FINESTRE INTERDISCIPLINARI - Avere un metodo: Cartesio

FINESTRE INTERDISCIPLINARI Psicologia & "%(,(i AVERE UN METODO: CARTESIO Il progresso della ricerca fa sì che ogni disciplina scientifica si arricchisca ogni giorno di nuovi contenuti. Tuttavia, per possedere contenuti e per ordinarli occorre innanzitutto un metodo, è cioè necessario definire le modalità con le quali questi contenuti vengono recepiti e organizzati in un insieme coerente. Nel 1637 il filosofo francese Descartes (noto con il nome latino Cartesio), convinto che le conoscenze del suo tempo non consentisse- ro di giungere a scoperte importanti, scrisse il suo saggio più famoso, Discorso sul metodo, nel quale, a partire da alcune semplici regole che si basano su criteri condivisi, definisce le modalità con le quali ordinare la conoscenza. Si tratta di una strategia di lavoro che può essere applicata a qualsiasi ricerca e che, in fondo, descrive quello che oggi potremmo chiamare un efficace metodo di studio. Quando ero più giovane avevo studiato un po , fra le parti della filosofia, la logica, e, fra quelle matematiche, l analisi geometrica e l algebra, tre arti o scienze che sembrava dovessero contribuire in qualche modo al mio disegno. Ma esaminandole, mi accorsi che, per quanto riguarda la logica, i suoi sillogismi e la maggior parte dei suoi precetti servono, piuttosto che ad apprendere, a spiegare ad altri le cose che si sanno [ ]. E benché contenga di fatto numerosi precetti molto veri e molto buoni, a questi se ne mescolano altrettanti che sono nocivi o superflui, sicché è quasi altrettanto difficile districarne i primi [ ] Perciò pensai che fosse necessario cercare un altro metodo che, raccogliendo i pregi di queste tre, fosse immune dai loro difetti; [ ] così, in luogo del gran numero di regole di cui si compone la logica, ritenni che mi sarebbero bastate le quattro seguenti, purché prendessi la ferma e costante decisione di non mancare neppure una volta di osservarle. La prima regola era di non accettare mai nulla per vero, senza conoscerlo evidentemente come tale: cioè di evitare scrupolosamente la precipitazione e la prevenzione; e di non comprendere nei miei giudizi niente più di quanto si fosse presentato alla mia ragione tanto chiaramente e distintamente da non lasciarmi nessuna occasione di dubitarne. La seconda, di dividere ogni problema preso in esame in tante parti quanto fosse possibile e richiesto per risolverlo più agevolmente. La terza, di condurre ordinatamente i miei pensieri cominciando dalle cose più semplici e più facili a conoscersi, per salire a poco a poco, come per gradi, sino alla conoscenza delle più complesse; supponendo altresì un ordine tra quelle che non si precedono naturalmente l un l altra. E l ultima, di fare in tutti i casi enumerazioni tanto perfette e rassegne tanto complete, da essere sicuro di non omettere nulla. Quelle lunghe catene di ragionamenti, tutti semplici e facili, di cui sogliono servirsi i geometri per arrivare alle più difficili dimostrazioni, mi avevano indotto a immaginare che tutte le cose che possono rientrare nella conoscenza umana si seguono l un l altra allo stesso modo, e che non ce ne possono essere di così remote a cui alla fine non si arrivi, né di così nascoste da non poter essere scoperte; a patto semplicemente di astenersi dall accettarne per vera qualcuna che non lo sia, e di mantenere sempre l ordine richiesto per dedurre le une dalle altre. 302 | SEZIONE 3 | Società, lavoro e ricerca

I colori della Psicologia - volume 2
I colori della Psicologia - volume 2
Secondo biennio del liceo delle Scienze umane