La teoria dell’identità sociale

Lo psicologo britannico John C. Turner (1947-2011) sostiene che quando ci sentiamo parte di un gruppo e ci sentiamo molto identificati in esso abbiamo la percezione di assomigliare agli altri membri, in un processo che definisce di depersonalizzazione. 5.3 LA TEORIA DELL IDENTIT SOCIALE | Secondo Tajfel e Turner esi- stono tre processi mentali coinvolti nel valutare gli altri come noi o loro , nel definire cioè ingroup e outgroup, che si attivano nel seguente ordine: categorizzazione sociale, identificazione sociale e confronto sociale. 1 Categorizzazione sociale: tutti abbiamo l esigenza di classificare gli oggetti per capirli e identificarli, per rendere l ambiente in cui viviamo prevedibile e per programmare i nostri comportamenti. In un modo molto simile categorizziamo le persone (inclusi noi stessi) per comprendere l ambiente sociale: usiamo categorie sociali come nero, bianco, cinese, rus- APPROFONDIAMO L ESPERIMENTO DI TAJFEL SUI GRUPPI MINIMI I dipinti usati da Tajfel per suddividere gli alunni in base alla preferenza per uno o l altro di essi: a sinistra, Paul Klee, Rising Sun, 1907; a destra, Vasilij Vasil evi Kandinskij, Composizione VIII, 1923, Guggenheim Museum, New York. Tajfel riporta in uno studio del 1971 i risultati di un suo esperimento condotto su una classe di alunni di 15 anni, divisa in due gruppi in base alla preferenza accordata a un dipinto di Kandinskij oppure a uno di Klee. I ragazzi sapevano in quale gruppo fossero inseriti, ma non quali altri membri ne facessero parte, così da rendere saliente come unica variabile l appartenenza a uno dei due gruppi. A ciascun ragazzo fu chiesto di distribuire una certa somma di denaro fra altri due partecipanti, di cui veniva specificata solo l appartenenza al rispettivo gruppo. I partecipanti potevano scegliere di suddividere il denaro seguendo uno dei tre schemi proposti: il primo schema generava guadagno comune a entrambi i soggetti, suddividendo equamente il premio; 256 | SEZIONE 3 | Società, lavoro e ricerca il secondo schema offriva il massimo guadagno al proprio gruppo, generando un guadagno anche per il gruppo opposto; il terzo schema generava la maggiore differenza di premio fra il proprio gruppo e quello contrapposto (a vantaggio del proprio), ma non consentiva il massimo guadagno assoluto per il proprio gruppo. La terza opzione fu quella più utilizzata dai partecipanti: quello che contava, secondo Tajfel, non era tanto ottenere il massimo guadagno, quanto uscire vincitori da una situazione di competizione. Situazione che, come visto, era nata su base arbitraria: è proprio l appartenenza all ingroup ad attivare determinati meccanismi di valorizzazione o penalizzazione dell altro.

I colori della Psicologia - volume 2
I colori della Psicologia - volume 2
Secondo biennio del liceo delle Scienze umane