T1 - Loredana Cirillo, Il bambino virtuale

PAROLA D’AUTORE

|⇒ T1  Loredana Cirillo

Il bambino virtuale

In questo brano l’autrice analizza l’impatto della tecnologia e del virtuale nella relazione madre-bambino ancor prima della sua nascita.

Ciò che accade nel grembo materno è quanto di più misterioso e sconvolgente la natura abbia creato; evento unico nella sua capacità di scatenare negli esseri umani emozioni, angosce, gioie e paure tanto profonde e intense. La possibilità di stabilire una forma di «preincontro» con il proprio cucciolo, mentre ancora nuota sospeso, inconsapevole e beato, nel liquido amniotico determina delle importanti ricadute sulla costruzione del legame primario che si stabilisce con entrambi i genitori. Tanto quanto le future madri, i futuri padri possono infatti godere del meraviglioso spettacolo offerto dalle ecografie in terza e quarta dimensione, capaci di mostrare alla coppia, attonita ed emozionatissima, il profilo, la forma del viso, delle labbra e del naso di quello che sarà il frutto del loro amore e del loro legame. Il tutto viene accompagnato dal sottofondo della roboante e cadenzata sinfonia del suo piccolissimo ma potente cuoricino, oggi auscultabile anche comodamente seduti sul divano di casa, grazie all’ingegnosa invenzione dei cosiddetti fetal doppler, strumenti «prêt-à-porter» in grado di far sentire il battito del feto in stereofonia, magari in compagnia di amici e parenti senza dover aspettare la visita ginecologica di routine. Insieme ai cd delle ecografie che vengono consegnati ai futuri genitori, diciamo pure che lo spettacolo di queste serate non lascia proprio nulla al caso. Esistono strumenti di svariate tipologie, con mille funzioni diverse, che le future mamme desiderose o, per meglio dire, ansiose di tenere sotto controllo i segni vitali del proprio ventre possono facilmente trovare sul mercato. A volte viene da chiedersi se il desiderio di contatto precoce e le ansie materne trovino, grazie a questi strumenti, delle soluzioni per essere placate, oppure se al contrario vengano esacerbate creando maggior bisogno di controllo ed eccessive aspettative di rassicurazione. Forse è proprio da qui che bisogna partire per riflettere sul ruolo e l’impatto che le tecnologie hanno portato nella relazione tra genitori e figli.

A questa prima domanda viene però da rispondersi che tutte queste angosce e curiosità sono inscritte fisiologicamente nel codice materno, parlano quindi un linguaggio predeterminato dalla specie e assolutamente primitivo, fuori dalla portata di possibili induzioni culturali e sociali, e che l’intensità che queste assumono dipende dalla specificità di ciascuna donna nel vivere l’esperienza della gravidanza.

Nuovi livelli sensoriali e percettivi vengono così difatti attivati e coinvolti dalle tecnologie nel «pre-incontro» tra genitori e figli, che possiamo definire tale proprio per la potenza emotiva e affettiva che si viene a creare.

Rispondi

1. Grazie a quali strumenti i futuri genitori possono entrare in contatto con il bambino nel grembo materno?

2. Quale impatto hanno tali strumenti tecnologici nel rapporto tra genitori e figlio nascituro?

 >> pagina 58 

|⇒ T2  Sigmund Freud

Il complesso di Edipo

Nel saggio L’interpretazione dei sogni (1899), Freud, nella sezione dedicata ai sogni della morte di persone care al sognatore, spiega il complesso edipico.

Secondo le mie ormai numerose esperienze, i genitori hanno la parte principale nella vita psichica infantile di tutti i futuri psiconevrotici: amore per l’uno, odio per l’altro dei genitori, fanno parte di quella riserva inalienabile di impulsi psichici che si forma in quel periodo ed è così significativa per la semiologia della futura nevrosi. Non credo però che gli psiconevrotici si differenzino molto a questo riguardo da altri uomini che rimangono normali, nel senso che riescano a creare qualche cosa di assolutamente nuovo e loro peculiare. È molto più probabile, ed è comprovato da osservazioni occasionali in bambini normali, che anche in questi sentimenti di amore e di odio verso i genitori essi ci facciano distinguere più chiaramente, per semplice ingrandimento, ciò che accade in modo meno chiaro e meno intenso nella psiche della maggior parte dei bambini. A sostegno di questa conoscenza, l’antichità ci ha tramandato un materiale leggendario, la cui incisività profonda e universale riesce comprensibile soltanto ammettendo un’analoga validità generale delle premesse anzidette, tratte dalla psicologia infantile.

Intendo la leggenda del re Edipo e l’omonimo dramma di Sofocle.

Edipo, figlio di Laio re di Tebe e di Giocasta, viene abbandonato lattante perché un oracolo ha predetto al padre che il figlio che sta per nascergli sarà il suo assassino. Edipo viene salvato e cresce come figlio di re in una corte straniera, sinché, incerto della propria origine, interroga egli stesso l’oracolo e ne ottiene il consiglio di star lontano dalla patria, perché facendovi ritorno sarebbe costretto a divenire l’assassino di suo padre e lo sposo di sua madre. Sulla strada che lo porta lontano dalla presunta patria, incontra il re Laio e lo uccide nel corso di una repentina lite. Giunge poi davanti a Tebe, dove risolve gli enigmi della Sfinge che sbarra la via; per ringraziamento i tebani lo eleggono re e gli offrono in dono la mano di Giocasta. Per lungo tempo regna pacifico e onorato, genera con la madre a lui sconosciuta due figli e due figlie, finché scoppia una pestilenza che induce ancora una volta i tebani a consultare l’oracolo. Qui comincia la tragedia di Sofocle. I messi portano il responso che la pestilenza avrà fine quando l’uccisore di Laio sarà espulso dal paese. Ma dove si trova costui?


E dove

Potrà scoprirsi l’indistinta traccia

Che testimoni della colpa antica?1


Ora, l’azione della tragedia non consiste in altro che nella rivelazione gradualmente approfondita e ritardata ad arte – paragonabile al lavoro di una psicoanalisi – che Edipo stesso è l’assassino di Laio, ma anche il figlio dell’assassinato e di Giocasta. Travolto dalla mostruosità dei fatti commessi inconsapevolmente, Edipo si acceca e abbandona la patria. La sentenza dell’oracolo è compiuta.

Edipo re è una cosiddetta tragedia del fato; il suo effetto tragico pare basato sul contrasto fra il supremo volere degli dèi e i vani sforzi dell’uomo minacciato dalla sciagura; profondamente colpito, lo spettatore dovrebbe apprendere dalla tragedia la rassegnazione al volere della divinità, la cognizione della propria impotenza. È logico, quindi, che alcuni poeti moderni abbiano cercato di ottenere un effetto tragico analogo, intessendo lo stesso contrasto in una favola da loro inventata. Ma gli spettatori hanno assistito indifferenti all’attuarsi, contro ogni resistenza, di una maledizione o del decreto di un oracolo in uomini incolpevoli: le successive tragedie del fato sono rimaste inefficaci.

Se l’Edipo re riesce a scuotere l’uomo moderno non meno dei Greci suoi contemporanei, la spiegazione può trovarsi soltanto nel fatto che l’effetto della tragedia greca non si basa sul contrasto fra destino e volontà umana, bensì va ricercato nella peculiarità del materiale in cui tale contrasto si presenta. […] Il suo destino [di Edipo] ci commuove soltanto perché sarebbe potuto diventare anche il nostro, perché prima della nostra nascita l’oracolo ha decretato la medesima maledizione per noi e per lui. Forse a noi tutti era dato in sorte di rivolgere il primo impulso sessuale alla madre, il primo odio e il primo desiderio di violenza contro il padre: i nostri sogni ce ne danno la convinzione. Il re Edipo, che ha ucciso suo padre Laio e sposato sua madre Giocasta, è soltanto l’appagamento di un desiderio della nostra infanzia. Ma, più fortunati di lui, siamo riusciti in seguito – nella misura in cui non siamo diventati psiconevrotici – a staccare i nostri impulsi sessuali da nostra madre, a dimenticare la nostra gelosia nei confronti di nostro padre. Davanti alla persona in cui si è adempiuto quel desiderio primordiale dell’infanzia, indietreggiamo inorriditi, con tutta la forza della rimozione che questi desideri hanno subito da allora nel nostro intimo. Portando alla luce nella sua analisi la colpa di Edipo, il poeta ci costringe a prendere conoscenza del nostro intimo, nel quale quegli impulsi, anche se repressi, sono pur sempre presenti.

[…] Come Edipo, viviamo inconsapevoli dei desideri, offensivi per la morale, che ci sono stati imposti dalla natura e dopo la loro rivelazione noi tutti vorremmo distogliere lo sguardo dalle scene della nostra infanzia

Che la leggenda di Edipo sia tratta da un primordiale materiale onirico, che ha per contenuto il penoso turbamento del rapporto con i genitori attraverso i primi impulsi sessuali, si trova indicato in modo non equivoco nel testo della tragedia sofoclea. Giocasta consola Edipo, non ancora consapevole ma reso tuttavia inquieto dal ricordo dei responsi dell’oracolo, accennando a un sogno comune sì a molti uomini ma, secondo lei, senza significato alcuno:


Quanti, prima di te, nei sogni loro

Giacquero con la madre! Ma la vita,

Per chi vede in quest’ombre il nulla vano,

È solamente lievissimo peso.


Come allora, anche oggi il sogno di avere rapporti sessuali con la madre è frequente in molti uomini, che lo raccontano indignati e sorpresi. Esso è, come si può comprendere, la chiave della tragedia e il complemento del sogno della morte del padre. La favola di Edipo è la reazione della fantasia a questi due sogni tipici e, nello stesso modo in cui i sogni di adulti sono vissuti con sentimenti di rifiuto, così la leggenda deve accogliere nel suo contenuto anche orrore e autopunizione.

Rispondi

1. Perché, secondo Freud, la storia di Edipo scuote l’uomo moderno non meno dei greci?

2. Perché, secondo Freud, noi siamo “più fortunati” di Edipo? In che cosa consiste tale fortuna?

I colori della Psicologia - volume 2
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Secondo biennio del liceo delle Scienze umane