda. Una domanda che, prima o poi, chiunque scriva o legga versi si è sentito porre. Perché farlo? Non è meglio lavorare, imparare una lingua, viaggiare? Nessuno lo impedisce, per la verità, e i poeti vivono come chiunque altro; anzi, le loro esperienze spesso diventano la vera fonte di ispirazione, il combustibile che accende i componimenti. Certo la poesia non offre vantaggi materiali, e non ha ricadute immediate pratiche come altre attività. E con ciò? Possiede un potere che sarebbe miope sottovalutare: è in grado di instillare idee alle quali non avevamo mai pensato, è in grado di causare emozioni che ci scuotono intensamente, è in grado di rivelarci qualcosa di noi stessi che non conoscevamo. Ci arricchisce: talvolta in un modo poco evidente, ma profondo.

Analisi ATTIVA

Questa poesia fu scritta all’indomani della Rivoluzione bolscevica, con cui venne spazzato via il secolare potere degli zar. Majakovskij era un sostenitore entusiasta del progetto comunista di abolire la proprietà privata e creare una società diversa, al servizio del popolo lavoratore. Pubblicò dunque Il poeta è un operaio su una rivista di propaganda rivolta al proletariato, con il chiaro obiettivo di combattere una tentazione troppo spesso ricorrente: quella di ritenere il poeta un inutile parassita che poltrisce scribacchiando, alle spalle di chi fatica al posto suo. Per questo motivo affronta direttamente, con l’esuberanza che gli era propria, la domanda posta dagli ottusi che vorrebbero vedere chi scrive versi Davanti a un tornio (v. 2). Anche a lui nulla sta a cuore più del lavoro: ma sarebbe riduttivo identificare la fatica, il sacrificio, il mestiere solo con l’attività degli operai che si sfiancano all’ombra delle ciminiere. Anche il poeta fabbrica: e anzi gli occorre forse ancor più coraggio (v. 14), costretto com’è a esercitare il suo mestiere da solo, circondato dalla diffidenza di chi lo ritiene inutile.

1. Quali accuse vengono rivolte al poeta? (sono possibili più risposte)

  • a Le poesie sono inutili. 
  • b La poesia è nociva. 
  • c Il poeta non ha voglia di lavorare. 
  • d Il poeta guadagna troppo. 
  • e Le poesie sono incomprensibili. 

2. L’espressione Sono anch’io una fabbrica (v. 10) è

  • a un’iperbole. 
  • b un ossimoro. 
  • c una perifrasi. 
  • d una metafora. 

 >> pagina 112 
Per chiarire in che cosa consista il lavoro del poeta, Majakovskij propone una serie di paragoni, rivolgendosi con il “noi”, che individua la categoria di chi fa versi, a chi bada innanzitutto all’aspetto pratico delle cose, e non ama le frasi oziose (v. 16). Secondo l’autore russo, il poeta può essere assimilato a un falegname, che intaglia con le sue parole Il legno delle teste dure (v. 20); o anche a un pescatore, che nelle reti non si ritrova storioni (v. 24), ma uomini, conquistati alla causa nella quale crede. Ma è anche e soprattutto un operaio, che non tempra i metalli roventi nelle officine ma lima i cervelli con la sua lingua affilata (v. 31). Non vi è differenza, in conclusione, fra il poeta e il lavoratore, perché entrambi con diverse modalità portano agli uomini vantaggi pratici (v. 35).

3. Qual è la “materia prima” su cui lavora il poeta?

  • a Le menti degli uomini. 
  • b I cuori degli uomini. 
  • c Le speranze degli uomini. 
  • d La lingua degli uomini. 

Non è possibile cambiare una società se prima non si cambia la mentalità delle persone. Ogni regime basato soltanto sulla violenza e la repressione è destinato a fallire, proprio come la storia del comunismo, più tardi, avrebbe insegnato. L’uomo agisce sulla spinta dei moti del cuore: L’anima è un’abile forza motrice (v. 38). Ma se le cose stanno così, lo scrittore ha un ruolo fondamentale nell’orientare l’immaginario collettivo. Nella prospettiva di Majakovskij chi scrive deve stare vicino al popolo laborioso, dare voce ai suoi ideali e al desiderio di libertà e giustizia sociale, coltivarne il gusto: Soltanto uniti / abbelliremo l’universo (vv. 42-43). Chiude dunque con un’esortazione, anch’essa nel linguaggio diretto e semplice, comprensibile da chiunque, che contraddistingue l’intero componimento. È tempo di darsi da fare, e alzare una diga contro la vuota retorica dei vecchi letterati, indifferenti alle ricadute delle loro parole sulla società. Loro sì che dovrebbero darsi a un’attività pratica. Il posto giusto per questi oziosi oratori (v. 48) è il mulino, dove l’acqua trasparente dei loro vuoti discorsi farà girare le macine (v. 51), rendendo finalmente un servizio utile al prossimo.

4. Perché nella parte finale del componimento viene usata la prima persona plurale?

5. Quali espressioni indicano la comunanza di intenti fra poeta e popolo?

6. Quali espressioni vengono usate per indicare i discorsi vuoti e retorici?

Laboratorio sul testo

COMPETENZE LINGUISTICHE

7. Il linguaggio figurato. Il verbo temprare significa “trattare i metalli per renderli più duri e resistenti”; se usato in senso figurato può essere associato anche alle persone con il significato più generico di “rendere forte, irrobustire”. Ecco una serie di verbi che hanno anche un uso figurato: controllane i significati sul dizionario, poi scrivi sul quaderno una frase in cui li usi in senso proprio e una in cui li usi in senso figurato.


tuonare • finire • ardere • cantare • emergere • scaldare

PRODURRE

8. Scrivere per esprimere Imitando lo stile di Majakovskij, prova a inventare altri paragoni tra lavoratori e poeti (massimo 15 righe).


9. Scrivere per confrontare Confronta questo testo con le liriche di Baudelaire ( T2, p. 100) e di Palazzeschi ( T3, p. 104): come cambia il rapporto del poeta con il suo pubblico? Esponi le tue considerazioni argomentandole (massimo 25 righe).

SPUNTI PER discutere IN CLASSE

La poesia ha, oggi, una funzione sociale? Se non sono più i poeti a “guidare il popolo”, chi lo fa al posto loro?

La dolce fiamma - volume B plus
La dolce fiamma - volume B plus
Poesia e teatro - Letteratura delle origini