T1 - TESTO GUIDA - Agatha Christie, Doppio indizio

testo guida

T1

Agatha Christie

Doppio indizio

  • Titolo originale The Double Clue, 1923
  • Lingua originale inglese
  • racconto poliziesco

Agatha Christie nasce nel 1890 a Torquay, nell’Inghilterra meridionale, da padre americano e madre inglese. La sua esistenza ordinaria e regolare è interrotta soltanto dalla partecipazione alla Grande guerra, come crocerossina. Dopo aver pubblicato i primi romanzi, nel 1926 la morte della madre e il divorzio dal primo marito, un colonnello delle forze aeree britanniche, la gettano in una depressione che la induce a scomparire misteriosamente per qualche tempo. Ripresasi, si risposa con un archeologo, insieme al quale intraprende numerosi viaggi che le offrono spunti per romanzi celebri come Assassinio sull’Orient Express (1934), dove compare per la prima volta il detective Hercule Poirot, protagonista di ben 33 romanzi scritti fra il 1920 e il 1975. Grazie a Poirot e ad altri investigatori – come la coppia formata da Tommy e Tuppence e l’anziana Miss Jane Marple – la Christie si impone come regina del romanzo giallo a livello planetario. I suoi libri, tradotti in decine di lingue, hanno venduto complessivamente oltre due miliardi di copie e sono stati più volte trasposti al cinema. Muore a Wallingford, nel 1976.

Poirot è chiamato d’urgenza da un collezionista, disperato per il furto dei suoi gioielli sottratti con destrezza a margine di un ricevimento. I sospettati fra gli ospiti sono soltanto quattro, ma l’indagine – da condursi nella massima riservatezza – si presenta insidiosa e disseminata di trabocchetti, in cui chiunque cascherebbe facilmente. Chiunque ma non Poirot, che risolve il caso grazie alla sua brillante intelligenza.

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Audiolettura

«Ma soprattutto… niente pubblicità», disse il signor Marcus Hardman,
forse per la quattordicesima volta.

La parola “pubblicità” ricorreva nella conversazione con la regolarità
di un leitmotiv.1 Il signor Hardman era un omarino,2 di una pinguedine 

5      delicata, con mani squisitamente curate e una lamentosa voce
tenorile.3 A suo modo, era più o meno una celebrità e la mondanità
era la professione della sua vita. Era ricco, ma non in modo notevole, e
spendeva il denaro alla zelante ricerca della partecipazione ai piaceri
dell’alta società. Il suo hobby era il collezionismo. Aveva l’animo del 

10    collezionista. Pizzi antichi, ventagli antichi, gioielli antichi – niente di
volgare e di moderno per Marcus Hardman.

Poirot ed io,4 obbedendo a una pressante convocazione, eravamo
arrivati per trovare l’ometto in preda all’angoscia dell’indecisione.
Date le circostanze, per lui chiamare la polizia era ripugnante. D’altro

15    canto, non chiamarla significava accettare la perdita di alcune “perle”
della sua collezione. Aveva trovato Poirot come compromesso.

«I miei  rubini, monsieur5 Poirot, e la collana di smeraldi che sembra
sia appartenuta a Caterina de’ Medici.6 Oh, la collana di smeraldi!».

«Vuole raccontarmi le circostanze in cui sono scomparsi?», propose 

20    gentilmente Poirot.

«Sto cercando di farlo. Ieri pomeriggio ho dato un piccolo tè…7 qui,
una cosa senza pretese, una mezza dozzina di persone o giù di lì. Ne ho
dati altri due o tre nel corso della stagione e, anche se forse non dovrei
essere io a dirlo, sono stati un vero successo. Un po’ di buona musica. 

25    Nacora, il pianista e Katherine Bird, il contralto8 australiano… nello
studio. Be’, all’inizio del pomeriggio stavo mostrando ai miei ospiti la
mia collezione di gioielli medievali. Li tengo in una piccola cassaforte
laggiù. All’interno è fatta come uno stipo,9 con uno sfondo di velluto
colorato per mettere in evidenza i gioielli.

30    «Quindi abbiamo esaminato i ventagli, in quella vetrinetta sulla
parete. Poi siamo passati tutti nello studio per sentire la musica. Solo
dopo che se ne sono andati tutti ho scoperto che la cassaforte era stata
svuotata. Devo averla chiusa male e qualcuno ha colto l’occasione per
farne sparire il contenuto. I rubini, monsieur Poirot, la collana di smeraldi… 

35    una collezione per cui ho speso una vita! Che cosa non darei
per riaverli! Ma non ci deve essere pubblicità! Mi capisce pienamente,
vero, monsieur Poirot? I miei stessi invitati, i miei amici personali…
Sarebbe uno scandalo terribile!».

«Chi è stata l’ultima persona a lasciare questa stanza quando siete 

40    passati nello studio per il concerto?».

«Il signor Johnston. Forse lo conosce? Il miliardario sudafricano.
Ha acquistato da poco la casa degli Abbotbury in Park Lane. Si è
trattenuto qualche momento, ricordo. Ma certamente non può trattarsi
di lui!».

45    «Qualcuno degli ospiti è tornato in questa stanza durante il pomeriggio,
con qualche pretesto?».

«Ero preparato alla domanda, monsieur Poirot. Tre di loro. La contessa
Vera Rossakoff, il signor Bernard Parker e Lady Runcorn».

«Mi parli di loro».

50    «La contessa Rossakoff è una deliziosa signora russa, appartenente
al vecchio ré­gime.10 È venuta in questo paese da poco. Mi aveva già salutato,
quindi sono rimasto un po’ stupito nel ritrovarla in questa stanza
nell’apparenza in estasi davanti alla vetrinetta dei ventagli. Sa, monsieur
Poirot, più ci penso più mi sembra sospetto. Non è d’accordo?».

55    «Oltremodo sospetto. Ma sentiamo degli altri».

«Bene, Parker è venuto qui soltanto per prendere una scatola di
miniature che ero ansioso di mostrare a Lady Runcorn».

«E Lady Runcorn stessa?».

«Come penso saprà, Lady Runcorn è una donna di mezza età, di notevole 

60    forza di carattere, che dedica quasi tutto il proprio tempo a vari enti
di beneficenza. Si è limitata a tornare qui per cercare la borsetta
che aveva lasciata da qualche parte».

«Bien, monsieur. Quindi abbiamo quattro possibili sospetti. La contessa
russa; la grande dame11 inglese, il miliardario sudafricano e il 

65    signor Bernard Parker. Chi è, tra l’altro, il signor Parker?».

La domanda parve imbarazzare non poco il signor Hardman.

«È… ehm… un giovanotto. Be’, in effetti è un giovanotto che conosco».

«Questo l’avevo già intuito», rispose con gravità Poirot. «Ma che
cosa fa, questo signor Parker?».

70    «È un giovane di mondo… non proprio del giro altolocato, se così
posso esprimermi».

«Come è diventato amico suo, se posso chiederlo?».

«Be’, in alcune… occasioni ha fatto delle piccole commissioni per me».

«Continui, monsieur», disse Poirot.

75    Hardman lo guardò con aria infelice. Manifestamente l’ultima cosa
che voleva fare era continuare. Ma poiché Poirot manteneva un silenzio
inesorabile, capitolò.

«Vede, monsieur Poirot, è risaputo che io sono interessato ai gioielli
antichi. A volte c’è un’eredità di famiglia che qualcuno vorrebbe vendere 

80    ma che, badi bene, non sarebbe mai messa sul mercato e nemmeno
offerta a un mediatore. Ma una vendita privata a me è una cosa del
tutto diversa. È Parker che predispone i particolari di cose del genere,
lui è in contatto con entrambe le parti e così si evita qualsiasi imbarazzo.
Lui mi dà comunicazione di qualsiasi notizia di questo tipo. Per 

85    esempio, la contessa Rossakoff ha portato con sé dalla Russia alcuni
gioielli di famiglia. È ansiosa di venderli. Bernard Parker avrebbe dovuto
concludere la transazione».

«Capisco», commentò Poirot pensosamente. «E lei si fida completamente
di lui?».

90    «Non ho ragione per far diversamente».

«Signor Hardman, di queste quattro persone quale sospetta?».

«Oh, monsieur Poirot, che domanda! Sono amici, come le ho detto.
Non ne sospetto nessuna… o sospetto di tutte, come preferisce lei».

«Non sono d’accordo. Sospetta di una delle quattro. Non è la contessa 

95    Rossakoff. Non è il signor Parker. Lady Runcorn, oppure il signor
Johnston?».

«Mi mette alle strette, monsieur Poirot, davvero. Sono ansiosissimo
di non avere scandali. Lady Runcorn appartiene a una delle più vecchie
famiglie d’Inghilterra. Ma è vero, purtroppo è vero che sua zia, Lady Caroline, 

100 soffriva di una tristissima malattia. Naturalmente tutti gli amici
ne erano al corrente e la cameriera restituiva i cucchiaini, o quello che
era, al più presto possibile. Capisce la delicatezza della mia situazione?».

«Dunque Lady Runcorn aveva una zia cleptomane?12 Molto interessante.
Mi permette di esaminare la cassaforte?».

105 Con il consenso del signor Hardman, Poirot aprì lo sportello della
cassaforte e ne esaminò l’interno. I ripiani foderati di velluto ci fissavano
del tutto vuoti.

«Nemmeno ora lo sportello è chiuso bene», mormorò Poirot, smuovendolo
avanti e indietro. «Mi chiedo come mai! Ah, che cosa abbiamo 

110 qui? Un guanto, impigliato nel cardine. Un guanto da uomo».

Lo porse al signor Hardman.

«Non è mio», dichiarò quest’ultimo.

«Ah! Qualcos’altro!». Poirot si chinò con agilità e prese dal fondo
della cassaforte un minuscolo oggetto. Un portasigarette piatto, rivestito 

115 di raso nero.

«Il mio portasigarette!», esclamò il signor Hardman.

«Suo? No di certo, monsieur. Queste non sono le sue iniziali».

Indicò un monogramma13 in platino con due lettere che si
intersecavano.

120 Hardman prese il portasigarette in mano.

«Ha ragione», dichiarò. «È molto simile al mio, ma le iniziali sono
diverse. Una “B” e una “P”. Santo cielo, Parker!».

«Sembrerebbe!», disse Poirot. «Un giovanotto un po’ distratto… soprattutto
se anche il guanto è il suo. Sarebbe un doppio indizio, no?».

125 «Bernard Parker!», mormorò Hardman. «Che sollievo! Bene, monsieur
Poirot, lascio a lei il compito di riavere i gioielli. Metta pure la
cosa nelle mani della polizia, se le pare il caso… se, cioè, è sicuro che
il colpevole sia lui».

«Vede, amico mio» disse Poirot, mentre uscivamo insieme dalla casa 

130 di Hardman, «ha una legge per i nobili e un’altra per i comuni mortali,
questo signor Hardman. Io non sono ancora stato insignito di titoli nobiliari,
cosicché sto dalla parte dei comuni mortali. Provo simpatia per
quel giovanotto. Tutta la storia è un po’ strana, vero? Hardman sospettava
di Lady Runcorn. Io sospettavo della contessa e di Johnston. E invece 

135 per tutto questo tempo il nostro uomo era l’oscuro signor Parker».

«Perché sospettava degli altri due?».

«Parbleu!14 È tanto semplice essere una rifugiata russa o un miliardario
sudafricano. Chiunque può farsi passare per una contessa russa.
Chiunque può comperarsi una casa in Park Lane15 e farsi passare per 

140 un miliardario sudafricano. Chi li contraddirà? Ma vedo che stiamo
passando per Bury Street. Il nostro amico giovane e distratto abita qui.
Vogliamo, come dice lei, battere il ferro finché è caldo?».16

Il signor Bernard Parker era in casa. Lo trovammo sdraiato su un
paio di cuscini, avvolto in una stupefacente vestaglia arancione e viola. 

145 Raramente ho provato un’antipatia più forte verso qualcuno come
quella che provai istantaneamente per quel giovanotto in particolare,
con quel suo viso pallido ed effeminato e un modo di parlare sussiegoso
nella balbuzie.

«Buon giorno, monsieur», disse Poirot con tono vivace. «Vengo ora 

150 dal signor Hardman. Ieri, alla festa, qualcuno gli ha rubato i gioielli.
Posso chiederle, monsieur, se è suo questo guanto?».

I meccanismi mentali del signor Parker non sembravano scattare
molto rapidamente. Fissò il guanto quasi stesse cercando di raccogliere
le idee.

155 «Dove l’ha trovato?», chiese alla fine.

«È suo, monsieur?».

II signor Parker parve aver deciso.

«No, non è mio», rispose.

«E questo portasigarette è suo?».

160 «No di certo. Io ne ho sempre uno d’argento».

«Benissimo, monsieur. Vado a mettere le cose nelle mani della polizia».

«Oh, un momento, non lo farei se fossi in lei», esclamò il signor
Parker piuttosto preoccupato. «Gente bestialmente incomprensiva, la
polizia. Aspetti un momento! Andrò dal vecchio Hardman. Ehi, senta, 

165 oh, si fermi un momento…». Ma Poirot batté in una decisa ritirata.

«Gli abbiamo dato qualcosa da pensare, vero?», chiese, ridacchiando.
«Domani vedremo che cosa è successo».

Ma era destino che qualcosa ci riportasse al caso Hardman nello
stesso pomeriggio. Senza il minimo preavviso la porta si spalancò e 

170 un turbine in forma umana invase la nostra privacy, trascinandosi appresso
un ondeggiare di visoni17 (faceva freddo come può farlo in un
giorno di giugno solo in Inghilterra) e un cappello sul quale svettavano
piume di struzzi massacrati. La contessa Rossakoff era una personalità
piuttosto conturbante.18

175 «Lei è monsieur Poirot? Che cosa ha fatto? Accusare quel povero ragazzo!
È infame. È scandaloso. Lo conosco. È un pollastrino, un agnellino…
non ruberebbe mai e poi mai. Mi ha aiutata molto. E io devo
starmene in disparte a vederlo martirizzare e squartare?».

«Mi dica, madame, questo portasigarette è del ragazzo?». Poirot 

180 tese il portasigarette di raso nero.

La contessa tacque per un attimo mentre lo osservava.

«Sì, è suo. Lo conosco bene. E con questo? L’avete trovato nella
stanza? Ma eravamo tutti lì. L’ha lasciato cadere, suppongo. Ah, voi
poliziotti siete peggio delle Guardie Rosse…».19

185 «E questo guanto?».

«Come faccio a saperlo? Un guanto è uguale a un altro. Non tenti di
fermarmi… deve essere liberato. La sua figura deve essere riabilitata.
Lo farà. Venderò i miei gioiel­li e le darò molto denaro».

«Madame…».

190 «È inteso, allora? No, non discuta. Il povero ragazzo! È venuto
da me con le lacrime agli occhi. “Ti salverò”, gli ho detto. “Andrò da
quell’uomo, da quel mostro! Lascia fare a Vera”. E adesso che la cosa è
a posto me ne vado».

Con altrettante poche cerimonie quante ne aveva fatte all’arrivo 

195 volò fuori dalla stanza, lasciandosi appresso una scia di profumo molto
forte dalla fragranza esotica.

«Che donna!», esclamai. «E che pelliccia!».

«Ah, sì, ed era abbastanza preziosa come pelliccia… Una contessa
fasulla potrebbe avere una pelliccia vera? Sto scherzando, Hastings. 

200 No, è veramente russa, penso. Bene, bene, dunque, il nostro piccolo
Bernard è andato da lei a piangere».

«Il portasigarette è suo. Mi chiedo se anche il guanto…».

Con un sorriso Poirot estrasse di tasca un secondo guanto e lo
mise accanto al primo. Non c’era dubbio sul fatto che erano un paio di 

205 guanti eguali.

«Dove ha trovato il secondo, Poirot?».

«Era scaraventato con un bastone da passeggio su una mensola nel
vestibolo di Bury Street. Veramente un giovanotto molto distratto il
signor Parker. Bene, bene, mon ami,20 dobbiamo andare fino in fondo. 

210 Solo per pura formalità farò una visitina in Park Lane».

Inutile dire che accompagnai il mio amico. Johnston era fuori, ma
parlammo con la sua segretaria privata. Risultò che Johnston era arrivato
dal Sud Africa solo di recente. Non era mai stato in Inghilterra prima.

«È interessato alle pietre preziose?», chiese Poirot.

215 «Le miniere d’oro, più specificatamente», rispose ridendo la
segretaria.

Poirot uscì da quella casa piuttosto pensieroso. Nella tarda serata,
con mia totale sorpresa, lo trovai assorto nello studio di una grammatica
russa.

220 «Santo Cielo, Poirot!», esclamai. «Sta imparando il russo per conversare
nella sua lingua con la contessa russa?».

«Certo lei non ascolterebbe il mio inglese, amico mio!».

«Ma i nobili russi, Poirot, parlano tutti il francese».

«Lei è una miniera di informazioni, Hastings. Smetterò di rompermi 

225 la testa sulle difficoltà dell’alfabeto russo».

Scaraventò il libro con gesto melodrammatico. Non ero del tutto
soddisfatto. C’era nei suoi occhi una luce che conoscevo da tanto tempo.
Era invariabilmente il segno che Poirot era contento di sé.

«Forse», dissi con l’aria di saperne più di quanto in realtà sapessi, 

230 «dubita che sia veramente russa? La vuole mettere alla prova?».

«Oh, no, è proprio russa».

«Be’, allora…».

«Se vuole veramente farsi onore in questo caso, Hastings, le consiglio
di leggersi “Primi Passi in Russo” per avere un aiuto preziosissimo».

235 Poi rise e non volle aggiungere altro. Presi il libro da terra e cominciai
a guardarlo curioso, ma non riuscii lo stesso a capire il motivo delle
parole di Poirot. Il mattino seguente non ci portò alcuna notizia, ma
questo non parve preoccupare il mio piccolo amico. Durante la prima
colazione annunciò che intendeva andare a trovare il signor Hardman 

240 nel corso della giornata, sul presto. Trovammo il farfallone mondano21
a casa, apparentemente più calmo del giorno prima.

«Bene, monsieur Poirot, notizie?», chiese impaziente.

Poirot gli porse un foglietto.

«Questa è la persona che ha preso i gioielli, monsieur. Devo affidare 

245 la cosa alla polizia, oppure preferisce riaverli senza far intervenire la
polizia nella faccenda?».

II signor Hardman fissava il foglietto. Alla fine ritrovò la voce.

«Sbalorditivo. Preferirei di gran lunga che non ci fossero scandali.

250 Le do carte blanche,22 monsieur Poirot. Sono sicuro che sarà discreto».

Il nostro passo successivo fu fermare un tassì e Poirot ordinò all’autista
di portarci al Carlton. Lì chiese della contessa Rossakoff. Pochi
minuti dopo fummo introdotti nell’appartamento della nobildonna.
Ci venne incontro con le mani tese, avvolta in un meraviglioso negligé23
a disegni orientali.

255 «Monsieur Poirot!», esclamò. «Ci è riuscito? Ha riabilitato quel povero
fanciullo dai sospetti?».

«Madame la comtesse,24 il suo amico, il signor Parker non corre alcun
rischio di essere arrestato».

«Ah, ma lei è proprio un ometto in gamba! Stupendo! E così alla 

260 svelta, per di più!».

«D’altro canto ho promesso al signor Hardman che i gioielli gli saranno
restituiti oggi».

«E allora?».

«Quindi, madame, le sarò obbligatissimo se vorrà metterli immediatamente 

265 nelle mie mani. Mi spiace farle fretta ma ho un tassì da
basso che mi aspetta… nel caso fossi costretto ad andare a Scotland
Yard.25 E noi belgi, madame, abbiamo il vizio dell’economia».

La contessa si era accesa una sigaretta. Per qualche istante rimase
assolutamente immobile, mandando anelli di fumo nell’aria e guardando 

270 con fermezza Poirot. Poi scoppiò a ridere e si alzò. Si avvicinò
allo scrittoio, aprì un cassetto e ne tolse una borsettina di seta nera. La
gettò con leggerezza a Poirot. Il tono della sua voce, quando parlò, era
perfettamente calmo e gaio.

«Invece noi russi abbiamo il vizio della prodigalità», rispose. «E per 

275 pagarcelo, ci serve denaro. Non è necessario che controlli. Ci sono tutti».

«Mi congratulo, madame, per la sua intelligenza pronta e per la
sollecitudine».

«Ah! Ma dato che il tassì l’aspetta, che altro potevo fare?».

«Lei è troppo amabile, madame. Si tratterrà a lungo a Londra?».

280 «Temo di no… grazie a lei».

«Accetti le mie scuse».

«Ci ritroveremo altrove, forse».

«Lo spero».

«E io no!», esclamò la contessa con una risata. «Ed è un grande 

285 complimento che le faccio ora: vi sono pochissimi uomini dei quali ho
paura. Addio, monsieur Poirot».

«Addio, madame la comtesse. Ah, perdoni, dimenticavo! Mi consenta
di restituirle il portasigarette».

E con un inchino le porse il portasigarette di raso nero che avevamo 

290 trovato nella cassaforte. Lei lo accettò senza che una linea del suo
viso si alterasse… si limitò a sollevare un sopracciglio e a mormorare:
«Capisco!».

«Che donna!», esclamò Poirot entusiasta mentre scendevamo le
scale. «Mon dieu, quelle femme!26 Non una parola di discussione… di 

295 protesta… di bluff. Una rapida occhiata e ha capito la situazione al
volo. Le dico, Hastings, che una donna in grado di accettare la sconfitta
così, con un sorriso scanzonato, andrà lontano! È pericolosa, ha nervi
d’acciaio. È…». Inciampò pesantemente.

«Se riesce a moderare gli entusiasmi e a guardare dove mette i piedi», 

300 proposi io, «andrebbe meglio. Quando ha cominciato a sospettare
della contessa?».

«Mon ami, sono stati il guanto e il portasigarette, il doppio indizio,
diciamo… a preoccuparmi. Bernard Parker avrebbe benissimo potuto
lasciar cadere l’uno o l’altro, ma certo non entrambi. Ah, no! sarebbe 

305 stato troppo distratto! Allo stesso modo, se qualcun altro ce li aveva
messi per incriminare Parker, uno sarebbe stato sufficiente – il portasigarette
o il guanto – e non entrambi».

«Quindi sono stato costretto a concludere che uno dei due oggetti
non apparteneva a Parker. Prima ho immaginato che il portasigarette 

310 fosse suo e il guanto no. Ma quando ho scoperto l’altro guanto ho capito
che era il contrario. Di chi era dunque il portasigarette? Chiaramente
non poteva appartenere a Lady Runcorn. Le iniziali non erano
quelle. A Johnston? Solo se viveva sotto falso nome. Ho parlato con la
segretaria ed è subito apparso chiaro che tutto in lui era al di sopra di 

315 ogni sospetto. Non c’erano reticenze sul passato del signor Johnston.
La contessa, allora? Si supponeva che avesse portato con sé gioielli
dalla Russia: bastava che togliesse le pietre dalla loro incastonatura
e sarebbe stato molto difficile poterle riconoscere. Che cosa c’era di
più facile per lei che prendere uno dei guanti di Parker quel giorno dal 

320 vestibolo e cacciarlo nella cassaforte? Ma, bien sûr,27 non intendeva
lasciarvi cadere il portasigarette che le apparteneva!».

«Ma se il portasigarette era suo, come mai aveva incise le iniziali
“B.P.”? Le iniziali della contessa sono “V.R.”, no?».

Poirot mi sorrise con dolcezza.

325 «Esatto, mon ami. Ma nell’alfabeto russo28 la B è una V e la P è una R».

«Be’, non poteva illudersi che lo indovinassi. Non conosco il russo».

«Neppure io, Hastings. Per questo ho comperato quel libro e ho insistito
perché lo esaminasse anche lei!».

Sospirò.

330 «Una donna notevole. Ho la sensazione – una sensazione ben precisa
– amico mio, che la ritroverò. Ma mi chiedo, dove?».


Agatha Christie, I primi casi di Poirot, trad. di L. Lax, Mondadori, Milano 1979

 >> pagina 281 

A tu per tu con il testo

È difficile sottrarsi al fascino di un racconto come questo. Un fascino che va al di là dell’indagine condotta da Poi­rot, e coinvolge gli ambienti in cui si sviluppa. Del resto i detective sono innanzitutto degli esploratori della società. Il lavoro li porta a contatto con le situazioni e i personaggi più diversi. Insieme a loro scopriamo luoghi e mentalità che altrimenti non potremmo mai conoscere. In questo caso Agatha Christie ci apre le porte dell’alta società londinese dei ruggenti anni Venti. Il seducente effetto di esotico, già percepibile al tempo in cui Doppio indizio uscì, è moltiplicato per noi dalla distanza temporale che ci separa dalla storia. In compagnia dell’elegante Poirot entriamo nella casa di un ricchissimo collezionista, veniamo a sapere dei suoi ricevimenti e dei suoi intrallazzi. Poi bussiamo alla porta di un miliardario sudafricano, infine penetriamo nelle stanze di un esclusivo albergo internazionale per restituire a una contessa russa il suo portasigarette. Con molta discrezione: polizia e giornali non devono sapere nulla. Noi lettori, invece, vogliamo sapere tutto.

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Una delle caratteristiche tipiche del racconto giallo è la mancata corrispondenza tra fabula (F) e intreccio (I). Ricostruisci l’ordine delle azioni di entrambe le strutture narrative.


a) Indagini sul furto affidate a Hercule Poirot

  • F    I 

b) Interrogatorio del signor Parker

  • F    I 

c) Tè a casa del signor Hardman

  • F    I 

d) Poirot raccoglie la testimonianza del signor Hardman

  • F    I 

e) Ritrovamento del guanto e del portasigarette

  • F    I 

f) Sparizione dei gioielli del signor Hardman

  • F    I 

g) Visita della contessa Rossakoff a Poirot

  • F    I 

h) Disvelamento del colpevole

  • F    I 

i) Dialogo tra Poirot e Hastings

  • F    I 

2. Perché il signor Hardman non ha chiamato la polizia ma Hercule Poirot?


3. A un certo punto della narrazione, tutti i partecipanti al tè risultano indiziati. Per quale motivo?


4. Quale indizio si rivela, alla fine, decisivo?

  • a La menzogna di Parker. 
    b Il guanto da uomo. 
  • c L’offerta della contessa Rossakoff di scagionare Parker. 
  • d Il portasigarette con le iniziali. 


5. Alla fine, chi risulta colpevole e qual è il movente del furto?

  • a Bernard Parker, perché vuole rivendere i gioielli. 
    b La contessa Rossakoff e Bernard Parker, che sono complici, perché trafficano in gioielli. 
  • c La contessa Rossakoff, perché ha bisogno di soldi per tornare in Russia. 
  • d La contessa Rossakoff, perché ha bisogno di soldi per mantenere il proprio tenore di vita.

 >> pagina 282 

ANALIZZARE E INTERPRETARE

6. Completa la tabella relativa alla caratterizzazione dei personaggi.


 

Aspetto fisico

Professione/
attività

Carattere

Presentato da…

Hardman

 



 
   

Johnston

 


     

Bernard Parker

 


     

Lady Runcorn

 


     

Vera Rossakoff

 


     

7. Le descrizioni dei personaggi fornite da Hastings sono soggettive o oggettive? Su quali elementi si sofferma maggiormente?


8. In quale ambiente sociale si svolge la vicenda? Quali aspetti di questa società emergono? Motiva la tua risposta facendo precisi riferimenti al testo.


9. Ampia parte del racconto è occupata dal dialogo: perché?

 >> pagina 283 

COMPETENZE LINGUISTICHE

10. Lessico. La polisemia. Quando Poirot dice: «Chiunque può comperarsi una casa in Park Lane e farsi passare per un miliardario sudafricano. Chi li contraddirà? Ma vedo che stiamo passando per Bury Street» usa, in due accezioni differenti, il verbo “passare”. Questo è possibile perché il verbo “passare” è polisemico, cioè può avere diversi significati.

Indica i diversi significati dei verbi polisemici sottostanti e poi scrivi una frase per ciascuno.


a) Salire:

 


b) Prendere:

 


c) Dividere:

 


d) Beccare:

 


e) Impegnare:

 


f) Rinviare:

 


g) Spiegare:

 


h) Finire:

 


Ora rifletti: a che cosa è dovuta la differenza tra i diversi significati dello stesso verbo?


11. Lessico. I sinonimi. Cerca nel dizionario le seguenti parole contenute nel testo e scrivi accanto a ciascuna di esse un sinonimo adatto al contesto in cui la parola è stata usata:


a) pinguedine (rr. 4-5)

 


b) zelante (r. 8)

 


c) pressante (r. 12)

 


d) estasi (r. 53)

 


e) altolocato (r. 70)

 


f) sussiegoso (rr. 147-148)

 


g) melodrammatico (r. 226)

 


h) prodigalità (r. 274)

 


i) scanzonato (r. 297)

 


j) reticenze (r. 315)

 


12. Discorso diretto e indiretto. Riscrivi l’interrogatorio a Bernard Parker utilizzando il discorso indiretto. Fai attenzione all’uso dei tempi e dei modi verbali.

PRODURRE

13. Scrivere per ARGOMENTARE La spiegazione con cui Poirot illustra come sia arrivato all’individuazione del colpevole è di una logica stringente, ma espressa secondo modalità dirette e colloquiali (per esempio, facendo uso di frasi interrogative). Riscrivila come se fosse un testo argomentativo.


14. Scrivere per DESCRIVERE Inventa un altro personaggio (maschio o femmina) che avrebbe potuto essere presente al tè in casa Hardman e descrivilo, utilizzando i seguenti termini (massimo 10 righe):


• smeraldo • curvo • stivali • fumare • riga.

spunti di ricerca interdisciplinare

Lingue straniere

La chiave dell’enigma risolto da Poirot sta nella differenza tra l’alfabeto latino e i caratteri cirillici: quando e dove nasce questo alfabeto? Quali lingue lo adottano? Fai una breve ricerca in proposito e prepara un’esposizione orale di circa cinque minuti.

La dolce fiamma - volume A
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Narrativa