1.1 IL DISTURBO PSICOLOGICO: UNA DIFFICILE DEFINIZIONE
Il funzionamento della nostra mente è un bene prezioso; consiste in un certo equilibrio fra ciò che proviamo dentro di noi e quel che accade nel mondo esterno: quando qualcosa non va, molti segnali di allarme, primo fra tutti l’ansia, ci fanno avvertire un disagio soggettivo e percepire uno stato di crisi.
Il più delle volte questi momenti critici si risolvono da soli, perché molto spesso sono dovuti ad accadimenti esterni, come per esempio un lutto, una separazione, un insuccesso, un litigio. Altre volte, invece, i fattori esterni incidono in maniera profonda su alcune caratteristiche della nostra personalità, aggravando la situazione: il disagio tende così a permanere anche per lunghi periodi, fino a trasformarsi in un disturbo psicologico vero e proprio.
Nel passato, per definire il disturbo psicologico si utilizzava il termine “alienazione”: questa parola deriva dal latino alienus e indica colui che è “uscito fuori da sé”, che è altro, differente da noi. Oggi questo termine si applica solo agli extraterrestri nel cinema di fantascienza e non più a chi soffre di disturbi psicologici, perché la sofferenza della mente non è considerata come qualcosa che appartiene solo ad alcune persone, ma come una caratteristica presente nella vita di ognuno di noi. La differenza fra il soggetto affetto da un disturbo psicologico e i soggetti cosiddetti “normali” è solo quantitativa e non qualitativa.
Proprio per questo, tuttavia, l’impresa che dovrebbe condurci a definire con precisione il disturbo psicologico è assai ardua. Ogni disturbo presenta forme molto diverse che dipendono dalla persona, dalla cultura di appartenenza, da fattori legati al contesto e allo sviluppo storico. I disturbi psicologici di fine Ottocento non si presentano quasi più mentre, al giorno d’oggi, hanno fatto la loro comparsa disturbi come l’anoressia che in passato erano poco diffusi | ▶ APPROFONDIAMO |.