T1 - Michel Foucault, La nave dei folli

PAROLA D’AUTORE

|⇒ T1  Michel Foucault

La nave dei folli

In questo brano Michel Foucault riprende e interpreta la vicenda della nave dei folli sottolineando come questo meccanismo di allontanamento rappresenti non solo un modo pratico per tener lontani i pazzi dalla città, ma anche una rappresentazione simbolica della paura che gli uomini hanno sempre avuto nei confronti di chi si presenta come diverso e misterioso.

Un nuovo oggetto fa la sua apparizione nel paesaggio immaginario del rinascimento; ben presto occuperà in esso un ruolo privilegiato: è la nave dei folli, strano battello ubriaco che fila fra i fiumi della Renana e i canali fiamminghi.
[…] di tutti questi battelli il Narrenchiff è il solo che abbia avuto un’esistenza reale perché sono esistiti questi battelli che trasportavano il loro carico da una città all’altra. I folli avevano spesso un’esperienza vagabonda. Le città li cacciavano volentieri dalle loro cerchie; li si lasciava scorrazzare in campagne lontane. Quando non li si affidava a un gruppo di mercanti o di pellegrini. […] L’usanza era frequente soprattutto in Germania; a Norimberga, durante la prima metà del XV secolo, era stata registrata la presenza di sessantadue folli; trentuno sono stati cacciati; per i cinquant’anni seguenti si conserva la traccia di ventuno partenze obbligate: si tratta solo dei folli accusati dalle autorità municipali.
Accadeva spesso che venissero affidati ai battellieri: a Francoforte, nel 1399, alcuni marinai vengono incaricati di sbarazzare la città di un folle che passeggiava nudo; nei primi anni del XV secolo un pazzo criminale è spedito nello stesso modo a Magonza. […] Si comprende allora meglio la curiosa ricchezza di significato che si accumula sulla navigazione dei folli e che senza dubbio le conferisce il suo prestigio.
Da un lato non bisogna contestare la sua efficacia pratica: affidare il folle ai marinai significa evitare certamente che si aggiri senza meta sotto le mura della città, assicurarsi che andrà lontano, renderlo prigioniero della sua stessa partenza. Ma a tutto questo l’acqua aggiunge la massa oscura dei suoi valori particolari; essa porta via, ma fa ancora di più: essa purifica; e inoltre la navigazione abbandona l’uomo all’incertezza della sorte; là ognuno è affidato al suo destino, ogni imbarco è potenzialmente l’ultimo. È per l’altro mondo che parte il folle a bordo della sua folle navicella; è dall’altro mondo che arriva quando sbarca. […]
L’acqua e la navigazione hanno davvero questo significato. Prigioniero della nave da cui non si evade, il folle viene affidato al fiume dalle mille braccia, al mare dalle mille strade, a questa grande incertezza […] E non si conosce il paese al quale approderà, come, quando mette piede a terra, non si sa da quale paese venga. Egli non ha verità né patria se non in questa distesa infeconda fra le due terre che non possono appartenergli.

Rispondi

1. Quale significato assume l’acqua in questo contesto secondo Foucault?
2. Per quale motivo i folli venivano imbarcati sulle navi?

I colori della Psicologia - volume 1
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