T5 - ANALISI ATTIVA - Paolo Rumiz, Un viandante del XXI secolo (da A piedi)
analisi attiva
T5
Paolo Rumiz
Un viandante del XXI secolo
- Tratto da A piedi, 2012
- reportage
Il brano è l’inizio di A piedi (2012) che racconta, in prima persona, il viaggio in una penisola della costa nord-orientale dell’Adriatico, l’Istria, attraversata da Nord a Sud. Il protagonista presenta il suo progetto e i luoghi che intende visitare, spiegando le ragioni che l’hanno spinto a camminare, per circa venti chilometri al giorno, attraverso una regione interessante e carica di memorie.
Audiolettura
Un mattino di settembre presi il sacco e uscii di casa senza voltarmi indietro.
La mia meta stava a sud, un sud così perfettamente astronomico che sarebbe
bastata la bussola a raggiungerlo. Era la punta meridionale dell’Istria,1 un
promontorio magnifico sui mari ruggenti di Bora,2 regina dei venti d’inverno,
5 e di Maestrale,3 che è il più glorioso dei venti d’estate. Una scogliera talmente
ideale che è stata battezzata “Capo Promontore”4 (Premantura in lingua croata).
Un luogo che tutti i lupi di mare sanno riconoscere traversando l’Adriatico.
Mi era venuta voglia di andare, una voglia pazzesca e improvvisa, e in una settimana
contavo di farcela alla media “tranquilla” di una ventina di chilometri
10 al giorno. In tutto, centocinquanta chilometri da Trieste, la mia città.
Trieste sta in alto a destra sulla carta geografica d’Italia, ed è talmente periferica
che da lì è quasi impossibile fare un viaggio senza passare una frontiera.
Trieste non è Bologna o Napoli. Nella mia città cambia il mondo e inizia il
profumo d’Oriente. Fin a pochi anni fa per la stazione ferroviaria di casa mia
15 passava il più avventuroso dei tre Orient Express,5 i favolosi treni passeggeri
che raggiungevano il Sudest dell’Europa attraversando i Balcani.6 Quello che
sostava a Trieste era soprannominato “Simplon”, perché percorreva la famosa
galleria del Sempione,7 e a bordo di quei vagoni la scrittrice di romanzi gialli
Agatha Christie8 ha ambientato un famoso assassinio. Il “Simplon” collegava
20 Parigi a Istanbul attraverso le Alpi svizzere, Milano, Trieste, Belgrado, Sofia, e
la vera avventura cominciava appunto a Trieste, quando si entrava nelle impenetrabili
foreste di un paese che oggi non c’è più: la Jugoslavia,9 crollata negli
anni Novanta a causa di una guerra sanguinosa che l’ha spezzata in sei stati
più piccoli.
25 A Trieste la frontiera è così vicina che per raggiungerla basta un’ora e mezzo
a piedi o mezz’ora in bicicletta. Quando partii per Capo Promontore sapevo
che avrei dovuto passarne due in meno di venti chilometri: prima quella con
la Slovenia e poi quella con la Croazia, due dei sei stati che si sono sostituiti
alla Jugoslavia. Due frontiere in uno spazio così piccolo, mi direte, non è cosa
30 normale. Il fatto è che dalle mie parti le linee che separano i popoli con sbarre
e dogane si aggrovigliano in modo demenziale. La mia è una terra inquieta, e
nell’ultimo secolo i suoi confini si sono spostati in continuazione per via dei
due conflitti mondiali e infine della guerra che ha diviso la Jugoslavia, eventi
che hanno separato famiglie e generato molta infelicità. Mia nonna materna,
35 nata nel 1890, è vissuta sotto sei diverse bandiere senza smettere di abitare a
Trieste:10 Austria, Italia fascista, Germania, Jugoslavia, governo angloamericano
e poi definitivamente Italia democratica. Così vanno le cose del mondo.
Questo è il racconto di un viaggio a piedi che può servirvi da guida, se mai
un giorno vorrete seguire le mie tracce sugli stessi affascinanti terreni: qui
40 troverete le indicazioni per ricostruire l’itinerario su una mappa. Ma questo
racconto è anche un modo per darvi una serie di istruzioni tecniche sulla camminata
in generale. Il bagaglio, l’orientamento, l’andatura, l’alimentazione, gli
incontri con gli uomini e gli animali. Soprattutto vorrei incitarvi a mollare gli
ormeggi e andare, perché camminare
45 rischiara la mente, conforta
il cuore e cura il corpo.
Gli uomini camminano sempre
meno, sono diventati sgraziati,
si muovono curvi sui loro
50 telefonini, hanno il collo storto
per l’abuso del computer, le spalle
rovinate dall’utilizzo del mouse,
lo stomaco contratto dallo stress
e la testa piena di segnali e rumori
55 di fondo. Un indonesiano, o
un etiope, cammina in modo più nobile e felpato11 di noi, e quando porta un
bagaglio in equilibrio sul capo mostra un’andatura eretta e ▶ sinuosa che noi abbiamo
perduto da un secolo. Qualcuno dirà che sono esagerato. Rispondo con
una semplice osservazione fatta nelle vie delle nostre città. Una volta c’erano
60 solo gli scontri frontali fra automobili: oggi è facile vedere scontri fra pedoni
che si tagliano la strada alla cieca, digitando messaggini.
Guardando queste cose, e guardando anche me stesso, mi accorgo che non
solo siamo diventati goffi e ridicoli, ma che stiamo anche perdendo il senso
della realtà. La nostra testa è cambiata. L’uomo che non cammina perde la fantasia,
65 non sogna più, non canta più e non legge più, diventa piatto e sottomesso,
e questo è esattamente ciò che il Potere vuole da lui, per governarlo senza
fatica, derubandolo di ciò che Dio gli ha dato gratuitamente, e bombardarlo di
cose perfettamente inutili a pagamento. Chi cammina, invece, capisce e parla
con gli uomini, li aiuta a reagire e a indignarsi contro questa indecorosa rapina
70 che ci sta impoverendo tutti quanti. Il semplice fatto di mettere un piede
davanti all’altro con eleganza, di questi tempi, è un atto rivoluzionario, una
dichiarazione di guerra contro la civiltà maledetta dello spreco. […]
Sappiatelo subito. Partire è difficile. Troverete un’infinità di amici e parenti
pronti a darvi degli alibi per non andare, a scoraggiarvi, a dirvi che quello che
75 volete fare è troppo faticoso, oppure che siete troppo giovane o troppo vecchio
o troppo grasso o troppo magro, oppure che avete genitori o figli o fidanzate-
fidanzati cui badare. Bugie, naturalmente. Una delle più clamorose è che
vi perderete perché non conoscete la lingua del posto. Ebbene: persuadetevi
che per sopravvivere in qualsiasi territorio straniero bastano una cinquantina
80 di parole. Ma attenti, scegliete quelle giuste. Sapere come si dice “telefonino”
non vi servirà a niente. Sapere come si dicono acqua, fuoco, locanda, mangiare,
eccetera sarà fondamentale. Questo minivocabolario sarà l’elenco dei vostri
bisogni reali, mille volte più importanti di quelli inculcati dalla pubblicità
televisiva.
85 Comunque sia, si comunica anche senza sapere le lingue. Ricordo che negli
anni novanta, in Indonesia, andai a passeggiare tra le risaie in una magnifica
notte di stelle e incontrai un contadino che stava controllando la crescita delle
sementi. Aveva una piccola lampada a petrolio. Ci sedemmo vicini, senza
sapere niente l’uno della lingua dell’altro, e parlammo. Il tono della voce, lo
90 sguardo e il movimento delle mani ci aiutarono a intenderci. Io capii che lui
aveva sette figli, abitava oltre una certa collina e aveva un centinaio di oche
nel suo pollaio.
Ma c’è un’altra, e ancor più clamorosa bugia che si dice a chi parte. Quella
che non c’è il tempo, perché c’è questo o quello da fare. Come se non ne
95 buttassimo via a tonnellate, di tempo, davanti a un computer che ci propone
viaggi solo virtuali, chattando. Il tempo è nostro! Non permettete che vi sia
sequestrato da altri. Non esiste nulla nella vita che non possa essere rimandato.
Ma voi non lo sapete ancora, perché non avete conquistato la saggezza del
camminatore.
100 E così, in mezzo a queste pressioni, si esita a lungo, si rinvia all’infinito la
realizzazione del sogno. Ma poi viene il momento che non se ne può più, e
allora bastano due minuti per decidere.
Paolo Rumiz, A piedi, Feltrinelli, Milano 2012
>> pagina 588
Come continua
A tu per tu con il testo
Un uomo, solo, cammina senza fretta. Lontano dalle mete più turistiche, segue per vari giorni la sua via: avanza lungo strade secondarie; si orienta con le mappe e con le stelle; alloggia nelle locande dei villaggi. Appare, ai nostri occhi, come una presenza ritornata dal passato: un viandante, o forse un pellegrino; insomma una figura d’altri tempi che la nostra modernità, con i voli aerei e i treni iperveloci, sembra avere del tutto cancellato. Noi stessi ci chiediamo, sorpresi e un po’ perplessi: perché camminare tanti giorni se, in poche ore, un mezzo più rapido può portarci a destinazione? Qual è l’utilità di un così dispendioso investimento di tempo e di energie? Quest’uomo è un passatista che rifiuta polemicamente la modernità o c’è un significato più profondo, nella sua scelta, che riguarda da vicino il nostro oggi? La sua risposta è appassionata e fervida, e ci sprona a prestare attenzione, con maggiore consapevolezza, ai ritmi umani senza sprecare inutilmente il preziosissimo tempo della nostra esistenza.
Analisi ATTIVA
Il viaggio del protagonista ha inizio da Trieste: anche chi non ci è mai stato può avvertirne, evocata nel brano, l’esotica atmosfera. Proprio perché molto periferica (rr. 11-12) rispetto al territorio nazionale, la città appare infatti come il luogo suggestivo dove l’Occidente comincia a trasformarsi, lasciando percepire il profumo d’Oriente (rr. 13-14). Trieste si presenta come un’affascinante porta tra due mondi: durante il Novecento il favoloso treno Orient Express, che univa l’Europa collegando Parigi a Istanbul (r. 20), si inoltrava nelle regioni più orientali del continente partendo proprio da Trieste. Da lì cominciava la parte più avventurosa di uno straordinario viaggio lungo un paese che oggi non c’è più (r. 22): la Iugoslavia.
Molte cose sono cambiate in questi luoghi. Ricordando la nonna, nata prima del Novecento, l’autore ripercorre le due guerre mondiali e le diverse nazioni cui è appartenuta la città: i triestini sono stati cittadini di ben sei diverse bandiere (r. 35) nel breve arco di una sola vita umana. Qual è dunque la vera identità di questa terra inquieta (r. 31)? Italiana, austriaca o slava? È un luogo occidentale o orientale? Tali domande non hanno una risposta definita: i confini mutano nel tempo e le anime dei luoghi, come quelle della gente che li abita, non sempre si lasciano ridurre a un semplice aggettivo di nazionalità.
1. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.
a) Capo Promontore è in Italia.
- V F
b) La scrittrice inglese Agatha Christie ha ambientato un suo famoso romanzo su un treno.
- V F
c) La Iugoslavia si è dissolta pacificamente.
- V F
d) Il protagonista è nato a Trieste.
- V F
e) Tutti gli uomini del mondo, oggi, sono deformati dall’abuso della tecnologia.
- V F
f) Nelle città occidentali molte persone camminano senza guardare dove mettono i piedi.
- V F
g) Per il protagonista, muoversi a piedi ha un significato rivoluzionario.
- V F
h) Il contadino indonesiano non aveva bisogno di lampade per camminare la notte.
- V F
i) Secondo il narratore, la tecnologia ci ruba troppo tempo.
- V F
j) L’impulso di partire può essere irrefrenabile.
- V F
2. Perché la nonna del narratore è vissuta sotto sei diverse bandiere senza smettere di abitare a Trieste (rr. 35-36)?
Il viaggio dell’autore si è svolto a piedi e il suo racconto, che funziona anche come guida (r. 38) per chi percorrerà le stesse zone, rivela il significato profondo della scelta di camminare. Come parlasse a dei malati, o a persone confuse e un po’ avvilite, egli afferma che camminare rischiara la mente, conforta il cuore e cura il corpo (rr. 44-46): ma da che cosa dobbiamo mai guarire? Molti dei nostri mali sembrano legati al progresso incontrollato della nostra civiltà, che ha dimenticato l’andare a piedi: modificati nel corpo e nello spirito, noi moderni siamo costantemente curvi (r. 49) su telefonini e computer, abbiamo la testa piena di segnali (r. 54) inutili e di distrazioni, siamo nervosi e contratti dallo stress (r. 53). Chi non cammina più, infatti, si impoverisce umanamente: perde la fantasia (rr. 64-65) e la creatività. La modernità è dunque negativa?
Certamente no, se manteniamo saldo il senso della realtà (rr. 63-64) e delle cose che veramente importano. Nelle parole dell’autore, la dimensione del cammino simboleggia i valori umani da preservare a tutti i costi. Procedere a piedi con eleganza e nobiltà, come un indonesiano (r. 55) o un etiope (r. 56), non è allora una stravaganza fuori moda, ma la pratica più naturale per mantenere il sincero contatto con gli uomini (r. 43), e di resistere al materialismo e allo spreco (r. 72) che, caricandoci di oggetti inutili, ci inaridiscono interiormente.
3. Rileggi il passo da Chi cammina, invece a contro la civiltà maledetta dello spreco (rr. 68-72). Come definisci il tono di questo passo?
- a Brillante e divertente.
- b Lamentoso e triste.
- c Solenne e aulico.
- d Esortativo e ammonitorio.
- e Rabbioso e recriminatorio.
4. Che cosa significa la saggezza del camminatore (rr. 98-99)?
5. Che tipo di narratore racconta?
- a Esterno onnisciente.
- b Interno protagonista.
- c Interno testimone.
- d Esterno con focalizzazione interna.
Competenze linguistiche
6. La lingua italiana è ricca di espressioni con la parola “passo”. Spiega il significato delle seguenti espressioni, poi scrivi sul quaderno una frase con ognuna di esse.
a) Andare/procedere a passo d’uomo.
b) Andare/procedere di pari passo
c) Fare il passo più lungo della gamba
d) Fare due passi
e) Fare un passo indietro
f) Fare un passo falso
g) Tornare sui propri passi
h) Fare passi da gigante
i) Fare il grande passo
j) Fare/muovere i primi passi
Scrivere correttamente
7. Rileggi il passo seguente.
Trieste […] è talmente periferica che da lì è quasi impossibile fare un viaggio senza passare una frontiera. Trieste non è Bologna o Napoli. Nella mia città cambia il mondo e inizia il profumo d’Oriente. Fin a pochi anni fa per la stazione ferroviaria di casa mia passava il più avventuroso dei tre Orient Express. (rr. 11-15)
Collega le frasi, che l’autore ha semplicemente accostato: devi inserire i connettivi giusti al posto giusto e modificare adeguatamente la punteggiatura. Servono solo tre dei seguenti connettivi:
• però • per esempio • perché • infatti • nonostante
Produrre
8. Scrivere per argomentare Discuti le posizioni del narratore sul rapporto tra uomo moderno e tecnologia: cerca tre argomenti a favore delle sue tesi e tre argomenti contro.
La dolce fiamma - volume A
Narrativa