T1 - Italo Calvino, L’avventura di due sposi

T1

Italo Calvino

L’avventura di due sposi

  • racconto

Questo racconto, tratto da Gli amori difficili (1958), descrive la vita quotidiana di una coppia di operai nell’ultimo dopoguerra, in una città dell’Italia settentrionale. Arturo, assegnato al turno di notte, rientra in bicicletta all’alba, quando Elide deve prepararsi per andare a sua volta in fabbrica. Hanno soltanto il tempo per qualche gesto di tenerezza, poi le loro strade si dividono. Lei esce di fretta, lui va finalmente a letto, scivolando dalla parte della moglie, ancora calda. Alla sera succede l’inverso. Lo scrittore Italo Calvino (1923-1985) ci mostra così in tutta la loro crudeltà i meccanismi della società industriale, in cui le giornate si trasformano in una corsa contro l’orologio. Il premio, per Elide e Arturo, non è certo la ricchezza: vivono e invecchiano in una povertà dignitosa, col dispiacere di “avere così poco tempo per stare insieme”.

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Audiolettura

L’operaio Arturo Massolari faceva il turno della notte, quello che finisce alle
sei. Per rincasare aveva un lungo tragitto, che compiva in bicicletta nella bella
stagione, in tram nei mesi piovosi e invernali. Arrivava a casa tra le sei e tre
quarti e le sette, cioè alle volte un po’ prima alle volte un po’ dopo che suonasse 

5      la sveglia della moglie, Elide.

Spesso i due rumori: il suono della sveglia e il passo di lui che entrava si sovrapponevano
nella mente di Elide, raggiungendola in fondo al sonno, sonno
compatto della mattina presto che lei cercava di spremere1 ancora per qualche
secondo col viso affondato nel guanciale. Poi si tirava su dal letto di strappo2 

10    e già infilava le braccia alla cieca nella vestaglia, coi capelli sugli occhi. Gli
appariva così, in cucina, dove Arturo stava tirando fuori i recipienti vuoti dalla
borsa che si portava con sé sul lavoro: il portavivande, il termos, e li posava
sull’acquaio.3 Aveva già acceso il fornello e aveva messo su il caffè. Appena lui
la guardava, a Elide veniva da passarsi una mano sui capelli, da spalancare a 

15    forza gli occhi, come se ogni volta si vergognasse un po’ di questa prima immagine
che il marito aveva di lei entrando in casa, sempre così in disordine, con
la faccia mezza addormentata. Quando due hanno dormito insieme è un’altra
cosa, ci si ritrova al mattino a riaffiorare entrambi dallo stesso sonno, si è pari.

Alle volte invece era lui che entrava in camera a destarla, con la tazzina del 

20    caffè, un minuto prima che la sveglia suonasse; allora tutto era più naturale, la
smorfia per uscire dal sonno prendeva una specie di dolcezza pigra, le braccia
che s’alzavano per stirarsi, nude, finivano per cingere il collo di lui. S’abbracciavano.
Arturo aveva indosso il giaccone impermeabile; a sentirselo vicino lei
capiva il tempo che faceva: se pioveva o faceva nebbia o c’era neve, a secondo di 

25    com’era umido e freddo. Ma gli diceva lo stesso: «Che tempo fa?», e lui attaccava
il suo solito brontolamento mezzo ironico, passando in rassegna gli inconvenienti
che gli erano occorsi, cominciando dalla fine: il percorso in bici, il tempo
trovato uscendo di fabbrica, diverso da quello di quando c’era entrato la sera
prima, e le grane4 sul lavoro, le voci che correvano nel reparto, e così via.

30    A quell’ora, la casa era sempre poco scaldata, ma Elide s’era tutta spogliata,
un po’ rabbrividendo, e si lavava, nello stanzino da bagno. Dietro veniva lui, più
con calma, si spogliava e si lavava anche lui, lentamente, si toglieva di dosso la
polvere e l’unto dell’officina. Così stando tutti e due intorno allo stesso lavabo,
mezzo nudi, un po’ intirizziti, ogni tanto dandosi delle spinte, togliendosi di 

35    mano il sapone, il dentifricio, e continuando a dire le cose che avevano da dirsi,
veniva il momento della confidenza, e alle volte, magari aiutandosi a vicenda a
strofinarsi la schiena, s’insinuava una carezza, e si trovavano abbracciati.

Ma tutt’a un tratto Elide: «Dio! Che ora è già!» e correva a infilarsi il reggicalze,
la gonna, tutto in fretta, in piedi, e con la spazzola già andava su e giù 

40    per i capelli, e sporgeva il viso allo specchio del comò, con le mollette strette
tra le labbra. Arturo le veniva dietro, aveva acceso una sigaretta, e la guardava
stando in piedi, fumando, e ogni volta pareva un po’ impacciato, di dover stare
lì senza poter fare nulla. Elide era pronta, infilava il cappotto nel corridoio, si
davano un bacio, apriva la porta e già la si sentiva correre giù per le scale.

45    Arturo restava solo. Seguiva il rumore dei tacchi di Elide giù per i gradini,
e quando non la sentiva più continuava a seguirla col pensiero, quel trotterellare
veloce per il cortile, il portone, il marciapiede, fino alla fermata del tram.
Il tram lo sentiva bene, invece: stridere, fermarsi, e lo sbattere della pedana
a ogni persona che saliva. «Ecco, l’ha preso», pensava, e vedeva sua moglie 

50    aggrappata in mezzo alla folla d’operai e operaie sull’undici,5 che la portava
in fabbrica come tutti i giorni. Spegneva la cicca,6 chiudeva gli sportelli7 alla
finestra, faceva buio, entrava in letto.

Il letto era come l’aveva lasciato Elide alzandosi, ma dalla parte sua, di Arturo,
era quasi intatto, come fosse stato rifatto allora. Lui si coricava dalla propria 

55    parte, per bene, ma dopo allungava una gamba in là, dov’era rimasto il
calore di sua moglie, poi ci allungava anche l’altra gamba, e così a poco a poco
si spostava tutto dalla parte di Elide, in quella nicchia di tepore che conservava
ancora la forma del corpo di lei, e affondava il viso nel suo guanciale, nel suo
profumo, e s’addormentava.

60    Quando Elide tornava, alla sera, Arturo già da un po’ girava per le stanze:
aveva acceso la stufa, messo qualcosa a cuocere. Certi lavori li faceva lui, in
quelle ore prima di cena, come rifare il letto, spazzare un po’, anche mettere a
bagno la roba da lavare. Elide poi trovava tutto malfatto, ma lui a dir la verità
non ci metteva nessun impegno in più: quello che lui faceva era solo una specie 

65    di rituale per aspettare lei, quasi un venirle incontro pur restando tra le pareti
di casa, mentre fuori s’accendevano le luci e lei passava per le botteghe in
mezzo a quell’animazione fuori tempo8 dei quartieri dove ci sono tante donne
che fanno la spesa alla sera.

Alla fine sentiva il passo per la scala, tutto diverso da quello della mattina, 

70    adesso appesantito, perché Elide saliva stanca dalla giornata di lavoro e carica
della spesa. Arturo usciva sul pianerottolo, le prendeva di mano la sporta,9
entravano parlando. Lei si buttava su una sedia in cucina, senza togliersi
il cappotto, intanto che lui levava la roba dalla sporta. Poi: «Su, diamoci un
addrizzo»,10 lei diceva, e s’alzava, si toglieva il cappotto, si metteva in veste 

75    da casa. Cominciavano a preparare da mangiare: cena per tutt’e due, poi la
 merenda che si portava lui in fabbrica
per l’intervallo dell’una di notte,
la colazione che doveva portarsi in
fabbrica lei l’indomani, e quella da 

80    lasciare pronta per quando lui l’indomani
si sarebbe svegliato.

Lei un po’ sfaccendava un po’ si
sedeva sulla seggiola di paglia e diceva
a lui cosa doveva fare. Lui invece 

85    era l’ora in cui era riposato, si
dava attorno, anzi voleva far tutto
lui, ma sempre un po’ distratto, con la testa già ad altro. In quei momenti lì, alle
volte arrivavano sul punto di urtarsi, di dirsi qualche parola brutta, perché lei lo
avrebbe voluto più attento a quello che faceva, che ci mettesse più impegno. Oppure 

90    che fosse più attaccato a lei, le stesse più vicino, le desse più consolazione.
Invece lui, dopo il primo entusiasmo perché lei era tornata, stava già con la testa
fuori di casa, fissato nel pensiero di far presto perché doveva andare.

Apparecchiata tavola, messa tutta la roba pronta a portata di mano per non
doversi più alzare, allora c’era il momento dello struggimento che li pigliava tutti 

95    e due d’avere così poco tempo per stare insieme, e quasi non riuscivano a portarsi
il cucchiaio alla bocca, dalla voglia che avevano di star lì a tenersi per mano.

Ma non era ancora passato tutto il caffè e già lui era dietro la bicicletta a
vedere se ogni cosa era in ordine. S’abbracciavano. Arturo sembrava che solo
allora capisse com’era morbida e tiepida la sua sposa. Ma si caricava sulla spalla 

100 la canna della bici e scendeva attento le scale.

Elide lavava i piatti, riguardava la casa da cima a fondo, le cose che aveva
fatto il marito, scuotendo il capo. Ora lui correva le strade buie, tra i radi fanali,
forse era già dopo il gasometro.11 Elide andava a letto, spegneva la luce. Dalla
propria parte, coricata, strisciava un piede verso il posto di suo marito, per cercare 

105 il calore di lui, ma ogni volta s’accorgeva che dove dormiva lei era più caldo,
segno che anche Arturo aveva dormito lì, e ne provava una grande tenerezza.


Italo Calvino, L’avventura di due sposi, in Gli amori difficili, Mondadori, Milano 2005

 >> pagina 715 

Laboratorio sul testo

1. Antonio ed Elide abitano

  • a alla periferia di una grande città industriale. 
    b nel centro di una grande città industriale. 
  • c in una casa di campagna. 
  • d in un piccolo paese di provincia. 


Motiva la tua risposta.


2. Completa la tabella, inserendo le azioni compiute dai due sposi.


 

Arturo

Elide

La mattina

   

Durante la giornata

   

La sera

   

Dopo cena

   

3. Il narratore è

  • a interno testimone. 
    b esterno e adotta il punto di vista di Arturo. 
  • c esterno e adotta il punto di vista di Elide. 
  • d esterno e adotta, via via, il punto di vista di Elide o quello di Arturo. 


4. Perché, quando Arturo rientra, Elide, anche se capisce dal suo soprabito quali sono le condizioni meteorologiche, chiede comunque al marito che tempo fa?


5. Anche se Calvino non affronta direttamente il problema, ti sembra che in questo racconto sia espressa una critica alla società industriale? Perché? Esprimi il tuo pensiero facendo opportuni riferimenti al testo.

Primi passi verso l’Esame di Stato: il testo argomentativo

Esprimere giudizi e opinioni

Rendere un testo il più possibile oggettivo

Abbiamo detto che un testo argomentativo ha come scopo quello di convincere i lettori della genuinità di un’idea espressa a proposito di un certo problema. Per ben argomentare bisogna, quindi, essere in grado di esprimere correttamente delle opinioni e dei giudizi, di dire cioè con chiarezza ciò che pensiamo, dando delle motivazioni concrete. Le opinioni e i giudizi sono certamente soggettivi, dipendono cioè strettamente dal soggetto che li esprime; così anche le emozioni. È possibile tuttavia adottare delle strategie (per esempio riportare dati e fatti concreti) per rendere più oggettivi i propri pensieri e i propri sentimenti.

Nel raccontarci la storia di Arturo ed Elide, Calvino utilizza un tipo di narrazione indiretta, che – pur essendo un racconto in terza persona – presenta una forte caratterizzazione soggettiva, avviene cioè attraverso i pensieri dei protagonisti, le sensazioni che li accompagnano, i sentimenti che scandiscono ogni momento della loro giornata. Altra scelta particolare è quella che l’autore opera relativamente al registro linguistico: espressioni quotidiane e colloquiali, lessico semplice, prevalenza di strutture paratattiche, come a voler ricostruire, anche attraverso la lingua, il mondo operaio che sta descrivendo. Pur essendo inserito in un testo narrativo, è comunque riconoscibile il giudizio dello scrittore sui problemi che la società industriale procura alle relazioni tra le persone; in questo caso tra due persone sposate che vivono quasi due esistenze parallele, che si intrecciano per pochi istanti.

  • Immagina di essere uno dei protagonisti della storia e racconta in prima persona una tua giornata tipo. Nel riscrivere il testo dovrai mantenere le caratteristiche del personaggio (orari, abitudini, modi di fare); utilizzare lo stesso registro linguistico utilizzato da Calvino, rendendo, però, la descrizione più oggettiva (basandoti, cioè, sugli avvenimenti che caratterizzano la tua vita e non sulle emozioni da essi suscitate); far trasparire il tuo giudizio riguardo alla società industriale.

La dolce fiamma - volume A
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Narrativa