1. Il fantastico

1. IL FANTASTICO

Il carattere principale della letteratura fantastica consiste nella rottura dei confini tra dimensioni in apparenza opposte: l’ordinario e lo straordinario, la quotidianità e il soprannaturale. Anche nelle fiabe incontriamo incantesimi e situazioni irrazionali, ma essi sono collocati in un tempo indefinito (“C’era una volta” è la formula introduttiva più frequente) e in un mondo di paure e di prodigi che non ci appartiene perché lontano dalla nostra realtà. Nelle opere fantastiche invece gli eventi misteriosi e inverosimili con i quali entriamo in contatto maturano entro un contesto credibile, irrompendo nella rassicurante dimensione dell’esistenza quotidiana e generando, di conseguenza, un profondo turbamento.

L’apparizione di un fantasma, la trasformazione di un lupo mannaro, la fuga su altri pianeti: ingredienti simili sfidano le nostre certezze e ci spingono a domandarci se ciò che percepiamo sia reale o soprannaturale. Il rumore di catene nel maniero abbandonato è opera di uno spettro o solo suggestione? L’uomo che giura di essere stato nel passato è preda di allucinazioni o ha davvero viaggiato nel tempo? Il giocattolaio che ci ha donato un amuleto era un mago travestito o soltanto un vecchio eccentrico?

La storia del genere

La dimensione del fantastico è presente nella letteratura sin dall’antichità: uno scrittore greco del II secolo d.C., Luciano di Samosata, racconta nelle sue Storie vere viaggi sulla Luna e incontri con creature extraterrestri; nello stesso periodo il latino Lucio Apuleio narra nel romanzo Le metamorfosi o L’asino d’oro l’avventurosa esperienza del protagonista, trasformato da uomo in asino.

Il fantastico è tuttavia un genere soprattutto moderno, che si sviluppa in Europa tra il XVIII e il XIX secolo. Mostri e spettri popolano, per esempio, il romanzo gotico, un sottogenere del fantastico ambientato in epoca medievale presso monasteri o castelli infestati. Le opere più significative di questo filone sono Il castello di Otranto di Horace Walpole (1717-1797) e Il Monaco di Matthew Gregory Lewis (1775-1818), dominate da presenze demoniache e fanciulle indifese tormentate dai fantasmi.

Il Romanticismo, il movimento culturale che si diffonde in Europa nel­l’Ottocento esaltando la sfera dei sentimenti e dell’irrazionalità, favorisce lo sviluppo del fantastico. Molti scrittori valorizzano le irrequietezze dell’animo umano, esprimendo pulsioni dominate da forze oscure e incontrollate.

Lungo il corso del secolo l’avanzata del progresso scientifico e gli squilibri dovuti alla trasformazione del tessuto economico-sociale (industrializzazione, aumento della mobilità e della popolazione) generano inquietudini profonde che prendono corpo in mostri e incubi. Pensiamo a Frankenstein di Mary Shelley (1797-1851), creatura strappata alla morte grazie all’uso dell’energia elettrica, da poco scoperta.

Nel secondo Ottocento le suggestioni del fantastico affiorano anche nella letteratura italiana, specie a opera di autori appartenenti al movimento della Scapigliatura, composto da giovani ribelli insofferenti alla vita borghese.

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Nel Novecento il fantastico tende a investigare gli abissi dell’interiorità umana: l’elemento inspiegabile ed eccezionale non arriva da fuori, come nel caso del romanzo gotico o di molte storie dedicate a creature mostruose, ma proviene spesso dal cuore delle persone, rivelando ossessioni taciute dell’uomo contemporaneo. La sensazione di dubbio e angoscia del lettore viene ulteriormente potenziata dinanzi a eventi che sconvolgono la normalità, come quelli che accadono al protagonista della Metamorfosi ( T3, p. 225) di Franz Kafka (1883-1924), trasformatosi da un giorno all’altro e senza motivo in un grosso insetto, o ai personaggi dei racconti e dei romanzi di Dino Buzzati (1906-1972), immersi in una realtà enigmatica e inquietante ( T4, p. 231).

Dall’angoscia all'incubo

Fantasmi, streghe, creature irreali, scene notturne: questo amava il pittore romantico svizzero Johann Heinrich Füssli (1741-1825). Immerso nel mondo del fantastico e del sogno, ha dedicato una delle sue opere più famose all’ Incubo, dipinto in diverse versioni. Una donna riversa sul letto sta sognando, ma l’oggetto della sua visione onirica è lì con lei, nella stanza. Un demone le opprime il petto e un animale spettrale compare nell’oscurità: è la cavalla (in inglese mare) della notte (night), ovvero la personificazione stessa dell’incubo (nightmare).

Temi e stili

Secondo alcuni studiosi il fantastico è basato sull’“amplificazione” del tema del viaggio: la stessa irruzione o “emersione” dello straordinario nell’ordinario può essere vista come un viaggio dei personaggi nella dimensione dell’ignoto, a volte senza ritorno. Proprio per questo nella narrazione fantastica lo spazio ha particolare importanza. Spesso, all’inizio del racconto, i personaggi si trovano di fronte al “luogo fantastico”, delimitato di frequente da una soglia che bisogna varcare. La porta segreta, il giardino incantato, la botola in soffitta aperta su un altro mondo: una volta attraversata la soglia, il personaggio si trova catapultato in uno spazio simile a un labirinto, in cui si sente disorientato, in trappola, privo di punti di riferimento.

Anche quando il viaggio si compie nelle profondità dell’animo è possibile perdersi: il tema del doppio mette in crisi l’idea integra e monolitica che abbiamo della personalità umana, portando sulla scena il contrasto insanabile che sconvolge la psiche dell’individuo. Nello Strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde ( T2, p. 218) dello scrittore scozzese Robert Louis Stevenson (1850-1894) uno scienziato prepara una pozione chimica con lo scopo di differenziare il lato buono e quello oscuro che convivono in ogni essere umano, ma finisce sopraffatto dall’esperimento.

Anche la follia e il sogno aprono squarci sullo spazio interiore, confondendo le acque e insinuando il sospetto che ciò che intendiamo con “normalità” o “realtà” potrebbe essere la vera finzione. Allo stesso tempo, un tema che agisce in profondità come un vero e proprio attentato alle certezze della nostra specie è la metamorfosi. L’essere umano è spesso pensato come lo stadio finale dell’evoluzione, e per questo in grado di dominare su tutte le altre entità animate e inanimate: la metamorfosi rivela invece la continuità tra uomo, animale e mondo inorganico, gettandoci nel dubbio riguardo alla nostra reale natura.

A causa della sua tendenza a mostrare la confusione tra ordinario ed eccezionale, il fantastico ama infrangere il corso lineare e inevitabile degli eventi. Dalla macchina del tempo ai metodi per sconfiggere l’invecchiamento e la morte, nel racconto fantastico rivive il sogno antichissimo di sottrarsi alle leggi di natura, per aprire nuove dimensioni dell’esperienza. In effetti, anche la struttura del testo presenta quasi sempre un intreccio diverso dalla fabula: frequenti sono i racconti in flashback che vedono come protagonista il narratore, spesso in prima persona o comunque interno e non onnisciente. La storia fantastica infatti fa più presa sul lettore se viene raccontata da chi l’ha vissuta direttamente.

Inoltre si insiste volentieri su particolari della vita di tutti i giorni, tratteggiando una quotidianità idillica e rassicurante o facendo emergere la noia ripetitiva della routine. Grazie a questa cornice “ordinaria”, l’improvvisa deriva verso l’assurdo o il soprannaturale sorprende il lettore e rende più avvincente la lettura.

Un’altra strategia che ci tiene incollati alla sedia è la suspense, cioè lo stato di eccitazione ansiosa con cui partecipiamo al susseguirsi delle vicende narrate. Mentre l’eroe vaga nella casa stregata, passo dopo passo condividiamo il suo terrore, ma allo stesso tempo bruciamo dalla voglia di sapere quale pericolo lo attende dietro la porta.

Lo “spiazzamento” del fantastico viene a volte ottenuto con improvvisi rovesciamenti di prospettiva, spesso collocati nel finale a sorpresa, che getta nuova luce su quanto letto in precedenza e ci costringe a rivedere le idee che avevamo costruito rispetto a personaggi o avvenimenti.

Luoghi fantastici

Una fortezza che cammina mossa da una forza soprannaturale, abitata da un mago: questo è Il castello errante di Howl, film d’animazione del giapponese Hayao Miyazaki del 2004. Il castello, sempre in viaggio, si muove in un mondo in guerra e la sua porta d’ingresso è in grado di condurre in luoghi diversi. Il mago Howl può assumere differenti identità e i suoi compagni non sono quello che sembrano: come Sophie, trasformata da un incantesimo in una vecchina, o lo Spaventapasseri Testa di Rapa, un principe vittima di un maleficio. Viaggi, dimensioni parallele, metamorfosi: tutti gli ingredienti del fantastico!

2. IL FANTASY

Tra i sottogeneri del fantastico, il fantasy è il più recente, essendosi affermato soprattutto a partire dalla seconda metà del XX secolo.

Eroi, orchi, oggetti fatati, avventure in paesi lontani popolano l’immaginario umano da sempre: ne troviamo in abbondanza nelle narrazioni epiche più antiche come la saga di Gilgamesh o l’Odissea omerica. Nei racconti fantasy confluiscono proprio le tradizioni dell’epica, della fiaba e delle antiche saghe di cavalieri, spesso alle prese con fanciulle da salvare, maghi da combattere o prove da superare.

Mostri, giganti ed esseri infernali abbondano, in secoli più vicini a noi, anche nei poemi cavallereschi scritti tra il XV e il XVI secolo: basti pensare alle magie partorite dalla mente geniale di Ludovico Ariosto (1474-1533). Tra le creature presenti nel suo capolavoro, l’Orlando furioso, una delle più affascinanti è l’ippogrifo: rappresentato da Greci e Romani come un essere con zampe posteriori e corpo di cavallo e con testa, ali e zampe anteriori d’aquila o d’avvoltoio, è descritto da Ariosto come il frutto dell’unione di una cavalla e un grifone, animale anch’esso favoloso, metà aquila e metà leone.

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Il capolavoro indiscusso del genere fantasy è Il Signore degli Anelli ( T5, p. 240) di John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973), a cui si sono ispirati molti imitatori: attraverso le sue opere Tolkien ha costruito un vero e proprio universo fantastico, fin nei minimi dettagli, dotandolo addirittura di lingue inventate (come l’elfico) e di una cosmogonia (un racconto epico sull’origine del mondo).

La trama tipica dei romanzi fantasy ricalca quella del Signore degli Anelli: un personaggio malvagio, spesso un potente stregone o semidio dotato di tremendi poteri, minaccia di conquistare il mondo e instaurare un dominio di terrore; le forze del bene partono spesso molto svantaggiate, e si affidano a qualche improbabile eletto pronto a svelare le sue qualità eroiche, magari dopo un veloce apprendistato sul campo.

Un caso a parte è rappresentato dalla saga di Harry Potter ( T6, p. 249) di J.K. Rowling (n. 1965), rivelatasi un vero fenomeno letterario e cinematografico, capace di mantenere inventiva e originalità di scrittura tali da coinvolgere in tutto il mondo lettori di ogni età. Lungo i sette anni passati a Hogwarts, una scuola per maghi, Harry si trova ad affrontare una serie di sfide via via più difficili, lottando per difendere i suoi cari e salvare il mondo dalla minaccia dell’oscurità. In Harry Potter è l’ordinario a irrompere nello straordinario: proviamo grande entusiasmo nel vedere i protagonisti dietro banchi di scuola apparentemente normali, ma alle prese con lezioni di «Pozioni» o «Difesa contro le Arti Oscure».

Se il fantasy classico predilige ambientazioni medievali, negli ultimi anni sono sorte diverse contaminazioni con motivi appartenenti ad altri generi, dal paranormale al soprannaturale legato al sacro. Tra queste spicca il cosiddetto urban fantasy, ambientato nel presente in scenari cittadini: è il caso della fortunata saga Twilight di Stephenie Meyer (n. 1973), in cui la crescita di ragazzi dalle abilità “prodigiose” è tormentata da amori proibiti, trasformazioni e scontri tra razze nemiche come lupi mannari e vampiri.

Il fantasy gode oggi di un successo mondiale, favorito anche da alcune fortunate trasposizioni cinematografiche e televisive. A fianco dei film dedicati al Signore degli Anelli e a Harry Potter, va ricordata almeno la celeberrima serie televisiva Il Trono di Spade, tratta dalle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin (n. 1948), saga che mescola elementi classici del fantasy con una forte attenzione per il conflitto politico e per la violenza alla base dei rapporti umani.

3. La fantascienza

Come indica il nome, nella fantascienza (in inglese science-fiction) l’elemento tecnologico è al centro della narrazione: potenti astronavi adatte al viaggio interstellare, robot assassini mandati indietro nel tempo, raggi che distruggono interi pianeti e sofisticati marchingegni alieni… Se il progresso della scienza permette di raggiungere obiettivi prima inimmaginabili, molto spesso porta anche morte, distruzione e degrado della natura umana. Nella fantascienza questi due opposti atteggiamenti verso la tecnologia spesso si confondono: da una parte il fascino per le infinite possibilità che riserva il futuro, dall’altra il terrore che la scienza sfugga di mano all’uomo e lo porti sull’orlo dell’estinzione.
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La storia e i temi del genere

La fantascienza nasce nell’Ottocento, con i pionieri Herbert George Wells (1866-1946) e Jules Verne (1828-1905), tra macchine del tempo e sottomarini avveniristici. Anche la letteratura celebra le scoperte della scienza, che sembrano destinate a migliorare le condizioni di vita degli uomini. In questi anni infatti, con il diffondersi della cosiddetta filosofia positivistica, si afferma una fede ottimistica nelle possibilità umane di progredire verso una società sempre migliore: una fede destinata però a essere smentita dalle guerre mondiali che sconvolgeranno il secolo successivo. Non a caso con il Novecento la fantascienza evolve verso direzioni più inquietanti, che aprono squarci tutt’altro che pacifici su un futuro minaccioso: la scienza svela i suoi lati oscuri, tra armi di distruzione di massa (su tutte la bomba atomica) e regimi totalitari che sopprimono ogni libertà di pensiero.

Tra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento il genere conosce una grande diffusione popolare, specialmente in America. In questo periodo uno dei motivi più ricorrenti è quello del contatto, spesso ostile, con esseri alieni: il tema riflette le speranze e le paure legate alla conquista dell’universo da parte dell’umanità ma, allo stesso tempo, induce a ragionare senza pregiudizi sulla realtà della guerra, come nel racconto breve Sentinella ( T1, p. 214) di Fredric Brown (1906-1972).

Quando l’elemento critico non proviene dallo spazio, è spesso connesso alla creazione di forme di vita artificiali, come i robot. L’uomo vuole essere come Dio, e così prova a creare la vita e a evitare la morte: le conseguenze di tanto orgoglio sono spesso catastrofiche, con l’automa che sfugge al controllo del suo creatore e gli si rivolta contro. Il tema della vita artificiale è sviluppato, tra gli altri, da Isaac Asimov (1920-1992) e Philip K. Dick (1928-1982), che ha firmato Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, capolavoro da cui è stato tratto il film di culto Blade Runner, diretto da Ridley Scott nel 1982.

Un altro sottogenere fantascientifico, molto in voga nel secondo Novecento anche nel cinema, è il cosiddetto filone distopico e apocalittico. La distopia è l’esatto contrario dell’utopia: invece di donarci un futuro migliore, la natura e la scienza ci riservano terribili sorprese. In questi mondi immaginari, spesso inventati dagli autori anche per denunciare il presente, spietate dittature controllano il popolo attraverso il dominio dell’informazione e il lavaggio del cervello (come in 1984 di George Orwell, 1903-1950, o in Fahrenheit 451 del già citato Ray Bradbury); oppure, catastrofi nucleari precipitano la razza umana in una specie di nuovo Medioevo, dove le persone vivono alla stregua di bestie disperatamente in lotta per il possesso delle risorse di base, come accade nella Strada ( T7, p. 256) di Cormac McCarthy (n. 1933).

VIAGGIARE NELLO SPAZIO E NEL TEMPO

La fantascienza ha ampiamente sfruttato la passione con cui l’uomo da sempre si sbizzarrisce nell’immaginare portentosi ritrovati grazie ai quali superare i limiti imposti dalla natura e solcare i cieli, immergersi negli abissi o viaggiare nel tempo.

Nel mondo di oggi, in cui aerei e sottomarini sono realtà ormai considerate ovvie, le macchine volanti disegnate da Leonardo o il Nautilus immaginato da Jules Verne in Ventimila leghe sotto i mari (1870) possono farci sorridere. Chissà che cosa penseranno i nostri posteri della DeLorean, l’automobile a propulsione nucleare con la quale Michael J. Fox nel film Ritorno al futuro (1985) si avventurava nel passato…

Cloni e robot

L’artista giapponese Tetsuya Ishida (1973-2005) ci restituisce una visione davvero inquietante della società in cui vive, popolata da uomini-mutanti impegnati a produrre e a consumare, e condannati alla solitudine. In questa classe, per esempio, tutti gli studenti sono identici, omologati, e addirittura alcuni di loro – per essere più produttivi fin dai banchi di scuola e in seguito al lavoro – sono robot, ibridi di ragazzi e strumenti da laboratorio.

Ma c’è davvero differenza tra i mutanti e gli altri? Guardali, non hanno tutti la stessa espressione rassegnata? Si tratta di una visione del futuro o Tetsuya Ishida ci racconta del presente e di noi?

Verifica delle conoscenze

1. Qual è il meccanismo fondamentale alla base del genere fantastico?
2. Che cosa si intende per romanzo gotico?
3. Quali sono i caratteri principali del fantastico novecentesco?
4. Indica quali sono i temi più ricorrenti nella produzione fantastica.
5. Spiega i principali tratti stilistici della narrazione fantastica.
6. Quali peculiarità contraddistinguono il racconto fantasy?
7. Perché il rapporto tra fantascienza e sviluppo tecnologico può essere definito ambivalente?
8. Che cosa si intende per distopia?

La dolce fiamma - volume A
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Narrativa