ANALIZZA TU - Piero Chiara, Ti sento, Giuditta

  analizza tu

Piero Chiara

(Luino 1913-Varese 1986)

Ti sento, Giuditta

  • Tratto da L'uovo al cianuro, 1969
  • racconto

Un lago, un ragazzino sfaccendato, un vecchio negoziante che passa ore sul molo, con lo sguardo perso nel vuoto. A Piero Chiara bastano pochi ingredienti per creare un racconto intenso e suggestivo, come gli odori portati dal vento. Pane caldo, vacche, capre, caffè, tabacco e qualcos’altro, qualcosa di indefinibile.

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Audiolettura

Più di una volta, da ragazzo, gironzolando sul porto avevo notato che uno dei più
seri frequentatori del Caffè Clerici, Amedeo Brovelli, ex commerciante ritirato
dagli affari con poca rendita, nelle giornate di tramontana1 stava fermo per ore
intere sul molo, coi capelli grigi arruffati dal vento che lo prendeva di spalle.

5      Non pescava e neppure abbassava gli occhi sullo specchio d’acqua del porto, ma
teneva lo sguardo rivolto verso il paese, senza espressione, come se guardasse
nel vuoto.
Incuriosito, gli passavo davanti e lo osservavo senza che se ne accorgesse,
tanto era rapito. Alcune volte aveva addirittura gli occhi chiusi e un sorriso sulle

10    labbra.
Fui il solo ad accorgermi di quella sua abitudine e a notare che le sue estasi
coincidevano con i giorni di vento. Negli altri giorni pescava con grande attenzione,
attendeva alla2 sua barca e ai suoi attrezzi, oppure leggeva il giornale al
caffè.

15    Al Brovelli non era sfuggito il mio interesse per lui nelle giornate di vento;
e benché mi disprezzasse non essendo io che un ragazzo, e certamente insulso,
o peggio dispettoso, finito il vento e incontrandomi per le strade mi guardava
con qualche interesse ricordandosi della mia curiosità. Finì col prendermi in
simpatia e col fidarsi di me come rematore quando pescava alla tirlindana.3 Lo

20    spostavo qua e là verso i luoghi, presso le rive, dove erano posate sul fondo le
fascine4 predisposte per la nidificazione dei pesci, e docile ai suoi segni arrestavo
la barca, mi avviavo lentamente, stavo con i remi in aria quando capivo
che il pesce stava abboccando e non bisognava far rumore nell’acqua.
Con me il Brovelli non faceva discorsi. «Vuoi remare?», mi chiedeva vedendomi

25    ozioso tra le barche. Correvo subito ai remi e uscivamo davanti al paese.
Pescava in silenzio per ore, poi mi faceva segno di tornare. Mi regalava, sbarcando,
al più un persico5 o due, e magari niente.

Ma un giorno di vento che gli giravo intorno sul molo, mi chiamò a sé:
«Mettiti come me», disse, «con le spalle al vento».

30    Obbedii subito e stetti per un po’ nelle raffiche.
«Alza un po’ più la testa. Respira lungo e adagio», mi diceva. «Senti niente?».
«Niente».
Lui invece sentiva, perché socchiudeva gli occhi estasiato e mormorava:
«Le vacche, i boasc,6 i boasc». Riapriva gli occhi e dopo un po’: «Il pane, il pane,

35    a Cannobio!7 Il pane fresco. Non lo senti?».
Cannobio era sull’altra sponda del lago a otto chilometri. Capii di colpo
che il Brovelli sentiva l’odore del pane, nel vento. Del pane che usciva in quel
momento da un forno a Cannobio; e subito mi parve di sentire anch’io
quell’odore.

40    «Lo sento», dissi, «lo sento. Micchette,8 micchette di semola!».9
«Bravo!», gridò il Brovelli. «Proprio micchette!». E tralasciando un momento
di sentire, mi spiegò che il vento fa come l’acqua della Tresa10 intorno ai
piloni del ponte di Germignaga:11 si divide contro il barbacane12 poi si riunisce
subito dopo. Mettendosi con le spalle al vento, l’aria si divide dietro la nuca e

45    si riunisce sotto il naso. Sapendola aspirare delicatamente si possono sentire
gli odori che porta con sé da lontano. Il lago, mi spiegava, non ha odore sotto il
vento e non turba quelli che gli passano sopra. Stando sul molo, dove arrivano
le raffiche, si possono distinguere tutti i sentori che il vento, scendendo dalla
Svizzera, raccoglie lungo le valli dell’altra sponda.

50    «Ecco», diceva, «lo senti ora l’odore delle vacche? Viene dalla Valle Cannobina,
dalle stalle di Cavaglio o di Spoccia».13
Aveva ragione: si sentiva benissimo l’aroma delle stalle. Ormai avevo imparato;
e quel giorno, come lui sosteneva, era una giornata buona, perché passò
ancora un paio di volte l’odore del pane fresco e anche, con sua grande gioia,

55    l’odore delle capre.
«Le capre, le capre», sussurrava toccandomi. Ed era vero; si sentiva, leggero
ma inconfondibile, l’odore dei becchi14 e delle capre che stavano sotto le rocce
e sui greppi15 delle vallate di confine.
D’un tratto, e non poteva venire che da Brissago sulla sponda svizzera, sentimmo

60    insieme l’odore del tabacco che usciva dalla fabbrica dei sigari. Gridai
per primo: «I toscani!16 I toscani di Brissago!». E fu la prova che prima non
avevo ammesso di sentire il pane e le capre solo per compiacerlo.
«Il tabacco», disse, «si sente raramente. Ma oggi arriva che è un piacere.
Toscanelli, toscanelli di Brissago!».

65    Era davvero una gran giornata per gli odori, forse una mattina di fine marzo
o dei primi di aprile, quando gli odori sono ancora pochi e si possono distinguere
nettamente. Sentimmo le vacche, le capre, il pane, il tabacco e perfino la
polenta. Poi, spostandoci di poco, ci arrivò un nuovo messaggio. Ci guardammo,
ognuno in attesa che l’altro parlasse per primo. Non osavo arrischiare il

70    nuovo odore e lasciai che lo annunciasse lui, ma era chiaro che si trattava di
caffè tostato.
«Questo viene da Locarno»,17 disse. «Venti chilometri! Qui, vicino alla torretta,
siamo nell’angolo giusto per sentire Locarno. Che caffè!».
«È un pezzo», chiesi, «che lei sente questi odori?».

75    «Sono trent’anni», rispose. «Una volta si sentiva, se era venerdì, anche l’odore
del baccalà che veniva da Maccagno,18 dall’osteria della Gabella; ma bisognava
stare in piedi sul muretto, perché gli odori vicini sono quelli che passano
più in alto. Ora, dopo che hanno costruito la fabbrica degli acetati,19 l’odore
devia e non si sente più».

80    Rimase un po’ assorto poi, spalancando gli occhi, cominciò a tremare leggermente
come se il vento gli penetrasse sotto i panni.
«È qui», disse in un soffio; e chiusi gli occhi, si appoggiò al molo infiacchendosi
tutto, quasi fosse sul punto di venir meno.
Cercai di cogliere il nuovo odore. Un odore c’era, ma non riuscivo a distinguerlo.

85    Guardavo il Brovelli; e lui mi faceva segno di no con la mano, che non
poteva dirmi di che odore si trattasse. Poi, più energicamente, sempre con la
mano mi fece segno di allontanarmi.
Gli passai davanti in punta di piedi e sentii che parlava sottovoce. Distinsi
solo qualche mezza parola: «Ti sento… Ah, che roba! Giuditta… Giuditta…».

90    Strizzava gli occhi ed era tutto concentrato nel naso.
Dopo qualche minuto mi raggiunse sotto le piante e prendendomi per un
braccio mi disse severamente: «Tu non puoi aver sentito. Sei ancora un ragazzo.
Comunque, silenzio! Hai capito? Silenzio! E silenzio anche sugli altri odori.
È un segreto. Se la voce si sparge, non sentiremo più niente. Di odore ce n’è

95    poco: per un naso o due. Capisci?».
Altre volte, nelle giornate di tramontana di quella primavera, andai sul
molo col Brovelli e sentii sempre gli stessi odori, più o meno, ma mai così netti
come il primo giorno. Mi mettevo alla sua sinistra, verso le piante, e andavo
via quando mi faceva segno. Arrivavo fino al Caffè Clerici, poi tornavo indietro

100  e mi rimettevo al suo fianco.
Anni più tardi, quando il Brovelli era morto, passai mattine intere sul molo
per risentire gli odori; ma avessi dimenticato la posizione esatta o l’angolo
giusto, non mi riuscì di sentire mai altro che l’odore d’acqua e quasi di luce che
ha sempre il vento al mio paese.


Piero Chiara, Racconti, a cura di M. Novelli, Mondadori, Milano 2007

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Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. In quale luogo il protagonista nota Amedeo Brovelli?


2. Completa la tabella relativa alle caratteristiche di Amedeo Brovelli.



Tipo di caratteristica (psicologica, fisica ecc.)
Età uomo di mezza età, circa sessant’anni anagrafica
Professione


Aspetto


Passatempi



3. La relazione che si stabilisce tra Amedeo Brovelli e il protagonista (tre risposte corrette)

  • a è simile a un rapporto tra discepolo e maestro. 
  • b ravviva e rende felice l’esistenza solitaria del giovane. 
  • c parte fin da subito in maniera estremamente confidenziale. 
  • d è inizialmente superficiale ma si approfondisce in seguito. 
  • e è fondata sull’esclusivo interesse di uno dei due. 
  • f è fondata sulla complicità. 
  • g lascia in eredità al giovane un dono che egli conserverà tutta la vita. 

4. Tra i profumi portati dal vento, il più importante è

  • a quello di Giuditta, un paese da sogno ubicato sulla sponda del lago. 
  • b quello di Giuditta, una vecchia conoscenza femminile di Brovelli. 
  • c quello del tabacco dei sigari, l’odore più forte tra quelli percepibili anche dal narratore. 
  • d quello dell’acqua e della luce, l’unico che il protagonista riesce a percepire da solo, dopo la morte di Brovelli. 

Analizzare e interpretare

5. Il personaggio di Amedeo Brovelli è introdotto

  • a da un narratore esterno onnisciente. 
  • b da un narratore interno testimone. 
  • c da un narratore interno protagonista. 
  • d da se stesso (autopresentazione). 

6. Descrivi le caratteristiche principali del narratore, specificando le tecniche usate nel testo per esporle.


7. Come appare Brovelli all’inizio del racconto? Tale impressione è confermata dallo sviluppo della vicenda? In particolare, quale lato del suo carattere lascia intuire l’apprezzamento degli odori portati dal vento?


8. Amedeo Brovelli è un tipo o un individuo? Motiva la tua risposta.


9. In conclusione, la caratterizzazione psicologica di Brovelli avviene soprattutto per via diretta o indiretta?

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Produrre

10. Scrivere per descrivere Utilizzando la tecnica della presentazione dei personaggi da parte del narratore, descrivi i seguenti gruppi di persone.


a) Un gruppo di amici: Fabio, appassionato di basket; Alice, sorella di Fabio, suona la batteria in un gruppo rock; Giorgio, studente modello e migliore amico di Fabio; Andrea, compagno di classe di Giorgio, cantante del gruppo rock di Alice; Federica, amica di Alice fin dalle scuole elementari.

Sei tu il narratore-protagonista: descrivi tre degli amici come personaggi secondari (puoi aggiungere elementi a tuo piacere) e introduci nella descrizione una breve scena dialogata (massimo 20 righe).

b) Una famiglia: Marco, il padre, impiegato; Laura, la madre, medico; Anna, la figlia maggiore, studentessa di architettura; Francesco, sedici anni, è stato bocciato in seconda superiore; Luca, sette anni, da grande vuole fare lo scienziato; nonno Roberto, ex cuoco; Lillo, il cane.

Scegli quale di questi personaggi debba essere il narratore-protagonista, descrivi tre degli altri membri della famiglia come personaggi secondari (puoi aggiungere elementi a tuo piacere) e uno come comparsa, e introduci nella descrizione una breve scena dialogata (massimo 20 righe).


11. Scrivere per descrivere Descrivi, facendo particolare attenzione alle sensazioni uditive e olfattive, un viaggio in macchina durante il quale scoppia, improvviso, un acquazzone. Nella tua descrizione devi inserire i seguenti termini:


rimbombare, terra, scroscio, pungente, ticchettio (massimo 15 righe).


12. Scrivere per esprimere Al centro del racconto di Chiara c’è un rapporto tra due personaggi appartenenti a generazioni molto lontane. Scrivi un breve testo immaginandoti tra sessant’anni: come pensi potrà essere il tuo rapporto con eventuali nipoti o con persone giovani? Quale segreto vorresti trasmettere loro? Mentre passeggi sul lungolago, cominci a riflettere… (massimo 20 righe).

spunti di ricerca interdisciplinare

Geografia

Il racconto è ambientato sulle rive di un grande lago del Nord Italia: quale? Individua su una carta geografica o su Google Maps i luoghi menzionati nel testo.

Scienze

L’olfatto è, nell’essere umano, un senso spesso poco utilizzato, mentre è molto sviluppato in numerose specie animali, per esempio il cane. Come funziona questo senso? Esistono delle professioni in cui l’olfatto è importante, se non fondamentale? Fai una breve ricerca.

La dolce fiamma - volume A
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Narrativa