2.1 DAL PASSATO AL PRESENTE
Nel passato la vecchiaia era sinonimo di saggezza. Gli anziani rivestivano un ruolo centrale all’interno delle loro comunità di appartenenza e a loro veniva riconosciuto sommo rispetto in quanto detentori del sapere: rappresentanti della storia, gli anziani venivano interpellati nei momenti di difficoltà e sulla base delle loro esperienze passate dispensavano consigli ai più giovani. Questi ultimi, nutrendo profonda ammirazione nei loro confronti, tenevano in considerazione le loro parole e seguivano le loro tracce. Figure di spicco, gli anziani detenevano il ruolo di autorità a cui mostrare rispetto e riconoscimento. Tutta la comunità si prendeva cura di loro e li aiutava ad affrontare le fatiche, soprattutto fisiche, dovute all’avanzare degli anni.Nella società postmoderna la realtà è ben diversa. I cambiamenti tecnologici sempre più repentini e l’importanza attribuita al giorno d’oggi alla prestazione hanno reso la società attuale “poco adatta” ai soggetti più vecchi. Nonostante il numero di anziani sia in forte crescita, essi si trovano a dover sempre più spesso fare i conti con una società che avanza troppo velocemente rispetto alle loro possibilità. Il loro sapere non basta più e la loro difficoltà a stare al passo con le novità li pone inevitabilmente in una condizione di solitudine ed esclusione.
Eppure l’anziano conserva delle risorse importanti che possono essere utili sia per i giovani sia per lui stesso. Il periodo dell’anzianità è un periodo nel quale, come afferma il sociologo, psicoanalista e giornalista Umberto Galimberti | ▶ L’AUTORE | si può riscoprire se stessi attraverso l’apertura al mondo dei giovani e la curiosità nei confronti del nuovo e di ciò che non si è mai potuto approfondire.