2 - Il rapporto con la legge: trasgressione e antisocialità

2. Il rapporto con la legge: trasgressione e antisocialità

2.1 L’età delle trasgressioni

L’adolescenza di per sé è l’età delle trasgressioni. Fughe da casa, consumo di sostanze stupefacenti, risse, atti vandalici, furti sono tutti comportamenti, più o meno gravi, che spesso vengono messi in atto durante questa fase della vita. Proprio perché la trasgressione è la caratteristica universale dell’adolescenza, può essere difficile distinguere quando è espressione di una normale ribellione adolescenziale o indice di condotte problematiche.

I principali fattori evolutivi che possono spiegare la maggiore propensione alla trasgressività degli adolescenti sono:

  • l’aumento dell’impulsività;
  • la messa in discussione dell’autorità dei genitori e degli adulti che prende avvio a partire dalle nuove esigenze di autonomia;
  • l’effetto di diffusione della responsabilità determinato dall’importanza del gruppo, con una conseguente sensazione di diminuzione della responsabilità individuale, attenuata dalla presenza degli altri.

Sotto la spinta di nuovi impulsi difficili da controllare e il desiderio di nuove scoperte, le regole apprese e seguite fino a quel momento vengono messe in discussione, vissute come prive di senso, come limiti fatti apposta per essere superati, tanto più nel contesto della famiglia affettiva che, già di per sé, non attribuisce molta importanza ai divieti e alle regole. Spesso, in questi casi, si ha a che fare con adolescenti che si trovano in difficoltà nella costruzione di una propria identità sociale e che fanno fatica a riconoscere il proprio valore e, pertanto, sentono venire meno la capacità di poter determinare il proprio futuro: può accadere così che mettano in atto comportamenti trasgressivi, e in alcuni casi addirittura violenti, alla ricerca esasperata di un’immagine di sé che li faccia sentire adulti.

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2.2 I comportamenti antisociali

Molte trasgressioni possono essere interpretate come un tentativo di anticipare in maniera amplificata i comportamenti che contraddistinguono l’età adulta, con l’obiettivo di raggiungere il prima possibile la maturità. A questo proposito Arnaldo Novelletto  L’AUTORE | parla di «fantasia di recupero maturativo»: un modo immaginario, che può esprimersi attraverso un gesto violento o un furto, di compensare un blocco e un ritardo nel processo di maturazione.

Nella maggioranza dei casi i ▶ comportamenti antisociali vengono condivisi con il gruppo, sia esso occasionale o ben strutturato, come le gang o bande. Trasgredire la legge in gruppo diminuisce la sensazione di responsabilità individuale che viene invece avvertita come diffusa e condivisa. Il contesto sociale inoltre è determinante nella definizione dell’antisocialità minorile, in quanto contribuisce, attraverso la condizione di determinati valori sociali, a stabilire ciò che è permesso o proibito, ponendo di fatto i limiti il cui superamento costituisce la trasgressione.

È possibile evidenziare due forme di comportamento antisociale:

  • comportamento antisociale overt, ovvero “esplicito”, più tipicamente maschile, che si esprime principalmente attraverso confronti diretti e atteggiamenti di tipo oppositivo o provocatorio fino ad atti vandalici o violenti;
  • comportamento antisociale covert, cioè “nascosto”, più tipicamente femminile, caratterizzato da bugie, furti, vagabondaggio: in questo caso può succedere che gli adulti di riferimento (genitori e insegnanti) neanche se ne accorgano.

l’autore  Arnaldo Novelletto

Arnaldo Novelletto nasce a Rieti nel 1931. Neuropsicologo e psicoanalista, specializzatosi nella presa in carico di ragazzi adolescenti, fin da giovane ha lavorato nell’ambito della giustizia giovanile. Nel 2000, insieme a due colleghi, pubblica il libro L’adolescente violento. Riconoscere e prevenire l’evoluzione criminale, in cui presenta il suo pensiero sugli adolescenti antisociali a partire dalla sua esperienza.

Creando e mantenendo contatti con numerosi colleghi stranieri specializzati nello studio dell’età adolescenziale, pone l’attenzione, per primo in Italia, sulle profonde differenze tra infanzia e adolescenza, concentrandosi sulle specificità dell’approccio clinico con gli adolescenti.

A partire dal 1994 organizza sette Convegni nazionali di psicoterapia dell’adolescenza contribuendo a far confluire tutti i gruppi di colleghi italiani che iniziavano a occuparsi di questa fascia d’età, con l’obiettivo di creare scambio e confronto culturale.

Muore a Roma nel 2006.

Nel 2009 viene pubblicato dalla casa editrice Astrolabio il libro postumo L’adolescente. Una prospettiva psicoanalitica.

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CITTADINI RESPONSABILI

La messa alla prova (art. 28, D.P.R. 448/88)

La legge italiana prevede che quando un minore commette un reato possa venire sospeso il processo a suo carico con il provvedimento di “messa alla prova”, che consiste nell’attuazione di un programma specifico, finalizzato a valutare le capacità di cambiamento e recupero del minore e il suo reinserimento nella società senza accuse a suo carico.

La decisione del giudice di offrire questa possibilità al minore che ha commesso reato si basa soprattutto su quello che emerge dall’indagine sulla personalità del ragazzo, che viene effettuata da psicologi esperti. Quando il tribunale si esprime in tal senso il ragazzo viene affidato ai servizi minorili della giustizia e viene seguito dagli assistenti sociali affinché svolgano nei suoi confronti attività di osservazione, sostegno e controllo.

La messa alla prova viene calibrata sulla base della gravità del reato e della personalità del minore e può avere durata variabile, stabilita di volta in volta dai giudici anche a partire da quanto emerso nelle relazioni dei servizi minorili: per esempio, se il ragazzo viene valutato come in grado di recuperare ma con un carattere poco costante, la messa alla prova sarà fissata su un periodo breve, con lo scopo di incoraggiarlo.

Perché il progetto di messa alla prova venga approvato e avviato, deve necessariamente essere prima accettato e condiviso dal ragazzo, che svolgerà parte attiva nel suo recupero.

Una volta terminato il periodo di messa alla prova, se ha esito positivo, il giudice emette una sentenza con la quale «dichiara estinto il reato» e il minore imputato viene prosciolto. Invece, in caso di esito negativo, riparte il procedimento penale a suo carico.

per lo studio

1. Quali sono i principali fattori evolutivi che si trovano alla base della trasgressività adolescenziale?

2. In che cosa si distinguono il comportamento antisociale covert e il comportamento antisociale overt?


  Per discutere INSIEME 

Cercate in rete o sui giornali notizie di cronaca che riguardano adolescenti provando a comprendere se si tratta di semplici trasgressioni adolescenziali o di comportamenti antisociali. Quindi, cercate d’individuare quali sono i fattori principali che secondo voi hanno concorso alla messa in atto di tali comportamenti e discutetene in classe.

I colori della Psicologia - volume 2
I colori della Psicologia - volume 2
Secondo biennio del liceo delle Scienze umane