CARTA CANTA - Un rotolo beat

carta canta

Un rotolo beat

«Sono andato veloce perché la strada è veloce». Parola di Jack Kerouac. Ai primi di aprile del 1951 si chiuse nel suo appartamento nel Queens, a New York. Dispose sul tavolo i taccuini di viaggio riempiti nel corso dei suoi vagabondaggi su e giù per le strade degli States, da una costa all’altra. Prese un gran mazzo di fogli da disegno, li ritagliò in modo che entrassero nella macchina da scrivere e incominciò a battere, tenendo un ritmo indiavolato. Per assecondare il flusso dell’ispirazione congiunse i fogli con il nastro adesivo, in modo da non doversi fermare continuamente per inserirli nel rullo. Cominciò così una sessione di scrittura leggendaria, dalla quale uscì il libro sacro della Beat generation, il movimento americano anticonformista che considerò lo scrittore come un vero e proprio punto di riferimento.

Niente droghe, niente alcol, soltanto un sottofondo di musica jazz e caffè, caffè, caffè, il buon vecchio carburante che aveva già sostenuto Balzac. Tre settimane più tardi Kerouac si ritrovò tra le mani un rotolo lungo 120 piedi (circa 36 metri), scritto fitto fitto, senza paragrafi, che disteso dava l’impressione di una strada interminabile.

Un viaggio senza fine: come quello che aveva narrato, alla ricerca di sé stesso e del cuore nascosto dell’America, con l’aiuto di una lingua che non gli apparteneva sino in fondo, perché la famiglia di Kerouac era originaria del Québec, e in casa si parlava francese.

Sei anni più tardi, nel 1957, la Viking Press pubblicò il romanzo derivato da quel dattiloscritto, dopo una lunga serie di tagli, ritocchi e correzioni, che attenuarono alcune scene troppo esplicite. Sulla strada divenne uno dei più straordinari successi della letteratura americana del Novecento, vendette milioni di copie, ma il suo autore non trovò pace. Kerouac morì alcolizzato in Florida nel 1969, a neppure cinquant’anni, con pochi spiccioli in tasca, e il suo amato rotolo al sicuro in un armadio. L’idea di venderlo non lo sfiorò neppure. E pensare che quando finì all’asta, nel 2001, fu comprato per oltre due milioni di dollari dal proprietario di una squadra di football americano. Chi oggi lo ammira nelle mostre, dove viene periodicamente esposto, osserva come i personaggi vi compaiano con i loro nomi veri (Allen Ginsberg, Neal Cassady, William Burroughs), nota le molte correzioni in margine, e uno strappo al foglio finale. Pare sia colpa del cane di un amico, che pensò bene di morsicarlo…

La dolce fiamma - volume A
La dolce fiamma - volume A
Narrativa