I PRINCIPALI LUOGHI LETTERARI
È interessante notare come alcuni elementi del paesaggio rimandino – in ambito culturale e letterario – a significati profondi di natura esistenziale, filosofica o mitico-religiosa. In questa prospettiva, luoghi come deserti, oceani, fiumi e montagne vanno considerati non solo come semplici elementi naturali, ma anche come veri e propri simboli. Quando riflettiamo sulle ambientazioni dei testi narrativi, è bene tener presenti questi significati, che possono giocare un ruolo chiave nell’intreccio e nel messaggio racchiuso nell’opera. Vediamo i principali luoghi archetipici della letteratura.
Il mare: è l’elemento primordiale da cui ha avuto origine la vita. Per le sue invisibili profondità, è però anche metafora dei lati nascosti e sommersi della psiche: la nostra coscienza, infatti, emerge da tali abissi come un’isola o la punta di un iceberg. Inoltre, il mare è un’entità instabile e informe, capace di scatenare pericoli terribili, mostri, tempeste apocalittiche o gorghi senza scampo. Infine, può essere metafora della morte e del limite che la natura pone alle imprese dell’uomo.
La foresta: letterariamente, la “selva” è per eccellenza il luogo senza legge, sede del caos e di una forza vitale confusa e oscura. In questo si contrappone agli spazi della civiltà basati su regole comuni e su confini “chiari e distinti” tra le diverse entità che la costituiscono. Secondo alcune religioni politeiste, la foresta ha un carattere sacro, mentre per la tradizione ispirata dal cristianesimo è il luogo del peccato e dell’errore (basti pensare alla «selva oscura» dantesca): in essa i sentieri girano in circolo, si confondono, nascondono minacce imprevedibili.
La strada, la città e la campagna: la strada è da sempre il simbolo del destino e del percorso esistenziale, oltre che l’archetipo di ogni spostamento o viaggio, interiore ed esteriore. Essa rappresenta inoltre il luogo della scelta e dell’incontro: può avere una meta precisa oppure snodarsi all’infinito, senza approdo. Anche la città possiede da sempre importantissime valenze simboliche: da un lato incarna l’idea del dinamismo e del progresso civile, dall’altro può essere dipinta come uno spazio abnorme e tentacolare, inquinato non solo materialmente, ma anche dal punto di vista morale e spirituale. In quest’ultima visione, la metropoli finisce per essere un luogo infernale, in cui i poveri vivono in condizioni disumane e degradanti, tra atrocità, sfruttamento e crimini brutali, contrapposta a sua volta alla campagna, regno pacifico del buon villano lavoratore, dai sani costumi morali.