T5 - Eugenio Baroncelli, Álvaro de Mendaña e le isole che non ci sono più (da Falene. 237 vite quasi perfette)

T5

Eugenio Baroncelli

Álvaro de Mendaña e le isole che non ci sono più

  • Tratto da Falene. 237 vite quasi perfette, 2012
  • biografia

Eugenio Baroncelli nasce vicino a Rimini nel 1944. Docente alle scuole superiori e critico cinematografico, esordisce come narratore nel 2005, pubblicando la raccolta di racconti Outfolio. Storiette scivolate dal quaderno durante un trasloco. Nei libri successivi mantiene la forma breve, e la applica al genere biografico: con erudizione e vivace inventiva sintetizza, in poche righe, le vite di personaggi storici, più o meno noti. Nel 2008 esce così Libro di candele. 267 vite in due o tre pose; nel 2010 Mosche d’inverno. 271 morti in due o tre pose; nel 2012 Falene. 237 vite quasi perfette. Al 2013 risale una paradossale raccolta di critiche a libri immaginari, Pagine bianche:

55 libri che non ho scritto.

I fatti narrati sono reali: Álvaro de Mendaña fu veramente un navigatore spagnolo, nato nel 1541 e morto nel 1595, e scopritore delle cosiddette Isole Salomone, nell’Oceano Pacifico. Per varie ragioni queste isole furono subito abbandonate e dimenticate: solo nella seconda metà del Settecento altri esploratori europei sbarcheranno sulle loro coste.

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Audiolettura

Nessuno è unico, tranne lui. Lui trovò una chimera1 e fu capace di perderla.

Levò l’ancora il 19 novembre del 1567. Partiva dai confini del mondo, il

leggendario Perù, con un sogno nel cuore: scoprire le miniere del re Salomone2 

in mezzo al mare. Il 17 febbraio, quando aveva esaurito le scorte di acqua 

5      potabile, quando i viveri cominciavano pericolosamente a scarseggiare e i 

segni dello scorbuto3 a comparire senza 

nessuna discrezione, avvistò un solido

▶  miraggio – un arcipelago a nord-est 

della Nuova Guinea4 che non figurava 

10    in nessuna carta. Sbarcò in armi in 

spiagge popolate da indigeni bellicosi, 

non trovò oro né argento ma, prima di 

riprendere il mare stremato dalle 

fatiche e dal malcontento dei marinai, volle egualmente dare a quelle isole il 

15    nome di “Salomone”.

Ventotto anni più tardi, il 9 aprile del 1595, salpò di nuovo da Callao,5 sulla 

inverosimile costa del Perù. Deciso a completare il suo sogno, portava con sé 

la moglie, quattrocento potenziali coloni e un minaccioso cannone. Andò sulla 

sua bella strada, prese la rotta che credeva di ricordare, vide giorni e notti che 

20    gli sembravano familiari, vide l’infinito oceano confondersi con l’infinito cielo, 

e si smarrì. Non seppe ritrovare le sue isole. Vecchi i denti che non azzannano 

pane. Vecchi gli occhi che bruciano al sole. Cos’era stato a confonderlo? 

Chi dice le febbri che inocula la follia, chi gli spropositi di un sogno ostinato. 

Chi dice che fantasioso non era lui, ma le sue isole, che, dimenticate per troppo 

25    tempo, si erano nascoste per dispetto in fondo al mare. Chi, ricordando che 

i cartografi chiamano “belle addormentate” gli spazi di terra incognita, disse 

che lui non aveva osato disturbare né la loro bellezza né il loro sonno. Chi 

dice che le cose, se non le troviamo, non esistono. Chi ripensò a Gallego,6 il 

suo pilota, che aveva beatamente calcolato la longitudine a occhio nudo. Chi 

30    sa, oggi dice: l’arcipelago si trova a non più di novanta giorni di navigazione 

dall’inconfondibile Perù. Chissà. Sta di fatto che lui avanti non andò e indietro 

non tornò. Era più di un uomo e morì come un fantasma che farnetica.7 Era 

uno spirito dalla fede certa, e finì in acque vaghe. Gli uomini, quegli increduli, 

lo dimenticarono. Con lui dimenticarono che l’incredulità è una pigrizia della 

35    speranza.


Eugenio Baroncelli, Falene. 237 vite quasi perfette, Sellerio, Palermo 2012

 >> pagina 477 

A tu per tu con il testo

Colombo, Vespucci, Magellano: sono i nomi dei leggendari esploratori che, nei primi secoli dell’età moderna, scoprirono il mondo in spedizioni avventurose. Abbiamo di loro un’immagine eroica e proviamo ammirazione per il coraggio che li portò a conquistare onori e gloria. Ma quali dubbi tormentava il loro cuore? Nessuna crepa incrinava la loro determinazione? La realtà umana è più complessa di come la storia ce la racconta: spesso la luce dei grandi avvenimenti lascia in ombra molte contraddizioni e fallimenti. Ce lo dimostra la singolare vicenda dell’oscuro navigatore spagnolo protagonista di questo breve racconto: ossessionato da un sogno forse più grande di lui, sembra a un passo dal realizzare il proprio scopo quando un avverso destino lo allontana, per sempre, dal trionfo. Chi si ricorderà mai della sua impresa? E come giudicare i suoi errori? La letteratura, come un viaggio nel tempo, sa riportare in vita vicende dimenticate, dimostrando, a noi che leggiamo, che la storia non è fatta solo dai vincenti.

 >> pagina 478

Analisi

Álvaro de Mendaña partì nel 1567 dalle coste del Perù, all’epoca colonia della Spagna, guidato da un grandioso sogno: trovare, da qualche parte nell’oceano, ricchezze così sterminate da eguagliare il favoloso tesoro del re Salomone. Mitico sovrano d’Israele, vissuto mille anni prima di Cristo, nella cultura ebraico-cristiana e nella cultura araba le gesta di Salomone diedero spunto a molte leggende. In particolare, quelle sulle sue inesauribili miniere d’oro alimentarono per secoli la fantasia di predoni e archeologi. Anche il protagonista subisce il misterioso fascino delle miniere perdute: in nome di quel mito, il giovane esploratore affronta lunghi mesi di incerta navigazione finché, quando l’acqua potabile (rr. 4-5) è ormai finita e la denutrizione ha minato i suoi compagni di avventura, scorge un ignoto arcipelago (r. 8). È quello il luogo che gli garantirà denaro e fama? Il suo viaggio verso il mito è finalmente giunto al termine?

Álvaro non ha il tempo, al momento, di verificarlo: gli indigeni, ostili agli invasori europei, non gli permettono infatti di trovare né oro né argento (r. 12) e infine, affaticato e osteggiato anche dai suoi, decide di andar via. La sua partenza dalle isole non è però un addio: nel suo cuore Álvaro, momentaneamente sconfitto ma non domo, sa che ritornerà per completare il suo sogno (r. 17).

Il secondo viaggio del navigatore avviene nel 1595, quando ha cinquantaquattro anni: nel Cinquecento, quando la vita media era decisamente più bassa di oggi, è l’età di un anziano. Nonostante i vecchi denti (r. 21) e i vecchi occhi (r. 22) denuncino il logorìo fisico di Álvaro, il narratore lascia trasparire, tra le righe del suo racconto, il suo spirito ancora vigoroso e determinato: il tempo non ha piegato la sua volontà di scoprire e conoscere.

Ma qualcosa, questa volta, non funziona: forse la sua memoria si confonde, come l’infinito oceano (r. 20) con l’infinito cielo (r. 20-21); o forse il suo pilota (rr. 28-29) aveva sbagliato il calcolo delle coordinate, durante la prima spedizione. Sta di fatto che Álvaro si smarrisce e perde, con le isole, anche se stesso: la sua fede certa (r. 33) vacilla, la sua credibilità svanisce, il fallimento lo condanna all’oblio e un destino beffardo impedisce il coronamento della sua intera esistenza.

Nonostante la precisa ricostruzione storica, la breve biografia di Álvaro si svolge in un’atmosfera vaga e indeterminata, come gli accadimenti che avvengono nei sogni. Il narratore, infatti, ci porta in un mondo onirico e indefinito: a partire dal titolo le isole cercate dall’esploratore non ci sono più; la meta del suo viaggio è come una chimera (r. 1); l’apparizione delle isole, mai viste prima da occhio occidentale, sembra un solido miraggio (rr. 7-8). La geografia stessa sfuma nell’indistinto: la costa peruviana appare inverosimile (r. 17) e, come per un incantesimo, le isole si nascondono per dispetto in fondo al mare (r. 25). Viene da chiedersi, allora, se questa storia sia reale o se il narratore stia solo riportando la visione folle di un navigatore che, incantato da un’idea fissa, ha perduto il contatto con la realtà. Che cosa è effettivamente accaduto? Perché Álvaro non riuscì a ritrovare le terre che aveva scoperto?

Le risposte si moltiplicano, e un velo di vaghezza circonda l’ingloriosa fine di Álvaro, i cui ultimi giorni vengono evocati in una cadenzata sequenza che, scandita dalle ripetizioni, trasmette una commozione pungente per questa vicenda, insieme tragica e grottesca.

 >> pagina 479

Laboratorio sul testo

Comprendere

1. Metti in ordine cronologico i seguenti avvenimenti, numerandoli progressivamente.

  • a) Álvaro muore.
  • b) Álvaro parte da Callao.
  • c) Durante la navigazione, molti marinai si ammalano gravemente.
  • d) Álvaro raggiunge un arcipelago sconosciuto.
  • e) Álvaro si perde.
  • f) Il navigatore Gallego sbaglia il calcolo delle coordinate dell’arcipelago.
  • g) La moglie di Álvaro si unisce alla spedizione.
  • h) Le isole ricevono il nome di Salomone.
  • i) Álvaro lascia le isole.
  • j) Gli uomini si dimenticano di Álvaro e delle sue imprese.


2. Indica se queste affermazioni sono vere (V) o false (F).


a) Le isole Salomone sono un luogo immaginario.

  • V   F

b) Il nome “Salomone” fu dato alle isole dal pilota Gallego.

  • V   F

c) Callao è un porto del Perù.

  • V   F

d) Gallego aveva usato raffinati strumenti dell’epoca per calcolare la longitudine delle isole.

  • V   F

e) La moglie di Álvaro parte insieme al marito nel 1595.

  • V   F

f) Tra gli obiettivi della seconda spedizione c’era la colonizzazione delle isole.

  • V   F

g) Per colonizzare le isole erano previsti anche atti di guerra contro gli indigeni.

  • V   F

h) Le “belle addormentate” sono indigene belle e svagate.

  • V   F

i) Álvaro fu dimenticato dopo la sua morte.

  • V   F

j) Le isole Salomone si trovano a sud della Nuova Guinea.

  • V   F

Analizzare e interpretare

3. Secondo te qual è il giudizio del narratore su Álvaro?

  • a Lo considera una figura ridicola, comica e incapace, e lo prende in giro.
  • b Lo considera un povero di spirito, patetica vittima di un inganno di cui non riesce a rendersi conto e, per questo, lo compatisce.
  • c Lo considera una figura tragica, perché ha tenuto fede al suo sogno nonostante le avversità del caso.
  • d Lo considera un inetto, perché i suoi sogni sono velleitari e irrealizzabili e, per questo, lo rappresenta con freddezza e distacco.


4. Chi ripensò a Gallego, il suo pilota, che aveva beatamente calcolato la longitudine a occhio nudo (rr. 28-29). Che cosa intende dire il narratore?

  • a Che Gallego era così felice di aver trovato un nuovo arcipelago che, per l’emozione, aveva sbagliato il calcolo delle coordinate.
  • b Che Gallego era stato leggero e superficiale perché aveva stimato la posizione delle isole in maniera approssimativa, senza verificarla con gli adeguati strumenti ma basandosi solo sulle proprie percezioni personali.
  • c Che Gallego odiava il comandante della spedizione e, con malvagia gioia, aveva deciso di giocargli un brutto tiro sbagliando di proposito il calcolo delle coordinate. 

5. Nonostante la brevità, il brano contiene diverse figure retoriche. Associa l’espressione alla relativa figura retorica:


a) solido miraggio (rr. 7-8)

b) Chi dice le febbri che inocula la follia [...]. Chi dice che fantasioso non era lui (rr. 23-24)

c) vide l’infinito oceano confondersi con l’infinito cielo (rr. 20-21)

d) morì come un fantasma che farnetica (r. 32)


  • Similitudine.
  • Anafora.
  • Ossimoro.
  • Epanalessi.

Competenze linguistiche

6. La parte finale del brano si basa sulla ripetizione del verbo “dire”. Individua un verbo più proprio nelle seguenti frasi, scegliendo dalla lista. Scegli una sola opzione per frase.


a) Il cittadino ha detto il proprio nome al pubblico ufficiale.

b) Il generale disse ai soldati di fermarsi.

c) Il giudice ha detto alla società telefonica di restituire i soldi al cliente entro trenta giorni.

d) Carlo dice di avere finito, ma secondo me non è vero.

e) Il nonno dice sempre che quando era piccolo andava a scuola in bicicletta.

f) La professoressa di inglese dice le frasi con accento londinese.

g) Lo scienziato ha detto la sua tesi e l’ha dimostrata in un articolo molto interessante.


  • ordinare
  • dichiarare
  • raccontare
  • sostenere
  • ingiungere
  • pronunciare
  • affermare

7. Spiega, con parole tue, le seguenti espressioni con il verbo “dire”.


a) Avere da dire su qualcosa

b) Dire peste e corna di qualcuno

c) Dire chiaro e tondo

d) Non dire quattro se non ce l’hai nel sacco

e) Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare

 >> pagina 480 

Scrivere correttamente

8. Il seguente passo, tratto dal brano, si caratterizza per la presenza di paratassi. Riscrivilo e inserisci i connettivi adeguati per rendere più espliciti i rapporti logici tra le frasi.


Andò sulla sua bella strada, prese la rotta che credeva di ricordare, vide giorni e notti che gli sembravano familiari, vide l’infinito oceano confondersi con l’infinito cielo, e si smarrì. Non seppe ritrovare le sue isole.

produrre

9. Scrivere per RACCONTARE Immagina di essere un indigeno delle Isole Salomone: racconta, dal tuo punto di vista, lo sbarco degli europei guidati da Álvaro de Mendaña.

p@role in rete

Sei un marinaio al servizio di Álvaro e hai un blog. Esprimi ai tuoi lettori, in un post di 40-60 parole, il tuo entusiasmo e le tue speranze appena fuori dal porto di Callao.

La dolce fiamma - volume A
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Narrativa