A tu per tu con l'autrice

A tu per tu con l’autrice

Leggere Elsa Morante è come subire gli effetti di un incantesimo: i suoi romanzi sono avvincenti, ricchi di personaggi tormentati, di vicende inattese, di ambientazioni suggestive. Libera e indipendente rispetto a gruppi e movimenti letterari, orgogliosa e diffidente come i gatti che ha sempre amato, come una maga o un’abile seduttrice dell’immaginazione, la Morante rapisce il lettore e lo trasporta in una dimensione di sogno, di evasione fantastica in cui la realtà si trasfigura, si deforma, si carica di significati favolosi e mitici. Avviene, così, che un’isoletta qualunque nel Mediterraneo possa diventare simbolo delle origini, che la banale vicenda di un indifeso bimbetto di umile estrazione riesca a rappresentare le eterne ingiustizie dei potenti ai danni degli oppressi e a denunciare gli scandali della Storia.

Leggere Elsa Morante, però, vuol dire soprattutto entrare in una prodigiosa stanza degli specchi: l’autrice fruga, con la sua parola, nei luoghi più oscuri e contraddittori dell’anima, mette in scena i tumulti incontrollabili del cuore, le aspirazioni più nobili e i desideri più vili, la solitudine e l’indifferenza che regnano nel nostro tempo. Ci mostra in tal modo stati d’animo e conflitti che anche noi viviamo: smaschera le pressioni sociali dietro le menzogne, addita l’ambivalenza dei sentimenti e delle ambizioni, rappresenta l’esaltazione romantica e le pulsioni irrefrenabili, spesso distruttive. Per questo, come tutti i classici, le sue opere si presentano ai lettori come un’eccezionale palestra dell’emotività e della fantasia: ci lasciano un ricco bottino di immagini e una nuova consapevolezza emotiva; ci danno un piacere che, insieme, ricrea e arricchisce.

1. LA VITA E LE OPERE

Elsa Morante nasce a Roma nel 1912. Di estrazione piccolo borghese, è figlia di una maestra ebrea modenese e di un istitutore di riformatorio, Augusto Morante, il quale, pur non essendo il padre naturale (che è invece un impiegato siciliano), riconosce la bambina e le assegna il suo cognome. Elsa cresce con i fratelli più piccoli in un quartiere popolare di Roma e, fin da ragazza, si dedica alla scrittura di fiabe e racconti, pubblicati su diversi periodici. Dopo il liceo lascia la famiglia e si iscrive alla facoltà di Lettere, ma abbandona l’università per lavorare, collaborando con giornali e riviste come “Il Corriere dei piccoli” e “Oggi”.

Nel 1936 incontra Alberto Moravia, romanziere già molto noto: si sposano nel 1941. Lo stesso anno viene pubblicata la sua prima raccolta di racconti, Il gioco segreto, cui segue, nel 1942, Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina, lunga fiaba illustrata dall’autrice. A causa dell’occupazione nazista, dal settembre del 1943 Elsa e il marito, antifascista di origine ebraica, devono nascondersi in Ciociaria; da lì tornano a Roma, dopo la liberazione della città, nell’estate del 1944.

Nella capitale, la Morante riprende il lavoro sospeso durante la guerra: nel 1948 esce così il suo primo romanzo, Menzogna e sortilegio, cui fa seguito, nel 1957, L’isola di Arturo, che ottiene il premio Strega.

Negli anni Sessanta Elsa viaggia e frequenta la vita culturale: allontanatasi da Moravia nel 1962, si lega a un giovane pittore americano, che però muore tragicamente. Nel 1963 pubblica la raccolta di racconti Lo scialle andaluso e, nel 1968, un volume di poesie, Il mondo salvato dai ragazzini. Le ultime due opere della scrittrice sono La Storia e Aracoeli, usciti rispettivamente nel 1974 e nel 1982.

Assillata da problemi di salute, che riducono la sua mobilità, Elsa Morante tenta il suicidio nel 1982 e muore a Roma nel 1985.

2. L’ISOLA DI ARTURO

Elsa Morante aveva frequentato Procida e ne era rimasta molto colpita; nel 1955, proprio durante un soggiorno sull’isola dell’arcipelago napoletano, aveva iniziato la stesura del romanzo, che esce nel 1957.

A una imprecisata distanza temporale dagli eventi, Arturo Gerace ricorda la propria infanzia e fanciullezza a Procida. Il ragazzo, orfano di madre, cresce solo e senza regole, libero di scorrazzare nella natura selvaggia ( T1, p. 670) e di leggere i libri di avventure che trova in casa e che riscaldano la sua fantasia. Vive felicemente in uno stato di grazia naturale e adora il padre Wilhelm: l’uomo gli appare bellissimo e misterioso e, poiché è spesso lontano da casa, lo immagina protagonista di viaggi e avventure straordinari.

Quando Arturo ha ormai quattordici anni, il padre si risposa con una ragazza di appena sedici anni proveniente dai quartieri popolari di Napoli, di nome Nunziata. La presenza della giovane donna spezza la felice armonia di Arturo: egli prova sentimenti contrastanti per la matrigna, a metà tra gelosia e attrazione, e la tratta con fastidio e disprezzo. La situazione peggiora con la nascita di un fratellastro, che ottiene tutte le attenzioni di Nunziata: Arturo sperimenta così un doloroso, e per lui nuovo, senso di esclusione. Agitato da pensieri ed emozioni confuse, il ragazzo conosce Assuntina, una giovanissima vedova che si invaghisce di lui e lo seduce: tale esperienza lo rende consapevole della reale natura del suo trasporto per Nunziata, di cui capisce di essere innamorato.

All’amore per Nunziata, che però lo respinge, si aggiunge il crollo del mito del padre, che si rivela come un uomo triste, egoista e meschino. Nulla del suo mitico mondo infantile, a questo punto, è sopravvissuto e Arturo, ormai cresciuto, abbandona per sempre l’isola nel giorno del suo sedicesimo compleanno.

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Poiché il romanzo è un libro di memorie narrate in prima persona, possiamo distinguere l’Arturo narratore e l’Arturo narrato. Del narratore non sappiamo nulla, a eccezione del nome. Chi racconta non ci dice, infatti, quanto tempo è trascorso dalle vicende: non sappiamo, così, quanti anni ha l’Arturo adulto, né dove vive, o che lavoro fa. Di una cosa sola egli ci informa: che, dopo la sua partenza, non è mai più tornato a Procida, e che ha avuto, da persone di passaggio, poche notizie su Nunziata e sul padre, senza però rivederli mai più.

Il lettore vede invece, esclusivamente, l’Arturo narrato, il fanciullo sognatore che il narratore è stato una volta, prima che gli eventi raccontati dal romanzo lo facessero crescere, portandolo alla piena consapevolezza del mondo ma strappandolo al mondo paradisiaco della sua felicità infantile. Capiamo così che chi racconta cerca di ritrovare, scavando nella memoria, l’antica purezza delle sue percezioni incontaminate, l’ingenuità felice del bambino che vedeva se stesso e le altre cose attraverso il filtro favoloso della sua ingenuità.

La vicenda di Arturo ha come esclusivo sfondo il paesaggio dell’isola di Procida, che il narratore descrive con attenzione precisa ai dati storici e naturalistici e dal quale, nel racconto, non si allontana mai. Dietro la fedeltà al reale, però, la rievocazione rivela qualcosa in più: l’incontaminata natura dell’isola, le casette e il carcere si caricano di significati ulteriori, mitici e simbolici. In questo luogo, infatti, il giovane Arturo vive un’infanzia priva di dolore o di noia, pensando a se stesso come a un principe, protagonista di avventure eroiche come quelle dei suoi libri.

Se lo spazio è ben delimitato e rigorosamente chiuso, il tempo della storia, invece, non viene chiarito con precisione fino all’ultimo capitolo. Solo nelle pagine finali si scopre che la vicenda si svolge nei due anni che precedono la Seconda guerra mondiale, perché Arturo viene a conoscenza di «grandi eventi internazionali» di cui, nel suo isolamento, non aveva sentito parlare fino a quel momento. Siamo, dunque, alla fine degli anni Trenta, ma nulla, nella rappresentazione dell’isola e nel racconto, ci lascia capire la precisa collocazione storica della vicenda che, al contrario, sembra vaga e sospesa in un generico passato.

L’isola di Arturo propone lo schema narrativo tipico del romanzo di formazione: attraverso una serie di prove e di avventure, il protagonista raggiunge la maturità e un ruolo definito nella società degli adulti. Arturo passa infatti dall’infanzia all’età adulta: il mondo intatto e meraviglioso dei suoi primi anni di vita si infrange contro la traumatica scoperta della verità, prima circa i suoi sentimenti per Nunziata, poi sulla vita del mitizzato Wilhelm.

Elsa Morante propone così, nella storia di Arturo, la vicenda universale della crescita, il passaggio dal narcisismo infantile, che ci mette al centro dell’universo, al mondo dei grandi, regolato da leggi che l’età dell’innocenza non comprende: l’amore, il dolore, la menzogna, il contrasto tra desiderio e dovere. Ci chiediamo: è veramente una conquista? La risposta della scrittrice è ambigua: se da una parte, infatti, l’Arturo che lascia l’isola è veramente carico di esperienza e pronto per affrontare il mondo, dall’altra egli, anche da uomo fatto, si riconosce confuso e incapace di comprendere realmente il proprio passato. Un passato che, benché concluso, continua a esercitare, sul narratore, un’irresistibile, magnetica attrazione.

Il romanzo adotta una lingua enfatica ed emotiva, carica di pathos e di figure retoriche, per coinvolgere il lettore e aiutarlo a capire, anche attraverso di essa, l’acuta sensibilità e la facile eccitabilità di Arturo. Si incontrano, così, esclamazioni teatrali, domande retoriche, dialoghi concitati e mossi, evidenziati, anche nelle scelte tipografiche, da corsivi e maiuscoletti. I paragoni e le metafore abbondano, per dare al discorso del protagonista una suggestiva nota lirica in modo da farci capire la sottigliezza delle sue percezioni, la creatività della sua immaginazione.

Mondi chiusi

Una natura selvaggia, un luogo lontano e difficile da raggiungere, un universo appartato: le isole hanno affascinato anche il cinema. Nel film del 1950 Stromboli (Terra di Dio) di Roberto Rossellini, e nel più recente Respiro (2002) di Emanuele Crialese, ambientato a Lampedusa, le protagoniste femminili si scontrano, in maniera diversa, con la chiusa realtà che le circonda, in un mondo in cui la natura è ancora l’elemento dominante.

3. LE ALTRE OPERE

Sebbene si sia cimentata in generi diversi, Elsa Morante è nota soprattutto come autrice di romanzi. Questo genere, infatti, con le sue strutture ampie e complesse, sembra più adatto del racconto per una scrittrice che cerca, nell’invenzione letteraria, la possibilità di rappresentare il mondo nella sua molteplicità e contraddittorietà.

Iniziato durante la Seconda guerra mondiale, il primo romanzo della Morante, Menzogna e sortilegio, viene pubblicato nel 1948. La storia è raccontata in prima persona da Elisa, una giovane siciliana che, rimasta sola dopo la morte della sua protettrice Rosaria, decide di scrivere la saga della sua tormentata famiglia: chiusa nelle sue stanze, infatti, Elisa viene visitata dai fantasmi dei suoi parenti, e ne trascrive le vicende mescolando, con una lingua ricca ed emozionante, memorie personali e visioni fantastiche. Ambientata tra fine Ottocento e inizio Novecento, la storia si svolge in Sicilia e tocca tre generazioni di donne. Protagonista principale è la madre di Elisa, Anna, figlia di una maestra molto povera e di un gentiluomo decaduto. Innamoratasi da ragazza del ricco cugino Edoardo, nobile e arrogante, subisce le crudeltà e i capricci del giovane, che le promette di sposarla ma poi l’abbandona. Anna non lo rivede mai più ed è costretta, per motivi economici, a sposare Francesco che, invece, l’ama profondamente. Nonostante il matrimonio e la nascita di Elisa, però, l’ossessione per il cugino non la lascia mai e Anna vive, così, nell’infelicità più profonda, coinvolgendovi anche Elisa, che patisce la mancanza dell’affetto materno, e il marito che, respinto da Anna, è indotto ad accettare le attenzioni della sua antica innamorata, Rosaria.

Venuta a conoscenza della morte di Edoardo, Anna precipita nella disperazione. Preda del dolore, come invasata, inventa un epistolario amoroso che immagina, nel delirio, scritto dal cugino. Non soddisfatta, coinvolge nell’inganno anche la zia, madre di Edoardo: le due donne, un tempo nemiche, ora condividono la menzogna delle lettere di Edoardo, alle quali finiscono per credere entrambe. Il falso carteggio, come un sortilegio, da una parte compensa Anna della perdita ma, dall’altra, recide ogni suo legame con la realtà: ormai completamente pazza, la donna muore e la figlia viene adottata dalla generosa Rosaria.

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A Menzogna e sortilegio e al secondo romanzo, L’isola di Arturo, segue, nel 1963, la raccolta Lo scialle andaluso, composta di dodici racconti giovanili. Le storie riproducono, in scala minore, le atmosfere e gli argomenti prediletti dalla scrittrice, rappresentati nei suoi romanzi: anche se il titolo del libro riprende quello dell’ultimo racconto, dove la complessa relazione di affetto e gelosia tra una madre e suo figlio è simboleggiata dallo scialle andaluso della donna, la raccolta tocca molteplici temi, quali i sentimenti dell’adolescenza (Il compagno, T3, p. 687), le evocazioni fiabesche e magiche (Il ladro dei lumi), la malinconia (Il cugino Venanzio).
Gli anni Sessanta sono anni di grande trasformazione, nella società, nella cultura italiana, e anche nella letteratura: soprattutto i giovani, nel 1968, sono protagonisti di un movimento di protesta e di contestazione, che critica la tradizione e l’autorità. In quell’anno l’autrice pubblica Il mondo salvato dai ragazzini, una raccolta di testi difficile da classificare secondo il genere, ma sostanzialmente composta da poesie dedicate ai giovani. I temi sono svariati: il dolore per la morte di un amico, l’esperienza dei paradisi artificiali e delle droghe, l’idea della poesia e dell’arte letteraria come soluzione alle tensioni disgreganti della realtà.

Iniziato nel 1971, nel 1974 esce La Storia: è un romanzo storico, ambientato tra il 1941 e il 1947, durante la Seconda guerra mondiale (memorabile è il racconto del bombardamento del quartiere romano di San Lorenzo, T2, p. 677) e il primissimo dopoguerra. La struttura dell’opera è particolare: a ogni capitolo l’autrice antepone un resoconto degli avvenimenti storici che fanno da cornice ai fatti narrati. Protagonista della vicenda è una modesta famiglia dei quartieri popolari di Roma composta dalla vedova Ida Ramundo, maestra elementare, e i suoi due figli: Nino, adolescente e poi giovane uomo, e il piccolo Useppe, nato in seguito alla violenza subita da Ida da parte di un soldato tedesco. Con l’impostazione del romanzo storico, che la Morante riprende da Manzoni, La Storia vuole mostrare l’intreccio tra le vicende umili dei semplici da una parte, e la Storia dei potenti dall’altra. L’intenzione del libro, evidenziata dal sottotitolo Uno scandalo che dura da diecimila anni, è quella di denunciare, attraverso la sorte della famiglia Ramundo e di altri popolani, le disuguaglianze tra ricchi e poveri, forti e deboli, prepotenti e giusti.

Il vero protagonista della vicenda è il piccolo Useppe, tratteggiato da un narratore onnisciente che ne segue la storia con affetto ed emozione: è una scelta espressiva che intende soprattutto coinvolgere, commuovere ed emozionare il lettore per la storia di questo bimbetto tenero e divertente che, superate con la madre le difficoltà della guerra, si ammala di epilessia. La sua malattia e la sua morte, raccontate con partecipazione, precipitano la povera Ida nella demenza, in un pessimistico finale dove, coerentemente con le intenzioni del romanzo, la Storia continua a mietere le sue vittime.

Nell’ultimo romanzo della Morante, Aracoeli, pubblicato nel 1982, le atmosfere si incupiscono ulteriormente. Il libro racconta dell’infelice omosessuale quarantatreenne Manuele, che affronta un viaggio in Andalusia per ritrovare il villaggio natale della madre Aracoeli, morta anni prima: il protagonista vorrebbe così capire e risolvere finalmente il nodo del morboso attaccamento che lo tiene legato a lei. Raccontato in prima persona, il viaggio di Manuele è, in realtà, un viaggio nella sua interiorità, oscura e misteriosa.

Verifica delle conoscenze

1. In quale contesto spaziale e temporale è ambientato L’isola di Arturo?

2. Che importanza riveste la memoria nell’Isola di Arturo?

3. Perché L’isola di Arturo può essere considerato un romanzo di formazione?

4. Quali scelte stilistiche vengono adottate da Elsa Morante nell’Isola di Arturo?

5. In quale epoca avvengono le vicende narrate in Menzogna e sortilegio?

6. Quali sono i temi principali sviluppati nel Mondo salvato dai ragazzini?

7. Chi sono i protagonisti del romanzo La Storia?

8. Qual è il titolo dell’ultimo romanzo della Morante?

La dolce fiamma - volume A
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Narrativa