La dolce fiamma - volume A

ELSA MORANTE 130 135 140 145 150 155 cia di un nerume unticcio,56 nel quale si distinguevano le ditate minuscole lasciàtele da Useppe nell appendersi al suo collo. Appena la vide accomodata alla meglio sulla panca, la donna le domandò sollecita: «Siete di queste parti? . E all annuire silenzioso57 di Ida, le fece sapere: «Io no: vengo da Mandela .58 Si trovava qui a Roma di passaggio, come ogni lunedì, per vendere i suoi prodotti: «Sono una rurale ,59 precisò. Qui all osteria doveva aspettare un suo nipote, il quale, come ogni lunedì, l aveva accompagnata per aiutarla e al momento dell attacco aereo si trovava in giro per la città, chi sa dove. Correva voce che per questo bombardamento ci s erano impiegati diecimila apparecchi, e che l intera città di Roma era distrutta: anche il Vaticano, anche Palazzo Reale, anche Piazza Vittorio e Campo dei Fiori.60 Tutto a fuoco. «Chi sa dove si trova a quest ora mio nipote? chi sa se ancora funziona il treno per Mandela? . Era una donna sui settant anni, ma ancora in salute, alta e grossa, con la carnagione rosata e due buccole61 nere agli orecchi. Teneva sui ginocchi una canestra62 vuota con dentro un cèrcine sciolto;63 e pareva disposta ad aspettare il nipote, là seduta con la sua canestra, magari per altri trecento anni, come il bramano della leggenda indù.64 Vedendo la disperazione di Useppe che ancora andava chiamando il suo Bi con voce sempre più smorzata e fioca, tentò di divertirlo facendogli dondolare innanzi una crocetta di madreperla che portava al collo, appesa a un cordoncino: «Bi bi bi pupé!65 Che dici, eh, che dici? . Ida le spiegò a bassa voce in un balbettio che Blitz era il nome del cane, rimasto fra le macerie della loro casa. «Ah, cristiani e bestie, crepare è tutta una sorte ,66 osservò l altra, muovendo appena la testa con placida rassegnazione. Poi rivolta a Useppe, piena di gravità matriarcale67 e senza smorfie, lo confortò col discorso seguente: «Non piangere pupé, che il cane tuo s è messo le ali, è diventato una palombella,68 e è volato in cielo . Nel dirgli questo, essa mimò, con le due palme alzate, il bàttito di due ali. Useppe, che credeva a tutto, sospese il pianto, per seguire con interesse il piccolo movimento di quelle mani, che frattanto erano ridiscese sulla canestra, e là stavano, in riposo, con le loro cento rughe annerite dal terriccio. «L ali? pecché69 l ali? . 56. nerume unticcio: un residuo nerastro e untuoso non meglio definito, certamente dovuto al fumo degli incendi. 57. annuire silenzioso: fare cenno di sì con la testa. 58. Mandela: piccolo comune a nordest di Roma, sui Monti Lucretili. 59. una rurale: una contadina. 60. Vaticano Campo dei Fiori: luoghi di Roma, di grande importanza storica o mo numentale, simboli dell eterna grandezza della città. 61. buccole: orecchini. 62. canestra: un canestro di grandi dimen sioni. 63. cèrcine sciolto: il cèrcine è un panno avvolto in cerchio da porre sul capo per appoggiarvi pesi. Il cèrcine è sciolto, vale a dire che il panno è, al momento, srotolato. 64. il bramano della leggenda indù: il bramano, più comunemente bramino, è un membro della casta sacerdotale della so cietà induista. La tradizione induista mette la pazienza tra i suoi valori principali. 65. pupé: bambinetto, pupetto, secondo la pronuncia popolaresca della donna. 66. cristiani una sorte: per uomini e ani mali la morte è destino comune. 67. gravità matriarcale: solennità di donna anziana e autorevole. 68. palombella: piccola colomba bianca. 69. pecché: perché, secondo la pronuncia infantile di Useppe. 681

La dolce fiamma - volume A
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Narrativa