T1 - TESTO GUIDA - Stefano Benni, La storia di Pronto Soccorso e Beauty Case

testo guida

T1

Stefano Benni

La storia di Pronto Soccorso e Beauty Case

  • Tratto da Il bar sotto il mare, 1987
  • racconto
Stefano Benni nasce a Bologna nel 1947. Nella sua carriera di scrittore, ha collaborato con vari periodici e quotidiani, tra cui “Cuore”, “il manifesto”, “MicroMega”, “Panorama” e “la Repubblica”. Fin dalla prima raccolta di racconti, Bar Sport (1976), Benni si distingue per l’estro comico e l’impegno satirico: trasfigura la realtà, facendola quasi esplodere a colpi di esagerazioni fantasmagoriche e intrecci elaborati e divertenti. Diversi sono i generi in cui si è cimentato, dalla poesia (Prima o poi l’amore arriva, 1981) al romanzo di fantascienza (Terra!, 1983), dalla raccolta di racconti (Il bar sotto il mare, 1987) alla prosa fantastica a sfondo ecologico-politico (Spiriti, 2000). Secondo la miglior tradizione del genere umoristico, le opere di Benni combinano il riso con la riflessione sulle tare della società e della cultura contemporanee.

Nel testo che fa da cornice alla raccolta l’io narrante incontra, durante una camminata su un molo, un elegante signore che si inchina davanti a lui e poi scende le scalette del pontile e si immerge in acqua, scomparendo. Incuriosito, lo segue fin sul fondo del mare, e da lì in un bar pieno di strambi avventori che, a uno a uno, raccontano una storia. Ora è il turno dell’uomo con gli occhiali neri, originario di Manolenza, un quartiere in cui… fare molta attenzione. Tra furti, gelati al mirtillo e prodezze da stuntman, sboccia l’amore tra uno spericolato asso dei motori e una bellissima aspirante parrucchiera. Ma l’ombra della legge incombe sulla giovane coppia e sulla felice anarchia del luogo.

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Audiolettura

Quando il gioco diventa duro i duri incominciano a giocare.
(John Belushi)1

Il nostro quartiere sta proprio dietro la stazione. Un giorno un treno ci
porterà via, oppure saremo noi a portar via un treno. Perché il nostro

5      quartiere si chiama Manolenza, entri che ce l’hai ed esci senza. Senza
cosa? Senza autoradio, senza portafogli, senza dentiera, senza orecchini,
senza gomme dell’auto. Anche le gomme da masticare ti portano
via se non stai attento: ci sono dei bambini che lavorano in coppia,
uno ti dà un calcio nelle palle, tu sputi la gomma e l’altro la prende al

10    volo. Questo per dare un’idea.
In questo quartiere sono nati Pronto Soccorso e Beauty Case. Pronto
Soccorso è un bel tipetto di sedici anni. Il babbo fa l’estetista di pneumatici,
cioè ruba gomme nuove e le vende al posto delle vecchie. La
mamma ha una latteria, la latteria più piccola del mondo. Praticamente

15    un frigo. Pronto è stato concepito lì dentro, a dieci gradi sotto zero.
Quando è nato invece che nella culla l’hanno messo in forno a sgelare.

Fin da piccolo Pronto Soccorso aveva la passione dei motori. Quando
il padre lo portava con sé al lavoro, cioè a rubare le gomme, lo posteggiava
dentro il cofano della macchina. Così Pronto passò gran parte

20    della giovinezza sdraiato in mezzo ai pistoni, e la meccanica non
ebbe più misteri per lui. A sei anni si costruì da solo un triciclo azionato
da un frullatore. Faceva venti chilometri con un litro di frappè:
dovette smontarlo quando la mamma si accorse che le fregava il latte.
Allora rubò la prima moto, una Guzzi Imperial Black Mammuth

25    6700. Per arrivare ai pedali guidava aggrappato sotto al serbatoio,
come un koala alla madre: e la Guzzi sembrava il vascello fantasma,
perché non si vedeva chi era alla guida.
Subito dopo Pronto costruì la prima moto truccata, la Lambroturbo.
Era una comune lambretta2 ma con alcune modifiche faceva i

30    duecentosessanta. Fu allora che lo chiamammo Pronto Soccorso. In
un anno si imbussò3 col motorino duecentoquindici volte, sempre in
modi diversi. Andava su una ruota sola e la forava, sbandava in curva,
in rettilineo, sulla ghiaia e sul bagnato, cadeva da fermo, perforava i
funerali, volava giù dai ponti, segava gli alberi. Ormai in ospedale i

35    medici erano così abituati a vederlo che se mancava di presentarsi una
settimana telefonavano a casa per avere notizie.
Ma Pronto era come un gatto: cadeva, rimbalzava e proseguiva. A
volte dopo esser caduto continuava a strisciare per chilometri: era una
sua particolarità. Lo vedevamo arrivare rotolando dal fondo della strada

40    fino ai tavolini del bar.

«Sono caduto a Forlì», spiegava.
«Beh, l’importante è arrivare», dicevo io.
Beauty Case aveva quindici anni ed era figlia di una sarta e di un
ladro di Tir. Il babbo era in galera perché aveva rubato un camion di

45    maiali e lo avevano preso mentre cercava di venderli casa per casa.
Beauty Case lavorava da aspirante parrucchiera ed era un tesoro di ragazza.
Si chiamava così perché era piccola piccola, ma non le mancava
niente. Era tutta curvettine deliziose e non c’era uno nel quartiere che
non avesse provato a tampinarla, ma lei era così piccola che riusciva

50    sempre a sgusciar via.
Era una sera di prima estate, quando dopo un lungo letargo gli alluci
vedono finalmente la luce fuori dai sandali. Pronto Soccorso gironzolava
tutto pieno di cerotti e croste sulla Lambroturbo e un chilometro
più in là Beauty mangiava un gelato su una panchina.

55    Aggiungo tre particolari:
Uno: in estate Beauty portava delle minigonne che la mamma le
faceva con le vecchie cravatte del babbo. Con una cravatta gliene
faceva tre.

Due: quando Beauty si sedeva, accavallava le gambe come neanche

60    la più topa delle top model, le accavallava che una faceva le carezze
all’altra, e aveva delle bellissime gambe con la caviglia snella e scarpini
rossi con un tacco che ti si infilzava dritto nel cuore.
Tre: quando Beauty leccava un gelato, tutto il quartiere si fermava.
Avete presente il film quando Biancaneve canta nella foresta, e si ritrova

65    intorno tutti i coniglietti e i daini e le tortore e i pappataci4 che
cantano con lei? Bene, la scena era uguale, con Beauty al centro che
leccava il suo misto da mille5 e tutto intorno ragazzini ragazzacci e
vecchioni che muovevano la lingua a tempo, perché venivano tutti i
pensieri del mondo, dai quasi casti ai quasi reato.

70    Allora, dicevamo che era una sera di prima estate e gli uccellini
stavano sugli alberi senza cinguettare perché col casino che faceva la
moto di Pronto era fatica sprecata. Si udì da lontano la famosa accelerata
in quattro tempi andante mosso allegretto scarburato e poi
Pronto arrivò nel vialetto dei giardini guidando senza mani e con un

75    piede che strisciava per terra, se no non era abbastanza pericoloso.
Vide Beauty e cacciò un’inchiodata storica. L’inchiodata per la verità
non ci fu perché, per motivi di principio, Pronto non frenava mai. La
prima cosa che faceva quando truccava un motorino era togliere i freni.
«Così non mi viene la tentazione», diceva.

80    Quindi Pronto andò dritto e
finì sullo scivolo dei bambini,
decollò verso l’alto, rimbalzò sul
telone del bar, finì al primo piano
di un appartamento, sgasò6

85    nel tinello,7 investì un frigorifero,
uscì nel terrazzo, piombò giù
in strada,  carambolò contro un
bidone della spazzatura, sfondò
la portiera di una macchina, uscì

90    dall’altra e si fermò contro un
platano.
«Ti sei fatto male?», disse Beauty.
«No», disse Pronto. «Tutto calcolato».
Beauty fece “ah” con la lingua mirtillata in bella vista. Restarono

95    alcuni istanti a guardarsi, poi Pronto disse:
«Bella la tua minigonna a pallini».

E Beauty disse:
«Belli i tuoi pantaloni di pelle».
Quali pantaloni? stava per chiedere Pronto. Poi si guardò le gambe:

100  erano talmente piene di crostoni, cicatrici e grattugiate sull’asfalto
che sembrava avesse le braghe di pelle. Invece aveva le braghe corte.
«Sono un modello Strade di Fuoco», disse. «Vuoi fare un giro in
moto?».
Beauty ingoiò il gelato in un colpo solo, che era il suo modo per dire

105  di sì. Mentre saliva sulla moto, roteò la gamba interrompendo la pace dei
sensi di diversi vecchietti. Poi si strinse forte al petto di Pronto e disse:
«Ma tu la sai guidare la moto?».
A quelle parole Pronto fece un sorriso da entrare nella storia, sgasò
una nube di benzoleone8 e partì zigzagando contromano. Chi lo vide,

110  quel giorno, dice che faceva almeno i duecentottanta. La forza dell’amore!
Si sentiva il rumore di quel tornado che passava, e non si vedeva
che un lampo di stella filante. Pronto curvava così piegato9 che invece
dei moscerini in faccia doveva stare attento ai lombrichi. E Beauty non
aveva neanche un po’ di paura, anzi strillava di gioia. Fu allora che lui

115  capì che era la donna della sua vita.
Quando Pronto arrivò davanti a casa di Beauty, impennò la moto e
Beauty volò attraverso la finestra, precisa sulla poltrona del salotto. La
mamma se la vide davanti e disse:
«Dov’eri che non ti ho neanche sentita rientrare?».

120  In quello stesso momento si udì il rumore di Pronto che si fermava
contro la saracinesca di un garage. Si tirò su: la moto aveva perso una
ruota e il serbatoio. Roba da ridere: si riempì la bocca di benzina e tornò
a casa su una ruota sola sputando un sorso alla volta nel carburatore.
Si stese sul letto e dichiarò a quattro scarafaggi:

125  «Sono innamorato».
«E di chi?», chiesero quelli.
«Di Beauty Case».
«Bella gnocca», dissero in coro gli scarafaggi, che dalle nostre parti
parlano piuttosto colorito.

130  La sera dopo Pronto e Beauty uscirono di nuovo insieme. Dopo trenta
secondi Pronto chiese se poteva baciarla. Beauty ingoiò il gelato.
Iniziarono a baciarsi alle nove e un quarto e stando ad alcuni testimoni
il primo a respirare fu Pronto alle due di notte.
«Baci bene, dove hai impara…», voleva dire, ma Beauty gli si era

135  incollata di nuovo e finirono alle sei di mattina.

Quando tornò a casa e la mamma chiese: «Cos’hai fatto con quel
ragazzo del motorino?», Beauty disse: «Niente mamma, solo due baci».
Non mentiva, la ragazza.
Così l’amore tra i due illuminò il nostro quartiere, e ci sentivamo

140  così felici che quasi non rubavamo più.
Sì, eravamo tutti dei cittadini modello o quasi, finché un brutto
giorno non arrivò nel quartiere Joe Blocchetto, l’asso degli agenti della
Polstrada. Arrivò con la divisa di cuoio nera, stivali sadomaso10 e
occhiali neri. Sopra il casco portava la scritta: “Dio sa ciò che fai ogni

145  ora, io quanto fai all’ora”.
Ogni motorizzato della città tremava quando sentiva il nome di
Joe Blocchetto. Non c’era mezzo al mondo che lui non avesse multato.
Quando capitava in una strada dove c’erano auto in sosta vietata,
estraeva il blocchetto e sparava multe come un mitra. Tutti, prima di

150  parcheggiare, guardavano se Joe Blocchetto sostava nei paraggi. Se
non c’era, facevano la marcia indietro e quando si voltavano trovavano
già la multa sul tergicristallo. Così colpiva veloce e invisibile Joe Blocchetto,
l’uomo che aveva multato un carro armato perché non aveva i
cingoli di scorta.

155  Joe arrivò una sera nel quartiere sulla sua Mitsubishi Mustang
blindata, una moto giapponese da duecento all’ora. Al suo passaggio
i tergicristalli delle auto si rattrappivano per la paura, e le gomme si
sgonfiavano. Posteggiò davanti al bar ed entrò. Si sfilò lentamente i
guanti guardandoci con aria di sfida. Alla cintura gli vedemmo i due

160  blocchetti per le multe, calibro cinquantamila.
«Qualcuno di voi», disse, «conosce un certo Pronto Soccorso che si
diverte a correre da queste parti?».
Nessuno rispose. Nel silenzio Blocchetto fece risuonare gli stivali
sul pavimento, e si fermò alle spalle di un giocatore di carte.

165  «Lei è il signor Podda Angelo, proprietario di un’auto targata CRT
567734?».
«Sì», ammise il giocatore di carte.
«Tre anni fa io la multai perché aveva le gomme lisce. Dissi che se
non le cambiava la prossima volta le avrei ritirato la patente».

170  Nulla sfuggiva alla memoria di Joe Blocchetto.
«Allora», incalzò l’agente, implacabile, «vuole dirmi dove posso
trovare Pronto Soccorso o andiamo a dare una controllatina alla sua
auto?».
«Parlerò», disse il giocatore. «Pronto passa tutte le sere all’incrocio

175  di via Bulganin con la quarantaduesima».
Era la verità. Dopo essere andato a prendere Beauty, tutte le sere
Pronto attraversava il grande incrocio. Passava col rosso a una velocità
vicina ai centocinquanta, con Beauty dietro che sventolava come
un fazzoletto.

180  A quell’incrocio si mise in agguato Joe Blocchetto. Nascondersi era
una sua specialità. Sul cavalcavia proprio sopra l’incrocio c’era il cartellone
pubblicitario di uno spumante. Lo slogan diceva: “Sapore per
pochi”. Era una foto di nobiluomini e nobildonne che sorseggiavano
coppe in un grande giardino. Sullo sfondo una villa settecentesca, e

185  sullo sfondo ancora le officine Bazzocchi fumanti e puzzolenti: quella
non era pubblicità, era il nostro quartiere. Appena messo su il cartellone
era stato affumicato dai miasmi industriali, e i nobiluomini e
le nobildonne erano neri di polvere e intossicati e sembravano dire:
meno male che è un sapore per pochi. Guardando bene la fotografia,

190  tra i signori in smoking e le signore in lungo, si poteva notare dietro il
buffet un volto inconfondibile con gli occhiali neri. Era Joe Blocchetto
mimetizzato.

Quella sera come tutte le sere Pronto Soccorso passò sotto la finestra
di Beauty e la chiamò con un fischio. Beauty si lanciò dalla finestra

195  atterrando sulla moto. Erano ormai abilissimi in questa manovra.
Quando arrivarono all’incrocio, il semaforo era rosso. Appena Pronto lo
vide lanciò la moto a tutta manetta. Fu allora che ci fu movimento nel
cartellone pubblicitario e si vide Joe Blocchetto farsi largo tra la gente
in abito da sera, ribaltare un vassoio di bicchieri e saltar giù nella strada.

200  Mancavano meno di cento metri all’incrocio. Pronto vide Joe attenderlo
coi due blocchetti di multe puntati e non esitò. Frenò con i
piedi e fece girare la Lambroturbo su se stessa. Mentre la moto ruotava
vertiginosamente e mandava scintille, continuava a frenare con tutto:
con le mani, con la borsetta di Beauty, con le chiappe, con un cacciavite

205  che piantava nell’asfalto, con i denti. Uno spettacolo impressionante:
il rumore era quello di una fresa,11 volavano in aria pezzi di strada
e brandelli di moto. Ma Pronto Soccorso fu grande. Con un’ultima
sbandata azzannò l’asfalto e si fermò esattamente con la ruota sulla
striscia pedonale.

210  Joe Blocchetto ingoiò la bile e si avvicinò lentamente. La moto fumava
come una locomotiva e le gomme erano fuse. Joe Blocchetto girò
un po’ intorno e poi disse:
«Gomme un po’ lisce, vero?».
«Quella moto le ha più lisce di me», disse Pronto.

215  «Quale moto?», disse Blocchetto, e si girò. Quando si rigirò Pronto
aveva già montato due gomme nuove.
Ma Blocchetto non si diede per vinto.
«Su questa moto non si può andare in due».
«E mica siamo in due».

220  Era vero. Non c’era più traccia di Beauty. Joe Blocchetto la cercò sotto
il serbatoio, ma non la trovò. Beauty si era infilata nella marmitta. Ma
non resistette al calore e dopo un po’ schizzò fuori mezzo arrostita.
Joe Blocchetto lanciò un urlo di trionfo.
«Duecentomila di multa più il ritiro della patente più le responsabilità

225  penali con la signorina minorenne. Hai chiuso con la moto,
Pronto Soccorso!».
Dal cavalcavia dove osservavamo la scena, rabbrividimmo. Pronto
senza moto era come un fiore senza terra. Sarebbe avvizzito. E con lui
quell’amore di cui tutti eravamo fieri. Che fare?

230  Joe aveva già appoggiato la penna sul blocchetto fatale quando
sentì un rumore di clacson. Si voltò e…
Tutta la strada era piena di auto. Alcune erano posteggiate contromano,
altre sul marciapiede: c’era chi l’aveva messa verticale appoggiata
a un albero, chi sopra il tetto di un’altra. Due auto erano posteggiate

235  a sandwich intorno alla moto di Joe Blocchetto, una stava
a ruote all’aria in mezzo al ponte con la scritta “Torno subito”. Due
camionisti facevano a codate con i rimorchi in mezzo allo svincolo
dell’autostrada. I vecchi del quartiere erano usciti con biciclette anteguerra
e guidavano chi senza mani, chi con un piede sul manubrio, chi

240  in gruppi piramidali di cinque: sembrava il carosello12 dei carabinieri.
Completavano il quadro una vecchietta che guidava una mietitrebbia
e sei gemelli su una bicicletta senza freni.
Joe Blocchetto prese a tremare come se avesse la malaria.13 Era in
aspra tenzone14 con se stesso. Da una parte c’era Pronto in trappola,

245  dall’altra la più spaventosa serie di infrazioni mai vista a memoria di
vigile. La mascella gli andava su e giù come un pistone.
Ed ecco che gli passò vicino un cieco su una Maserati15 rubata senza
marmitta, gli sgasò in faccia e disse:
«Ehi pulismano,16 dov’è una bella strada frequentata da far due belle

250  pieghe a tutta manetta?».
Joe Blocchetto si portò il fischietto alla bocca, ma non riuscì a cavarne
alcun suono. Stramazzò al suolo. Avevamo vinto.
Ora Joe Blocchetto è stato dimesso dal manicomio e dirige un autoscontro
al Luna Park.

255  Pronto e Beauty si sono sposati e hanno messo su un’officina.
Lui trucca le auto, lei le pettina.


Stefano Benni, La storia di Pronto Soccorso e Beauty Case, in Il bar sotto il mare, Feltrinelli, Milano 1987

 >> pagina 339

A tu per tu con il testo

Può darsi che il narratore sembri fanfarone e raccontaballe. Com’è possibile essere talmente piccoli da stare nascosti in una marmitta? E andare a quasi trecento all’ora con un motorino, o guidare dopo aver perso anche il serbatoio della benzina? Per non parlare di croste e cicatrici, che addosso al nostro eroe sembrano addirittura pantaloni di pelle… Mai sottovalutare l’importanza dell’esagerazione: quando non diventa mitomania o autoinganno, è la nemica naturale della noia e della ristrettezza di vedute. Talvolta, ci aiuta a esprimere emozioni o sentimenti che altrimenti rimarrebbero tappati dentro, senza le parole o la forza per uscire. Il segreto per usarla è mantenere l’ironia “sempre innestata”, sapendo che spesso la vita esagera molto più di noi e della nostra immaginazione. A quel punto, saremo pronti a sfidare da pari a pari l’assurdo, invincibile per chi non lo affronti con le armi dello stupore e del riso.

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. L’amore tra Pronto Soccorso e Beauty Case scoppia nel giro di

  • a poche ore.
  • b un paio di giorni.
  • c qualche settimana.
  • d un paio di mesi.


2. Quali dei seguenti luoghi, tipici di un quartiere cittadino, sono presenti nel racconto? (sono possibili più risposte)

  • a La piazza del mercato. 
  • b Un giardino pubblico, con panchine e giochi per i bambini. 
  • c L’ufficio postale. 
  • d Un bar. 
  • e Un cavalcavia trafficato. 
  • f Un centro sportivo. 


3. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false, poi correggi quelle false.


a) Manolenza è un quartiere popolare in cui il furto e l’arrangiarsi sono la regola di vita.

  • V   F

b) Pronto Soccorso è chiamato così perché, essendo maldestro, si fa male in continuazione.

  • V   F

c) Beauty Case si chiama così perché fa l’estetista.

  • V   F

d) Pronto e Beauty si vedono per la prima volta una sera di inizio estate.

  • V   F

e) La storia d’amore tra Pronto e Beauty è osteggiata dalle famiglie e dall’intero quartiere.

  • V   F

f) Joe Blocchetto arriva a Manolenza perché ha sentito parlare di Pronto Soccorso.

  • V   F

 >> pagina 340 

ANALIZZARE E INTERPRETARE

4. Il narratore della vicenda è interno e testimone: da che cosa lo capisci?


5. Nella descrizione di Beauty Case, quali caratteristiche della ragazza vengono messe in evidenza? Giustifica la tua risposta citando opportuni passi del testo.


6. Una delle strategie comiche usate nel racconto è l’inserimento, nelle descrizioni di luoghi e situazioni, di elementi completamente estranei a essi. Sapresti fare qualche esempio?


7. Rifletti sulla descrizione di Joe Blocchetto: a quali personaggi stereotipati è ispirata, secondo te?


8. Individua almeno due esempi di iperbole.

COMPETENZE LINGUISTICHE

9. Lessico. Una delle strategie comiche di Benni consiste nell’accostamento di termini ed espressioni appartenenti a registri linguistici, lessici specialistici e campi semantici completamente diversi. Spiega alcune di queste buffe associazioni.


a) Si udì da lontano la famosa accelerata in quattro tempi andante mosso allegretto scarburato.

b) Quando capitava in una strada dove c’erano auto in sosta vietata, estraeva il blocchetto e sparava multe.

c) Alla cintura gli vedemmo i due blocchetti per le multe, calibro cinquantamila.

d) Con un’ultima sbandata azzannò l’asfalto.

e) Pronto e Beauty si sono sposati e hanno messo su un’officina.

Lui trucca le auto, lei le pettina.


10. Lessico. … non c’era uno nel quartiere che non avesse provato a tampinarla (rr. 48-49). Che cosa significa tampinarla?

  • a Parlarle.
  • b Importunarla. 
  • c Guardarla. 
  • d Trattenerla.


11. Neologismi. Se provi a cercare l’aggettivo mirtillata (r. 94) sul dizionario è probabile che non lo troverai: si tratta infatti di un neologismo, cioè di una parola nuova inventata dall’autore, la quale però non ha incontrato successo e non è entrata nel nostro lessico (qui significa “rossa come un mirtillo”). Ecco un elenco di parole nuove che sono invece diventate di uso corrente e sono quindi state registrate nei più recenti dizionari. Ne conosci il significato?


a) pullmanista (o pulmanista); b) bullizzare; c) petaloso; d) ghosting; e) legnameria; f) influencer; g) friendzonare


12. Coordinazione e subordinazione. Il narratore della storia di Pronto Soccorso e Beauty Case usa, di preferenza, la paratassi e il punto fermo. Prova a riscrivere alcuni passi del racconto variandone la struttura sintattica (se necessario, puoi modificare leggermente il testo originale):


a) nel passo Ogni motorizzato della città […] i cingoli di scorta (rr. 146-154) inserisci una volta i due punti e le congiunzioni eppure, poiché, dunque;

b) nel passo Quella sera […] saltar giù nella strada (rr. 193-199) inserisci una volta i due punti e le congiunzioni infatti, benché, ma.

PRODURRE

13. Scrivere per esprimere Quali saranno stati i pensieri di Joe Blocchetto al suo arrivo a Manolenza con l’intenzione di multare Pronto Soccorso? Esponili nella forma del monologo interiore.

SPUNTI DI RICERCA interdisciplinare

cinema

Benni pone in epigrafe al racconto una frase celebre dell’attore John Belushi: «Quando il gioco diventa duro i duri incominciano a giocare». John Belushi è uno dei protagonisti del film cult The Blues Brothers (1980), diretto da John Landis, che probabilmente è una delle fonti di ispirazione dell’autore. Conosci questo film? La sua comicità ti sembra simile o diversa da quella di Benni?

SPUNTI PER discutere IN CLASSE

  • Chi, tra i tuoi amici e conoscenti, ha soprannomi buffi ma efficaci come quelli dei protagonisti del racconto?
  • Pronto e Beauty vivono in un quartiere popolare, piuttosto povero, ma in cui c’è una grande solidarietà tra gli abitanti. È vera, secondo te, l’opinione comune secondo cui nelle zone e nelle situazioni più disagiate le persone sono più disposte ad aiutarsi reciprocamente?

La dolce fiamma - volume A
La dolce fiamma - volume A
Narrativa