Nessuno è unico, tranne lui. Lui trovò una chimera1 e fu capace di perderla.
Levò l’ancora il 19 novembre del 1567. Partiva dai confini del mondo, il
leggendario Perù, con un sogno nel cuore: scoprire le miniere del re Salomone2
in mezzo al mare. Il 17 febbraio, quando aveva esaurito le scorte di acqua
5 potabile, quando i viveri cominciavano pericolosamente a scarseggiare e i
segni dello scorbuto3 a comparire senza
nessuna discrezione, avvistò un solido
▶ miraggio – un arcipelago a nord-est
della Nuova Guinea4 che non figurava
10 in nessuna carta. Sbarcò in armi in
spiagge popolate da indigeni bellicosi,
non trovò oro né argento ma, prima di
riprendere il mare stremato dalle
fatiche e dal malcontento dei marinai, volle egualmente dare a quelle isole il
15 nome di “Salomone”.
Ventotto anni più tardi, il 9 aprile del 1595, salpò di nuovo da Callao,5 sulla
inverosimile costa del Perù. Deciso a completare il suo sogno, portava con sé
la moglie, quattrocento potenziali coloni e un minaccioso cannone. Andò sulla
sua bella strada, prese la rotta che credeva di ricordare, vide giorni e notti che
20 gli sembravano familiari, vide l’infinito oceano confondersi con l’infinito cielo,
e si smarrì. Non seppe ritrovare le sue isole. Vecchi i denti che non azzannano
pane. Vecchi gli occhi che bruciano al sole. Cos’era stato a confonderlo?
Chi dice le febbri che inocula la follia, chi gli spropositi di un sogno ostinato.
Chi dice che fantasioso non era lui, ma le sue isole, che, dimenticate per troppo
25 tempo, si erano nascoste per dispetto in fondo al mare. Chi, ricordando che
i cartografi chiamano “belle addormentate” gli spazi di terra incognita, disse
che lui non aveva osato disturbare né la loro bellezza né il loro sonno. Chi
dice che le cose, se non le troviamo, non esistono. Chi ripensò a Gallego,6 il
suo pilota, che aveva beatamente calcolato la longitudine a occhio nudo. Chi
30 sa, oggi dice: l’arcipelago si trova a non più di novanta giorni di navigazione
dall’inconfondibile Perù. Chissà. Sta di fatto che lui avanti non andò e indietro
non tornò. Era più di un uomo e morì come un fantasma che farnetica.7 Era
uno spirito dalla fede certa, e finì in acque vaghe. Gli uomini, quegli increduli,
lo dimenticarono. Con lui dimenticarono che l’incredulità è una pigrizia della
35 speranza.
Eugenio Baroncelli, Falene. 237 vite quasi perfette, Sellerio, Palermo 2012