T2 - Lev Semënovič Vygotskij, Il ruolo del gioco nello

| T2 Lev Sem novi Vygotskij Il ruolo del gioco nello sviluppo mentale del bambino (1933), in J. Bruner et al. (a cura di), Il gioco in un mondo di simboli, Armando, Roma 1981, pp. 665-672 Il ruolo del gioco nello sviluppo Questo brano di Vygotskij si basa su una conferenza tenuta all Istituto pedagogico di Leningrado nel 1933 e pubblicata nel 1966. L autore riflette sul gioco come fattore fondamentale nello sviluppo delle funzioni cognitive. In particolare, il gioco simbolico favorisce il passaggio dall azione impulsiva, guidata dalla percezione, all azione volontaria e intenzionale guidata dall immaginazione e dalla volontà, in quel processo di interiorizzazione degli stimoli e mediazione del comportamento teorizzato dall autore. Rivolgiamo la nostra attenzione al ruolo del gioco ed alla sua influenza sullo sviluppo del bambino. Io penso che essa sia enorme. Cercherò di delineare due idee fondamentali. Penso che il gioco con una situazione immaginaria sia qualcosa di essenzialmente nuovo, impossibile per un bambino al di sotto dei tre anni; si tratta di una nuova forma di comportamento nella quale il bambino si libera dalle pastoie situazionali attraverso la propria attività in una situazione immaginaria. Il comportamento di un bambino molto piccolo ed in modo assoluto il comportamento di un neonato viene determinato, in notevole misura, dalle condizioni in cui l attività ha luogo, come gli esperimenti di Lewin e di altri hanno mostrato. [ ] difficile immaginare un contrasto maggiore tra gli esperimenti di Lewin, che ci mostrano le limitazioni situazionali dell attività, e ciò che osserviamo nel gioco. In quest ultimo il bambino agisce nell ambito di una situazione mentale e non visibile. qui che il bambino impara ad agire nell ambito di un regno cognitivo, non visibile esternamente, facendo leva su tendenze e motivazioni interne e non su incentivi forniti dalle cose esterne. Mi ricordo di uno studio di Lewin sulla natura motivante delle cose nei bambini molto piccoli; in esso Lewin concludeva che sono le cose a dettare al bambino ciò che egli deve fare: una cosa chiede di essere aperta e chiusa, una rampa di scale vuole che vi si salga su, un campanello vuole essere suonato. In breve, le cose posseggono una forza motivazionale interna rispetto alle azioni che il bambino compie e giungono a determinare il comportamento dei bambini a un punto tale che Lewin è arrivato a creare una topologia psicologica, vale a dire, ad esprimere matematicamente la traiettoria dei movimenti del bambino in un campo, a seconda della distribuzione degli oggetti, dotati, in modo variabile, di forza di attrazione o di repulsione. Cosa può esserci alla radice delle costrizioni situazionali che si esercitano sul bambino? La risposta risiede in un fatto centrale della coscienza che è caratteristico della prima infanzia: l unione di affetto e percezione. A quest età la percezione non costituisce generalmente un aspetto indipendente ma è bensì l elemento iniziale di una reazione affettiva di tipo motorio; cioè, ogni percezione costituisce in questo modo uno stimolo all attività. Poiché una situazione viene sempre comunicata psicologicamente tramite la percezione, e la percezione non è separata dall attività affettiva e motoria, è comprensibile che, con una coscienza così strutturata, il bambino non riesca ad agire al di fuori delle costrizioni della situazione e del «campo in cui egli si trova. unità 1 | Lo sviluppo del pensiero e del linguaggio nell infanzia | 29

I colori della Psicologia - volume 2
I colori della Psicologia - volume 2
Secondo biennio del liceo delle Scienze umane