T1 - TESTO GUIDA - Ugo Foscolo, La vita è un ingannevole sogno (da Ultime lettere di Jacopo Ortis)

testo guida

T1

Ugo Foscolo

La vita è un ingannevole sogno

  • Tratto da Ultime lettere di Jacopo Ortis, 1802
  • romanzo epistolare
Ugo Foscolo nasce nel 1778 a Zante, un’isola del mar Ionio che all’epoca faceva parte della Repubblica di Venezia. In seguito alla morte del padre (1788), trascorre qualche anno a Corfù, presso una zia, e nel 1793 si ricongiunge con la madre, trasferendosi a Venezia. Qui vive le prime esperienze amorose, sviluppa una forte passione politica e consolida la sua formazione letteraria, dedicandosi allo studio dei classici e frequentando lezioni all’università. Abbraccia gli ideali della Rivoluzione francese e si entusiasma per l’intervento in Italia di Napoleone. Tuttavia, le grandi speranze che Bonaparte potesse liberare l’Italia dal dominio straniero vengono frustrate dal trattato di Campoformio del 1797, con il quale il territorio di Venezia viene ceduto all’Austria. Deluso e amareggiato, il poeta decide di intraprendere la via dell’esilio: da qui vivrà in modo avventuroso, in preda a una costante inquietudine esistenziale. Tra le sue opere – veri capolavori in bilico tra sensibilità classica e affanni romantici – ricordiamo il romanzo epistolare Ultime lettere di Jacopo Ortis (1802), le Poesie (1803) e il carme Dei Sepolcri (1807), in cui il poeta esalta la memoria come fondamento della civiltà. Nel 1815, per non giurare fedeltà al regime austriaco, Foscolo fugge ancora in esilio, prima in Svizzera e poi a Londra, dove muore nel 1827, povero, dimenticato e perseguitato dai creditori.

Il brano è tratto dal romanzo epistolare Le ultime lettere di Jacopo Ortis, uscito nel 1802 e in seguito rivisto più volte dall’autore. Un giovane patriota veneziano è costretto a lasciare la città dopo il trattato di Campoformio (1797), con cui Napoleone cede l’antica Repubblica di Venezia al dominio austriaco. Rifugiatosi nella campagna veneta, conosce Teresa, una dolce fanciulla cui dona, ricambiato, il suo cuore. Ma Teresa è già promessa sposa, e il loro amore non è possibile. Nella lettera che leggiamo, indirizzata all’amico Lorenzo, Jacopo, in pieno tormento d’amore, esprime la propria dolorosa concezione della vita umana, inconsistente e ingannevole come un sogno. Nulla di ciò in cui crediamo è durevole, e nemmeno è reale: ogni volta che cerchiamo un motivo per essere felici, o cadiamo di nuovo nell’inganno, vagheggiando qualcosa che non esiste, oppure sperimentiamo, spaventati, la consapevolezza del nulla e della vacuità dell’essere.

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Audiolettura

Da’ colli Euganei, 19 Gennajo 1798


Umana vita? Sogno;1 ingannevole sogno al quale noi pur diam sì gran 

prezzo,2 siccome le donnicciuole3 ripongono la loro ventura4 nelle 

superstizioni e ne’ presagi! Bada;5 ciò cui tu stendi avidamente la mano 

5      è un’ombra forse, che mentre è a te cara, a tal altro6 è nojosa.7 Sta 

dunque tutta la mia felicità nella vota8 apparenza delle cose che ora 

m’attorniano; e s’io cerco alcun che di reale,9 o torno a ingannarmi, 

o spazio attonito e spaventato nel nulla!10 Io non lo so; ma, per me,11 

temo che Natura abbia già costituito la nostra specie12 quasi minimo 

10    anello passivo13 dell’incomprensibile suo sistema,14 dotandone di 

cotanto15 amor proprio, perché il sommo timore e la somma speranza 

creandoci nella immaginazione una infinita serie di mali e di beni,16 ci 

tenessero pur sempre17 affannati di questa esistenza18 breve, dubbia, 

infelice. E mentre noi serviamo ciecamente al suo fine, essa19 ride del 

15    nostro orgoglio che ci fa reputare l’universo creato solo per noi, e noi 

soli degni e capaci di dar leggi al creato.

Andava dianzi20 perdendomi per le campagne, inferrajuolato21 sino 

agli occhi, considerando lo squallore della terra tutta sepolta sotto le 

nevi, senza erba né fronda che mi attestasse le sue passate dovizie.22 

20    Né potevano gli occhi miei lungamente fissarsi sulle spalle de’ monti, 

il vertice de’ quali era immerso in una negra23 nube di gelida nebbia 

che piombava ad accrescere il lutto dell’aere freddo ed ottenebrato.24 

E parevami vedere25 quelle nevi disciogliersi e precipitare a26 torrenti 

che innondavano il piano, trascinandosi impetuosamente piante, 

25    armenti,27 capanne e sterminando in un giorno le fatiche di tanti anni, e 

le speranze di tante famiglie. Trapelava di quando in quando un raggio 

di Sole, il quale quantunque restasse poi soverchiato dalla caligine,28 

lasciava pur divedere29 che sua mercé soltanto30 il mondo non 

era dominato da una  perpetua 

30    notte profonda. Ed io rivolgendomi 

a quella parte di cielo che 

albeggiando manteneva ancora 

le tracce del suo splendore: 

– O Sole, diss’io, tutto cangia31 

35    quaggiù! E verrà giorno che Dio 

ritirerà il suo sguardo da te, e tu 

pure sarai trasformato; né più 

allora le nubi corteggeranno i tuoi 

raggi cadenti;32 né più l’alba 

40    inghirlandata di celesti rose33 verrà 

cinta34 di un tuo raggio su 

l’oriente ad annunziar che tu sorgi. 

Godi intanto della tua carriera,35 

che sarà forse affannosa, e simile a questa dell’uomo; tu ’l vedi;36 l’uomo 

45    non gode de’ suoi giorni; e se talvolta gli è dato37 di passeggiare 

per li fiorenti prati38 d’Aprile, dee pur sempre temere39 l’infocato aere40 

dell’estate, e il ghiaccio mortale del verno.41


Ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis, Mondadori, Milano 2016

 >> pagina 490 

Come continua

Per dimenticare l’amata Teresa, Jacopo lascia la campagna veneta e si sposta per l’Italia. Va a Milano, a Firenze, a Ventimiglia. A Ravenna, dove visita la tomba di Dante, viene a sapere che Teresa si è sposata: torna allora in Veneto per salutare la ragazza e, disperato per la perdita dell’amore e della patria, si uccide, pugnalandosi al cuore.

 >> pagina 491

A tu per tu con il testo

Ci sono momenti, nella vita dei giovani, in cui un profondo sconforto incupisce l’animo. Le ragioni di questo fosco sentimento sono varie: un acuto dolore, una delusione cocente, un inaspettato fallimento possono prostrarci intimamente, e mettere addirittura in dubbio le nostre più salde convinzioni. Accade allora che, quando una persona amata scompare, un’amicizia che pensavamo eterna si interrompe, un grande sforzo resta privo di effettivi risultati, qualcosa in noi si rompe e pensiamo di aver creduto a un’illusione. Smarriti e amareggiati ci chiediamo: se anche realtà tanto essenziali possono crollare, allora cosa ha veramente importanza? Esistono certezze stabili nel mondo, su cui fondare le sicurezze che cerchiamo? Una risposta universale non esiste, e vivere intense crisi di coscienza è un inevitabile passaggio della vita: ogni generazione nella storia, infatti, le ha affrontate. Per questo, con parole di intensa poesia, la lettera di un tormentato ragazzo, scritta più di duecento anni fa, sa rispecchiare le nostre stesse angosce, e ci fa sentire, mentre la leggiamo, capiti e, forse, meno soli.

Laboratorio sul testo

Comprendere

1. Metti in ordine cronologico gli avvenimenti, segnandoli con un numero progressivo.

  • a) Jacopo scrive la lettera.
  • b) Jacopo esce per fare una passeggiata nei campi.
  • c) Jacopo rivolge la sua parola al sole.
  • d) Jacopo immagina un’alluvione che travolge il paesaggio e il lavoro di tante persone.
  • e) Jacopo rientra a casa.
  • f) Jacopo osserva il paesaggio invernale.


2. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.


a) Gli uomini che danno grande valore all’esistenza sono come donnette superstiziose e sciocche.

  • V   F

b) Tutti gli uomini desiderano le stesse cose.

  • V   F

c) Tutti gli uomini sono vittime delle illusioni.

  • V   F

d) Paure e speranze delle persone sono generate dalla Natura.

  • V   F

e) La Natura si preoccupa della felicità dei singoli individui.

  • V   F

f) L’universo è stato creato in funzione dell’uomo e per servire alla sua esistenza.

  • V   F

g) Gli uomini sono consapevoli degli inganni della natura.

  • V   F

h) Il protagonista assiste, impotente, a un’alluvione che sconvolge le campagne.

  • V   F

i) Il protagonista passeggia in un paesaggio completamente innevato.

  • V   F

j) Il sole splende glorioso nel cielo.

  • V   F


3. Che cosa intende dire il protagonista con la frase tutto cangia quaggiù (rr. 34-35)?


4. Il brano parla di illusioni, anche se la parola non viene mai usata. Rileggi il primo paragrafo: che cosa sono le illusioni di cui parla il narratore?

Analizzare e interpretare

5. La parte finale del brano è ricca di figure retoriche. Associa ai passi il nome della figura esemplificata.

  • l’alba inghirlandata di celesti rose (rr. 39-40)
  • Godi intanto della tua carriera, che sarà forse affannosa, e simile a questa dell’uomo (rr. 43-44)
  • verrà cinta di un tuo raggio (rr. 40-41)
  • né più allora le nubi corteggeranno i tuoi raggi cadenti (rr. 37-39)
  • l’infocato aere dell’estate, e il ghiaccio mortale del verno (rr. 46-47)


a) Personificazione.

b) Metafora.

c) Sineddoche.

d) Similitudine.

e) Antitesi.


6. Umana vita? Sogno; ingannevole sogno al quale noi pur diam sì gran prezzo, siccome le donnicciuole ripongono la loro ventura nelle superstizioni e ne’ presagi! (rr. 2-3). Il tono dominate di questo passo è:

  • a patetico. Il narratore vuole muoverci al pianto per l’infelice sorte del genere umano. 
  • b adirato. Il narratore alza i pugni contro la sorte umana e maledice il giorno in cui è nato. 
  • c amaro e sarcastico. Il narratore deride chi crede nella realtà della vita, come una donnetta superstiziosa e ignorante. 
  • d solenne. Il narratore, come un sacerdote, declama la tragedia del vivere con termini aulici e cadenzati. 

 >> pagina 492 

Competenze linguistiche

7. Il narratore parla di sommo timore e somma speranza (r. 11): “sommo” è il superlativo assoluto di “alto”. La lingua italiana ha diversi comparativi e superlativi particolari: unisci con una linea l’aggettivo giusto al suo superlativo e al suo comparativo:


Superlativo

Comparativo
Grado positivo

a) sommo

1) migliore

9) esterno

b) minimo

2) maggiore

10) basso

c) massimo

3) peggiore

11) cattivo

d) infimo

4) superiore

12) alto

e) ottimo

5) interiore

13) piccolo

f) pessimo

6) minore

14) interno

g) intimo

7) inferiore

15) grande

h) estremo

8) esteriore

16) buono

Scrivere correttamente

8. Trasforma la descrizione invernale in una descrizione estiva, cambiando soprattutto i passi sottolineati e utilizzando una lingua corretta ma moderna.


Andava dianzi perdendomi per le campagne, inferrajuolato sino agli occhi, considerando lo squallore della terra tutta sepolta sotto le nevi, senza erba né fronda che mi attestasse le sue passate dovizie. Né potevano gli occhi miei lungamente fissarsi sulle spalle de’ monti, il vertice de’ quali era immerso in una negra nube di gelida nebbia che piombava ad accrescere il lutto dell’aere freddo ed ottenebrato.

Produrre

9. Scrivere per raccontare Sei in vacanza. Scrivi un’e-mail a un amico. Scrivi circa 100 parole articolate come segue:


a) circa 30 parole per raccontare una passeggiata che hai fatto da poco (dove sei andato, come, quanto tempo ci hai messo, se hai incontrato qualcuno);

b) circa 30 parole per descrivere qualcosa che hai visto (un monumento, un paesaggio, una persona con cui hai parlato);

c) circa 30 parole per comunicare al tuo amico quali riflessioni si sono generate nella tua mente durante o dopo questa esperienza (emozioni provate, considerazioni su ciò che hai visti, paragoni con altri posti o esperienze).

La dolce fiamma - volume A
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Narrativa