T2 - Jerome D. Salinger, Alla ricerca di un tetto (da Il giovane Holden)

T2

Jerome D. Salinger

Alla ricerca di un tetto

  • Tratto da Il giovane Holden
  • Titolo originale The Catcher in the Rye, 1951
  • Lingua originale inglese
  • romanzo
Jerome David Salinger nasce a New York nel 1919 da una famiglia ebraica di origini europee, frequenta l’accademia militare e l’università, senza però laurearsi. Durante la Seconda guerra mondiale partecipa allo sbarco in Normandia ed è tra i primi soldati a entrare nei campi di concentramento nazisti. Dopo il conflitto, esordisce come autore di racconti e nel 1951 pubblica il suo primo e unico romanzo, Il giovane Holden, che racconta le peripezie di un irrequieto giovane della buona società newyorkese. L’opera conquista i lettori, diventando rapidamente un classico della narrativa di formazione ma, insofferente e riservato, Salinger si ritira dai riflettori della vita pubblica: dal 1953 si chiude nella sua casa di Cornish, in New Hampshire, e proprio la sua lontananza dalle scene culturali e mondane contribuisce alla crescita della sua fama leggendaria. Muore nel 2010.

La vicenda narrata nel romanzo è ambientata negli Stati Uniti, intorno al 1950. La racconta, in prima persona, Holden Caulfield, sedicenne intemperante e scalmanato. I fatti risalgono all’anno precedente quando, sotto Natale, viene espulso per scarso rendimento da un college in Pennsylvania. Il ragazzo decide di rientrare nella sua città, New York, ma invece di tornare a casa si ferma in un albergo di infima categoria.

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Audiolettura

Quando scesi alla Penn Station,1 la prima cosa che feci fu di infilarmi nella

cabina telefonica. Avevo voglia di chiamare qualcuno. Lasciai le valige proprio

davanti alla cabina, così potevo tenerle d’occhio, ma appena fui dentro

non mi venne in mente nessuno a cui poter telefonare. Mio fratello D.B. era a

5      Hollywood. La mia sorella piccola, Phoebe, va a letto verso le nove – perciò lei

non potevo chiamarla. Non è che si sarebbe seccata se la svegliavo, ma il guaio

era che non avrebbe risposto lei. Avrebbero risposto i miei genitori. Quindi

niente da fare. Allora pensai di fare una telefonata alla madre di Jane Gallagher2

per sapere quando cominciavano le vacanze di Jane, ma non ne avevo

10    voglia. Del resto, era un po’ tardi per chiamare. Poi pensai di chiamare quella

ragazza con la quale prima uscivo sempre, Sally Hayes, perché sapevo che lei

era già in vacanza – mi aveva scritto quella pizza di una lettera per invitarmi

ad aiutarla a decorare l’albero la vigilia di Natale e via discorrendo – ma avevo

paura che rispondesse sua madre. Sua madre conosceva la mia, e già la vedevo

15    che si rompeva una dannata gamba per correre a telefonare a mia madre

che io ero a New York. Del resto, non è che l’idea di parlare al telefono con la

vecchia signora Hayes mi mandasse in sollucchero.3 Una volta aveva detto a

Sally che ero uno scalmanato. Aveva detto che ero uno scalmanato e che non

avevo nessuna meta nella vita. Allora pensai di chiamare quel tale che stava a

20    Whooton4 quando c’ero anch’io, Carl Luce, ma non era un tipo che mi piacesse

molto. Così andò a finire che non chiamai nessuno. Uscii dalla cabina, circa

venti minuti dopo, presi le mie valige e andai a quel tunnel dove ci sono i tassì

e presi un tassì.

Sono così maledettamente distratto che all’autista diedi l’indirizzo di casa

25    mia, per pura abitudine e compagnia bella. Voglio dire, mi ero completamente

dimenticato che per un paio di giorni mi ero proposto di rintanarmi in un

albergo e di non andare a casa finché non cominciavano le vacanze. Non ci

pensai finché non arrivammo a metà del parco. Allora dissi: «Ehi, le spiace di

tornare indietro, appena è possibile? Le ho dato un indirizzo sbagliato. Voglio

30    tornare giù in città».

L’autista era un dritto. «Qui non posso girare, amico. C’è un senso unico.

Ormai devo arrivare fino alla Novantesima Strada».

Non avevo voglia di far discussioni. «D’accordo», dissi. Poi, di colpo, mi tornò

in mente una cosa.

35    «Senta un po’», dissi. «Sa le anitre che stanno in quello stagno vicino a Central

Park South? Quel laghetto? Mi saprebbe dire per caso dove vanno le anitre

quando il lago gela? Lo sa, per caso?». Mi rendevo conto che c’era soltanto una

probabilità su un milione.

Lui si girò a guardarmi come se fossi matto. «Che ti salta in testa, amico?»,

40    disse. «Mi prendi per fesso?».

«No, mi interessava, ecco tutto».

Lui non disse più niente, e io nemmeno. Finché non uscimmo dal parco alla

Novantesima Strada. Allora disse:

«Ci siamo, amico. Dove?».

45    «Be’, è che non voglio fermarmi

in un albergo dell’East Side, dove

potrei incontrare qualche conoscente.

Sono qui in  incognito»,

dissi. Detesto di dire cose da bullo

50    come “Sono qui in incognito”. Ma

quando ho da fare coi bulli faccio

il bullo anch’io. «Mi saprebbe dire

chi suona al Taft o al New Yorker,5

per caso?».

55    «Non ne ho la più pallida idea, compare».

«Be’… mi porti all’Edmont, allora», dissi. «Vuole fermarsi lungo la strada e

prendere un cocktail con me? Offro io. Sono ben fornito».

«Non posso, amico. Mi spiace». Era senza dubbio un’ottima compagnia. Una

personalità formidabile.

60    Arrivammo all’albergo Edmont e io entrai. Mi ero messo il mio berretto da

cacciatore, in tassì, tanto per fare una cosa, ma prima di entrare me lo tolsi. Non

volevo aver l’aria di un pazzoide o che so io. Che è proprio da ridere. Ancora non

sapevo che quel dannato albergo era pieno di pervertiti e di sudicioni. Pazzoidi

a strabenedire.


J.D. Salinger, Il giovane Holden, trad. di A. Motti, Einaudi, Torino 2008

 >> pagina 529 

Come continua

Le avventure cittadine del giovane Holden si susseguono per un paio di giorni: dorme in squallide stamberghe, viene derubato e coinvolto in una rissa, pattina sul ghiaccio con un’amica a Central Park. Ma, sempre più infastidito da tutto e da tutti, decide di non tornare mai più a casa. La dolce sorellina Phoebe lo convincerà a cambiare idea?

A tu per tu con il testo

Quanti amici hai? A quanti social network sei iscritto? Quanti like ricevono i tuoi post? La pressione dei modelli sociali ci spinge ad accumulare conoscenze, contatti e relazioni, come se il numero di persone conosciute fosse un indice di successo personale, o aumentasse il nostro valore di individui. Ma, pur circondati da tante distrazioni, accade di avvertire un senso di solitudine pungente, anche quando il nostro smartphone sobbalza di notifiche. Da dove viene la sottile irrequietezza che, senza giustificazioni apparenti, incrina la nostra allegria? Che cos’è l’insoddisfazione che, anche quando ci divertiamo in compagnia, ci fa sentire in fondo inappagati? Quale senso di vuoto nascondiamo dietro la maschera dell’estroversione? Lo strampalato Holden Caulfield, con le sue contraddittorie bizzarrie, sembra porsi queste stesse domande: con vivacità e struggimento, la sua vicenda ci racconta quant’è entusiasmante ma difficile cercare il nostro posto nel mondo.

 >> pagina 530

Analisi

Avevo voglia di chiamare qualcuno (r. 2), dice Holden all’inizio del brano. La ricerca di un contatto umano sembra guidare le azioni del giovane che, appena sceso dal treno, entra risoluto nella cabina telefonica. Lì però, oscillando ripetutamente dall’euforia al ripensamento, passa in rassegna le persone da chiamare, e le scarta mentalmente l’una dopo l’altra. Il fratello? Troppo lontano. La sorellina? Risponderebbero i genitori, a cui non vuole spiegare perché si trova in città. Per chiamare la signora Gallagher è troppo tardi; l’amica Sally allora? Ah no! Sua madre è una tale chiacchierona… Alla fine, nessuno sembra rispondere alle sue esigenze, e Holden, rinunciando alla telefonata, si dirige verso un taxi.

All’inizio del brano l’autore sembra ricercare l’effetto comico, come quando il protagonista mostra insofferenza per i barbosi riti natalizi, o quando la signora Hayes, per correre a spettegolare, rischia di spezzarsi una gamba. La fine dell’episodio, però, si vela di amarezza: mentre lascia come sconfitto la cabina, Holden ci fa vedere che, anche in un’affollata città come New York, è tanto difficile trovare qualcuno che ci ascolti con il cuore.

Fallita la telefonata, il ragazzo dà a un tassista l’indirizzo di casa, dimenticando lì per lì l’idea di trascorrere in albergo qualche giorno. L’errore innesca una conversazione che, in poche battute, si fa decisamente stravagante: alla richiesta di tornare indietro, l’autista risponde furbamente che subito non può. È un dritto (r. 31), pensa Holden, ma non vuole questionare e, anzi, approfitta del ghiaccio ormai rotto per fare all’uomo una domanda alla quale da tempo cerca una risposta: “dove vanno le anitre quando il lago gela?” (rr. 36-37). L’uomo si sente preso in giro dalla stramba domanda di questo ragazzino indeciso, e lo aggredisce verbalmente: di fronte alla reazione Holden, come stringendosi nelle spalle, confessa con candore disarmante che gli interessava, ecco tutto (r. 41).

Dopo qualche istante di teso silenzio, Holden recupera però la sua spavalderia: un po’ bulletto e un po’ provocatore, invita lo scorbutico tassista a bere con lui, commentando il suo rifiuto con ambigua ironia. A prima vista sembra che tutto torni alla normalità, ma il freddo disincanto del suo interlocutore getta una luce malinconica sul destino del ragazzo, alla vana ricerca di un senso da dare alla propria vita.

Holden narra la propria storia dopo poco tempo dallo svolgersi dei fatti: aveva 16 anni, ora ne ha 17. Non c’è perciò molta distanza tra io narrante e io narrato: lo capiamo, per esempio, quando giustifica l’errore d’indirizzo con la sua maledetta distrazione. Viene da chiedersi se sia stata veramente la forza dell’abitudine o se si tratti piuttosto del desiderio di casa che, per un attimo, prende il sopravvento. D’altra parte, il protagonista, anche se racconta, non sembra ben capire ciò che voleva e vuole veramente: intuiamo solo quanto sia difficile per lui entrare in comunicazione con gli altri, in particolare con l’universo degli adulti, che appare ai suoi occhi indecifrabile e inautentico.

A ben vedere, le sue azioni e le sue domande, nella loro infantile innocenza, svelano il suo bisogno di calore e d’affetto: nonostante l’euforia provata per la provvisoria libertà, Holden appare alla ricerca di un rifugio sicuro dove ripararsi dalla falsità e dall’ipocrisia delle convenzioni sociali. Quella che Salinger mette in scena è infatti una storia di formazione che però è ben lontana dal compiersi: chi racconta non è un uomo bell’e fatto, adulto e affidabile, ma un ragazzo che forse si dibatte ancora per trovare la propria strada nel mondo.

 >> pagina 531

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.


a) Appena arrivato a New York, Holden chiama la sua famiglia.

  • V   F

b) Holden ha un fratello e una sorella.

  • V   F

c) Holden teme che i suoi genitori sappiano dove si trova.

  • V   F

d) Sally Hayes è la ragazza di Holden.

  • V   F

e) Holden teme che la madre di Sally avvisi i suoi genitori.

  • V   F

f) Holden e la madre di Sally andavano molto d’accordo.

  • V   F

g) Alla fine, Holden non telefona a nessuno.

  • V   F

h) Holden si fa portare dal tassista a Central Park.

  • V   F

i) Holden, sul taxi, finge di avere cose importanti e segrete da sbrigare.

  • V   F

j) L’albergo Edmont è frequentato da persone perbene.

  • V   F

2. Stabilisci i ruoli dei seguenti personaggi (protagonista, personaggi secondari, comparse).


a) Tassista:                                

b) Holden:                                

c) Madre di Sally:                                

d) Phoebe, sorella di Holden:                                

e) Carl Luce:                                


3. La vicenda si svolge

  • a in una città reale, New York. 
  • b in una grande metropoli di cui non si sa il nome. 
  • c in una città reale, New York, ma descritta con toni fantastici. 
  • d in una città fantastica. 

ANALIZZARE E INTERPRETARE

4. Il narratore è

  • a esterno onnisciente.
  • b esterno con focalizzazione interna.
  • c interno protagonista.
  • d interno testimone.

5. Come viene costruita la caratterizzazione di Holden? Ti diamo alcune espressioni o aggettivi: stabilisci se si tratta di caratteristiche che Holden attribuisce a se stesso (autopresentazione), se gli sono attribuite da altri personaggi (e indica quale) o se sono deducibili dai suoi comportamenti (caratterizzazione indiretta – indica di quali comportamenti si tratta).


  Autopresentazione Presentazione da parte di un altro personaggio Caratterizzazione indiretta

a) Ci sa fare coi bulli

     

b) È un indeciso

     

c) È uno scalmanato

     

d) È distratto

     

e) È un po’ matto

     

f) Non ha scopi nella vita

     

g) Si dà arie di importanza

     

6. Dal brano emerge una caratterizzazione di Holden che è prevalentemente

  • a fisica.
  • b psicologica.
  • c economico-sociale.
  • d ideologico-culturale.

7. Lo stile del brano è decisamente colloquiale. Trova almeno un paio di esempi per ciascuno dei seguenti tratti tipici della lingua parlata.


Turpiloquio

 

Espressioni colloquiali

 

Lessico generico

 

Strutture sintattiche tipiche del parlato

 

 >> pagina 532 

COMPETENZE LINGUISTICHE

8. Lessico. I prestiti linguistici. Cocktail è un vocabolo inglese entrato ormai nell’uso comune, così come molte altre parole di origine straniera. Te ne diamo una lista: dopo aver controllato il loro significato (e la loro origine) sul dizionario, scrivi una frase per ciascuna di esse.


a) Leader:                                                                  

b) Cabaret:                                                                

c) Patio:                                                                     

d) Châlet:                                                                  

e) Gangster:                                                            

f) Pamphlet:                                                            

g) Bijoux:                                                                  

h) Make-up:                                                            

i) Meeting:                                                               

PRODURRE

9. Scrivere per raccontare Perché Holden si trova tutto solo a New York? Che cosa gli è successo? Racconta (massimo 15 righe).


10. Scrivere per descrivere Chi incontrerà Holden nel malfamato albergo Edmont? Descrivi (massimo 15 righe per ciascuno):


a) un’anziana prostituta di buon cuore (nella descrizione devi inserire i seguenti termini: viola, lungo, fiocco, curvo, orecchini);

b) il proprietario dell’albergo, ubriacone e irascibile (nella descrizione devi inserire i seguenti termini: pancia, macchie, rosso, imponente, barba);

c) un giocatore di carte incallito, sempre al verde (nella descrizione devi inserire i seguenti termini: viola, lungo, scuro, imponente, barba).

La dolce fiamma - volume A
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Narrativa