T2 - Robert Louis Stevenson, L’uomo dalle due identità (da Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde)

T2

Robert Louis Stevenson

L'uomo dalle due identità

  • Tratto da Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde
  • Titolo originale The Strange Case of Dr Jekyll and Mr Hyde, 1886
  • Lingua originale inglese
  • romanzo fantastico
Robert Louis Stevenson nasce in Scozia, a Edimburgo, nel 1850, da una ricca famiglia di confessione puritana. Trascorre una giovinezza inquieta, a causa della salute cagionevole e dei conflitti con il padre che vorrebbe imporgli rigide norme morali e religiose. Dopo aver studiato Legge all’università ed essere diventato avvocato, inizia a viaggiare in Europa e in America, spinto dal desiderio dell’avventura e alla ricerca di un clima adatto per curare la tubercolosi. Mentre vagabonda per il mondo, Stevenson concretizza la propria vocazione letteraria e si dedica alla scrittura di racconti, saggi e poesie, ottenendo il successo soprattutto grazie ai suoi due romanzi più noti: L’isola del tesoro (1883) e Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (1886). Dopo essersi stabilito per qualche anno in Inghilterra, nel 1891 si trasferisce con la famiglia nelle isole Samoa, nel Pacifico meridionale, dove muore improvvisamente nel 1894, a soli 44 anni.

Londra, XIX secolo: il dottor Hastie Lanyon riceve una lettera in apparenza inspiegabile dall’amico Henry Jekyll, che lo supplica di forzare la porta del suo studio privato e prelevare un cassetto contenente dei composti chimici e un plico di appunti. Lanyon, molto turbato, esegue le istruzioni e trasporta a casa sua i misteriosi materiali. Stando alla lettera, Jekyll avrebbe inviato un uomo a suo nome, la notte stessa, a reclamare il cassetto… Leggiamo ora un estratto di una lettera scritta dallo stesso Lanyon che racconta dell’arrivo di quest’uomo.

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Audiolettura

Era appena suonata la mezzanotte su Londra, quando fu bussato1 lievemente
alla mia porta. Andai io stesso ad aprire, e mi trovai davanti a un uomo di bassa
statura accovacciato fra i pilastri del portico.
«Venite da parte del dottor Jekyll?», domandai.

5      Mi rispose di sì, con un gesto forzato; e, quando gli dissi di entrare, mi obbedì,
gettando un’occhiata indietro nell’oscurità della piazza. C’era una guardia
non lontano di lì, che veniva avanti con la lanterna accesa; vedendola, pensai
che il mio visitatore la temesse, e, infatti, entrò in fretta. Questi particolari mi
colpirono, lo confesso, piuttosto sgradevolmente; e, mentre lo seguivo nella

10    chiara luce della mia stanza di consultazione, tenevo la mano pronta sull’arma.
Finalmente potei vederlo chiaramente. Non avevo mai messo gli occhi su
di lui prima, ne ero certo. Era piccolo, come ho già detto; fui colpito, oltre che
dalla terribile espressione della sua faccia, dalla notevole mescolanza di grande
forza muscolare e di grande debolezza di costituzione, e, cosa non meno

15    notevole, dalla strana e soggettiva sensazione di disagio che mi provocava la
sua vicinanza. Sembrava quasi un principio di irrigidimento, accompagnato da
una notevole debolezza del polso.2 Lì per lì, l’attribuii ad un disgusto personale, a
un’idiosincrasia,3 e mi stupii solo dell’acutezza dei sintomi; ma poi ebbi motivo di
credere che la causa fosse insita molto più profondamente nella natura umana, e

20    che si basasse su qualcosa di molto più nobile del sentimento dell’odio.

Quell’essere (che sin dal primo momento del suo ingresso aveva sollevato in me
quello che posso descrivere solo come una curiosità piena di disgusto) era vestito in
maniera capace di rendere ridicola qualsiasi persona normale; i suoi abiti, sebbene
fossero di fattura elegante e sobria, erano enormemente ampi per lui in tutti i sensi:

25    i pantaloni gli pendevano sulle gambe ed erano rimboccati per non toccare il suolo,
la vita della giacca gli arrivava sotto i fianchi, il colletto gli si allargava sulle spalle.
Strano a dirsi, questo grottesco abbigliamento era ben lontano dal farmi ridere.
Piuttosto, come c’era qualcosa di anormale e di deforme nella natura di quell’essere
che mi stava di fronte, qualcosa di singolare, di sorprendente e rivoltante4 allo stesso

30    tempo, così quella nuova stonatura pareva rinforzarne la singolarità; perciò al
mio interesse per la natura e il carattere dell’uomo si aggiungeva la curiosità circa
la sua origine, la sua vita, la sua fortuna5 e la sua posizione nel mondo.
Queste osservazioni, sebbene richiedano molto spazio per essere riferite, allora
furono istantanee. Il mio visitatore era in preda a una cupa agitazione.

35    «L’avete?», gridò, «l’avete?». E la sua impazienza era tanto viva, che la sua
mano si posò sul mio braccio e cercò di scuotermi.
Lo respinsi, avvertendo al suo contatto un certo  brivido gelato nelle vene.
«Via, signore», dissi, «dimenticate che non ho ancora il piacere di conoscervi.
Sedete, prego».

40    Gli detti l’esempio, e sedetti anch’io nella mia solita poltrona, assumendo le
solite maniere che uso verso un paziente, per quanto me lo permettevano l’ora
tarda, la natura delle mie preoccupazioni, e l’orrore che provavo per il mio ospite.
«Vi chiedo scusa, dottor Lanyon», rispose quello, abbastanza cortesemente.
«Quanto dite è molto giusto; la

45    mia impazienza ha vinto l’educazione.
Vengo per ordine del vostro
collega, dottor Henry Jekyll, per un
affare di una certa importanza; e so
che…», s’interruppe, e si portò una

50    mano alla gola e mi accorsi che,
nonostante i suoi modi composti,
stava lottando contro l’approssimarsi
di una crisi isterica: «So che
un certo cassetto…».6

55    A questo punto ebbi pietà dell’ansia del mio visitatore, anche forse per la
mia crescente curiosità.
«Eccolo, signore», dissi indicando il cassetto che giaceva sul pavimento,
sotto una tavola, ancora ricoperto della carta.
Quello si precipitò, poi si trattenne, e si portò una mano al cuore; potevo sentire

60    i suoi denti scricchiolare nel movimento convulso della mascella; e la sua
faccia era così spettrale a vedersi, che mi allarmai per la sua vita e la sua ragione.
«Calmatevi», gli dissi.
Mi rivolse un terribile sorriso, e con l’impulso della disperazione, tirò fuori
il cassetto. Alla vista del contenuto, emise un forte singhiozzo di un tale immenso

65    sollievo che io rimasi pietrificato. Subito dopo, con una voce già tornata
normale, mi domandò:
«Avete un bicchiere graduato?».7
Mi alzai con una certa fatica e gli porsi quello che chiedeva.
Mi ringraziò con un sorridente cenno d’assenso, misurò poche gocce del

70    liquido rosso e vi aggiunse una delle polveri. La miscela, che da principio era
di colore rossastro, diventò, man mano che i cristalli si scioglievano, più chiara
ed effervescente, e prese a emanare piccoli getti di vapore. Nello stesso attimo
improvvisamente, l’ebollizione cessò e il composto diventò di uno scuro color
porpora, che cangiò8 di nuovo e più lentamente in un color verde acqua. Il mio

75    visitatore, che aveva scrutato quelle metamorfosi con occhio attento, sorrise,
depose il bicchiere sulla tavola, poi si voltò a guardarmi con aria scrutatrice.
«E ora», disse, «concludiamo. Volete essere saggio? Volete un buon consiglio?
Permettete che io prenda questo bicchiere in mano, e me ne vada dalla
vostra casa senza ulteriori parole? Oppure la curiosità domina in voi? Pensateci,

80    prima di rispondere, perché sarà fatto quello che deciderete voi. Se deciderete
per lasciarmi andare, resterete come prima, né più ricco né più saggio,
a meno che la coscienza di un servigio reso a un uomo in un momento di disperazione
mortale non possa essere considerata come una specie di ricchezza
spirituale. Oppure, se preferirete sapere, tutto un nuovo mondo di cognizioni,9

85    nuove vie verso la fama e il potere vi saranno aperte davanti, qui, in questa
stanza, in questo stesso attimo; la vostra vista sarà abbagliata da un prodigio
tale da scuotere l’incredulità di Satana».10
«Signore», dissi io, ostentando una freddezza che ero ben lontano dal provare,
«parlate per enigmi, e forse non vi stupirete che io vi ascolti con poca

90    credulità. Ma ormai sono andato troppo avanti su questa via di inesplicabili
servigi, per arrestarmi prima di vederne il termine».
«Bene», rispose il mio visitatore. «Lanyon, ricordate i vostri voti: ciò che
segue è sotto il suggello11 del segreto professionale. E ora, voi che siete stato
tanto tempo legato alle più strette e grette vedute, voi che avete negato la

95    virtù della medicina trascendentale,12 voi che avete deriso chi vi era superiore…
guardate!». Si portò il bicchiere alle labbra, e bevve il contenuto in un sorso.
Udii un grido; barcollò, vacillò, si aggrappò alla tavola con gli occhi sbarrati e
iniettati di sangue, ansando con la bocca aperta; e, mentre lo guardavo, si trasformava,
così mi sembrò, pareva gonfiarsi, la faccia diventò improvvisamente

100    nera, i suoi lineamenti parvero dissolversi e alterarsi; l’attimo successivo io
ero balzato in piedi ed indietreggiavo verso il muro, alzando il braccio come
per difendermi da quel prodigio, con l’animo sommerso dal terrore.
«Oh, Dio!», gridai, e poi di nuovo: «Oh, Dio, oh, Dio!». Davanti ai miei occhi,
pallido, tremante, e mezzo svenuto, con le mani che annaspavano in avanti,

105    come un uomo che risusciti, stava Henry Jekyll!
Quello che mi disse durante l’ora che seguì, non sono capace di trascriverlo
sulla carta. Vidi quello che vidi, udii quel che udii, e il mio animo ne cadde ammalato;
e anche ora, che quella vista non è più davanti ai miei occhi, mi chiedo
se debbo credervi, e non so rispondere. La mia stessa vita è scossa dalle radici; il

110    sonno mi ha abbandonato; il più mortale terrore mi domina a ogni ora del giorno
e della notte; sento che le mie ore sono contate, e che devo morire; eppure morrò
incredulo. Quanto alla turpitudine13 morale che quell’uomo mi ha rivelato, anche
se con le lacrime del pentimento, non sono capace neppure nel ricordo di pensarvi
se non con un brivido di orrore. Dirò solo una cosa, Utterson,14 e (se riuscirete

115    a crederla) sarà più che sufficiente: la creatura che s’insinuò in casa mia quella
notte era, secondo la confessione dello stesso Jekyll, conosciuta con il nome di
Hyde, ed era ricercata in ogni angolo della terra come l’assassino di Carew.15
Hastie Lanyon


Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, trad. di O. Del Buono, Rizzoli, Milano 1998

 >> pagina 221 

Come continua

Il dottor Lanyon rimane sconvolto dalla metamorfosi del signor Hyde. Le sue certezze, basate sulla scienza tradizionale, si sgretolano del tutto: a causa dello shock si ammala e muore in poche settimane. Nel frattempo, la vita di Jekyll è sempre più insostenibile, perché il suo doppio malvagio, Edward Hyde, sta gradualmente prendendo il sopravvento. Gli eventi corrono inesorabili verso un epilogo tragico: la verità su Jekyll sarà scoperta solo alla fine, in seguito al ritrovamento di importanti documenti, tra cui lo stesso resoconto di Lanyon.

 >> pagina 222

A tu per tu con il testo

Vedere un essere umano trasformarsi in un altro, differente nell’animo e nel corpo, è un’esperienza che scuote le nostre certezze. Secondo la logica del senso comune, ogni persona è uguale a se stessa e indivisibile. L’inquietante vicenda del dottor Jekyll smentisce quest’idea: davanti alla trasformazione nel signor Hyde proviamo orrore ma anche una segreta, morbosa attrazione. Dentro gli esseri umani c’è davvero un alter ego dotato di personalità propria, imprigionato in qualche oscuro recesso? Com’è possibile affrontarlo e qual è, tra i due, il doppio dell’altro? Siamo davvero tutti lacerati da impulsi contrastanti, spettatori e vittime dell’eterna lotta tra il bene e il male che agita la nostra coscienza? E soprattutto, siamo come Jekyll e Hyde? E, se sì, dove finisce l’uno e dove inizia l’altro?

Analisi

Il dottor Henry Jekyll è un rispettabile scienziato che ha raggiunto la consapevolezza della «natura dualistica dell’uomo», del fatto, cioè, che l’essere umano è diviso in due anime in lotta fra loro: il lato luminoso e quello oscuro. Stanco del conflitto che tormenta di continuo il suo animo, diviso tra onestà borghese e spinte trasgressive, egli cerca un modo per risolvere il dissidio, e scopre una sostanza chimica che permette di separare la parte buona da quella malvagia. In tal modo libera il proprio doppio, trasformandosi durante le notti, da onesto e generoso qual è, nel crudele, vizioso e violento Edward Hyde.
Nascosto per sfuggire all’attenzione di una guardia, braccato per aver ucciso uno stimato politico inglese e ossessionato dalla paura di essere condannato a morte, Hyde si presenta dal dottor Lanyon che, accogliendolo in casa, rimane sconvolto dalla sua terribile espressione (r. 13), dall’aspetto deforme e dallo strambo vestiario. La caratterizzazione fisica del losco figuro non è disgiunta del resto da quella psicologica; anzi, pare esserne lo specchio inquietante. Agli occhi di Lanyon, l’apparenza di Hyde comunica impressioni maligne e disturbanti, che gli procurano un immediato disgusto: il dottore sente addirittura un principio di irrigidimento, accompagnato da una notevole debolezza del polso (rr. 16-17).

Hyde è molto nervoso e smania di bere la pozione che gli consente di mutare identità. Gli ingredienti per la strana “medicina” sono contenuti, infatti, nel cassetto di Jekyll, custodito a casa dell’amico. Mosso a pietà dallo stato dell’interlocutore, il dottore decide di dargli il cassetto, ma poi che cosa gli conviene fare? Lasciare che Hyde vada a consumare la pozione altrove, o assistere a un prodigioso mistero? Si tratta di scegliere tra l’ignoranza e la conoscenza, tra il quieto vivere e la curiosità scientifica. Da scienziato, Lanyon preferisce sapere, anche se si sente rinfacciare l’arretratezza delle proprie convinzioni (rr. 93-95).

In effetti, rispetto al dottor Jekyll, Lanyon è un medico tradizionale, che si ispira a un modello scientifico materialista e concreto. Il metodo che ha portato Jekyll a scoprire la pozione per isolare il proprio doppio malvagio (la medicina trascendentale, r. 95, invocata da Hyde) si basa al contrario su princìpi meno rigidi. La scienza tradizionale non basta: per varcare le soglie dell’ignoto e rompere i limiti imposti dalla natura, occorre sfidare la ragione e avventurarsi nel territorio dell’alchimia, della magia portentosa.

Lanyon assiste con sconcerto alla terribile trasformazione di Hyde in Jekyll, descritta brevemente ma con grande pathos attraverso espressive sequenze di verbi: barcollò, vacillò, si aggrappò alla tavola […] ansando con la bocca aperta (rr. 97-98); si trasformava […], pareva gonfiarsi […], i suoi lineamenti parvero dissolversi e alterarsi (rr. 98-100). L’uso del verbo modale “parere” aumenta l’effetto di meraviglia e di orrore: di fronte a tanta aberrazione, il resoconto di Lanyon rimane approssimato e impreciso. Conclusa la metamorfosi, Jekyll confessa il suo segreto all’amico, che ne rimane completamente scioccato. L’uso della reticenza (Quello che mi disse durante l’ora che seguì, non sono capace di trascriverlo sulla carta, rr. 106-107) aumenta ulteriormente l’enfasi sullo stato confusionale di Lanyon, e sull’enormità del fatto che lo ha provocato.

 >> pagina 223 
Il brano fa parte di un racconto nel racconto: è infatti un personaggio secondario, Lanyon, a narrare in prima persona l’accaduto. Alla fine del romanzo, l’avvocato Utterson legge lo scritto di Lanyon, apprendendo la terribile verità su Jekyll e Hyde. Il racconto funziona così come flashback che spiega avvenimenti precedenti alla conclusione dell’avventura di Jekyll. La struttura dell’intreccio svela in tal modo soltanto in chiusura dettagli e motivi della trasformazione, tenendo all’oscuro fino alla fine lettore e personaggi, e aumentando ulteriormente l’atmosfera di mistero che pervade la narrazione.

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Ricostruisci la struttura del “racconto nel racconto” inserendo nello schema sottostante i seguenti elementi:


dottor Jekyll avvocato Utterson scrive in prima persona oralmente dottor Lanyon.


                           racconta                           la propria storia a                             la                           a                            la presenta  al lettore


2. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.


a) La vicenda è ambientata a Londra.

  • V   F

b) Il dottor Lanyon riceve una visita in piena notte.

  • V   F

c) L’uomo che bussa alla porta di Lanyon si presenta come un amico del dottor Jekyll.

  • V   F

d) L’uomo misterioso vuole che Lanyon gli prescriva delle medicine.

  • V   F

e) Lanyon custodisce un cassetto di Jekyll contenente misteriosi liquidi e polveri.

  • V   F

f) La trasformazione di Hyde dura tutta la notte.

  • V   F

g) Jekyll e Hyde sono la stessa persona.

  • V   F

ANALIZZARE E INTERPRETARE

3. Quali reazioni provoca al dottor Lanyon la vista di Hyde?


4. In che modo si comporta Lanyon accogliendo Hyde a casa propria?


5. Quando Lanyon gli indica il cassetto di Jekyll, Hyde ha delle reazioni fisiche molto evidenti: quali? Che stato d’animo indicano?


6. Prima di bere la pozione, Hyde offre a Lanyon due alternative: quali? Che cosa decide di fare Lanyon e perché?


7. Perché, alla fine della metamorfosi, Henry Jekyll viene paragonato a un uomo che resuscita?

COMPETENZE LINGUISTICHE

8. Il lessico. Nel testo sono presenti molti termini astratti di uso non frequente: verificane il significato con l’aiuto del dizionario e poi scrivi una frase per ciascuno di essi.

a) Idiosincrasia; b) fattura (di abito); c) assenso; d) cognizione; e) turpitudine.

PRODURRE

9. Scrivere per CONFRONTARE Confronta questa metamorfosi con quella subita da Gregor Samsa nel brano tratto dalla Metamorfosi (▶ T3, p. 225): quale delle due ti sembra più orribile? Quale più inquietante? Esponi le tue considerazioni (massimo 25 righe).

La dolce fiamma - volume A
La dolce fiamma - volume A
Narrativa