T1 - TESTO GUIDA - Pier Paolo Pasolini, Una rondine nel Tevere (da Ragazzi di vita)
testo guida
T1
Pier Paolo Pasolini
Una rondine nel Tevere
- Tratto da Ragazzi di vita, 1955
- romanzo
Roma, 1944. In una calda giornata estiva, il Riccetto e i suoi amici vanno a fare un bagno nel Tevere. Poi decidono di prendere in affitto una barca, ma è la prima volta e non sanno remare come si deve. Vedendoli in difficoltà, altri ragazzi dalla riva li raggiungono a nuoto e salgono, allegri e sfrontati.
Audiolettura
Borgo antico
dai tetti grigi sotto il cielo opaco
io t’invoco…1
cantavano i quattro di vicolo del Bologna,2 sbragati3 sulla barca, a voce
5 più alta che potevano per farsi sentire dai passanti di Ponte Sisto4 e
dei lungoteveri.5 La barca, troppo piena, andava avanti affondando
nell’acqua fino all’orlo.
Il Riccetto continuava a starsene disteso, senza dar retta ai nuovi
venuti,6 ammusato,7 sul fondo allagato della barca, con la testa appena
10 fuori dal bordo: e continuava sempre a far finta di essere al largo, fuori
dalla vista della terraferma. «Ecco li pirata!»,8 gridava con le mani a
imbuto sulla sua vecchia faccia di ladro uno dei trasteverini, in piedi
in pizzo alla barca:9 gli altri continuavano scatenati a cantare. A un
tratto il Riccetto si rivoltò su un gomito, per osservare meglio qualcosa
15 che aveva attratto la sua attenzione, sul pelo dell’acqua, quasi sotto
le arcate di Ponte Sisto. Non riusciva a capire bene che fosse. L’acqua
tremolava, in quel punto, facendo tanti piccoli cerchi come se fosse
sciacquata da una mano: e difatti nel centro vi si scorgeva come un
piccolo straccio nero.
20 «Che d’è»,10 disse allora rizzandosi in piedi il Riccetto. Tutti guardarono
da quella parte, nello specchio d’acqua quasi ferma, sotto
l’ultima arcata. «È na rondine, vaffan…», disse Marcello.11 Ce n’erano
tante di rondinelle, che volavano rasente i muraglioni, sotto gli archi
del ponte, sul fiume aperto, sfiorando l’acqua con il petto. La corrente
25 aveva ritrascinato un poco la barca indietro, e si vide infatti ch’era
proprio una rondinella che stava affogando. Sbatteva le ali, zompava.12
Il Riccetto era in ginocchioni sull’orlo della barca, tutto proteso in
avanti. «A stronzo, nun vedi che ce fai rovescià?», gli disse Agnolo. «An
vedi»,13 gridava il Riccetto, «affoga!». Quello dei trasteverini che remava
30 restò coi remi alzati sull’acqua e la corrente spingeva piano la barca
indietro verso il punto dove la rondine si stava sbattendo. Però dopo
un po’ perdette la pazienza e ricominciò a remare. «Aòh, a moro»,14
gli gridò il Riccetto puntandogli contro la mano, «chi t’ha detto de
remà?». L’altro fece schioccare la lingua con disprezzo e il più grosso
35 disse: «E che te frega». Il Riccetto guardò verso la rondine, che si agitava
ancora, a scatti, facendo frullare di botto15 le ali. Poi senza dir niente
si buttò in acqua e cominciò a nuotare verso di lei. Gli altri si misero
a gridargli dietro e a ridere: ma quello dei remi continuava a remare
contro corrente, dalla parte opposta. Il Riccetto s’allontanava, trascinato
40 forte dall’acqua: lo videro che rimpiccioliva, che arrivava a bracciate
fin vicino alla rondine, sullo specchio d’acqua stagnante, e che
tentava d’acchiapparla. «A Riccettooo», gridava Marcello con quanto
fiato aveva in gola, «perché nun la piji?».16 Il Riccetto dovette sentirlo,
perché si udì appena la sua voce che gridava: «Me pùncica!».17 «Li
45 mortacci tua»,18 gridò ridendo Marcello. Il Riccetto cercava di acchiappare
la rondine, che gli scappava sbattendo le ali e tutti e due ormai
erano trascinati verso il pilone dalla corrente che lì sotto si faceva
forte e piena di ▶ mulinelli. «A
Riccetto», gli gridarono i
50 compagni della barca, «e
lassala perde!».19 Ma in
quel momento il Riccetto
s’era deciso ad acchiapparla
e nuotava con una
55 mano verso la riva. «Tornamo
indietro, daje», disse
Marcello a quello che
remava. Girarono. Il Riccetto
li aspettava seduto
60 sull’erba sporca della riva,
con la rondine tra le mani.
«E che l’hai sarvata a ffà»,20 gli disse Marcello, «era così bello vedella
che se moriva!». Il Riccetto non gli rispose subito. «È tutta fracica»,21
disse dopo un po’, «aspettamo che s’asciughi!». Ci volle poco perché
65 si asciugasse: dopo cinque minuti era là che rivolava tra le compagne,
sopra il Tevere, e il Riccetto ormai non la distingueva più dalle altre.
Pier Paolo Pasolini, Ragazzi di vita, Garzanti, Milano 2005
Come continua
Passati due anni ritroviamo il Riccetto che, cresciuto, vive di espedienti, aggirandosi per Roma in cerca di qualche buon affare, fra ladri, prostitute e truffatori. Non ha una casa, ma vive con la famiglia in un edificio scolastico pericolante, divenuto alloggio di fortuna per decine di sfollati. Quando il palazzo crolla, muore la madre e resta gravemente ferito l’amico Marcello. Il Riccetto va allora ad abitare con lo zio, e conosce nuovi ragazzi, con cui intraprende altre scorribande. Un giorno però viene arrestato, per un furto che in realtà non ha commesso. L’esperienza gli insegna molto: quando esce dalla galera, non è più lo stesso.
A tu per tu con il testo
Che cosa importa se gli altri rideranno, e lo prenderanno per pazzo? Senza dire una parola il Riccetto si tuffa nel Tevere. Non c’è niente di più bello che fare parte di un gruppo, condividere le esperienze, sentirsi accettati e apprezzati. Ma non è così facile. Sappiamo che cosa subisce chi non vuole o non riesce a integrarsi: l’indifferenza, le mezze parole, le prese in giro, gli insulti, nei casi più pesanti l’aggressione. Quando siamo in compagnia possono innescarsi dinamiche pericolose: a volte si diventa come le iene, che attaccano protette dal numero, solo quando sono sicure di non avere la peggio. Tutti contro uno. E per non essere quell’uno, a che cosa siamo disposti? A tacere, o a fingere distacco, quando la situazione non ci piace, e ce ne vorremmo andare. Ma a volte qualcosa dentro scatta. Non riesci più a tenerti, sai che non ti conviene, che non sono affari tuoi, e in fondo che te frega, come dice il ragazzo più grosso al Riccetto. Ma non riesci ad accettarlo. Ti alzi, e adesso basta.
Laboratorio sul testo
COMPRENDERE
1. La vicenda narrata è ambientata
- a a Torino.
- b a Roma.
- c in un paese della provincia laziale.
- d in una città imprecisata attraversata da un fiume.
Da quali elementi lo capisci?
2. Che cosa stanno facendo i ragazzi sulla barca?
- a Stanno pescando.
- b Stanno scendendo il fiume verso il mare.
- c Si stanno divertendo, cantano e scherzano.
- d Stanno cercando di uccidere una rondine caduta in acqua.
3. Quando il Riccetto vede qualcosa agitarsi nell’acqua
- a si tuffa immediatamente per ripescarlo.
- b chiede al compagno che rema di dirigersi verso quel punto.
- c si rimette a cantare e scherzare con gli altri.
- d si sporge per vedere meglio, rischiando di far ribaltare la barca.
4. Come reagiscono gli altri ragazzi sulla barca alla vista della rondine?
Marcello
Agnolo
Il trasteverino ai remi
5. Alla fine il Riccetto
- a riesce ad afferrare la rondine, che però è morta.
- b riesce ad afferrare la rondine e se la porta a casa.
- c riesce ad afferrare la rondine che, una volta asciutta, vola via.
- d non riesce ad afferrare la rondine, che annega.
6. Quando il Riccetto si tuffa per salvare la rondine, i compagni
- a lo deridono.
- b lo incitano.
- c sono preoccupati che affoghi.
- d si tuffano anche loro.
ANALIZZARE E INTERPRETARE
7. Rifletti sulla posizione e sull’atteggiamento del narratore: che tipo di narratore è? È un narratore che condivide il mondo dei suoi personaggi o li osserva in modo distaccato? Da che cosa lo capisci?
8. Individua nel testo i passaggi che ti permettono di definire l’atteggiamento dei compagni del Riccetto, soffermandoti in modo particolare su indifferenza, disprezzo e derisione.
9. La preoccupazione del Riccetto per la rondine non si esaurisce nel salvataggio dalle onde del Tevere, ma prosegue anche dopo: in che modo?
10. Come interpreti il finale dell’episodio? Ti sembra positivo o negativo? Perché? Esponi le tue considerazioni.
COMPETENZE LINGUISTICHE
11. I registri linguistici. Pasolini sceglie consapevolmente di adottare uno stile e una lingua che riflettano la realtà sociale che descrive. Per questo, oltre a parole ed espressioni in romanesco, nel brano sono presenti tratti linguistici tipici del parlato colloquiale. Riscrivi le espressioni evidenziate in un registro linguistico medio-standard.
a) continuava a starsene disteso
b) senza dar retta ai nuovi venuti
c) il Riccetto si rivoltò su un gomito
d) disse allora rizzandosi in piedi il Riccetto
e) «E che te frega»
f) Gli altri si misero a gridargli dietro e a ridere
g) lo videro che rimpiccioliva
h) tentava d’acchiapparla
PRODURRE
12. Scrivere per RIASSUMERE Sintetizza il brano che hai letto, prima in 15 righe, poi in 5.
SPUNTI PER discutere IN CLASSE
Il rispetto per gli animali sta diventando, nella nostra società, sempre più importante: comportamenti una volta diffusi e considerati “normali” (indossare pellicce, legare i cani alla catena ecc.) sono oggi sempre più stigmatizzati. Qual è la tua posizione in merito?
La dolce fiamma - volume A
Narrativa