Il filo dell’arte - volume compact

Sala del Trono (santuario) cortile centrale magazzini accesso nord (accesso delle grandi cerimonie rituali) analisi d opera dogana Sala del Re magazzini Corridoio delle Processioni Sala della Regina delle stanze e dei cortili del palazzo di Cnos3 Leso pareti ? erano interamente decorate con affreschi, alcuni dei quali sono giunti fino a noi: i soggetti rappresentati erano generalmente legati alla vita del tempo, come i giochi, oppure erano ripresi dal mondo della natura o, ancora, erano decorazioni geometriche. Le superfici che non presentavano disegni erano dipinte con il colore rosso lo stesso utilizzato, spesso, per le colonne. Un esempio significativo di pittura cretese è costituito dagli affreschi della Sala del Trono, così chiamata per la presenza di un enorme seduta in alabastro destinata al re. Ai lati del trono due panche in pietra, riservate probabilmente ai sommi sacerdoti, correvano attorno al muro. Il colore prevalente sulle pareti era un rosso cupo su cui si stagliavano delle figure in bianco. Nella parte più bassa correva una fascia che riproduceva le venature del marmo; in quella centrale, più ampia, tra nuvole e decorazioni floreali erano raffigurati dei grifoni, animali con testa di aquila e corpo di leone. CHE COSA RACCONTA IL MITO DEL LABIRINTO? Secondo la tradizione, Minosse, re di Creta famoso per la sua severità e giustizia, aveva rinchiuso il Minotauro un essere mostruoso con il corpo umano e la testa di toro all interno di un palazzo costruito da un bravissimo architetto, Dedalo. Dedalo aveva ideato un inestricabile susseguirsi di camere, corridoi, sale, finti ingressi e porte, un luogo dove perdersi e da cui fosse impossibile uscire: un vero e proprio Labirinto. Ogni nove anni Minosse esigeva che fossero sacrificati al Minotauro quattordici sudditi, sette fanciulli e sette fanciulle. Per opporsi a questa orribile imposizione, un giovane ateniese di nome Teseo decise di affrontare il mostro. La figlia di Minosse, Arianna, innamoratasi di Teseo, escogitò un modo per aiutarlo a compiere tale impresa. Gli suggerì di fissare il capo di un gomitolo all architrave dell entrata del Labirinto e di srotolare il filo a mano a mano che procedeva, in modo da tracciare la strada che lo avrebbe ricondotto all uscita. Così fu: dopo aver trafitto a morte il Minotauro, Teseo ritrovò la via grazie all astuto stratagemma dell amata e ripartì da Creta insieme a lei. Arte greca classica, Anfora a figure nere con Teseo che uccide il Minotauro. Roma, Musei Capitolini. 43

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Storia dell’arte e comunicazione visiva