T4 - Ilaria Bernardini, Il turno di Nadia (da Corpo libero)

T4

Ilaria Bernardini

Il turno di Nadia

  • Tratto da Corpo libero, 2011
  • romanzo
Ilaria Bernardini nasce a Milano nel 1977. Laureata in Filosofia della scienza, lavora per la televisione, come autrice di programmi, e per il cinema, come sceneggiatrice. Esordisce sulle scene letterarie nel 2005 con il romanzo Non è niente, in cui racconta la storia di due giovani amiche alla ricerca della loro strada nella vita. Segue l’anno dopo la raccolta di racconti La fine dell’amore e, nel 2011, il romanzo Corpo libero, ambientato nel mondo della ginnastica artistica. Il tema dell’amicizia femminile ritorna nel romanzo Faremo foresta, del 2018. Con acutezza e sensibilità, la Bernardini rappresenta, attraverso le sue narrazioni, la complessa realtà dei sentimenti e delle relazioni umane nel mondo contemporaneo.

Martina è una ginnasta quattordicenne, in Romania per la selezione ai giochi olimpici. La tensione è alle stelle: c’è la competizione con le agguerrite atlete straniere, tra cui spicca un’agilissima ragazza romena, e ci sono i terribili allenamenti. Le ragazze vivono così sotto una costante pressione alla quale una compagna, psichicamente più fragile delle altre, cede all’improvviso.

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Audiolettura

Quando è arrivato il turno di Nadia1 tutto si è fermato. I suoi occhi, i piedi, e

anche il respiro della coach.2 I cristalli di neve nel cielo immenso di Bucarest3

si sono presi una pausa e sono rimasti sospesi a mezz’aria.

Che ti prende?

5      Niente.

Che ti prende?

Lo sapevamo tutti che cos’era che le prendeva. Stava vedendo le cose. Una

volta l’avevo sentita spiegare che queste cose le vedeva come fossero girate

male, in bassa qualità. Come se invece che dagli occhi e dalla vita, arrivassero

10    da un telefonino. O fossero caricate su internet. Era anche per questo che le facevano

più paura. Non le riconosceva come sue, come scelte da lei. Io mi sono

messa a contare fino a cento. I maschi hanno cominciato a ridacchiare. E forse

finalmente qualche altro coach ci stava guardando.

Nadia, tocca a te, forza.

15    Un secondo.

Nadia, piantala subito, spaventi tutti così.

Sì, ci sono.

Invece Nadia non c’era. Non era più lì, oppure era solo lì e non poteva andare

da nessun’altra parte, riuscire a fare nulla. Quando Nadia si bloccava così,

20    Carla4 le si avvicinava e spesso le dava dell’idiota e le diceva Muoviti cazzo.

Se non lo fai ora non lo farai neanche la prossima.

A volte arrivava a pizzicarle una chiappa, per farle capire che bastava prenderla

come una cosa facile, come una battuta o un pizzicotto. Come una cosa

della vita e non c’era tanto da drammatizzare. Così Carla anche questa volta le

25    si era avvicinata e noi avevamo assistito alla trafila del suo sguardo da capa e

delle parole sbruffone. Però Nadia non aveva reagito.

Nadia era bella anche da matta paralizzata. I capelli prendevano la luce del

sole e sembravano oro. Era ferma come in una foto e quella foto, ad averla sul

comodino, l’avrei studiata ore. Per capire come le anche potevano essere delicate,

30    la pelle fatta di lucine speciali e colore rosa.

Senti, lumachina, muoviti.

Allora?

Vuoi che ti do un pizzicotto?

Vuoi un bacio con la lingua?

35    Che stai vedendo dentro quella testolina,

eh?

Le solite tragedie e i colli spezzati?

Sogni la miniPetrika5 che finalmente

ci grazia con un piede rotto spappolato?

40    Niente. Nadia non la guardava.

Carla iniziava ad accusare il colpo del

suo  abracadabra6 che non funzionava

e anche se continuava a fare la capa,

la posizione del collo e il modo in cui

45    avevano preso a muoversi le sue mani,

dicevano che qualcosa non le tornava.

Poi, così come si era bloccata, Nadia

aveva ripreso a sorridere.

Scusate. Eccomi.

50    Aveva inarcato la schiena un paio di

volte, corso verso le parallele, eseguito

il suo esercizio, sbagliato a metà, ripreso

di nuovo e concluso la prova senza nessuna nuova stranezza. La sua ombra

era più bassa di quella di Carla, come un’altra specie di animale, che abitava

55    un altro pianeta. Sui muri e in veste di ombra, Nadia era imprecisa e sfocata,

come tante altre e come me. Lo tsukahara7 teso e avvitato non le sarebbe mai

venuto.

Comunque, nonostante l’errore era stata brava e nonostante la paura, alla

fine ce la faceva sempre. Così ogni volta tiravamo il fiato e sorridevamo allo

60    scampato pericolo. Si sperava che non le succedesse in gara e che la sua paura

non aumentasse a dismisura, ma insomma. Nessuno di noi è qui contro la sua

volontà, le famiglie non ci obbligano per niente, non è che si arricchiscono alle

nostre spalle o che. Mica siamo calciatori e mica i genitori si occupano di te

se sei lontano dai loro occhi da così tanti anni. Tranne nel caso di Caterina,8

65    certo. Ma, come insegna Nadia, statisticamente c’era già stata lei: una mamma

aveva già ripreso una figlia e le fratture da curare erano state le sue.

A sette anni, a nove, forse ci eravamo lamentati. Ma anche quello, l’avevamo

fatto con debolezza e chissà perché. Forse solo dopo una giornata in cui gli

allenamenti erano andati male, una litigata con qualcuno della squadra o con

70    la coach. La ginnastica artistica era la nostra vita allora e lo è ancora. Ognuna

poi ha anche il suo progetto segreto per il quale continua a stare qui.

A me per esempio piace immaginare che se sarò brava abbastanza e una

volta diventata olimpionica, avrò più soldi e popolarità. Con più soldi e popolarità

affitterò una casa più grande per la mia famiglia e una palestra dove

75    insegnare e ospitare i campionati provinciali e regionali. Nella palestra lavoreremo

tutti assieme, noi tre. Io mamma e papà. Mi sposerò con qualcuno di simpatico

(non ginnasta non allenatore non sportivo) e farò un paio di bambini

che saranno meno poveri di me e quindi già per questo vuol dire che sarò stata

una brava persona e avrò avuto una vita giusta. Non ingrasserò una volta finita

80    questa vita: farò jogging9 e anche piscina. La mia palestra avrà i toni del viola.

E poi ci sarà la sauna e spero tantissimo anche delle vetrate verso un giardino.

Inoltre grazie alle gare ho già preso l’aereo varie volte.

Volteggio. Parallele. Trave. Corpo libero. E di nuovo Volteggio Parallele Trave

Corpo libero. Sempre in questo ordine e per sempre in questo ordine. All’ultimo

85    atterraggio di Anna al corpo libero, ho visto tutto nero. Ho stretto forte la

mascella e sono tornata alla luce.

A mangiare, ha detto la coach.

A digiunare!, ha sibilato Carla.


Ilaria Bernardini, Corpo libero, Feltrinelli, Milano 2011

 >> pagina 620 

Come continua

Dopo le qualificazioni, nelle quali la squadra italiana ottiene un ottimo posto, la ginnasta romena misteriosamente scompare. La polizia la cerca e anche Martina, con Carla e Nadia, si mettono sulle sue tracce, scoprendo una minacciosa e terribile realtà.

 >> pagina 621

A tu per tu con il testo

“Ogni medaglia ha il suo rovescio”: questo comune modo di dire, che esprime l’inevitabile compresenza di positivo e negativo nelle diverse situazioni della vita, si adatta con particolare efficacia al mondo dello sport. L’odierna società dell’immagine propone l’idea di un successo facile, mostrandone solo il lato dorato e suggerendo che basti il semplice talento per ottenere risultati eccellenti. Capita in tal modo di esaltare gli allori dei campioni, ma di non considerare l’impegno, la disciplina e i sacrifici che li hanno portati in alto. La realtà però è molto diversa da un talent show: per raggiungere gli obiettivi, bisogna anche sopportare crisi profonde, subordinare svaghi e distrazioni all’allenamento, tollerare sconfitte e insuccessi. Abbiamo, accanto alle doti naturali, anche questa costanza? La nostra motivazione avrà la forza di resistere alle continue prove? Le vicende delle giovani ginnaste ci mostrano, dall’interno, quanta durezza può nascondersi anche dietro uno sport così leggiadro.

Analisi

L’episodio del romanzo è raccontato in prima persona da Martina, testimone della crisi della sua compagna Nadia, colta da una strana sospensione emotiva prima di una difficile prova. Sembra infatti che, per un inconsueto disturbo della percezione, l’atleta veda le cose come fossero girate male, in bassa qualità (rr. 8-9). Tutti sanno che Nadia è soggetta a questi attacchi ma stavolta, nonostante l’allenatrice la rimproveri di spaventare i compagni, la ragazza resta bloccata. Fortunatamente però la paura di sbagliare che l’ha attanagliata è destinata a dissolversi presto: dopo aver gestito il panico, Nadia riprende il controllo e conclude l’esercizio, forte della semplicità di un animo gentile (che si mostra nel sorriso e nelle scuse ai compagni, pronunciate dopo essere tornata in sé) e soprattutto di un’ammirevole tenacia.

Intanto, mentre Nadia affronta la propria crisi momentanea, un secondo personaggio è entrato in scena: è la compagna di squadra Carla, intervenuta per scuoterla dal suo intempestivo torpore. La sua è una personalità molto diversa da quella, dolce e insicura, di Nadia: la prima impressione è che si tratti di una ragazza decisa fino alla sfrontatezza, pronta anche a ricorrere a insulti o pizzicotti per risolvere la situazione. Ma davvero Carla è rozza e volgare come appare a prima vista? È veramente una bulletta un po’ sbruffona oppure, dietro le sue provocazioni, si cela un carattere più complesso?

A ben vedere, infatti, dalla sua apparente rudezza trapelano sincerità e premura: lo dimostrano l’affettuoso vezzeggiativo lumachina (r. 31) riservato a Nadia e la sincera preoccupazione per tutto ciò che si agita nella testolina (rr. 35-36) dell’amica.

Superata la crisi della compagna, negli ultimi paragrafi Martina riflette con lucida consapevolezza sulle motivazioni che, malgrado tutto, la tengono legata al suo sport. Per lei, dice, la ginnastica artistica è una libera scelta, visto che nessuna delle ragazze è lì contro la sua volontà (rr. 61-62: non ha senso, dunque, lamentarsi della fatica e degli sforzi richiesti perché, come afferma, questo sport è la nostra vita (r. 70)

Oltre alla passione, però, nel caso di Martina c’è dell’altro: più povera delle sue colleghe, e di estrazione più umile, nell’agonismo la protagonista proietta la propria determinazione a migliorare la propria condizione sociale. Sogna, infatti, di diventare olimpionica perché soldi e popolarità (rr. 73-74) le permetteranno di affittare una casa più grande (r. 74) per i suoi; cerca il successo per garantire condizioni migliori ai suoi futuri bambini; vuole diventare una brava persona con una vita giusta (r. 79). Per realizzare i suoi sogni, Martina è disposta ad affrontare rigidi allenamenti e privazioni alimentari senza cedimenti.

 >> pagina 622

Laboratorio sul testo

Comprendere

1. Associa i personaggi ai ruoli.

a) Nadia
b) Carla
c) Martina
d) Caterina
e) Petrika
f) Anna
  • la protagonista, voce narrante
  • la campionessa straniera, rivale delle ragazze
  • la compagna della protagonista che ha lasciato la ginnastica
  • l’amica del cuore di Nadia
  • la compagna che soffre di attacchi di panico
  • una compagna di squadra che si sta allenando


2. 
Metti in ordine cronologico gli avvenimenti.

  • a) Le ragazze vanno a mangiare.
  • b) La madre di Caterina porta via sua figlia.
  • c) Caterina si fa male seriamente.
  • d) Nadia si blocca.
  • e) I maschi ridacchiano.
  • f) Carla capisce che la crisi di Nadia è più grave del solito.
  • g) Carla insulta affettuosamente Nadia.
  • h) Carla commenta con ironia tagliente le parole dell’allenatrice.
  • i) Anna esegue un esercizio.
  • j) Carla si avvicina a Nadia.

Analizzare e interpretare

3. Quale emozione intende comunicare la voce narrante con le seguenti affermazioni?


Nadia era bella anche da matta paralizzata. I capelli prendevano la luce del sole e sembravano oro. Era ferma come in una foto e quella foto, ad averla sul comodino, l’avrei studiata ore. Per capire come le anche potevano essere delicate, la pelle fatta di lucine speciali e colore rosa (rr. 28-30).


a) Rabbia, perché Nadia, immobilizzata, ostacola il regolare procedere degli allenamenti e crea disagio a tutti i compagni e, quindi, anche alla protagonista.

b) Disprezzo, perché Nadia, emotivamente instabile, è vista come inferiore alle altre ginnaste e viene considerata, per la sua fragilità, indegna di partecipare alle selezioni per le Olimpiadi.

c) Ammirazione, perché Nadia, in tutte le situazioni, appare come bellissima e radiosa, e suscita sentimenti positivi in chi la vede.

d) Invidia, perché la bellezza di Nadia, analizzata minutamente nei dettagli, mette in risalto l’inferiorità della protagonista e suscita in lei pensieri di rivalsa.

e) Indifferenza, perché Nadia viene paragonata a un’immagine fotografica che si guarda ma non ci coinvolge emotivamente.


4. Spiega che cosa intende comunicare la protagonista con le seguenti parole.


Volteggio. Parallele. Trave. Corpo libero. E di nuovo Volteggio Parallele Trave Corpo libero. Sempre in questo ordine e per sempre in questo ordine (rr. 83-84).


5. Il brano mescola diversi registri e toni espressivi. Colloca le parole e le locuzioni elencate nella categoria opportuna.

  • a) linguaggio tecnico dello sport
  • b) linguaggio basso e turpiloquio
  • c) linguaggio colloquiale e affettuoso
  • d) linguaggio poetico e metaforico


1) I capelli prendevano la luce del sole

2) la pelle fatta di lucine speciali

3) Muoviti cazzo

4) Senti, lumachina

5) Lo tsukahara teso e avvitato

6) Volteggio. Parallele. Trave.

7) arrivava a pizzicarle una chiappa

8) Che stai vedendo dentro quella testolina

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Competenze linguistiche

6. Un atleta specializzato in ginnastica è un ginnasta. Trova la denominazione specifica dei seguenti sportivi.


a) l’atleta che gioca a calcio

 


b) l’atleta che gioca a pallacanestro

 


c) l’atleta che corre la maratona

 


d) l’atleta che lancia il giavellotto

 


e) l’atleta che combatte con i pugni

 


f) l’atleta che pratica il karate

 


g) l’atleta che pratica il pattinaggio

 


h) l’atleta che pratica la scherma

 

Scrivere correttamente

7. L’autrice usa frequentemente il discorso diretto ma, per ragioni di maggiore espressività, tralascia le virgolette e i verbi di dire, come disse, rispose e via dicendo. Riscrivi i dialoghi con le virgolette e la punteggiatura al posto giusto, aggiungendo gli opportuni verbi di dire e segnalando chi pronuncia, di volta in volta, le battute dei dialoghi riportati:


a) Quando è arrivato il turno di Nadia tutto si è fermato. I suoi occhi, i piedi, e anche il respiro della coach. I cristalli di neve nel cielo immenso di Bucarest si sono presi una pausa e sono rimasti sospesi a mezz’aria.

Che ti prende?

Niente.

Che ti prende?

Lo sapevamo tutti che cos’era che le prendeva.


b) Non le riconosceva come sue, come scelte da lei. Io mi sono messa a contare fino a cento. I maschi hanno cominciato a ridacchiare. E forse finalmente qualche altro coach ci stava guardando.

Nadia, tocca a te, forza.

Un secondo.

Nadia, piantala subito, spaventi tutti così.

Sì, ci sono.

Invece Nadia non c’era. Non era più lì, oppure era solo lì e non poteva andare da nessun’altra parte, riuscire a fare nulla.


8. Tra le domande che Carla rivolge a Nadia c’è anche la seguente: Vuoi che ti do un pizzicotto? (r. 33). La grammatica richiederebbe, però, un congiuntivo. Completa le seguenti frasi con un congiuntivo, al tempo che ritieni opportuno, immaginando di essere un personaggio del racconto.


a) Carla crede che Nadia

 


b) Carla voleva che Nadia

 


c) Nadia aveva paura che l’esercizio

 


d) Le ragazze immaginano che la Petrika

 


e) Carla crede che i pasti

 


f) Martina spera che la sua sauna

 


g) Martina crede che i soldi e la popolarità

 

Produrre

9. Scrivere per riassumere Riassumi in 5-6 righe l’episodio iniziale della crisi di Nadia.


10. Scrivere per descrivere Immagina l’aspetto fisico di Carla: descrivilo in 80 parole.

La dolce fiamma - volume A
La dolce fiamma - volume A
Narrativa