3. La sintassi

3. LA SINTASSI

La sintassi è l’insieme delle norme che regolano la combinazione delle parole all’interno delle proposizioni, e quella delle proposizioni che, a loro volta, formano un periodo. La sintassi gioca un ruolo fondamentale nella scrittura: essa, infatti, determina l’architettura del periodo e conferisce al testo un ritmo di base, che si trasmette a ogni aspetto del contenuto, suscitando nel lettore le sensazioni più disparate, dalla calma al tumulto, dalla concitazione alla riflessione. Pensiamo all’etimologia stessa della parola “testo”, che rimanda al “tessuto”: ebbene, la sintassi consiste proprio nel modo in cui le frasi vengono “cucite” tra loro, a formare un disegno piano o complesso, lineare o intricato.

A seconda della tipologia di rapporti che legano le proposizioni all’interno del periodo, la sintassi può essere organizzata secondo due modalità principali che modificano il “respiro” del discorso.

  • Paratassi: la sintassi paratattica predilige rapporti di coordinazione tra le frasi, legate da congiunzioni coordinative (come “e”, “o”, “tuttavia”, “infatti”, in questo caso si parla di polisindeto), oppure giustapposte senza l’ausilio di una congiunzione (in questo caso si parla di asindeto). Tale modalità sintattica è generalmente facile da seguire, perché il lettore non è costretto a ricostruire complicati legami logici all’interno della frase; essa inoltre conferisce un andamento più asciutto e incalzante:
PAVESE

Seguì a dieci anni un eroe, la ritolsero a lui, la sposarono a un altro, anche questo la perse, se la contesero oltremare in molti, la riprese il secondo, visse in pace con lui, fu sepolta, e nell’Ade conobbe altri ancora. Non mentì con nessuno, non sorrise a nessuno. Forse fu felice.

Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò, Einaudi, Torino 1999

  • Ipotassi: la sintassi ipotattica presenta periodi in cui abbondano le frasi subordinate (causali, temporali, relative, finali ecc.). Per il suo carattere articolato e complesso, l’ipotassi si presta a rendere la psicologia dei personaggi più complessi e tormentati o ad analizzare episodi della realtà cercando di riprodurne in dettaglio i complicati legami causa-effetto: 
LANDOLFI

La cagnetta voleva entrare anch’essa e, senza dargli il tempo di aprire, si precipitò come una catapulta contro la porta, battendola con le zampe anteriori; poiché, nella semioscurità, gli si era poi seduta fra le gambe, egli la cacciò e quella, ricordatasi all’improvviso di un osso secco e lucido che aveva in serbo da una parte, lo raggiunse e cominciò a girarselo sonoramente fra le mascelle.

Tommaso Landolfi, Mani, in Dialogo dei massimi sistemi, Einaudi, Torino 1996

Si parla inoltre di sintassi nominale quando le frasi sono costruite, in assenza di verbi di modo finito, come una serie di sostantivi accompagnati dai relativi modificatori (quali aggettivi, apposizioni, complementi, e talvolta anche subordinate relative). Nella sintassi nominale possono essere presenti forme verbali nei modi indefiniti (soprattutto participio e infinito). Questa strategia sintattica è utilizzata per esempio nelle descrizioni, e permette di creare periodi snelli basati su lunghi elenchi, i cui membri risaltano con efficacia nell’immaginazione del lettore:
SANTUCCI

Frotte di monelli infagottati16 in sciarpe di ruvida lana multicolore, teppisti dal floscio cappello a visiera, soldati nei cappottoni turchini e in capo la busta17 con le lunghe punte, damine18 impettite che traversavano la galleria sotto venerabili cappelli, cani volpini e spinoni19 di razze e tosature20 quasi estinte.

Luigi Santucci, Orfeo in paradiso, Marietti, Genova-Milano 2010

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4. Le figure retoriche

Non sempre ne siamo consapevoli ma il nostro modo di comunicare, anche quello più informale e quotidiano, è ricco di figure retoriche. Si tratta di artifici stilistici riconoscibili, usati per divulgare determinati significati, valorizzare l’argomentazione, renderla più persuasiva o abbellire il discorso. Un testo narrativo ricco di figure retoriche, infatti, risulta molto più suggestivo per il lettore di una nuda, semplice normalità espressiva: catturati da uno stile ben congegnato, estroso e accattivante, ci immedesimiamo più facilmente nel mondo del racconto.

D’altra parte, le figure retoriche non sono utilizzate soltanto dalla narrativa, ma riguardano ogni tipo di testo, letterario e non. Anche molta pubblicità, per esempio, ne fa uso per convincere i consumatori ad acquistare i prodotti reclamizzati: se veicolato da una metafora arguta, da un’elencazione efficace o da un climax folgorante, lo stesso messaggio può risultare di gran lunga più efficace.

Possiamo dividere le figure retoriche in tre categorie fondamentali: le figure di parola, le figure di pensiero e i tropi.

Le figure di parola

Le figure di parola consistono in particolari configurazioni linguistiche che, attraverso la creazione di schemi riconoscibili (per esempio ripetizioni, elenchi, inversione del normale ordine sintattico), conferiscono intensità espressiva al testo e ne rafforzano l’efficacia argomentativa.


Nome

Descrizione

Esempio

Ripetizione

Raddoppiamento ravvicinato di una o più parole.

Scriva! Scriva! Vedrà come arriverà a vedersi intero.

Italo Svevo, La coscienza di Zeno

Anafora

Ripetizione di una o più parole all’inizio di frasi o segmenti di testo successivi.

Bel modo di curarsi: io non ho nulla. Io non ho mai avuto bisogno di nessuno!... io, più i dottori stanno alla larga meglio mi sento.

Carlo Emilio Gadda, La cognizione del dolore

Climax

Successione di parole o espressioni che amplificano progressivamente l’intensità dei concetti comunicati.

Ah birbone! ah dannato! ah assassino!

Alessandro Manzoni, I promessi sposi

La versione opposta, in cui l’intensità diminuisce, prende il no­me di anticlimax.

Ha vissuto i disastri della guerra, ha assistito a catastrofi naturali, ha frequentato bar per single.

Woody Allen, Discorso ai laureati

Enumerazione

Accostamento di parole o gruppi di parole in un elenco che, in base ai rapporti logici dei membri, può essere ordinato o caotico (in quest’ultimo caso si parla, appunto, di enumerazione cao­tica).

Fu all’inizio il gioco della guerra, esplorazioni, agguati, strisciamenti, marce forzate per la campagna, guardia dentro la garitta1 di frasche, fucili a spallarm,2 assalti a trincee di nemici, abbattimenti di aerei, conquiste di colline.

Vincenzo Consolo, Lo Spasimo di Palermo

Creare un ordine

Una gabbia divisa in dodici sezioni all’interno delle quali trovano posto nove sfere e tre dischi: questa è la Scultura n. 21 dell’artista astrattista italiano Fausto Melotti (1901-1986).

Una scultura che si potrebbe suonare come se fosse uno spartito (la griglia, le sfere e i dischi ricordano il pentagramma, le note e le pause). Melotti prima di diventare un artista affermato si era laureato in ingegneria elettronica e aveva studiato musica. Per lui fare scultura non era “modellare” ma “modulare”. Guarda infatti il ritmo di questa scultura: non è forse dato dalle pause e dalle ripetizioni?

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Le figure di pensiero

Le figure di pensiero riguardano i significati del testo. Anche in questo caso, organizzare e connettere i significati in schemi riconoscibili contribui­sce all’incisività del testo, arricchendone la struttura logica e rendendolo più coinvolgente agli occhi del lettore.


Nome

Descrizione

Esempio

Antitesi

Accostamento di espressioni che rappresentano concetti opposti.

Anime semplici abitano talvolta corpi complessi.

Ennio Flaiano, Opere. Scritti postumi

Ossimoro

Accostamento paradossale di due termini dal significato opposto.

L’avventura è finita, e mi sento pieno di una tristezza serena che è quasi gioia.

Primo Levi, Se questo è un uomo

Similitudine

Paragone tra due esseri (animati o inanimati), oggetti, situazioni, concetti o avvenimenti. È solitamente introdotta dalla congiunzione “come”, o da altri nessi dotati di analoga funzione (per esempio, “così… come”).

Si sentivano invece ancora lontanissimi i cupi tonfi dei mortai, come tappeti sbattuti nel silenzio della neve.

Giorgio Caproni, Il labirinto


Onde, ritirata placidamente la mano dagli artigli del gentiluomo, abbassò il capo, e rimase immobile, come, al cader del vento, nel forte della burrasca, un albero agitato ricompone naturalmente i suoi rami, e riceve la grandine come il ciel la manda.

Alessandro Manzoni, I promessi sposi

Tropi

Si dicono tropi le sostituzioni di parole o espressioni con altre di senso figurato. I tropi non hanno solo un valore decorativo, ma modificano in profondità i contenuti del testo, ben oltre il semplice significato letterale.


Nome

Descrizione

Esempio

Metonimia

Sostituzione di un termine con un altro, che abbia con il primo un rapporto di vicinanza logica. Tale vicinanza varia secondo diverse tipologie: per esempio il contenente per il contenuto, l’autore per l’opera, l’effetto per la causa.

  • contenente per contenuto

Ho bevuto un sorso della coppa, e basta; ora è finito.

Igino Ugo Tarchetti, Fosca

  • autore per opera

Si alzò e andò al pianoforte. Si tolse gli anelli dei quali erano cariche le sue dita. Suonò Bach.

William Somerset Maugham, Una donna di mondo e altri racconti

  • effetto per causa

Ma io la roba mia l’ho fatta col sudore della fronte.

Giovanni Verga, I Malavoglia

Sineddoche

Espressione di un concetto me­dian­te un altro, che intrattiene con il primo una relazione di quantità: per esempio la parte per il tutto, o il singolare per il plurale.

Ho una sola bocca da sfamare, ed è la bocca della persona che più tengo a sfamare.

Charles Dickens, Tempi difficili

Metafora

Sostituzione di un’espressione di senso proprio con un’altra, di senso figurato, associata alla prima tramite un rapporto di somiglianza.

Marco è una volpe [cioè è furbo come una volpe].


Avevo sempre sentito di essere un pesce incapace di navigare da solo in quel sobbollente mare.

Giorgio Caproni, Il labirinto

Perifrasi

Giro di parole usato per indicare qualcosa a cui ci si potrebbe riferire con un unico termine.

Andò a ricevere il premio della sua carità [cioè “morì”].

Alessandro Manzoni, I promessi sposi

Antifrasi

Espressione che afferma, spesso con intenzioni ironiche, l’opposto di ciò che si vuole comunicare real­mente.

«Sì, Raptor era un grande insegnante», disse Harry ad alta voce, «peccato per quel piccolo difetto di avere Lord Voldemort che gli spuntava dalla nuca».

J.K. Rowling, Harry Potter e l’Ordine della Fenice

Litote

Forma di attenuazione basata sulla negazione del contrario di ciò che si vuole enunciare.

Don Abbondio (il lettore se n’è già avveduto) non era nato con un cuor di leone.

Alessandro Manzoni, I promessi sposi

Iperbole

Esagerazione di concetti e descrizioni, per eccesso ma anche per difetto: serve a sottolineare con maggiore intensità la portata di un fenomeno.

  • per eccesso

Mentre Nerone si esibiva nel canto, a nessuno era consentito uscire dal teatro, neppure per ragioni impellenti. Fu così, a quanto dicono, che delle spettatrici partorirono lì, e molti [...] si finsero morti e furono portati fuori per le esequie.

Svetonio, Vite dei Cesari

  • per difetto

Allora, per cominciare, due spaghetti.

Georges Simenon, Maigret, Lognon e i gangster

Sinestesia

Accostamento di espressioni o concetti facenti capo a domini sensoriali diversi.

In un silenzio che però era soltanto per me e che finiva appena fuori del mio sonno, come io avvertivo, nel mormorio dei compagni e dei genitori o della strada; un mormorio bianco, perché anche da bambino tenevo le imposte aperte, non tanto per paura quanto per non isolarmi del tutto.

Paolo Volponi, Memoriale

Donna + gatto

Wanda Wulz (1903-1984) è stata una fotografa italiana che si è interessata agli studi sul fotodinamismo (il modo di rappresentare il movimento in fotografia) intrapresi in particolare dai Futuristi. La sua immagine più famosa è Io + gatto, sovrapposizione di due negativi di un suo autoritratto e del ritratto del suo gatto. Spesso nell’arte, nella letteratura, nel cinema, nei fumetti, l’universo femminile è paragonato, con metafore e similitudini, a quello dei gatti: pensa a Catwoman!

Dai colori le emozioni

L’artista russo Vasilij Kandinskij (1866-1944) riteneva che i colori fossero in grado di raggiungere tutti i nostri sensi. Secondo il principio della sinestesia, nel suo testo Lo spirituale nell’arte egli associa ai colori un suono, un gusto, un odore, una sensazione tattile. «Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’anima è un pianoforte con molte corde». Così il giallo è un colore che eccita, può raffigurare la follia: è «un acuto squillo di tromba che ferisce l’orecchio», è acido come un limone. E il nero? E il rosso?

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5. I registri linguistici

Il registro consiste nell’insieme di scelte linguistiche (cioè lessicali, sintattiche, retoriche) che un individuo compie in base alla situazione comunicativa in cui è immerso. Infatti, a seconda dell’interlocutore, del luogo e degli scopi che vogliamo ottenere, utilizziamo di volta in volta modi di parlare diversi. Quando ci rivolgiamo a un estraneo, per esempio, ci esprimiamo in modo formale e sorvegliato, mentre in casa o con gli amici usiamo la lingua in modo più sciolto o familiare.

La selezione del registro avviene spesso in modo inconsapevole o spontaneo, ma in realtà segue schemi ben precisi che derivano dall’esperienza. In letteratura, la scelta del registro gioca un ruolo cruciale, perché esprime le intenzioni comunicative dell’autore, coerentemente con gli argomenti trattati, i contesti sociali rappresentati e la volontà di ottenere determinati effetti espressivi. I livelli espressivi fondamentali che oggi vengono individuati sono tre.

  • Registro alto: è contraddistinto dall’uso di una prosa raffinata, complessa e talvolta di difficile comprensione. Il registro alto prevede un lessico aulico e formale, una sintassi elaborata e tendenzialmente ipotattica, e il largo uso di figure retoriche, al fine di aggiungere enfasi, rafforzare la scansione argomentativa o veicolare significati particolari e oscuri, difficilmente esprimibili con un linguaggio comune. Le opere in cui prevale questo registro presentano spesso l’impiego di citazioni colte e letterarie, che talvolta richiedono un notevole sforzo di decifrazione da parte del lettore.
CONSOLO

Avanti e indietro lungo il marciapiede, sosta contro il luccichio dell’alluminio, delle vetrate. Altri giungevano, occhialuti21 gravati dalle borse, vispi baccellieri22 e dottorandi,23 cinefili24 assorti e pazienti. Si schiusero25 i vetri della porta, si riversarono tutti nell’ingresso, si disposero in fila davanti alla ragazza dietro il banco, esibirono tessere, papelli.26 Ascesero27 man mano e si dispersero per i vari cieli, entro le celle28 di quella Sandycove dell’introibo,29 teca babelica,30 averno31 del viaggio.

Vincenzo Consolo, Lo Spasimo di Palermo, in L’opera completa, Mondadori, Milano 2015

  • Registro medio: combina una serie di tratti stilistici standard, che non risultano marcati né verso l’alto né verso il basso. L’uso di un lessico medio, dunque, si accompagna a una sintassi piana, paratattica o moderatamente ipotattica. L’uso delle figure retoriche è limitato, e comunque non pregiudica mai la chiarezza del testo. Anche il ricorso a citazioni letterarie è estremamente misurato, e, quando si verifica, non diventa mai ingombrante o ostico per il lettore.
CALVINO

Andava forte, Binda, a corpo morto giù per le scorciatoie, senza sbagliarsi mai alle svolte tutte uguali, riconoscendo nel buio i sassi, i cespugli, prendendo di petto le salite, di petto fermo che non cambiava il ritmo del respiro, la lena delle gambe spinte come da stantuffi. «Forza Binda!» gli dicevano i compagni appena lo vedevano da lontano arrampicarsi verso il loro accampamento.

Italo Calvino, Paura sul sentiero, in Ultimo viene il corvo, Mondadori, Milano 2016

  • Registro basso: rimanda a un genere di comunicazione informale e scarsamente elaborata. Il registro basso può riprodurre i modi del discorso orale, utilizzato dalle persone nella comunicazione ordinaria, oppure scendere ulteriormente verso la volgarità e il turpiloquio. Prevede l’uso di un lessico colloquiale e di una sintassi semplificata, talvolta volutamente non priva di sgrammaticature e approssimazioni.
NOVE

Una giornata di lavoro ti entra nelle vene, sai. Non capisci più quello che fai, sei lì e guardi la tele. Una giornata di lavoro è diversa da te, vive al tuo posto una vita pazzesca, che non vuol dire un cazzo. Quando rientro dalla fabbrica sono le dieci e mezza di sera. Apro la porta di casa e nessuno mi dice che cosa devo fare, vado in giro come un padrone dell’appartamento che io ho.

Aldo Nove, Superwoobinda, Einaudi, Torino 1998

I registri nell'arte

L’artista italiano Giulio Paolini (n. 1940) si esprime con un’arte dai forti contenuti concettuali che cita opere e artisti della tradizione che lo ha preceduto (utilizzando quindi un registro “alto”). In questo lavoro due riproduzioni in gesso del busto dell’Eros di Centocelle osservano una terza riproduzione dello stesso caduta a terra e frantumata.

Molto diversi sono i riferimenti e i mondi cui guarda l’artista americano Jeff Koons (n. 1955) che, nelle sue sculture kitsch in porcellana o in acciaio, riproduce icone della cultura di massa, come il celeberrimo cantante pop Michael Jackson (1958-2009).

La dolce fiamma - volume A
La dolce fiamma - volume A
Narrativa