1 Il DSM: un importante tentativo di classificazione

1. Il DSM: un importante tentativo di classificazione

1.1 IL DISTURBO PSICOLOGICO: UNA DIFFICILE DEFINIZIONE

Il funzionamento della nostra mente è un bene prezioso; consiste in un certo equilibrio fra ciò che proviamo dentro di noi e quel che accade nel mondo esterno: quando qualcosa non va, molti segnali di allarme, primo fra tutti l’ansia, ci fanno avvertire un disagio soggettivo e percepire uno stato di crisi.
Il più delle volte questi momenti critici si risolvono da soli, perché molto spesso sono dovuti ad accadimenti esterni, come per esempio un lutto, una separazione, un insuccesso, un litigio. Altre volte, invece, i fattori esterni incidono in maniera profonda su alcune caratteristiche della nostra personalità, aggravando la situazione: il disagio tende così a permanere anche per lunghi periodi, fino a trasformarsi in un disturbo psicologico vero e proprio.
Nel passato, per definire il disturbo psicologico si utilizzava il termine alienazione”: questa parola deriva dal latino alienus e indica colui che è “uscito fuori da sé”, che è altro, differente da noi. Oggi questo termine si applica solo agli extraterrestri nel cinema di fantascienza e non più a chi soffre di disturbi psicologici, perché la sofferenza della mente non è considerata come qualcosa che appartiene solo ad alcune persone, ma come una caratteristica presente nella vita di ognuno di noi. La differenza fra il soggetto affetto da un disturbo psicologico e i soggetti cosiddetti “normali” è solo quantitativa e non qualitativa.
Proprio per questo, tuttavia, l’impresa che dovrebbe condurci a definire con precisione il disturbo psicologico è assai ardua. Ogni disturbo presenta forme molto diverse che dipendono dalla persona, dalla cultura di appartenenza, da fattori legati al contesto e allo sviluppo storico. I disturbi psicologici di fine Ottocento non si presentano quasi più mentre, al giorno d’oggi, hanno fatto la loro comparsa disturbi come l’anoressia che in passato erano poco diffusi | ▶ APPROFONDIAMO |.

1.2 IL DSM

Un passo fondamentale verso il riconoscimento e la catalogazione dei diversi disturbi mentali si verifica nel 1952, quando viene pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders). La redazione di questo testo voluminoso è stata curata dall’American Psychiatric Association (Apa) e con il passare degli anni ha avuto molto successo divenendo uno dei punti di riferimento principali per gli psicologi e gli psichiatri di tutto il mondo.
A partire dalla terza edizione del 1990, il DSM è ateorico, cioè non fa riferimento a nessuna teoria psichiatrica o psicologica, ma si limita a un’opera di classificazione, elencando e descrivendo i disturbi psichici sulla base di elementi evidenti che li caratterizzano, indipendentemente dai vissuti e dalle dichiarazioni dei singoli pazienti.
Nel corso degli anni numerosi psichiatri, psicoterapeuti, sociologi e antropologi hanno collaborato a una serie di revisioni e di nuove edizioni di questo manuale fino a che, nel 2013, è stata pubblicata la quinta edizione, che oggi descrive, in più di mille pagine, quasi 400 diverse forme di disturbo psichico, raggruppate in una ventina di categorie. Riportiamo di seguito le più importanti e le più conosciute.

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approfondiamo  DISTURBI DI ALTRE TERRE

Lontano dalla nostra cultura occidentale, molti popoli hanno formulato e, in qualche modo, diagnosticato disturbi mentali: alcuni somigliano a quelli che abbiamo descritto, ma altri se ne differenziano profondamente. Analizzarli permette di comprendere quanta importanza abbia la cultura di appartenenza nel produrre e nell’inquadrare le diverse forme di sofferenza psichica.
Il piblokto è una condizione abbastanza frequente presso gli Inuit (eschimesi che vivono oltre il circolo polare artico): si tratta di una specie di reazione isterica che si manifesta soprattutto in inverno, tipica particolarmente delle donne, nella quale vengono messi in atto comportamenti irrazionali e pericolosi che poi vengono dimenticati.
Zar è un termine utilizzato nel Medio Oriente e in Africa per designare la possessione da parte degli spiriti. Per le culture locali non si tratta di una patologia e si manifesta attraverso scoppi di risa o periodi di apatia con rifiuto del cibo.
Il susto (che in spagnolo significa “spavento”) è un disturbo caratterizzato da agitazione, febbri, insonnia in seguito a un evento traumatico: è considerato da alcuni popoli latino-americani come la conseguenza di un attacco degli spiriti.
L’amok è un disturbo psichico grave che si riscontra nelle zone della Malesia, dell’Indonesia e della Nuova Guinea. Un soggetto che ha ricevuto un’offesa o ha accumulato tensione scarica una violenza terribile attaccando dapprima i suoi familiari e poi gli estranei con un forte desiderio omicida che lo spinge a correre senza tregua per tutto il villaggio. A questa fase ne succede un’altra caratterizzata da amnesia e depressione.

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per immagini

La disperazione

L’affresco di Giotto (1267 ca.-1337) intitolato Desperatio (Disperazioneappartiene al ciclo dei vizi e delle virtù della Cappella degli Scrovegni a Padova. Nella serie di affreschi questo si oppone alla Speranza, in quanto sua negazione, e descrive nel modo più crudo e terribile gli effetti di una grave crisi depressiva. Il senso di vuoto assale il soggetto in modo così doloroso da fargli pensare che la morte sia l’unica soluzione possibile. L’immagine è infatti quella di una suicida, il cui volto è aggredito e ferito da una figura demoniaca. Il lato più oscuro della depressione porta chi ne soffre ad aggredire e ferire se stesso disprezzando ogni tentativo di ripresa e rifiutando la speranza di guarire. Oggi invece sappiamo che la depressione il più delle volte è solo una fase transitoria che può essere superata se curata in maniera adeguata.

Disturbi del neurosviluppo
Comprendono una serie molto vasta di problemi che esordiscono nella fase dello sviluppo e che vanno dalle disabilità intellettive (vari gradi di ritardo mentale) ai disturbi della comunicazione (balbuzie), ai tic nervosi, ai disturbi dell’apprendimento quali per esempio dislessia (difficoltà nella lettura), disgrafia (difficoltà nella scrittura) e discalculia (difficoltà nell’eseguire i calcoli matematici).
Disturbi dello spettro della schizofrenia
Si tratta di disturbi psicotici molto gravi che causano un disagio significativo. L’individuo che soffre di queste patologie manifesta allucinazioni, si esprime in modo profondamente disorganizzato e confuso, perde il contatto con la realtà, non è più in grado di lavorare o di relazionarsi con gli altri. È soggetto anche a deliri, cioè costruzioni e convinzioni mentali che contrastano con la realtà, come il delirio di persecuzione, quando pensa di essere controllato o vittima di aggressioni e molestie; di grandezza, quando ritiene di avere doti, capacità o poteri contro ogni evidenza di realtà; nichilista, quando è convinto che debba per forza avvenire una catastrofe anche se, di fatto, non c’è nessuna minaccia reale. Quando il delirio è l’elemento prevalente e il discorso, malgrado la sua assurdità, mantiene una sua coerenza interna, alcuni autori parlano di paranoia, termine che significa proprio “discorso irragionevole ma coerente”. Spesso i deliri assumono dei tratti talmente bizzarri che risultano facilmente riconoscibili, anche perché molto spesso si manifesta una perdita di controllo; altre volte, invece, si avvicinano a pensieri fortemente sostenuti, per cui risulta difficile capire se si tratti effettivamente di disturbo psichico.

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Disturbo depressivo
È una patologia caratterizzata da una diminuzione del piacere per le attività svolte normalmente, insonnia o eccessiva sonnolenza, sensazione spropositata di fatica anche in assenza di grossi sforzi, e soprattutto autosvalutazione ed eccessivi sensi di colpa. L’individuo depresso si sente colpevole e inadeguato anche quando, in realtà, non lo è affatto: avvolto nei suoi pensieri, perde la capacità di affrontare le normali situazioni della vita quotidiana ed è frequentemente sopraffatto da pensieri di morte. Occorre tuttavia distinguere lo stato depressivo dalla tristezza. Una persona può essere anche molto triste (quando per esempio soffre a causa di una perdita), senza che questo porti a una diagnosi di depressione. In generale, infatti, la depressione ha a che fare con una tristezza sostanzialmente immotivatacioè con una dimensione di infelicità non derivata da evidenti cause esterne.
Disturbi d’ansia
Appartiene a questa categoria una vasta gamma di disturbi molto diffusi, ma generalmente non molto gravi, dovuti a diverse forme di paura e ansia patologiche. È tuttavia necessario operare un’importante distinzione: l’ansia e la paura sono risposte fisiologiche a situazioni stressanti. Abbiamo paura quando siamo minacciati da un pericolo, proviamo ansia quando sappiamo che una situazione rischiosa ci si presenterà nel futuro prossimo. Tutti questi fenomeni psichici non sono affatto patologici e sono anzi utili a mettere in atto delle strategie appropriate.
La paura e l’ansia diventano invece patologiche quando sono spropositate rispetto alla minaccia o alla situazione da affrontare. In questi casi, da utili segnali di allarme, si trasformano in ostacoli, impedendo di mettere in atto una reazione adeguata.
Talvolta capita che l’ansia compaia senza un motivo evidente: questo tipo di affetto si chiama angoscia e compare molto spesso nei sogni, o meglio negli incubi. Inoltre, l’ansia si può manifestare con dei veri e propri attacchi di panico, caratterizzati da ipersudorazione, sensazione di soffocamento, svenimento, brividi, palpitazioni e paura di morire: si tratta di sensazioni molto spiacevoli che ostacolano la vita di chi ne soffre, perché lo costringono a limitare molto la sua attività sociale.
La paura, invece, diventa patologica quando si trasforma in fobia, quando cioè un individuo ha paura di qualcosa che, normalmente, non dovrebbe spaventarlo. Si parla pertanto di agorafobia quando una persona non riesce a frequentare spazi aperti (salire su un tram, fare la fila in un luogo affollato o, semplicemente, uscire di casa) o di fobie specifiche, quando si riferiscono a determinate situazioni o oggetti (volare, il sangue, alcuni animali come ragni o altri insetti).
Disturbi ossessivo-compulsivi
Lavarsi le mani è una buona abitudine e bisogna farlo spesso; tuttavia, se una persona si lava le mani cento volte al giorno e svariate volte prima di uscire perché non è sicura di essersele lavate bene, allora siamo di fronte a una ▶ compulsione, cioè a un comportamento irrefrenabile che il soggetto sente come obbligatorio: una pratica igienica è andata ben oltre la sua reale necessità. In alcuni casi le compulsioni assumono la forma di veri e propri rituali per svolgere azioni semplici e quotidiane, come andare a dormire o sedersi a tavola: bisogna girare intorno al letto parecchie volte, piegare le lenzuola in un determinato modo e così via. Se la procedura non viene eseguita perfettamente il soggetto entra in una crisi profonda, perché teme di aver perso il controllo: coloro che soffrono di questo disturbo hanno la necessità che ogni cosa sia al proprio posto, altrimenti diventano vittime di un’angoscia profonda.
Perché sono necessarie le compulsioni? Esse servono per scacciare dei pensieri fissi e persistenti, le ossessioni, e diminuire e controllare l’ansia. Lavandosi continuamente le mani, si avrà la sensazione che lo sporco non riuscirà a prevalere, così come svolgendo accuratamente un rituale si terrà lontana una catastrofe: la compulsione quindi serve a tenere a bada il pensiero ossessivo. Queste idee fisse hanno un’origine interna e derivano da ragioni che i soggetti stessi non sono in grado di spiegare.
Una variante di questo disturbo è data dal dismorfismo corporeo, cioè la preoccupazione per uno o più difetti del proprio corpo, che gli altri non vedono o considerano molto lievi: per esempio si può essere convinti di avere un naso troppo grosso anche se le sue dimensioni sono nella norma. In questi casi il soggetto non riesce a liberarsi di questa convinzione e pensa di essere impresentabile fino a far fatica a relazionarsi con gli altri.
Alla stessa categoria appartiene anche il disturbo da accumulo, tipico di coloro che, non riuscendo a separarsi da nulla, tengono nelle loro stanze montagne di oggetti usati gli uni sopra gli altri, al punto da congestionare significativamente il proprio spazio abitativo.

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Disturbi correlati a eventi traumatici o stressanti
Può capitare nella vita di dover assistere o di essere coinvolti in una vicenda altamente traumatica come un terremoto o un’altra catastrofe naturale oppure un atto prodotto dall’uomo, come un incendio, un delitto o un attentato terroristico. In casi come questi si subisce un forte trauma, specialmente se l’evento comporta la morte o il ferimento di persone care.
Non tutti reagiscono a situazioni di questo tipo sviluppando un disturbo: alcuni fortunatamente possiedono le risorse adeguate per oltrepassarle indenni – si dice che abbiano una speciale capacità di resistere ai colpi della vita, chiamata ▶ resilienza –, mentre altri vengono aiutati da amici o da personale specializzato. Alcune persone, tuttavia, sviluppano un disturbo post traumatico, che si manifesta con involontari e continui ricordi dei fatti accaduti, incubi, irritabilità e una paura intensa; tutti gli stimoli che possono essere associati all’evento traumatico vengono evitati e, quando si entra in contatto con essi, emerge una sensazione fortissima di disagio. A volte, in risposta a questo stato di tensione, vengono messi in atto comportamenti spericolati o autodistruttivi per eliminare la tensione.

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Disturbo dissociativo dell’identità (personalità multipla)
Il soggetto affetto da tale disturbo può avvertire di avere dentro di sé personalità distinteciascuna delle quali incide sul suo comportamento, fino a percepire variazioni del proprio corpo, che può essere sentito come quello di un bambino o di una persona di sesso opposto. Cambia il tono di voce e si modificano atteggiamenti e preferenze personali, relative per esempio al cibo o al modo di vestirsi.
Le mutazioni di identità sono a volte consapevoli, ma spesso sono accompagnate da amnesie, per cui un soggetto può scoprire di essere in un determinato posto senza ricordarsi come mai ci è andato oppure può trovare fra i suoi oggetti disegni, lettere o altri messaggi che non si ricorda di aver scritto.
Nelle culture primitive, questa esperienza drammatica veniva associata alla possessione, cioè alla credenza che uno spirito (di solito maligno, ma a volte anche benigno) si fosse impossessato della mente di una persona.
Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione
Si tratta di una serie di disturbi legati a un rapporto patologico con le abitudini alimentari e a un’attenzione eccessiva per il proprio corpo e le sue forme. Una delle principali patologie è l’anoressia nervosa, che comporta una seria limitazione dell’assunzione di calorie con conseguente perdita di peso fino ai limiti estremi della sopravvivenza. Il disturbo si associa a una paura irrazionale di ingrassare, anche in persone di per sé già molto magre, dal momento che vi è un’alterazione dell’immagine del proprio corpo, e a un pensiero fisso che ruota attorno al cibo e che molto spesso incide dal punto di vista relazionale. L’anoressia nervosa è molto meno frequente nei maschi che nelle femmine, con un rapporto di uno a dieci.
Spesso al comportamento anoressico si associano improvvise abbuffate seguite da vomito autoindotto: in questo caso si parla di bulimia nervosa.

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Disturbi del controllo degli impulsi e della condotta
Le persone affette da tali disturbi non riescono a controllare impulsi ed emozioni, manifestando aggressività e distruttività nei confronti degli altri e delle loro proprietà e ponendosi di conseguenza in aperto contrasto con le leggi sociali e con le figure che in qualche modo rappresentano l’autorità. A differenza di quanto accade per i disturbi dell’alimentazione, in questa tipologia di disturbi la casistica è prevalentemente maschile. È importante sottolineare che l’età più a rischio per la comparsa di comportamenti di questo genere è l’adolescenza, ma non è sempre facile, anzi è assai difficile, stabilire quando uno scoppio di rabbia o un comportamento aggressivo sia indicatore di una personalità a rischio o quando invece rappresenti una tappa evolutiva piuttosto normale durante il percorso di crescita di un ragazzo.
Disturbi che derivano dall’uso di sostanze e che producono dipendenza
Il DSM include in questa categoria tutte le forme di dipendenza che possono derivare dall’assunzione di sostanze dannose. Fra queste troviamo l’alcol, la cannabis, gli allucinogeni, gli oppiacei, la cocaina, ma anche il tabacco e la caffeina.
Il consumo di alcol produce danni per molte aree di funzionamento quali la guida (l’alcol è responsabile di più della metà degli incidenti mortali), la scuola, il lavoro, le relazioni interpersonali e la salute. L’alcol aumenta significativamente il rischio di incidenti sul lavoro ma anche i comportamenti violenti e il suicidio. Fra i vari sintomi legati a questo disturbo compare il craving, cioè un bisogno insopprimibile di bere nuovamente, e la sindrome da astinenza, che si caratterizza per la presenza di insonnia, nausea o vomito, allucinazioni, ansia, aumento di tremore delle mani. A causa della crisi di astinenza il soggetto è portato a bere nuovamente creando un circolo vizioso che aggrava ulteriormente la sua situazione.
Anche nei casi di consumo di cannabis esiste la possibilità di sperimentare una crisi di astinenza caratterizzata da irrequietezza, ansia, difficoltà del sonno, umore depresso. La cannabis inoltre può interferire con molte aree del funzionamento sociale e cognitivo dell’individuo. Infine, l’uso continuo e prolungato di cannabis, che contiene Thc (tetraidrocannabinolo), principio attivo blandamente allucinogeno, può contribuire all’esordio o allo sviluppo di disturbi mentali gravi come la schizofrenia e altre patologie psicotiche.

  INVITO ALLA VISIONE 
M. Night Shyamalan, SPLIT, 2016

Split è un film del 2016 diretto da M. Night Shyamalan. Il protagonista, Kevin Wendell Crumb, interpretato dall’attore James MacAvoy, è il guardiano dello zoo di Filadelfia ed è affetto da un disturbo dissociativo della personalità. È proprio una delle personalità di Kevin, Dennis, che rapisce e tiene prigioniere tre adolescenti. Nel corso della vicenda le tre ragazze incontreranno le diverse personalità del guardiano, e dovranno fare i conti con ognuna di loro per cercare di salvarsi e darsi alla fuga.

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Disturbi neurocognitivi
I disturbi che appartengono a questa categoria riguardano spesso le persone anziane e comprendono varie forme di demenza senile, fra cui la più nota è forse il morbo di Alzheimer: i soggetti che ne soffrono perdono gradualmente la memoria e la capacità di apprendimento. La malattia progredisce lentamente fino a portare alla perdita di autonomia, alla demenza grave e alla morte.
Disturbi parafilici
Con questo termine si indicano tutte quelle pratiche sessuali che deviano dalla normalità, che possono comportare un rischio per chi le pratica o per chi le subisce e che talvolta costituiscono reati anche molto gravi. La pedofilia è quella più tristemente famosa e consiste nel desiderare di avere rapporti sessuali con minori. Nel masochismo e nel sadismo, invece, il piacere può essere raggiunto solo provocando o subendo dolore fisico.
Bisogna aggiungere che la lista delle ▶ parafilie (comunamente dette perversioni) varia con i cambiamenti culturali. Un caso eclatante è quello dell’omosessualità che fino al 1952 era compresa nell’elenco delle parafilie e considerata, a tutti gli effetti, un disturbo mentale. Nel 1973 l’omosessualità ha cessato di essere considerata una malattia mentale, ma è stata definitivamente esclusa dal DSM soltanto nel 1990 | ▶ UNITÀ 9, p. 278 |.
per lo studio

1. Qual è il principio teorico su cui si basa il DSM?
2. Spiega le caratteristiche del disturbo ossessivo-compulsivo.


  Per discutere INSIEME 

Secondo alcuni le cosiddette droghe leggere non produrrebbero alcun effetto negativo. Al contrario i manuali di psichiatria elencano numerosi disturbi e dipendenza. Provate a cercare più dettagliatamente gli effetti delle sostanze stupefacenti così come vengono descritti in ambito psichiatrico. Discutete poi tra di voi su quello che avete scoperto.

I colori della Psicologia - volume 1
I colori della Psicologia - volume 1
Primo biennio del liceo delle Scienze umane